TRA CIELO E TERRA

Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso (E.Trismegisto)

 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: tigerag
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 68
Prov: VE
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 

RENE MAGRITTE

 

GELOSIA, RAFFAELE DI MEGLIO ISCHIA

 

A DIVINE IMMAGE BY WILLIAM BLAKE

Una Divina Immagine
William Blake, Songs of Experience
poesia non inclusa nella raccolta del 1794
traduzione di A.Buccianti

La Crudeltà ha Cuore Umano
E Volto Umano la Gelosia
Il Terrore, l’Umana Forma Divina
E Veste Umana la Segretezza
La Veste Umana, è Ferro forgiato
La Forma Umana, un’incandescente Forgia
Il Volto Umano, una Fornace sigillata
Il Cuore Umano, la sua Gola famelica

 

FRANCIS BACON, AUTORITRATTO 1971

THE GARDEN OF LOVE, W. BLAKE (1794)

IL GIARDINO DELL'AMORE

Sono andato al Giardino dell'Amore,
E ho visto ciò che non avevo mai visto:
Una Cappella era costruita nel centro,
Nel luogo in cui io ero solito giocare sull'erba (verde).
E i cancelli di questa Cappella erano chiusi,
E "Tu non devi" era scritto sull'ingresso;
Così sono tornato al Giardino dell'Amore
Che è fecondo di così tanti e dolci fiori;
E ho visto che era pieno di tombe,
E pietre sepolcrali dove avrebbero dovuto esseci fiori,
E Preti in vesti nere vi giravano attorno,
E incatenavano con rovi le mie gioie e i miei desideri
 

 
Statistiche
 

FACEBOOK

 
 

FRANCIS BACON, SELFPORTRAIT

 
Citazioni nei Blog Amici: 27
 

ULTIME VISITE AL BLOG

gntnglcleansoccoopfrankzippicastellarquatocreazifedechiaralightdewaghi4Titania0dglmariscerkublaikan51muloneparopakisxlifstyleMabu4gatrus
 
 

AREA PERSONALE

 

SEPULCHER, WILLIAM BLAKE

Eternity by William Blake
Chi lega a sé una Gioia
Distrugge la vita alata;
Ma chi bacia la Gioia in volo
Vive nell’alba dell’Eternità

IL FUTURO.......  

Christ in the Sepulcher guarded by Angels

 

 

TRINITÀ DI ANDREW RUBLEV

Il Passato

 

MARIO DONIZZETTI, LA SUPERBIA

 

CORDE SENSIBLE, MAGRITTE

Il cielo è di tutti, di Gianni Rodari

Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
il cielo è di tutti gli occhi
di ogni occhio è il cielo intero.
È mio, quando lo guardo.
È del vecchio, del bambino,
del re, dell'ortolano,
del poeta, dello spazzino.
Non c'è povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
Il coniglio spaurito
ne ha quanto il leone.
Il cielo è di tutti gli occhi,
ed ogni occhio, se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole.
Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente.
Spiegatemi voi dunque,
in prosa od in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la terra è tutta a pezzetti.

 

LA RIPRODUZIONE VIETATA, RENÈ MAGRITTE

 

L'URLO, DINO BUZZATI 1967

 

 

 

