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Messaggi di Gennaio 2017

 

SCOPERTA A TEBE UNA NUOVA TOMBA

Post n°1360 pubblicato il 31 Gennaio 2017 da diegobaratono

DA: "djedmedu.wordpress.com"


Tebe Ovest: scoperta tomba di Scriba Reale
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Source: MoA

I membri della missione giapponese della Waseda University, diretti da Jiro Kondo, hanno scoperto una nuova tomba ramesside (dinastie XIX-XX) a Tebe Ovest, più precisamente nella necropoli di el-Khokha. Proprio come successo nel 2014 con un evento analogo (tomba di Khonsu-im-heb“Sovrintendente dei granai e dei produttori di birra per Mut”) , il ritrovamento è avvenuto durante la pulizia dell’area esterna della TT47 (Userhat, “Sovrintendente dell’harem reale” sotto Amenofi III). La sepoltura ha una struttura “a T” con un ingresso, una prima stanza e la camera funeraria dove era deposto il defunto, lo “Scriba Reale” Khonsu. (rappresentato insieme alla sposa nell’immagine in basso). Per il momento, le ricerche si fermano a questo punto perché la struttura è ancora ingombra di detriti.

http://www.egyptpro.sci.waseda.ac.jp/e-tt.html

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Source: MoA

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Source: Luxor Magazine

 
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OROLOGIO SOLARE O ALTRO?

Post n°1359 pubblicato il 30 Gennaio 2017 da diegobaratono

DA: "nationalgeographic.it"


Il "prosciutto" che segnava l'ora
Uno studioso ha realizzato 
un modello 3-D del bizzarro 
orologio solare ritrovato tra 
le macerie di Ercolano: 
funziona (più o meno)

di Traci Watson

antica roma,antropologia,eruzioni,storia

La riproduzione dell'antico 

orologio solare: l'ombra 

indica che sono 

le 9 del mattino. 

Fotografia di Christopher Parslow; 

stampa 3-D di Christopher Chenier, 

Wesleyan Digital Studio Lab.

È uno degli oggetti più strani giunti 
fino a noi dall'antichità. 
Per la sua forma è stato 
battezzato "il Prosciutto di Portici", 
anche se fu estratto dalle ceneri di Ercolano, una delle città 
romane distrutte dall'eruzione 
del Vesuvio del 79 d.C. 
In realtà questo pezzo di metallo abbastanza 
piccolo da stare nel 
palmo di una 
mano è un orologio solare, 
praticamente una meridiana 
portatile, che indica l'ora a 
seconda dell'ombra 
proiettata dal sole. 
Oggi, grazie a una 
riproduzione 
realizzata con una 
stampante 3-D, 
uno studioso sta provando a 
capire se e come funzionasse.
Il "Prosciutto" fu portato 
alla luce nella seconda metà 
del Settecento dalle rovine 
della celebre Villa dei Papiri, 
e già gli archeologi dell'epoca 
si resero conto che fosse un 
orologio solare (il dibattito 
verteva piuttosto sulla forma: 
per qualcuno somigliava più a 
una brocca per l'acqua che a 
un prosciutto). In pratica si tratta 
del corrispettivo dei moderni 
orologi da taschino. In epoca 
greca e romana le meridiane 
fisse erano molto diffuse, 
ma di quelle portatili solo 
circa 25 sono giunte fino a noi, 
dice Alexander 
Jones, storico 
della scienza all'Institute for 
the Study of the Ancient World 
della New York University. 
Di quella ritrovata a Ercolano 
non si conosce la data precisa, 
ma è di sicuro una delle due 
più antiche rimaste, se non 
la più antica in assoluto.
A riprodurre l'oggetto per 
studiarlo è stato Christopher 
Parslow, classicista e 
archeologo della Wesleyan 
University di Middletown, 
nel Connecticut. Parslow è 
andato al 
di Napoli, dove l'orologio è 
conservato, e gli ha scattato 
decine di foto, che ha utilizzato 
per mettere a punto un 
modello digitale; la stampante 
3-D del suo ufficio ha poi impiegato 
poche ore per realizzare 
una riproduzione in plastica 
(rispetto all'originale che è 
in bronzo placcato d'argento).

