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« Quello strano destino di...Qualcosa di filosofia: Kant »

Qualcosa di filosofia: Heidegger

Post n°86 pubblicato il 15 Dicembre 2016 da infernox

Mentre per Nietschke la realta’ e’ fatta di vortici di volonta’ di potenza in conflitto fra loro, per Heidegger la realta’ e’ basata sul concetto di “ESSERE”.   A questo concetto e’ dedicata l’opera piu’ importante di Heidegger, e cioe’ “Essere e tempo”.

            Alla fine pero’ l’autore deve riconoscere la propria impotenza: non e’ riuscito a definire che cos’e’ l’ESSERE.    Ha cercato di arrivarci partendo (un po’ come Cartesio) dall’uomo, definito come “ESSERCI”.      La caratteristica dell’ESSERCI e’ l’esistenza, e quindi anche la possibilita’ di analizzare l’ESSERE.   Prima si parte dalle “cose”, definite come Enti (ma distinti dall’ESSERE), e poi si arriva alle persone, cioe’ agli altri ESSERCI.

            L’utilizzo delle cose, e quindi la scienza e la tecnologia, per Heidegger hanno un basso valore.    Non e’ vita vera, vita “autentica”, quella che si basa sullo sfruttamento degli strumenti che l’uomo stesso ha saputo crearsi.   Lui e’ molto piu’ concentrato sull’individuo.  La comprensione dell’ESSERE, e quindi la vera filosofia, si basa sull’analisi dell’esistenza propria, del singolo.

Heidegger per questo e’ definito un esistenzialista, ma lui lo nega : "Le mie tendenze filosofiche non possono essere classificate come 'Filosofia dell'esistenza'. La questione che mi preoccupa non è quella dell'esistenza dell'uomo, ma quella dell'essere nel suo insieme e in quanto tale" (cf. Lettera sull'umanismo, 1947). 

            Analizzando se stesso l’uomo si pone il problema della propria morte, definita come l’unico fatto “vero” e di proprieta’ del singolo.   Di fronte a questo problema nasce l’angoscia, sentimento che fa rendere conto il singolo della insignificanza e della nullita’ dei fini che gli vengono proposti nella sua vita quotidiana. 

            Tornando all’ESSERE, alla fine Heidegger scopre che la sua sostanza e’ semplicemente la luce che illumina e lascia apparire gli enti, una definizione alquanto imprecisa, direi.   Cioe’ gli enti si manifestano in quanto illuminati dall’ESSERE, che ovviamente non e’ visibile.  Come la luce che illumina l’oggetto: questi e’ visibile, la luce lo rende visibile.

 

            Che cos’e’ l’ESSERE, alla fine?    Non e’ Dio, non e’ trascendente.     Non e’ una sostanza oscura, amorfa, di cui sono fatti gli enti.     E’ forse una “apertura” che permette agli enti di apparire, una pura accidentalita’, senza trascendenza.

 
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