Creato da Pitagora_Stonato il 12/07/2010

EREMO MISANTROPO

se non avete nulla da aggiungere astenetevi. Grazie

 

Messaggi di Ottobre 2016

offertona

Post n°1387 pubblicato il 24 Ottobre 2016 da Pitagora_Stonato
 
Tag: offerta

 

 

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ops, l'ho fatta arrabbiare...

Post n°1386 pubblicato il 19 Ottobre 2016 da Pitagora_Stonato
 
Tag: osp

 

Stai calma.

Se un domani i costumi ti imporranno di indossare la barba per sentirti apparire femminile non ho dubbio che la indosserai!

 
 
 

R.I.P.ost - Il paese dei Mezarąt - Dario Fo

Post n°1385 pubblicato il 13 Ottobre 2016 da Pitagora_Stonato
 

Io ero affezionato a quel giardiniere così, dopo qualche settimana, sono andato alla Neuro di Varese a fargli visita insieme al Giuda e al Tajabis, due amici che avevano un paio d'anni .più di me. Il Sereno pareva abbastanza tranquillo, come detta il suo nome, e si è dimostrato stracontento di vederci e soprattutto ansioso di confidarci il fatto che l'aveva mandato via di testa. E lì, nel parlatorio, si è dato a raccontare: "Tutto è cominciato per via dei rampicanti cresciuti a sparacchio addosso alle statue del parco, così fitti da farle scomparire. Il padrone mi aveva ordinato: `Bisogna estirpare quei rampicanti, altrimenti mi spaccano a pezzi le statue...'.

"Armato di falcetto, tronchese da ramo e segaccio ho cominciato a sgorbiare i rampicanti... con calma, che guai a grattargli la pelle. Fra quelle statue c'erano alcune copie di epoca romana Si ritrovavano talmente ricoperte di rami e foglie, che manco si riconosceva se fossero maschi o femmine. Cominciavo a smozzare i tronchi dei rampigi alla base... I piedi erano i primi a venir fuori. Dai piedi degli antichi non si riesce a indovinare il sesso della statua. Andando in su gli ho liberato le gambe... lunghe... tornite con leggerezza... era di sicuro una donna... o forse era Apollo, che è quasi lo stesso... La differenza la fanno il birolo e la cetra.

"E infatti era proprio lui, il dio della musica, col suo chitarrone. Tutto nudo... uno straccetto ben panneggiato intorno ai fianchi... ma non serviva a niente, tanto mostrava tutto per intero il suo pirolo... piccolo e discreto. Gli dèi non hanno mai bisogno di strafare.

"La seconda statua che ho liberato, invece, era proprio una femmina. Bellissima, era fatta su nei glicini e nei potos. Taglia e ritaglia sono spuntate le gambe come colonne... il pube... i fianchi... i glutei... che meraviglia! E più in su sono emersi il ventre e poi le zinne. Mi tremavano le mani liberando quei due tondi leggeri. Sembrava respirasse. Alla fine sono spuntati fuori il collo e la faccia, con la bocca e gli occhi... Sorrideva e mi guardava.., proprio a me... dolcissima. Come a dire `Grazie di avermi liberata!'.

"Ma dico, sono scemo? Cosa mi so mettendo in testa? Mi viene da farle una carezza e scorro le dita e le palme sulle guance... una scivolata da fremito! Chissà che dea è? Magari è una ninfa.., sì, di sicuro una ninfa.

"Sono lì con 'st'incanto addosso, quando mi scappa l'occhio sulla destra e m'imbatto nell'Apollo che mi fissa, anzi, punta la ninfa. Oh bella, non mi ero accorto che avesse la faccia voltata di qua! Vado vicino, sbircio l'attaccatura del collo.., la tocco: è calda, anzi scotta come se la pietra si fosse torta. Di certo è per via della sfrisata dei rami che gli ho strappato via di lì. Ridò un'occhiata alla ninfa: ha una mano al seno... e sembra si sia girata un poco di spalle come imbarazzata per lo sguardo troppo insistito di Apollo. Eh no, basta! Sto andando in strambola!. Stop all'incubo! Diamoci da fare a liberare l'altra scultura. La terza.

"Mi viene tutto più facile. Ormai ci ho preso la mano. Mozzo rampicanti come un tosamontoni. Ecco, spunta il busto... è un altro maschio... però qui c'è una coda da animale... ma tutta ingarbugliata come si ritrova questa statua dentro una rezzola di edera-focus. Non si riesce a indovinare che razza di postura tenga... Ah ecco!, appena la libero dal grosso dei rami salta fuori il quadrupede. È un uomo a cavallo? No, è un centauro!

"Muscoli tesi e nervosi, un bel pettorale, e sotto fra le cosce di dietro, un gran bindorlone... erto e spocchioso... I cavalli non hanno il senso della misera. In più, 'sto quadrupede, impugna un arco con tanto di freccia incoccata, il tutto fuso in bronzo. Come per caso, la ninfa volge il viso verso il centauro. Anche lo sguardo dell'uomo a cavallo sembra incollato agli occhi della femmina. Amore monumentale a prima vista? Sono fuori di testa.         _ .

"Sta venendo scuro. Me ne vado. Ritorno la mattina dopo. Porca d'una miseria... il centauro non c'è più! Per terra c'è soltanto la faretra con due frecce... nient'altro... Vuoi vedere che l'han rubato?... Sul prato è rimasto tutto un solco, come l'avessero strascicato. Seguo il solco e mi ritrovo alla scuderia.., c'è il portone spalancato... mancano dei cavalli... mi guardo intorno: meno male, sono tutti laggiù allo stagno che bevono. Li vado a riacchiappare. Cristo, ce n'è uno dentro l'acqua tutto affondato... Ma cos'è tutto 'sto sangue? Un cavallo senza testa?! No, è il centauro decapitato!