L'orologio ha su un lato una 
griglia leggermente distorta 
che serve da quadrante; 
le righe verticali indicano 
i mesi dell'anno, quelle 
orizzontali le ore dopo l'alba 
o prima del tramonto. 
L'originale ha perso lo 
gnomone - la "lancetta" 
che proiettando l'ombra 
serve a indicare l'ora - ma un 
resoconto del Settecento 
lo descrive fatta a forma 
di coda di maiale: così Parslow 
ne ha aggiunto uno al suo modello.
Lo studioso ha poi cominciato 
a mettere alla prova l'orologio 
all'aperto. Funziona così: 
bisogna posizionarlo in modo 
che il sole batta da sinistra 
sullo gnomone, proiettando 
l'ombra sul quadrante. 
La punta dell'ombra deve 
toccare la linea verticale che 
segna il mese corrente; da lì, 
si conta quante righe 
orizzontali ci siano tra quella 
più in alto e quella più vicina 
all'ombra : il numero indicherà 
le ore che sono passate dall'alba 
o che mancano al tramonto.
In teoria l'orologio è progettato 
per indicare le mezze ore e perfino 
i quarti d'ora: ma tende a oscillare 
con il vento, ed è "così piccolo e 
così difficile da tener fermo che 
una tale accuratezza si rivela 
più ideale che pratica", sostiene 
Parslow, che ha presentato 
le sue prime osservazioni a 
un convegno dell'Archaeological 
Institute of America e della 
Society for Classical Studies. 
C'è da dire che i Romani non 
avevano poi tanto bisogno 
di conoscere l'ora con troppa 
precisione: probabilmente 
l'orologio era una sorta di 
status symbol, sostiene Jones, 
"come certi costosissimi 
orologi svizzeri moderni. 
Non si possiedono solo per 
sapere che ora è; si possiedono 
per far vedere che li si possiede".
Ma perché ha la forma 
di un prosciutto? 
Parslow non può rispondere 
con certezza, ma nota che 
il maiale era un simbolo 
positivo nella filosofia epicurea, 
che sottolineava l'importanza 
di vivere momento per 
momento (lo stesso Orazio, 
il poeta latino oggi noto 
per il suo Carpe Diem, si 
definiva "maialino del gregge 
di Epicuro"). E si ritiene che 
molti dei testi ancora oggi 
sepolti nella Villa dei Papiri - 
fare proprio con l'epicureismo.
"C'era molto senso dell'umorismo 
tra gli epicurei", spiega Kenneth 
Lapatin, curatore delle antichità 
al Getty Museum di Los Angeles. 
Forse la forma dell'orologio è 
uno scherzo macabro: 
"goditi la vita finché puoi, 
perché alla fine ti ritroverai 
come un prosciutto".
(23 gennaio 2017)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

 
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NUOVA SCOPERTA SULLA "SOMA", BEVANDA SACRA

Post n°1358 pubblicato il 19 Gennaio 2017 da diegobaratono

DA: "scfh.ru"
“We drank Soma, we became immortal...”
ARCHAEOLOGY
“We drank Soma, we became immortal...” 
For over a hundred years now, scientists have been discussing what plant was used to prepare Soma (Haoma), a sacred drink of the ancient Indians and Iranians, which "inspired poets and seers, made warriors fearless." The hypotheses were plenty: from ephedra, cannabis, and opium poppy to blue water lily (Nymphaea caerulea) and fly agaric (Amanita muscaria). The answer was found in a grave of a noble woman buried in an elite burial ground of the Xiongnu, the famous nomads of Central Asia
Importantly, none of the researchers denies the fact that the ancient Indians and Iranians consumed a drink with a psychoactive substance as a sacrament. However, the precise identity of the substance and its plant source, as well as its influence on human consciousness, are still being debated.

The translator and greatest authority on the Rigveda Tatyana Ya. Elizarenkova wrote: “Judging by the Rigveda hymns, Soma was not only stimulating but also a hallucinogenic drink. It is difficult to be more specific not only because none of the plants suggested as soma satisfies all the parameters and only partially answers the description of soma given in the hymns but mainly because the language and style of the Rigveda, an archaic religious tome with the typical features of ‘Indo-European poetic speech’, pose a formidable obstacle to soma identification.” Knowing perfectly well that all the possibilities of the written source had been exhausted, Elizarenkova believed that the answer could come from archaeologists, from “their findings in North-Western India, Afghanistan, and Pakistan (and not in remote Central Asia).”

Remarkably, her opinion, expressed 25 years ago, was confirmed by new findings made in Mongolia. No one could have suspected that a grave of a noble woman buried in an elite burial ground of the Xiongnu, the famous nomads of Central Asia, would answer the question asked long ago.

It happened in 2009. A team from the Institute of Archaeology and Ethnography SB RAS, which was led by Natalia Polosmak, was performing archaeological excavations in the Noin-Ula Mountains, Northern Mongolia. In tumulus 31, at a depth of 13 meters, the archaeologists discovered a wooden burial chamber. On the floor, which was covered with a thick layer of blue clay, around an old tomb ruined by ancient robbers, there were visible traces of a woollen fabric; this was all that was left of an embroidered strip, which was of great historical value even in this fragmentary state. Textiles are virtually never preserved in ancient graves, and such findings are exceptionally rare. The remains of the textile were retrieved from the grave and delivered to the Institute of Archaeology and Ethnography SB RAS. The second life of this remarkable artefact began thanks to Russian restorers.

