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SL-Movie Magazine

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SECOND STYLE

Post n°64 pubblicato il 31 Ottobre 2009 da eemm.info
 

E’ all’inizio del XX secolo il consolidarsi della consapevolezza che la fotografia avesse ormai sostituito determinati temi dell’elitaria rappresentazione pittorica. Per via della sua natura industriale, fu il massivo affermarsi di questa nuova espressione che ha permesso l’evoluzione del linguaggio dei segni di cui oggi è consapevole la manifestazione. Per la disponibilità di archivi di immagini, a tutti è quindi possibile osservare come nel giro di meno di un secolo, l’abbigliamento è passato dall’esprimere la propria appartenenza, il proprio status sociale, a un messaggio più sofisticato, capace di rappresentare aspettative, sogni, aspirazioni e, anche, pulsioni. Ed è un po’ superficiale non riconoscere quanto questo possa essere indicativo di tendenze sociali e, anche, politiche.

            Un attuale fattore di novità, consiste nel fatto che oggi tale indicatore potrebbe manifestarsi nei luoghi virtuali possibili tramite l’attuale diffusione di tecnologie visive-interattive e nel fiume costituito da tutto ciò, una piccola goccia è, in Second Life, il mio incontro con Melusina Parkin, CEO di MEB (Maria Elena Barbosa Fashion Group), che avviene nell’ambito di un discorso aperto dalla nostra rivista sugli aspetti del mondo virtuale conducibili al linguaggio cinematografico, cui la moda è certamente affine.

            In Second Life è infatti molto forte l’impatto visivo che, intrecciato a quello narrativo a più mani, permette il realizzarsi di situazioni che sul piano emozionale e relazionale possono avere sviluppi anche piuttosto complessi. La socialità consentita dagli spazi virtuali in 3D forse non è uno sviluppo lineare del fine che la mentalità comune ritiene proprio di questi ambiti, cioè incontrare una persona con la quale instaurare, in modo più o meno duraturo, più o meno reale, un rapporto caratterizzato da una specialità che qui emergerebbe più che altrove. E se è chiaro che in questo “desiderio” non c’è nulla di illegittimo, credo che le possibilità siano talmente varie e interessanti che un argomento a sé è l’esperienza intorno agli sviluppi che nel virtuale avvengono per quanto riguarda il costume, il gusto e, insomma, un più ampio senso culturale. Anche se, confesso prima che mi spariate addosso, che quella di conoscere una persona interessante e stimolante è sempre una cosa sempre molto gradita credo a chiunque.

            In ogni caso, qui il linguaggio dei segni di cui accennavo in apertura può svilupparsi in un senso che può assumere significati sperimentali “utili” alla socialità in generale che non è errato considerare sempre in evoluzione. Il bisogno di argomenti, anche se non sempre vi è consapevolezza che vi sia, è, come sempre, nelle arti. E certe espressioni fanno pensare che Second Life, con il suo tipico particolare senso del fashion che cercheremo di illustrare, appartiene a queste arti con importante ripresa del titolo “pop”.

            E’ questo il punto di vista che ha dato spunto al mio incontro con Melusina Parkin, CEO del MEB Fashion Group, dove MEB sta per Maria Elena Barbosa, fondatrice di questo gruppo che si occupa di moda con un interessante strizzata d’occhio all’arte evidente nelle loro creazioni esposte in compagnia delle “sculture virtuali” di Zhora Meynard. Si potrebbe dire intanto che “tecnicamente”, i modelli di MEB, sono certamente curati e apprezzati quanto a texture e colori, tutti indubbiamente originali e capaci di trasmettere un delicato senso di “carpe diem” molto piacevole e raffinato da interpretare.

            Ho espresso con Melusina il mio punto di vista, ulteriormente ispirato dalla breve attesa nello store principale. Non datemi della fanatica, eh, se affermo che dare un occhiata agli stores, specie quelli ben realizzati, è un attività comunque capace di gratificare te stessa in modo molto simile a certe passeggiate in centro che si fanno in RL. Inoltre qui è emozionante scorgere segnali che confortano la mia visione dell’outfit come facente parte di una rinnovata spinta di quell’arte che in SL si respira e si attua personalizzando il proprio avatar cercando di far apparire percettibili certe vere e proprie sfumature dello stato d’animo.

