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Messaggi del 18/08/2016

 

MAYA: CODICE DI DRESDA VERSO UNA NUOVA INTERPRETAZIONE

Post n°1293 pubblicato il 18 Agosto 2016 da diegobaratono

DA: "classicult.it"



UNA NUOVA INTERPRETAZIONE DELLA TAVOLA DI VENERE

16  Agosto 2016

1280px-Dresden_Codex_Exhibition

Il Codice di Dresda proviene da Chichén Itzá e data all’undicesimo o dodicesimo secolo, rappresentando uno dei più celebri codici Maya e il più antico ad esserci pervenuto. La Tavola di Venere è da oltre 120 anni oggetto di studio, e pur rimanendo impressionante per molti versi, la si è finora considerata come un mezzo a disposizione soprattutto degli astrologi.

In nuovo studio pubblicato sul Journal of Astronomy in Culture, il prof. Geraldo Aldana sostiene che la Tavola di Venere rappresenti un’importante scoperta scientifica dell’epoca, nel campo della matematica e dell’astronomia. Lo studio ha carattere multidisciplinare e attraverso un’analisi dei geroglifici Maya, dell’archeologia e dell’astronomia, presenta una nuova interpretazione della Tavola. Questa, che traccerebbe le fasi osservabili del secondo pianeta, presenterebbe una “correzione” del calendario in uso presso i Maya e relativo al pianeta stesso. Si tratterebbe di un principio simile a quello dell’anno bisestile del calendario gregoriano, ma i Maya lo scoprirono nel primo secolo a. C.?

Gli archeologi e altri studiosi hanno affermato che le osservazioni nella Tavola di Venere sono corrette, ma di carattere attinente soprattutto la numerologia. Se si guarda a queste come a registrazioni di carattere storico, e se si parte dal presupposto che le osservazioni astronomiche furono effettuate nell’area per millenni, il punto di vista cambia. Queste registrazioni sarebbero state poi a disposizione dei posteri che notarono dei pattern. D’altra parte, l’astronomia occidentale nascerebbe anche su basi molto simili. Questo, secondo Aldana, lo si può verificare a Copán, in Honduras.

E similmente a quanto avvenne in Occidente – con Copernico che si relazionò all’universo eliocentrico mentre trovava delle predizioni corrette per la Pasqua – anche qui a Chichén Itzá, Venere avrebbe avuto un’utilità concreta nello stabilire i cicli dei rituali.

L’innovazione – il prof. Geraldo Aldana parla ora di “riscoprire la scoperta” – sarebbe il risultato probabile di uno sviluppo avutosi presso Chichén Itzá, sotto il celebre sovrano K’ak’ U Pakal K’awiil. Aldana. Aldana non avrebbe un nome per l’autore dell’innovazione, ma quello di un’importante e autorevole figura dell’epoca. Tornando al precedente paragone, è come sapere chi era il papa che aveva dato incarico a Copernico, ma non conoscere il nome di quest’ultimo.

Lo studio “Discovering Discovery: Chich’en Itza, the Dresden Codex Venus Table and 10th Century Mayan Astronomical Innovation”, di Geraldo Aldana y V., è stato pubblicato sul Journal of Astronomy in Culture.

Link: Journal of Astronomy in CultureEurekAlert! via University of California – Santa Barbara.

Il Codice di Dresda in mostra, foto di PictureTaken, daWikipediaCC BY-SA 3.0.

 
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DIMOSTRAZIONI ARCHEOASTRONOMICHE

Post n°1292 pubblicato il 18 Agosto 2016 da diegobaratono

DA: "classicult.it"


DIMOSTRAZIONI ARCHEOASTRONOMICHE NEI CERCHI DI PIETRA DELLA SCOZIA

17 Agosto 2016

Le pietre erette di Stenness. Credit: Copyright Douglas Scott.Le pietre erette di Stenness. Credit: Copyright Douglas Scott.

Una ricerca, svolta da ricercatori dell’Università di Adelaide e pubblicata sul Journal of Archaeological Science: Reports, per la prima volta prova da un punto di vista statistico che i grandi monumenti in pietra della Gran Bretagna furono costruiti specificamente per essere in linea coi movimenti del sole e della luna, 5.000 anni fa.

La dott.ssa Gail Higginbottom. Credit: University of AdelaideLa dott.ssa Gail Higginbottom. Credit: University of Adelaide


La dott.ssa Gail Higginbottom spiega che nessuno prima avevadeterminato da un punto di vista statistico che un cerchio di pietra fossestato costruito tenendo a mente i fenomeni astronomici. Si trattava solo di unasupposizione.



In particolare, i ricercatori hanno preso in esame i cerchi in pietra scozzesi dai siti di Callanish sull’isola di Lewis e di Stenness sull’isola di Orkney (nell’arcipelago delle Orcadi). Entrambi precedono Stonehenge di 500 anni circa. I ricercatori hanno quindi utilizzato tecnologie 2D e 3D per produrre test quantitativi sull’allineamento delle pietre erette.


Si è così scoperta una grande concentrazione di allineamenti verso il sole e la luna in diversi momenti dei loro cicli. Le pietre non sarebbero tuttavia semplicemente connesse con i due astri, ma si sarebbe rilevata una complessa relazione tra allineamento delle pietre, panorama circostante e orizzonte, in relazione ai movimenti solari e lunari.


La dott.ssa Higginbottom spiega che scelsero i luoghi sulla base del sole e della luna, e in particolare al momento del loro levarsi e del loro tramontare, ad esempio quando la luna è al suo punto più settentrionale all’orizzonte, ogni 18,6 anni. Queste popolazioni scelsero di erigere i loro monumenti in maniera molto precisa rispetto al loro panorama e furono necessari tremendi sforzi per farlo.


Lo studio “Origins of Standing Stone Astronomy in Britain: New quantitative techniques for the study of archaeoastronomy”, di Gail Higginbottom e Roger Clay, è stato pubblicato sul Journal of Archaeological Science: Reports.


Link: Journal of Archaeological Science: ReportsEurekAlert!via University of Adelaide.

 
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