Enrico Berlinguer, un uomo da non dimenticare

Post n°427 pubblicato il 26 Giugno 2015 da tigerag
 

Non voglio far passare questo mese senza ricordare Enrico Berlinguer, morto a Padova l'11 giugno 1984 per emorragia cerebrale, al termine di un comizio che volle condurre fino alla fine, nonostante i segni e i sintomi del suo male mortale lo avessero già aggredito durante il comizio... I politici che ora rappresentano la sinistra italiana hanno tristemente e miseramente dimenticato i cosiddetti "beni sostanziali" proposti e portati avanti con forza da Togliatti: libertà e democrazia, indipendenza e sovranità, unità politica e morale della nazione, la sovranità popolare e la distinzione e divisione dei poteri, la certezza del diritto e l'uguaglianza davanti alla legge, la giustizia sociale e l'efficienza del processo economico e produttivo, la solidarietà e il rispetto per la persona, la serenità della convivenza civile e la pace. Valori che in gran parte sono stati raccolti nella costituzione. Una Carta fatta da non fascisti, per porre rimedio alle atrocità da essi compiute, dai numerosi errori di una classe politica complice e omertosa che li affiancò. Enrico Berlinguer, formatosi alla scuola di Labriola, Gramsci e Togliatti, ebbe a cuore la questione femminile affidando alle donne un ruolo rinnovatore, dando loro voce e peso a livello del partito e nazionale. Così assunse la responsabilità della questione operaia, sindacale, dell'occupazione, entrando nel merito della produzione industriale, discernendo cosa fosse utile produrre e cosa no e perché produrre, discriminando l'utile spropositato per l'arricchimento fine a se stesso di pochi a favore dell'utilità sociale. Ed ebbe a cuore la questione giovanile e per converso quella degli anziani. Lottò contro il terrorismo, i poteri criminali, la mafia, la camorra e la P2. Cercò di trasformare il suo partito affinchè desse più risposte possibili a più classi sociali e fu europeista convinto... Lui in primis, in rappresentanza del suo partito, fautore e propositore del cosiddetto "compromesso storico" che costò la vita ad un suo celebre sostenitore del partito opposto, la democrazia cristiana: Aldo Moro... Quel partito di cui ora osserviamo le ceneri... Egli era consapevole che i partiti, già allora, erano macchine di potere e di clientela e lui marciava contro e lo fece fino alla fine, non risparmiandosi mai. Voglio citare un suo pensiero e monito rivolto ai giovani, perchè vale anche e sopratutto ora, quando le nuove generazioni sembra vogliano consumare la loro vita e le loro preziose energie nell'inconsistenza e nell'accidia, scegliendo con facilità la deresponsabilizzazione a favore dell'opinionismo a buon mercato. Disse Berlinguer: " Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia.“ Lascio questo breve ricordo con le immagini del funerale di Enrico Berlinguer, a cui parteciparono circa un milione di persone, e con la domanda: dove sono finiti quegli italiani che tanto lo piansero e rimpiansero? Abbiamo bisogno di ritrovarci....

 

 

 

 
 
 

