Creato da Pitagora_Stonato il 12/07/2010

EREMO MISANTROPO

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« Ma quando l'aforista è ...Anatoly Repin? »

Dell'amore e di altri demoni

Post n°726 pubblicato il 18 Aprile 2014 da Pitagora_Stonato
 

«"Oh bel sembiante per mia sventura incontrato".» 

Lei non capì. «E' un verso del nonno della mia trisnonna» le spiegò lui. «Ha scritto tre egloghe, due elegie, cinque canzoni e quaranta sonetti. E quasi tutti per una portoghese senza grandi attrattive che non fu mai sua, in primo luogo perché lui era sposato, e in secondo perché lei si sposò con un altro e morì prima di lui.»

 «Frate pure lui?»

 «Soldato» disse Cayetano. 
Qualcosa si mosse nel cuore di Sierva María, perché volle riascoltare il verso. Lui lo ripeté, e questa volta proseguì, con voce intensa e bene articolata, fino all'ultimo dei quaranta sonetti del gentiluomo d'amore e armi, don Garcilaso de la Vega, morto nel fiore degli anni per una sassata in guerra.

Quando ebbe finito, Cayetano prese la mano di Sierva María e se la posò sul cuore. Lei vi sentì dentro il fragore della sua bufera.

«Sono sempre così» disse lui.

E senza lasciare tempo al panico si liberò della materia torbida che gli impediva di vivere. Le confessò che non passava un istante senza pensare a lei, che tutto quanto mangiava e beveva aveva il sapore di lei, che la vita era lei a ogni ora e ovunque, come solo Dio aveva il diritto di esserlo, e che il godimento supremo del suo cuore sarebbe stato morire con lei. Continuò a parlarle senza guardarla, con la stessa fluidità e lo stesso calore con cui pregava, finché ebbe l'impressione che Sierva María si fosse addormentata. Ma era sveglia, con i suoi occhi da cerva impaurita fissi su di lui.  Si azzardò solo a domandare:

"E adesso?"

"Adesso nulla" disse lui. "mi basta che tu lo sappia"

(...)

Il panico era stato sostituito dall'affanno del cuore. Delaura non aveva tregua, faceva le cose come gli venivano, fluttuava, fino all'ora felice in cui fuggiva dall'ospedale per incontrare Sierva María. Arrivava ansante nella cella, inzuppato dalle piogge perpetue, e lei lo aspettava con tale inquietudine che il solo sorriso di lui le restituiva il respiro. Una notte fu lei a prendere l'iniziativa con i versi che imparava a forza di ascoltarli: «"Quando indugio a contemplare il mio stato e a guardar la strada lungo cui mi hai condotto"» recitò. E domandò con malizia:

 «Come continua?»

 «"Io finirò per abbandonarmi senza arte a chi saprà perdermi e finirmi"» disse lui.

Lei lo ripeté con la stessa tenerezza, e continuarono così sino alla fine del libro, saltando versi, scombinando e sovvertendo i sonetti per convenienza, giocandoci a loro piacimento con un dominio da padroni. Si addormentarono di stanchezza. 

(...) 

Di notte tardi, dopo una giornata intera di delizie, si sentivano amati da sempre. Cayetano, un po' per scherzo e un po' sul serio, si azzardò a sciogliere il laccio del corpetto di Sierva María. Lei si protesse il seno con le mani, e ci fu un lampo di furia nei suoi occhi e una raffica di rossore le accese la fronte. Cayetano le afferrò le mani col pollice e l'indice, come se fossero di fuoco vivo, e gliele allontanò dal petto. Lei cercò di resistere, e lui le oppose una forza tenera ma risoluta.

«Ripeti con me» le disse: «"Infine alle vostre mani sono venuto"».

Lei obbedì. «"Dove so che mi toccherà morire"» proseguì lui, mentre le apriva il corpetto con le sue dita gelate. Lei lo ripeté quasi senza voce, tremando di paura: «"Affinché solo in me fosse provato quanto taglia una spada in un'arresa"». Allora la baciò sulle labbra per la prima volta. Il corpo di Sierva María rabbrividì con un gemito, sprigionò una tenue brezza di mare e si abbandonò alla sua sorte. Lui le percorse la pelle con la punta delle dita, quasi senza toccarla, e visse per la prima volta il prodigio di sentirsi in un altro corpo. Una voce interiore gli fece vedere quanto lontano era stato dal diavolo nelle sue insonnie di latino e greco, nelle estasi della fede, nei romitaggi della purezza, mentre lei conviveva con tutte le potenze dell'amore libero nelle baracche degli schiavi.

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