            “La filosofia del gruppo è riassunta dal motto: Real Style in Second Life, che è una scelta opposta, anche se altrettanto adatta a SL, del creare l'impossibile" afferma Melusina, come premessa del fatto che in SL il livello di specializzazione è talmente elevato che le “case” possono specializzarsi nel creare questo o quel modello adatti all’ampia varietà di situazioni che nel mondo virtuale possono essere ricreate. Per questo possono avvenire delle vere proprie sinergie, tra case diversamente specializzate, finalizzate alla promozione, per esempio, visto che anche se tutto è sintetico, diciamo, determinate dinamiche si ricreano in modo assolutamente speculare alla realtà. Quello che mi sorprende in modo favorevole è sentire il CEO di MEB non esprimersi in senso “organizzativo” e manageriale, ma in termini decisamente artistici quando mi parla che una casa di moda deve offrire al residente di SL “colori da apporre su una tavolozza personale“ per, appunto, lo sviluppo di quello che vuole essere il proprio messaggio visivo, ricordando quanto questo, in ambito virtuale, può essere decisamente creativo rispetto alle esperienze necessariamente limitate di RL. In tutti i casi è necessaria una sincera passione verso il mezzo virtuale e un interesse altrettanto sincero verso la comunicazione che attraverso di esso è possibile. “Un abito come Laura Blue è semplicissimo -continua Melusina- ma ha delle discretissime decorazioni… quelle tre rose nere e delle pieghe che lo rendono aggraziato… se così non fosse, e molti abiti commerciali o free non lo sono, non trasmettrebbe nulla.” Ecco, mi pare condensi, questo, il senso dell’attività di stilista, che non deve sorprendere se comprende impegni di carattere internazionale: “All'inizio di settembre MEB è stato invitato a un evento organizzato dall'agenzia Glance che punta proprio sul confronto fra stilisti di diverse aree culturali… abbiamo sfilato insieme a stilisti orientali, americani... ma anche fra diversi paesi europei dove ci sono differenze di stile notevoli che si confrontano utilmente.” Ovviamente tutto ciò e supportato dall’attività delle modelle, le prime vittime del lag che chiunque abbia frequentato un evento, conosce bene: “negli ambienti delle modelle… loro sfidano condizioni impossibili e riescono a mostrare gli abiti per il pubblico con qualche accorgimento: si può stare a una sfilata vedendo bene e senza crashare di continuo… loro, per evitare questo, conoscono un'infinità di trucchi!” Beh, prima o poi, penso, dovremmo anche farceli svelare, almeno qualcuno di questi trucchetti. Si.

“La sfilata è solo un momento di un processo che comprende molti aspetti nella promozione di un abito… oppure li indossiamo noi per le clienti, spesso io lo faccio per mostrare l'abito dal vivo… poi ci sono i media tradizionali e non, dalla tv ai magazines, ai blog, MEB ad esempio ha sfilato per uno show televisivo con Moda e SLNC TV dove è stata una importante presentazione della collezione Spring…” Ho chiesto: “pensi che il mondo della moda.. del fashion, in SL, sia vicino a una certa maturità?”

Melusina Parkin: “se si guarda alla fascia alta credo di sì… pensa ai livelli raggiunti dalle calzature… oppure alla complessità delle collezioni che proponiamo o agli stessi ritmi di produzione che nonostante le stagioni siano simulate si sforzano di scandire il tempo di dare un ritmo alla SL della gente… e la moda è un'esperienza culturale complessa, mette in contatto strati profondi della psiche, la vanità, l'identità stessa con l'apparenza e la comunicazione…”

EA: “certo... ed è corretto che in SL, tra l’altro, si giochi con la vanità, qui è uno spazio sperimentale”

MP: “oh, sono contentissima di sentirlo perché è un modo di costruire la fiducia in se stesse stimarsi, curarsi… è il grande esercizio di vanità che SL consente, una strada anche per rafforzare l'autostima, credo… e che la demonizzazione della vanità come peccato ha semplicemente avuto l'effetto di ridurre la serenità e la fiducia in se stesse che era quello che si voleva ottenere e le persone insicure sono facili da manipolare. Vanità, in natura è il modo per attrarre il partner e garantire la riproduzione della specie dunque ha una funzione straordinaria… naturalmente qui il fine è diverso ma la pulsione è forte come tutte quelle basilari… la moda si conferma però il fenomeno più sociale che esista perché è il catalizzatore della socialità anche con il confronto, la competizione amichevole e non solo di chi crea ma anche di chi indossa”.

Ecco, il lavoro di stilista è fatto di complessità che non sono solo questioni tecniche. Personalmente, sono sempre più convinta che il fashion occupa un posto centrale e che questa centralità non è esattamente frivola come alcuni pensano. C’è dell’altro, abbastanza per abbandonare certi “scrupoli” e lasciarsi conquistare. Si.

(Eva Auer - foto di Laura18 Streeter)

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