IL GRANDE INQUISITORE, Fëdor Dostoevskij

Post n°426 pubblicato il 11 Febbraio 2015 da tigerag
 
Foto di tigerag

Dostoevskij, La Leggenda del Grande Inquisitore Essendo La leggenda il vertice del pensiero di Dostoevskij, ne presentiamo il testo completo. Nel romanzo il racconto è messo in bocca ad Ivàn Karamazov. F. M. Dostoevskij, J.fratelli Karamazov La mia azione si svolge in Spagna, a Siviglia, al tempo piu pauroso dell'inquisizione quando ogni giorno nel paese ardevano i roghi per la gloria di Dio e con grandiosi autodafè si bruciavano gli eretici. Oh, certo, non è cosi che Egli scenderà, secondo la Sua promessa, alla fine dei tempi, in tutta la gloria celeste, improvviso "come folgore che splende dall'Oriente all'Occidente". No, Egli volle almeno per un istante visitare i Suoi figli proprio là dove avevano cominciato a crepitar i roghi degli eretici. Nell'immensa Sua misericordia, Egli passa ancora una volta fra gli uomini in quel medesimo aspetto umano col quale era passato per tre anni in mezzo agli uomini quindici secoli addietro. Egli scende verso le "vie roventi" della città meridionale, in cui appunto la vigilia soltanto, in un "grandioso autodafé", alla presenza del re, della corte, dei cavalieri, dei cardinali e delle piu leggiadre dame di corte, davanti a tutto il popolo di Siviglia, il cardinale grande inquisitore aveva fatto bruciare in una volta, ad majorem Dei gloriam, quasi un centinaio di eretici. Egli è comparso in silenzio, inavvertitamente, ma ecco - cosa strana - tutti Lo riconoscono. Spiegare perché Lo riconoscano, potrebbe esser questo uno dei piu bei passi del poema. Il popolo è attratto verso di Lui da una forza irresistibile, Lo circonda, Gli cresce intorno, Lo segue. Egli passa in mezzo a loro silenzioso, con un dolce sorriso d'infinita compassione. Il sole dell'amore arde nel Suo cuore, i raggi della Luce, del Sapere e della Forza si sprigionano dai Suoi occhi e, inondando gli uomini, ne fanno tremare i cuori in una rispondenza d'amore. Egli tende loro le braccia, li benedice e dal contatto di Lui, e perfino dalle Sue vesti, emana una forza salutare. Ecco che un vecchio, cieco dall'infanzia, grida dalla folla: "Signore, risanami, e io Ti vedrò", ed ecco che cade dai suoi occhi come una scaglia, e il cieco Lo vede. Il popolo piange e bacia la terra dove Egli passa.................. Il popolo si agita, grida, singhiozza; ed ecco in questo stesso momento passare accanto alla cattedrale, sulla piazza, il cardinale grande inquisitore in persona. È un vecchio quasi novantenne, alto e diritto, dal viso scarno, dagli occhi infossati, ma nei quali, come una scintilla di fuoco, splende ancora una luce……Ha visto tutto... …Aggrotta le sue folte sopracciglia bianche e il suo sguardo brilla di una luce sinistra. Egli allunga un dito e ordina alle sue guardie di afferrarlo. . . . . . .Le guardie conducono il Prigioniero sotto le volte di un angusto e cupo carcere nel vecchio edificio del Santo Uffizio e ve Lo rinchiudono. Passa il giorno, sopravviene la scura, calda, "afosa" notte di Siviglia. L'aria "odora di lauri e di limoni". In mezzo alla tenebra profonda si apre a un tratto la ferrea porta del carcere, e il grande inquisitore in persona con una fiaccola in mano lentamente si avvicina alla prigione. È solo, la porta si richiude subito alle sue spalle. Egli si ferma sulla soglia e considera a lungo, per uno o due minuti, il volto di Lui. Infine si accosta in silenzio, posa la fiaccola sulla tavola e Gli dice: - "Sei Tu, sei Tu?" - Ma, non ricevendo risposta, aggiunge rapidamente: - "Non rispondere, taci. E che potresti dire? So troppo bene quel che puoi dire. Del resto, non hai il diritto di aggiunger nulla a quello che Tu già dicesti una volta. Perché sei venuto a disturbarci? Sei infatti venuto a disturbarci, lo sai anche Tu. Ma sai che cosa succederà domani? lo non so chi Tu sia, e non voglio sapere se Tu sia Lui o soltanto una Sua apparenza, ma domani stesso io Ti condannerò e Ti farò ardere sul rogo, come il peggiore degli eretici, e quello stesso popolo che oggi baciava i Tuoi piedi si slancerà domani, a un mio cenno, ad attizzare il Tuo rogo, lo sai? Si, forse Tu lo sai", - aggiunse, profondamente pensoso, senza staccare per un attimo lo sguardo dal suo Prigioniero. Non dicevi Tu allora spesso: "Voglio rendervi liberi?". Ebbene, adesso Tu li ha veduti, questi uomini "liberi", - aggiunge il vecchio con un pensoso sorriso. - Si, questa faccenda ci è costata cara, - continua, guardandolo severo, - ma noi l'abbiamo finalmente condotta a termine, in nome Tuo. Per quindici secoli ci siamo tormentati con questa libertà, ma adesso l'opera è compiuta e saldamente compiuta. Non credi che sia saldamente compiuta? Tu mi guardi con dolcezza e non mi degni neppure della Tua indignazione? Ma sappi che adesso, proprio oggi, questi uomini sono piu che mai convinti di essere perfettamente liberi, e tuttavia ci hanno essi stessi recato la propria libertà, e l'hanno deposta umilmente ai nostri piedi. Questo siamo stati noi ad ottenerlo, ma è questo che Tu desideravi, è una simile libertà?". - lo tomo a non comprendere, - interruppe Aljòsa, - egli fa dell'ironia, scherza? - Niente affatto. Egli fa un merito a sé ed ai suoi precisamente di avere infine soppresso la libertà e di averlo fatto per rendere felici gli uomini. "Ora infatti per la prima volta (egli parla, naturalmente, dell'inquisizione) è diventato possibile pensare alla felicità umana. L'uomo fu creato ribelle; possono forse dei ribelli essere felici? Tu eri stato avvertito, - Gli dice, - avvertimenti e consigli non Ti erano mancati, ma Tu non ascoltasti gli avvertimenti. Tu ricusasti l'unica via per la quale si potevano render felici gli uomini, ma per fortuna, andandotene, rimettesti la cosa nelle nostre mani. Tu ci hai promesso, Tu ci hai con la Tua parola confermato, Tu ci hai dato il diritto di legare e di slegare, e certo