"Inciampo in qualcosa... che ci sta a fare qui la mia scure? Sento gridare. È la signora Lazzarini che mi chiama... la voce viene da laggiù, dove ci sono le statue. La raggiungo di corsa, con lei c'è anche il padrone. Sono sconvolti. C'è l'Apollo steso a terra con una freccia di bronzo conficcata nel petto... La statua della ninfa è ancora in piedi, ma con le braccia sollevate in aria in un gesto disperato e trionfante insieme, con la mano sinistra tiene l'arco.

"Chi ha combinato 'sto disastro?', quasi mi aggredisce la signora. `Questa mazza di ferro di chi è?' La solleva da terra togliendola dalle dita serrate di Apollo. `Non mi dirai che fa .parte della statua? Apollo con la mazza!?'

"'No, la mazza è mia signora... anche la scure che ha scorzato in due il centauro è mia... ma io non ne so niente... e anche non capisco cosa ci faccia lei, la ninfa, con l'arco in mano.., e con le braccia spalancate in aria.., che prima le teneva abbassate, sono sicuro... con una mano sul seno.., tutta un po' girata, così... Sì, di certo stanotte qualcuno le ha spostate. 'Ste sculture mica si sono mosse da sole. Chi ha messo l'arco in mano alla ninfa? Ce l'aveva il centauro che adesso sta affogato nel lago senza testa.'

"I padroni mi fissano increduli, mi tempestano di domande. `Scusate se azzardo, ma per me qua è scoppiata una vera e propria tragedia. Avevo notato subito come si guardavano, lei e lui... il mezzo cavallo.., con una voglia! E soprattutto dovevate vedere la faccia tirata dell'Apollo.., proprio smorto come una statua d'un goloso! Posso giurarci, è lui, l'Apollo, che ha fatto a pezzi il centauro, e la ninfa poi, stravolta dal dolore, s'è vendicata sfilzandolo di frecce.'

"Il padrone scoppia a ridere: `Tragedia d'amor e gelosia tra monumenti?'. `Ma dico, non penserete che abbia combinato tutto io da solo 'sto casino. A parte che per portare fino laggiù nel laghetto 'sto sacripante del centauro ci vorrebbe il trattore... No, io il trattore non l'ho toccato... Il tronco del centauro è sul trattore? Non ne so niente... Basta! Voi mi volete far andar fuori di matto! Ma che è, uno scherzo? Io non ci sto!'

"Insulti, sghignazzi, minacce... E alla fine eccomi qua in manicomio. Sono tutti pazzi".

 

 
 
 

E ricordo un sogno...

Post n°1384 pubblicato il 04 Ottobre 2016 da Pitagora_Stonato
 

 

Incagliato così, in un'altra occasione, in una regione di spessa sabbia, attendevo l'alba. Le colline d'oro offrivano alla luna il versante illuminato, e versanti d'ombra salivano fino alla linea di displuvio della luce. Su quel cantiere deserto, di ombra e di, luna, regnava un silenzio da sospensione del lavoro, ed anche un silenzio di trappola, in seno al quale mi addormentai.

Quando mi ridestai, null'altro vidi che la conca del cielo notturno, poiché ero steso su un crinale, a braccia spalancate e col viso rivolto a quel vivaio di stelle. Non avendo ancora capito quali profondità fossero, quelle, fui colto dalla vertigine, nell'assenza di una radice alla quale trattenermi, nell'assenza di un tetto, di un ramo tra quelle profondità e me, che ero già sganciato, consegnato alla caduta come un tuffatore.

Ma non caddi. Mi scoprii annodato alla terra, dalla nuca ai tacchi. Mi sentii come acquietato, per il fatto di abbandonarle il mio peso. La gravitazione mi apparve suprema come l'amore.



***


 

La terra, così, è deserta e feconda al tempo stesso. Feconda d’orti segreti, nascosti, che si raggiungono difficilmente, ma ai quali sempre, un giorno o l’altro, il mestiere ci riconduce. Può darsi che la vita ci stacchi dai compagni, c'impedisca di pensare molto a loro, ma da qualche parte, non si sa bene dove, essi esistono, silenziosi e dimenticati e tuttavia talmente fedeli! E se incrociamo il loro cammino, ci danno manate sulle spalle con belle esplosioni di gioia! Certo, siamo abituati ad aspettare...

Ma scopriamo, a poco a poco, che, di quello, non udremo mai più il riso squillante, scopriamo che, quell'orto, ci è precluso per sempre. Comincia allora il nostro lutto vero, non straziante, ma un poco amaro.

Nulla mai, infatti, sostituirà il compagno perduto. I vecchi compagni non si creano. Nulla vale il tesoro di tanti ricordi in comune, di tante ore brutte vissute insieme, di tanti screzi, rappacificamenti, slanci del cuore. Non si ricostruiscono, amicizie come quelle. E’ vano piantare una quercia sperando di poter godere in breve tempo l'ombra del suo fogliame.

La vita va così. Prima ci si arricchisce, si pianta per anni; ma vengono le annate in cui il tempo disfa questo lavoro, e disbosca. I compagni, ad uno ad uno ci privano della loro ombra. E da allora in poi si mescola, al nostro lutto, il segreto rammarico d'invecchiare.



da " Terra degli uomini" - A.de Saint-Exupéry

 

 

 
 
 

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