The craftsmanship and the story unfolding on the threadbare fabric are truly amazing. Embroidered in woollen thread on the thin cloth is a procession of Zoroastrian warriors marching towards an altar; one of them, standing at the altar, is holding a mushroom in his hands.

A distinguishing feature of this embroidery is that the craftsmen did their best to depict the faces, costume, arms, plants, and insects, trying to copy everything from life. According to the mycologist I.A. Gorbunova (Candidate of Biology, senior researcher with the Inferior Plant Laboratory, Central Siberian Botanical Garden, SB RAS), the mushroom depicted on the carpet belongs to the Strophariaceae family. In some ways—the general habitus, shape of the cap, stitches along the edge of the cap reminding of the radial folding or remnants of the partial veil and dark inclusions on the stipe that can remind of a paleaceous ring, which blackens after the spores are puffed—it is similar to Psilocybe cubensis (Earle) Singer [Stropharia cubensis Earle]. Some of the mushrooms of the genus Stropharia cubensis, or Psilocybe cubensis, contain psilocybin—a unique stimulator of the nervous system. In their psychoactive properties, psilocybin mushrooms are much more befitting as vegetative equivalents of Soma, or Hoama, than fly agaric, which was identified with Soma in the Rigveda by R.G. Wasson in his well-known book. His point of view was supported by many famous scientists; the psychedelic theory proposed by T. McKenna even assigns the main role in human evolution to psilocybin-containing mushrooms.

For the first time, we can see vivid evidence, embroidered on an ancient cloth discovered by archaeological excavations, for the use of mushrooms for religious purposes, probably, to make Haoma, a “sacred drink.”

The origin of this embroidery and characters depicted on it is associated with North-Western India and the Indo-Scythians (Sakas). How the embroidered cloth made it into a Xiongnu grave is a surprise of the so-called Silk Road, a network of trade routes crossing the whole of Eurasia. Judging by the Chinese chronicles, veils and blankets from Northern India were highly valued in the Han China.

The woollen curtain with an amazing plot was discovered after its 2,000-year-long confinement in a deep grave, which is a miracle in itself. The curtain is not only a fine example of ancient art, which was recovered thanks to the meticulous work of Russian restorers, but a unique source of information casting light on one of the obscure periods of ancient history.+

 

 
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CONFERENZE AL MUSEO EGIZIO DI TORINO

Post n°1357 pubblicato il 17 Gennaio 2017 da diegobaratono


 
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SCOPERTE 12 TOMBE DEL NUOVO REGNO A GEBEL EL SILSILA

Post n°1356 pubblicato il 12 Gennaio 2017 da diegobaratono

DA: "djedmedu.wordpress.com"


Scoperte a Gebel el-Silsila 12 tombe di Nuovo Regno
1

Source: MoA

Il sito di Gebel el-Silsila, antiche cave di arenaria situate tra Edfu e Kom Ombo nel sud dell’Egitto, continua a mostrare sempre di più la sua importanza nell’ambito funerario. Infatti, grazie alla missione di ricognizione dell’area diretta da Maria Nilsson e John Ward (Lund University, Svezia) che già lo scorso anno aveva individuato una quarantina di tombe rupestri, sono state scoperte altre 12 sepolture scavate nella roccia risalenti sempre al Nuovo Regno. Inoltre, sotto uno spesso strato di limo, sabbia e detriti, sono state ritrovate anche tre “cripte” (ancora non è chiara la definizione che, forse, si riferisce a strutture multiple ipogee), due nicchie dedicate alle offerte ai morti, tre sepolture infantili – due delle quali sfruttavano insenature naturali del promontorio – e una camera deposito per animali (una dozzina di pecore e capre, due persici del Nilo e un coccodrillo).

Ogni tomba presenta numerosi corpi che fanno pensare a interi gruppi familiari. Da questi resti ossei, sembrerebbe che gli individui fossero in salute perché mancano tracce evidenti di infezioni o malnutrizione, ma comunque soggetti a intensa attività fisica, come testimoniano le fratture, spesso curate, e le massicce inserzioni muscolari. La necropoli, nonostante sia stata quasi completamente saccheggiata, ha mantenuto parte dei corredi con ricchi sarcofagi scavati nella roccia e dipinti, altri in legno, amuleti, scarabei, gioielli, cartonnage, tessuti e contenitori ceramici che hanno datato le tombe ai regni di Thutmosi III (1479-1424) e Amenofi II (1424-1398).

Il sito della missione: http://gebelelsilsilaepigraphicsurveyproject.blogspot.it/


 
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