non puoi ora nemmeno pensare a ritoglierci questo diritto. Perché dunque sei venuto? Sai Tu che passeranno i secoli e l'umanità proclamerà per bocca della sua sapienza e della sua scienza che non esiste il delitto, e quindi nemmeno il peccato, ma che ci sono soltanto degli affamati? "Nutrili e poi chiedi loro la virtù!". Oh, mai, mai essi potrebbero sfamarsi senza di noi! Nessuna scienza darà loro il pane, finché rimarranno liberi, ma essi finiranno per deporre la loro libertà ai nostri piedi e per dirci: "Riduceteci piuttosto in schiavitù ma sfamateci!". Comprenderanno infme essi stessi che libertà e pane terreno a discrezione per tutti sono fra loro inconciliabili, giacché mai, mai essi sapranno ripartirlo fra loro! Si convinceranno pure che non potranno mai nemmeno esser liberi, perché sono deboli, viziosi, inetti e ribelli. ... ... .. ...Essi sono viziosi e ribelli, ma finiranno per diventar docili. Essi ci ammireranno e ci terranno in conto di dèi per avere acconsentito, mettendoci alla loro testa, ad assumerci il carico di quella libertà che li aveva sbigottiti e a dominare su loro, tanta paura avranno infine di esser liberi! Ma noi diremo che obbediamo a Te e che dominiamo in nome Tuo. Li inganneremo di nuovo, perché allora non Ti lasceremo piu avvicinare a noi. E in quest'inganno starà la nostra sofferenza, poiché saremo costretti a mentire. Ecco ciò che significa quella domanda che Ti fu fatta nel deserto, ed ecco ciò che Tu ricusasti in nome della libertà, da Te collocata più in alto di tutto. In quella domanda tuttavia si racchiudeva- un grande segreto di questo mondo. Acconsentendo al miracolo dei pani, Tu avresti dato una risposta all'universale ed eterna ansia umana, dell'uomo singolo come dell'intera umanità: "Davanti a chi inchinarsi?". Non c'è per l'uomo rimasto libero piu assidua e piu tormento sa cura di quella di cercare un essere dinanzi a cui inchinarsi. Ma l'uomo cerca di inchinarsi a ciò che già è incontestabile, tanto incontestabile, che tutti gli uomini ad un tempo siano disposti a venerarlo universalmente. Perché la preoccupazione di queste misere creature non è soltanto di trovare un essere a cui questo o quell'uomo si inchini, ma di trovarne uno tale che tutti credano in lui e lo adorino, e precisamente tutti insieme. E questo bisogno di comunione nell'adorazione è anche il più grande tormento di ogni singolo, come dell'intera umanità, fin dal principio dei secoli. È per ottenere quest' adorazione universale che si sono con la spada sterminati a vicenda. Essi hanno creato degli dèi e si sono sfidati l'un l'altro: "Abbandonate i vostri dèi e venite ad adorare i nostri, se no guai a voi e ai vostri dèi!". E cosi sarà fino alla fine del mondo, anche quando gli dèi saranno scomparsi dalla terra: non importa, cadranno allora in ginocchio davanti agli idoli. Tu conoscevi, Tu non potevi non conoscere questo fondamentale segreto della natura umana, ma Tu rifiutasti l'unica irrefragabile bandiera che Ti si offrisse per indurre tutti a inchinarsi senza discussione dinanzi a Te;.………Tu volesti il libero amore dell'uomo, perché Ti seguisse liberamente, attratto e conquistato da Te. In luogo di seguire la salda legge antica, l'uomo doveva per l'avvenire decidere da sé liberamente, che cosa fosse bene che cosa fosse male, avendo dinanzi come guida la sola Tua immagine; ma non avevi Tu pensato che, se lo si fosse oppresso con un cosi terribile fardello come la libertà di scelta, egli avrebbe finito per respingere e contestare perfino la Tua immagine e la Tua verità?………Sappi che io non Ti temo. Sappi che anch'io fui nel deserto, che anch'io mi nutrivo di cavallette e di radici, che anch'io benedicevo la libertà di cui Tu letificasti gli uomini, che anch'io mi ero preparato ad entrare nel numero dei Tuoi eletti, nel numero dei potenti e dei forti, con la brama di "completare il numero". Ma mi ricredetti e non volli servire la causa della follia. Tornai indietro e mi unii alla schiera di quelli che hanno corretto l'opera Tua. Lasciai gli orgogliosi e tornai agli umili per la felicità di questi umili. Ciò che Ti dico si compirà e sorgerà il regno nostro. Ti ripeto che domani stesso Tu vedrai questo docile gregge gettarsi al primo mio cenno ad attizzare i carboni ardenti del rogo sul quale Ti brucerò per essere venuto a disturbarci. Perché se qualcuno piu di tutti ha meritato il nostro rogo, sei Tu. Domani Ti arderò. Dixi". Ivàn, si fermò. Egli si era accalorato e aveva parlato con fervore; quando poi ebbe finito, fece improvvisamente un sorriso. Aljòsa, che l'aveva sempre ascoltato in silenzio e verso la fine, in preda a straordinaria agitazione, molte volte aveva voluto interrompere il discorso del fratello, ma si era visibilmente trattenuto, si mise d'un tratto a parlare, come scattando: - Ma... è un assurdo! - esclamò, arrossendo. - Il tuo poema è l'elogio di Gesu e non la condanna... come tu volevi. E come termina il tuo poema?.......... - lo volevo finirlo cosi: l'inquisitore, dopo aver taciuto, aspetta per qualche tempo che il suo Prigioniero gli risponda. Il Suo silenzio gli pesa. Ha visto che il Prigioniero l'ha sempre ascoltato, fissandolo negli occhi col suo sguardo calmo e penetrante e non volendo evidentemente obiettar nulla. Il vecchio vorrebbe che dicesse qualcosa, sia pure di amaro, di terribile. Ma Egli tutt'a un tratto si avvicina al vecchio in silenzio e lo bacia piano sulle esangui labbra novantenni. Ed ecco tutta la Sua risposta. Il vecchio sussulta. Gli angoli delle labbra hanno avuto un fremito; egli va verso la porta, la spalanca e Gli dice: "Vattene e non venir piu... non venire mai piu... mai piu!". E Lo lascia andare per "le vie oscure della città". Il Prigioniero si allontana. - E il vecchio? - Il bacio gli arde nel cuore, ma il vecchio persiste nella sua idea. F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, Garzanti, Milano, 1979, voI. I, pagg. 263 e 282

