EREMO MISANTROPO
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Messaggi del 07/10/2014
Post n°943 pubblicato il 07 Ottobre 2014 da Pitagora_Stonato
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Post n°942 pubblicato il 07 Ottobre 2014 da Pitagora_Stonato
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Post n°941 pubblicato il 07 Ottobre 2014 da Pitagora_Stonato
Si chiamava Sonia. Nelle sue vene scorreva sangue polacco, ma lei era di Palombara Sabina. Biondina, sorridente, equilibrata, serena, senza alcuna voglia di stare sui banchi. Spensierata come poche, non aveva difficoltà ad ammettere la propria apatia. Era stata coccolata da piccola e continuava a fare tenerezza anche a quindici anni. Studiare sui libri? Ma quando mai! La stuzzicavo dicendo:
«Smettila di fare soltanto la margherita sul prato!» Lei mi rispondeva così:
«A professo', io nun vòjo cresce!»
Guardavo fuori dalla finestra i paracadutisti che scendevano lenti sull'aeroporto di Guidonia, nei cui pressi sorgeva la scuola. Ero alle prime armi e ancora non avevo individuato néi ripetenti i miei scolari preferiti. Mai avrei immaginato che un giorno mi sarebbe venuto in mente di tesserne l'elogio. Tuttavia già allora mi sentivo spinto verso i più negligenti. A pensarci oggi, sembra incredibile che potessi leggere in aula addirittura I racconti di Kolyma di Varlam Salamov. Certo non tutti, soltanto alcune pagine. Le classi dell'istituto tecnico commerciale possedevano un sufficiente grado di scolarizzazione. E io ne approfittavo.
Sonia non ne voleva sapere. Mentre i compagni accettavano senza discutere le fotocopie che avevo distribuito, lei, candida come una rosa, chiedeva sorpresa:
«Pure io lo devo da fà?»
Te lo diceva in modo talmente scoperto, nella flagranza piena del suo esibito disimpegno, che non potevi fare a meno di prenderla in simpatia. Lei, furbetta, spingeva ancora di più sul pedale della recita, fino al punto che quel giorno, stanca di limitarsi a guardare il soffitto e al massimo rifarsi il trucco, decise di proporsi nel ruolo di segretaria.
È il classico escamotage del ripetente: pur di sottrarsi alla fatica e alla noia del lavoro di gruppo,
a preferisce affiancare il professore aiutandolo a compilare il registro di classe, oppure a consegnare i fogli del compito, o a segnare le assenze. Così Sonia si sedette vicino alla cattedra e quando attaccai coi Carpentieri pareva persino attenta.
Nella prima pagina di quello straordinario racconto il grande scrittore russo stringe tutti noi nella morsa siberiana e, come di certo ricorderà chiunque l'abbia letto, accenna alla singolare capacità con cui i veterani del gulag stabilivano, senza termometro, i gradi di freddo:
"Se c'è una nebbia gelata, fuori fa meno quaranta; se l'aria esce con rumore dal naso, ma non si fa ancora fatica a respirare, vuol dire che siamo a meno quarantacinque; se la respirazione è rumorosa e si avverte affanno, allora meno cinquanta. Sotto i meno cinquantacinque, lo sputo gela in volo."
Sonia, senza leggere il testo, ma semplicemente ascoltando me, sembrava rapita. La bocca aperta, gli occhi sgranati, la faccia seria. Al termine avrei voluto dirle: ehi! svegliati! Scendi giù dal trono.
La cosa più sorprendente fu il riassunto che mi consegnò il giorno dopo, contenta di avere qualcosa da darmi: non la trama dei Carpentieri, ma un ricordo del nonno, il quale durante la guerra(era rimasto congelato alle gambe. Grazie a Salamov, Sonia finalmente aveva capito i racconti del vecchio prigioniero. da "Elogio del ripetente" Eraldo Affinati
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