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La Costituzione piu' brutta del mondo

Post n°77 pubblicato il 20 Maggio 2016 da infernox

La Costituzione piu’ brutta del mondo.    Cosi’ si intitola un breve libello che ho comprato in edicola, allegato al Giornale.    Parla della nostra Costituzione, ed illumina di informazioni necessarie al prossimo scontro che sta mano a mano montando su come votare al prossimo referendum che decidera’ se la Riforma Costituzionale varata da questo Governo dovra’ essere attuata oppure no.   

Scontro che, fra l’altro, sta ramificandosi anche a livello dei principali giornali del nostro paese.   Infatti e’ successo che Belpietro, direttore di Libero, e’ stato licenziato.   Pare che la sua linea editoriale, basata su di una critica pesante dell’operato di Renzi, ed anche su di un NO netto al prossimo referendum costituzionale di ottobre, non fosse piu’ gradita all’editore (Angelucci) che e’ amico di Verdini, il quale a sua volta ha abbandonato il Cav per spostarsi dalla parte di Renzi ed e’ decisamente favorevole a lasciar passare queste riforme.

            Ma vediamo un po’ di entrare nel merito, anche prendendo spunto da alcuni argomenti tratti dal libello (autore Federico Cartelli).    Dunque, la nostra Costituzione dice che l’Italia e’ una Repubblica democratica, fondata sul lavoro (art.1).  Dice l’autore che il “diritto al lavoro” cosi’ come espresso, ha assonanza con altre Costituzioni, in via principale con quella dell’URSS del 1936, art.118 : “I cittadini dell’URSS hanno diritto di ricevere un lavoro garantito e retribuito secondo la qualita’ e la quantita’ delle loro prestazioni”, ed anche con la Costituzione della Repubblica Socialista Federale Jugoslava.  Ma il diritto al lavoro da quali fonti dovrebbe essere esaudito? 

            Ricordiamo che non siamo nel comunismo reale, ma in una situazione di economia sociale di mercato.   Il lavoro non e’ esclusivamente statale, ma in maniera preponderante assicurato da ditte private.   Quindi sarebbe piu’ logico tutelare il diritto alla liberta’ d’impresa, piuttosto che un diritto ad un lavoro fantomatico che ovviamente lo Stato non puo’ assicurare a tutti.  In nessuna delle Costituzioni dei paesi occidentali e’ richiamato con forza questo riferimento al lavoro, e tantomeno nel Bill of Rights statunitense del 1789, che fa riferimento ad altri diritti fondamentali, tipo la liberta’ di parola, di stampa, di riunione, di religione, di proprieta’ privata, di pubblico giudizio etc.

            Nell’art 2 si insiste ancor di piu’ sul concetto solidaristico.   Esso recita: “ La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”    Doveri inderogabili?    Quali?   Il testo non li elenca ne’ li identifica.  E’ come un Manifesto, dove lo Stato evidentemente diventa il principale protagonista, visto che i doveri “inderogabili” nessun privato cittadino potrebbe estrinsecarli, anche perche’ non sono noti.   E quindi redistribuzione ed assistenzialismo a gogo’, e debito pubblico alle stelle, come abbiamo ben potuto verificare.  Seguendo le indicazioni della Carta Costituzionale, si procede verso un sicuro default, anche perche’, come si suol dire, “pasti gratis” non ne esistono, ne’ in natura ne’ in economia.

            Nella sezione dedicata ai rapporti economici si richiama di nuovo alla funzione “sociale” dell’impresa.    Un’impresa che, in mercato di concorrenza, “deve” fare profitto, senno’ muore, ma deve anche, recita la Costituzione, “svolgere una funzione sociale”.  E’ la legge che si preoccupa di assicurare che cio’ avvenga: “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.” (art.41).

            La legge, e cioe’ lo Stato, che interviene di nuovo pesantemente nell’economia stravolgendone e indirizzandone l’attivita’.   E tutto questo, si badi bene, in un’atmosfera che non e’ piu’ quella degli anni 50, quando la Costituzione e’ nata, ma e’ quella del 21esimo secolo, a globalizzazione ormai spinta, con le multinazionali che non ci mettono che un attimo a decidere se alcuni insediamenti industriali debbano restare nel Belpaese oppure debbano essere spostati altrove, in quanto non concorrenziali.

            Il germe dell’inefficienza e della arretratezza e’ congenito in questa Costituzione, inquinata dalle ideologie imperanti oltre 70 anni fa.   E’ una Costituzione nata in un paese fragile, che emergeva da una dittatura, dopo una guerra civile durata 2 anni, con tesi contrapposte, privo di un’identita’ liberale, ma conteso fra comunismo e cattolicesimo.

            Le varianti introdotte fino ad oggi non hanno cambiato granche’, anzi, hanno addirittura appesantito la struttura delle responsabilita’, creando enti intermedi che non hanno fatto altro che succhiare altra linfa vitale dai tessuti dell’economia.   Il debito pubblico si e’ ulteriormente ingigantito, e tutti i tentativi di arginarlo si sono rivelati vani.

            Adesso c’e’ questa Riforma.     Introduce una semplificazione decisiva, l’eliminazione (parziale) di una Camera ed un rafforzamento decisionale del potere esecutivo.   Non e’ che una pillola analgesica di fronte a quello che sarebbe necessario, pero’ e’ meglio di niente.

            Motivi di opportunita’ politica, tanto risibili quanto opportunistici, hanno scatenato contro la Riforma tutte le opposizioni.   Oltre 50 insigni costituzionalisti hanno firmato un manifesto contro le modifiche.    Anche dentro la maggioranza di Governo, che ha approvato la Riforma, ci sono delle tendenze masochistiche a votare contro la Riforma stessa.   Probabilmente non passera’, col che, come nel 2006, il paese avra’ perso l’ennesima occasione per venire fuori, come si e’ detto in precedenza, in minima parte, dal pantano in cui si dibatte ormai da parecchi lustri.

 

            La breccia, a cui fa riferimento l’autore del libello, non verra’ aperta.   Sono pessimista, e non me ne frega niente, se non dal punto di vista intellettuale.   Fa davvero pena vedere l’ipocrisia imperante che serve solo per difendere posizioni di presunto privilegio.  Quando la barca affondera’ tutti saranno travolti.

 
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Commenti al Post:
sols.kjaer
sols.kjaer il 28/05/16 alle 14:06 via WEB
Su quello sono d'accordo, la costituzione italiana e la più brutta al mondo
(Rispondi)
 
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