 

 

 
 
 

BIG EYES, film di Tim Burton

Post n°425 pubblicato il 04 Gennaio 2015 da tigerag
 
Foto di tigerag

 

Ieri ho visto il nuovo film di Tim Burton. Mi ha sorpreso la diversità rispetto ai  suoi film che ero abituata a vedere..  Non recitava Johnny Depp e neanche la ex compagna di Tim Burton Helena Bonham Carter e il film, seppure drammatico, non aveva le tonalità dark a cui Burton ci ha abituati. Una biografia, quella dei coniugi keane, molto tormentata.. Apparentemente una coppia modello, poi gli interessi del marito prevalgono su tutto ed egli, falso pittore, si impossessa fraudolentemente delle opere artistiche della moglie, quando scopre che la gente se ne appassiona. La loro vita si edifica allora sulla menzogna, con lei costretta ad accettare di lavorare in segreto e di sparire pubblicamente, fino al culmine: quello di instaurare in famiglia e in società un ambiance surreale. La moglie appare e disappare, lui tesse intrecci artistico-commerciali con tutti gli enti significativi e di interesse per la sua fama e alla fine ce la fa: sono ricchi!!. Anche la società del tempo discriminava le donne e quello fu un ostacolo in più per Margaret, per non uscire dalla sua gabbia dorata.... Ma dietro l'angolo della vita si nasconde sempre un quid inaspettato, rielandosi all'inizio dal suo lato oscuro, per poi disvelare alla fine il suo vero volto: e non sempre è piacevole!! In questo caso no per Walter Keine.  Assolutamente da vedere. Trovo che gli attori abbiano svolto eccezionalmente i loro ruoli e che l'ambientazione, gli aspetti sociali, i caratteri, e la dinamica del film siano vincenti.

Per approfondire ecco il link:     http://it.wikipedia.org/wiki/Big_Eyes

Ecco alcune opere di Margaret Keane:

 

 

 

Titolo originale: Big Eyes Lingua originaleinglese Paese di produzioneStati Uniti d'America Anno2014 Durata105 min Colorecolore Audiosonoro Rapporto1,85 : 1 Generebiografico, drammatico RegiaTim Burton SceneggiaturaScott Alexander, Larry Karaszewski ProduttoreScott Alexander, Tim Burton, Lynette Howell, Larry Karaszewski Produttore esecutivoKatterli Frauenfelder, Derek Frey, Jamie Patricof, Bob Weinstein, Harvey Weinstein Casa di produzioneSilverwood Films, Electric City Entertainment, Tim Burton Productions, The Weinstein Company Distribuzione (Italia)Lucky Red FotografiaBruno Delbonnel MontaggioJC Bond MusicheDanny Elfman ScenografiaRick Heinrichs Costumi Colleen Atwood TruccoChantal Boom'la, Mahealani Diego, Melody Levy, Laine Rykes Interpreti e personaggi Amy Adams: Margaret Keane Christoph Waltz: Walter Keane Danny Huston: Dick Nolan Jon Polito: Enrico Banducci Krysten Ritter: DeeAnn Jason Schwartzman: Ruben Terence Stamp: John Canaday James Saito: giudice Elisabetta Fantone: Marta Guido Furlani: Dino Olivetti Delaney Raye: Jane da piccola Madeleine Arthur: Jane da adolescente Farryn VanHumbeck: Lily Heather Doerksen: Doppiatori italiani Stella Musy: Margaret Keane Massimo De Ambrosis: Walter Keane Stefano De Sando: Dick Nolan Angelo Nicotra: Enrico Banducci Domitilla D'Amico: DeeAnn Emiliano Coltorti: Ruben Dario Penne: John Canaday Gianni Giuliano: giudice

 
 
 

IL FLAUTO DEL PASTORE, una leggenda dell'Avvento

Post n°424 pubblicato il 04 Gennaio 2015 da tigerag
 

Illustrazioni Stepan Zavrel

C'era una volta un vecchio pastore, che amava la notte e conosceva bene il percorso degli astri. Appoggiato al suo bastone, con lo sguardo rivolto verso le stelle, il pastore stava immobile sul campo. "EGLI verrà!" disse. "Quando verrà?" chiese il suo nipotino. "Presto!". Gli altri pastori risero. "Presto!" lo schernirono. "Lo dici da tanti anni!". Il vecchio non si curò del loro scherno. Soltanto il dubbio che vide sorgere negli occhi del nipote lo rattristò. Quando fosse morto, chi altri avrebbe riferito la predizione del profeta? Se LUI fosse venuto presto! Il suo cuore era pieno di attesa. "Porterà una corona d'oro?". La domanda del nipote interruppe i suoi pensieri. "Sì!". "E una spada d'argento?". "Sì! "E un mantello purpureo?". "Sì! Sì!". Il nipotino era contento. Il ragazzo era seduto su un masso e suonava il suo flauto. Il vecchio stava ad ascoltare. Il ragazzo suonava sempre meglio, la sua musica era sempre più pura. Si esercitava al mattino e alla sera, giorno dopo giorno. Voleva essere pronto per quando fosse venuto il re. Nessuno sapeva suonare come lui. "Suoneresti anche per un re senza corona, senza spada e senza mantello purpureo?" chiese il vecchio. "No!" disse il nipote. Un re senza corona, senza spada e senza mantello purpureo, come avrebbe potuto ricompensarlo per la sua musica? Non certo con oro e argento! Un re con corona, con spada e mantello purpureo l'avrebbe fatto ricco e gli altri sarebbero rimasti a bocca aperta, l'avrebbero invidiato. Il vecchio pastore era triste. Ahimè, perché aveva promesso al nipote ciò a cui egli stesso non credeva? Come sarebbe venuto? Su nuvole dal cielo? Dall'eternità? Sarebbe stato un bambino? Povero o ricco? Di certo senza corona, senza spada e senza mantello purpureo, e tuttavia sarebbe stato più potente di tutti gli altri re. Come poteva farlo capire al suo nipotino? Una notte in cielo comparvero i segni che il nonno così a lungo aveva cercato con gli occhi. Le stelle splendevano più chiare del solito. Sopra la città di Betlemme c'era una grande stella. E poi apparvero gli angeli e dissero: "Non abbiate paura! Oggi è nato il vostro Salvatore!". Il ragazzo corse avanti, verso la luce. Sotto il mantello sentiva il flauto sul suo petto. Corse più in fretta che poteva. Arrivò per primo e guardò fisso il bambino, che stava in una greppia ed era avvolto in fasce. Un uomo e una donna lo contemplavano lieti. Gli altri pastori, che l'avevano raggiunto, si misero in ginocchio davanti al bambino. Il nonno lo adorava. Era dunque questo il re che gli aveva promesso? No, doveva esserci un errore. Non avrebbe mai suonato qui. Si voltò deluso, pieno di dispetto. Si allontanò nella notte. Non vide né l'immensità del cielo, né gli angeli che fluttuavano sopra la stalla. Ma poi sentì piangere il bambino. Non voleva sentirlo. Si tappò le orecchie e corse via. Ma quel pianto lo perseguitava, gli toccava il cuore e infine lo costrinse a tornare verso la greppia. Eccolo là, per la seconda volta. Vide che Maria, Giuseppe e anche i pastori erano spaventati e cercavano di consolare il bambino piangente. Ma tutto era inutile. Che cosa poteva avere il bimbo? Non c'era altro da fare. Tirò fuori il suo flauto da sotto il mantello e si mise a suonare. Il bambino si quietò subito. Si spense anche l'ultimo, piccolo singhiozzo che aveva in gola. Guardò il ragazzo e gli sorrise. Allora egli si rallegrò, e sentì che quel sorriso lo arricchiva più di tutto l'oro e l'argento del mondo. 

 

 

 

 

 
 
 

IL PAPA, PADRE O PADRONE?

Post n°423 pubblicato il 06 Luglio 2014 da tigerag
 

Provai la sensazione di scomunica in una circostanza della mia vita subito rientrata per una motivazione altrettanto bizzarra... E' un sistema che facendosi scudo con la Santa Croce di Cristo crea sofferenza e depriva della libertà... Questi grandi comunicatori mi sembrano dei ceppi accesi che creano un gran fumo oscurante, ma che alla fine si spengono ed emerge la realtà che nascondevano e di loro non resta che un mucchio di cenere. Come dice Oddifreddi in questo bell'articolo, il Papa sembra voler prendere il posto di Dio, anzi la Chiesa, quando esprime i suoi dogmi, ha la presunzione di essere Parola di Dio: tenutaria di giustizia, verità e autorità.. Da qui quelle terribili parole del Papa: "Non siamo isolati e non siamo cristiani a titolo individuale, ognuno per conto proprio, no, la nostra identità cristiana è appartenenza!Siamo cristiani perché apparteniamo alla Chiesa. È come un cognome: se il nome è “sono cristiano”, il cognome è “appartengo alla Chiesa”. Questo nell'udienza del 25 giugno che vi invito a leggere perchè molto rivelatoria nel senso che si vuole dare a questa riflessione.(http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2014/documents/papa-francesco_20140625_udienza-generale.html )

Per fortuna ci viene incontro il Vangelo.

Ecco una parabola che ci ha lasciato Cristo Signore a monito per le nostre anime.

Dal Vangelo secondo Luca 18,9-14 In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini. ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato».

Buona domenica a tutti.

 


http://temi.repubblica.it/micromega-online/una-vuota-scomunica/:


Una vuota scomunica di Piergiorgio Odifreddi, da repubblica.it

"Mi stupisco dell’eccitazione con cui le parole del Papa sui mafiosi sono state recepite dai media, al solito entusiasti per qualunque cosa esca dalla sua bocca. Anche la più retorica e ininfluente, com’è appunto una scomunica: la quale, giova ricordarlo, è un ostracismo dalla comunità ecclesiale e dai suoi riti, che pretende di rispecchiare su questa Terra un analogo ostracismo effettuato in Cielo da Dio. Detto altrimenti, chi è scomunicato non può entrare in Chiesa quaggiù, e non può entrare in Paradiso lassù. Anche senza andar oltre, noi membri del mondo civile dovremmo sorridere di questi deliri di potenza da parte di uomo che pretende di farsi interprete dei pensieri e delle decisioni di un Dio, invece di esaltarli come pronunciamenti epocali. Soprattutto quando, informandoci anche solo un minimo, scopriamo che esistono scomuniche latae sententiae, cioè comminate automaticamente per colpe gravissime quali, udite udite: aver effettuato o procurato un aborto, essere iscritti a un partito comunista o votarlo, appartenere a una loggia massonica, professare eresie in disaccordo con l’insegnamento dogmatico della Chiesa, e altre amenità del genere. Ora, la maggioranza della popolazione mondiale ricade sotto queste categorie! Siamo quasi tutti automaticamente scomunicati, e molti sono felicissimi di esserlo! Ad esempio, lo sono tutti coloro, come me, che meritano la scomunica automatica perché si rifiutano di credere alle amenità che la Chiesa vorrebbe loro propinare, a partire da questa assurda faccenda delle scomuniche. Ma soprattutto, la scomunica è risibile perché pretende di poter escludere dai riti una buona serie di persone che non sa neppure di aver escluso automaticamente. Se una donna abortisce nel segreto di un consultorio, o un uomo vota comunista nel segreto di un’urna, chi può impedir loro di entrare in Chiesa o di fare la comunione, se così desiderano, pur essendo ufficialmente scomunicati? La scomunica non è dunque altro che un vuoto pronunciamento, che lascia il tempo che trova nella maggior parte dei casi. E così lo lascerà anche nel caso dei camorristi o dei mafiosi che ora il Papa ha aggiunto alla lista, sapendo benissimo che le sue parole non avranno alcun effetto pratico, a parte uno: aumentare la popolarità gratuita sua personale e dell’istituzione sulla quale egli regna, anacronismo per anacronismo, da monarca assoluto. A meno che non si creda, come alcuni commentatori hanno provato a supporre, che la Chiesa finirà di sostituirsi allo Stato, dopo tutto il resto, anche nella determinazione di appartenenza alla camorra o alla mafia. Forse è questo che quei commentatori desiderano: che sia il prete della parrocchia a stabilire se qualcuno è un malavitoso, sulla base delle dicerie dei parrocchiani, e non il giudice del tribunale, sulla base dei testimoni dell’accusa. Forse dietro all’entusiasmo per le vuote parole del Papa c’è la credenza, questa sì da “scomunicare”, che esistano istanze di giustizia e di morale “superiori” alle leggi e ai tribunali degli uomini. Quando invece, come ben sappiamo nel caso dei camorristi e dei mafiosi, quelle supposte istanze “superiori” non sono altro che le stesse che essi stessi seguono, da bravi cristiani ma pessimi cittadini. E’ proprio perché camorristi e mafiosi fanno la comunione, che la Chiesa si preoccupa di scaricarli. Ma sono i concreti fatti laici, e non le vuote parole religiose, che servono per contrastare le azioni criminali che essi compiono nella società, indipendentemente dai riti che essi praticano in Chiesa. (23 giugno 2014)

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: tigerag
Data di creazione: 22/02/2009
 

IL MIO PROFILO FACEBOOK

https://www.facebook.com/profile.php?id=1468604216

 

ECCE HOMO: LUIGI FERRARIO

 

SITI INTERNET

http://www.net-parade.it/ attestato_riconoscimento.aspx? sito=libero.blog.it/empaticamente&t=1

 

LEONARDO DA VINCI: SAN GIOVANNI BATTISTA

 

BACCO, LEONARDO DA VINCI

 

GRANDI ITALIANI: RENZO DE STEFANI

Ora in pensione, ha dato impulso al movimento LE PAROLE RITROVATE (potete accedere al sito da questo blog) che ha messo le basi per un ripensamento radicale della psichiatria nello spirito basagliano.

 

MAGRITTE, LA CONDIZIONE UMANA 1935

 

 

 

giudichiamo alla stregua della nostra vita ciò che vediamo nascere e perire.

 

 

QUI SOTTO  IN "TUTTI I TAGS" TROVERETE LE AREE TEMATICHE CHE HO TRATTATO

 

TAG

 

L'INNOCENZA DI WILLIAM BOUGUEREAU

THE DIVINE IMMAGE BY WILLIAM BLAKE

La Divina Immagine
William Blake - da Songs of Innocence (1789-94)
traduzione di G.Ungaretti

Grazia, Amore, Pace, e Pietà
Chi è negli affanni prega,
E ad esse virtù che liberano
Torna l’animo grato.
Grazia, Amore, Pace, e Pietà
E’ Iddio, Padre caro,
Grazia, Amore, Pace e Pietà
E’ l’uomo, Suo figliolo e Suo pensiero.
La Grazia ha cuore umano;
Volto umano, Pietà;
Umana forma divina, l’Amore,
E veste umana, Pace.
Ogni uomo, d’ogni clima,
Se prega negli affanni,
L’umana supplica forma divina,
Amore e Grazia e la Pietà e la Pace.
Da tutti amata sia l’umana forma,
In Turchi si mostri o in Ebrei;
Dove trovi Pietà, l’Amore e Grazia,
Iddio sta di casa.

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

SALVADOR DALI, SCULTURA

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

BLOGNEWS

BlogNews è un sistema di editoria sociale che valorizza il ruolo dei blogger nel panorama dell'informazione.

https://www.blog-news.it/

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

ULTIMI COMMENTI

Ciao Tigerag, sono Daniele di Ferrara ed ho letto la tua...
Inviato da: QUATTROdgl
il 19/07/2018 alle 17:32
 
ho visto il film, ho letto la sua storia incredibile, ho...
Inviato da: domenico
il 12/07/2017 alle 09:47
 
Ho letto molto volentieri questo articolo. mi piace il tuo...
Inviato da: diletta.castelli
il 23/10/2016 alle 16:31
 
Complimenti !!!
Inviato da: Giorgio
il 21/10/2016 alle 09:37
 
a ca mi so da Mestre ciò. Tua casella postale piena
Inviato da: pgmma
il 25/07/2016 alle 14:24
 
 

TAG

 

ARTHUR RAKHAM

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963