Creato da: eric65v il 12/09/2008
LA SOCIETA'

A TE AMICO MIO...

22/7/2008

IERI... UN ANNO FA

Stavamo lavorando insieme. Decidemmo di smettere alle 11.30. Era sabato. Io dovevo andare ad un laghetto di acqua sorgiva con degli amici. Tu...tu eri invitato a pranzo da amici.

Ci lasciammo erano le 11.35.

Alle 11.57 una telefonata.....Enzo vieni....-Carmine ha fatto un incidente-

Arrivai sul posto. La moto era nel campo. La... mia moto... era nel campo... Tu...tu eri in terra coperto da un lenzuolo.

Il poliziotto non voleva farmi avvicinare. Mi arrabbiai molto e lo feci da parte.

Mi avvicinai e tolsi il lenzuolo. Sul tuo volto era abbozzato un mezzo sorriso. Non un segno, non una escoriazione. Un mezzo sorriso.

Mi voltai verso il poliziotto e dissi -è svenuto, ma non si è fatto niente- il poliziotto....rimise il lenzuolo sul tuo corpo e mi spostò da parte.....dicendomi... - mi dispiace....-

Non capivo....non potevo capire.

20 minuti prima stavamo ridendo e scherzando insieme...

Addio amico mio. Hai lasciato questo mondo con un sorriso

Addio amico mio....mi hai lasciato....mi hai lasciato ed io avevo bisogno di te.

Addio amico mio...hai sempre chiamato me per risolvere le tue questioni, ora...ora io avrei bisogno di te e....tu non ci sei più.

Ieri....un anno fa.

A te.... AMICO MIO


 

 

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HEHEHEHE VI TENGO D'OCCHIO

 
 

IN QUANTI SIETE?

 
 

L'AMORE...

Gli amori più duraturi sono quelli
non corrisposti: ti restano nel
cuore, conficcati come una
scheggia, per sempre. E ad
ogni respiro ti mozzano il fiato.
E ad ogni battito ti straziano
il cuore. E se anche poi col
tempo possono fare meno
male, ogni volta che vedrai la
pioggia battere sui vetri, quella
scheggia che dà lì non se ne
mai andata ti ricorderà con
una fitta che il tuo cuore
non ha mai smesso di sanguinare
 per quel dolce sogno svanito.
 

 

 

La stoltezza umana

Post n°910 pubblicato il 11 Settembre 2016 da eric65v

Va da se che se si parla di morti, specialmente innocenti, non viene voglia di fare polemiche o sarcasmo. Ma, davanti a certe cose proprio non mi riesce di stare zitto.
L'11 settembre è senz'altro un momento che riecheggerà nella nostra mente e nel corso dei decenni, come un giorno funesto, un giorno terribile. Buio e denso di tenebre che si sono alzate da quel giorno e ancora oscurano uomini e donne; città e nazioni. Ma perché lo ricordiamo? Per le centinaia o migliaia di morti? Per l'inaspettato e assurdo atto in se? Lo ricordiamo per quali di questi motivi?
Perché non si ricordano le centinaia e migliaia di civili, uomini, donne e bambini che sono stati orrendamente uccisi dagli americani e da nazioni europee tra iracheni, afgani, siriani, libici.
Di tutte le vittime dell'11 settembre, il loro nome compare nel luogo dell'assurda ferocia e inaudita disumanità dimostrata, come a ricordare e commemorare l'evento. Il nome del singolo individuo, strappato prematuramente alla vita, viene immortalato su una lapide in luogo pubblico.
Quanti nomi di quelli uccisi in modo assurdo dalla ferocia di assassini con la divisa, viene scritto, ricordato.
E dei nativi d'America? Quante lapidi con tutti i nomi di quei poveri uomini, donne e bambini vengono ricordate. A migliaia e centinaia di migliaia venivano massacrati dai nuovi occupanti. Qualcuno ricorda di commemorare questi? Qualche nome compare in luogo pubblico, come a ricordare che è stato strappato alla vita dalla deficienza umana? Eppure si trattava sempre di esseri umani.
Non vi ingannate e non fatevi ingannare: voi vi ricordate dell'11 settembre, perché dei criminali e assassini, vogliono imbrigliare le vostri menti, facendovi credere che i buoni sono loro mentre i cattivi quegli altri.
Ma, se solo ragionate col vostro cervello, vi renderete conto che chiunque uccide un uomo, per potere, razza, denaro, religione o motivi ideologici, anche se indossa una divisa, è e resta un volgare assassino. Gli americani che piangono i loro morti, non sono diversi da madri e padri che hanno perso i propri figli che gli americani o europei hanno assassinato: solo che nel caso degli americani e europei, viene messo un megafono per i lor morti...
SVEGLIAAAAA

 
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Qualche riflessione

Post n°909 pubblicato il 28 Agosto 2016 da eric65v

 

Premessa: ciò che dirò non esclude il dolore avvertito per le popolazioni colpite, ma quanto scrivo, serve solo come input a riflettere in modo diverso da come ci hanno abituato o, nel mio caso, vogliono abituarmi.

Avete mai fatto caso alla macchina "solidale" che si mette in moto in occasioni di sciagure o tragedie come alluvioni o terremoti? Tutti i media pronti a fare propaganda per un'associazione "umanitaria" piuttosto che un'altra. Veniamo letteralmente tempestati da numeri di telefoni cui far confluire 1, 2 o più €.
A livello nazionale e istituzionale si mobilita la Protezione Civile, anch'essa con a disposizione un numero di emergenza, affinché si possa inviare del denaro che verrà, dicono, utilizzato per la zona disastrata o per i residenti dell'area colpita.
Sapete dove sono finiti gli euro inviati telefonicamente, col classico sms da 1 o 2 euro, nel caso dell terremoto dell'Aquila? Sono nelle banche, in mano ai banchieri. L'obiettivo, secondo il numero 1 della Protezione Civile dell'epoca, Bertolaso, dando quei milioni di euro raccolti, alle banche, queste avrebbero concesso tassi agevolati ai richiedenti aquilani per la ricostruzione delle loro case. Non è stata fatta nessuna agevolazione. Ma non voglio parlare di questo. La riflessione è un'altra.

Come mai, a livello statale, quando ci sono disastri che colpiscono centinaia o migliaia di persone, non si trovano mai i soldi e si deve essere solidali inviando denaro? Avete mai sentito dire che si dovesse essere solidali, inviando 2 € per comprare gli F35?
Perché per pagare gli stipendi ai vari onorevoli, deputati, senatori, assessori regionali e presidenti delle regioni con i loro lacche, gli euro, ci sono sempre e non si trovano in questi casi dove veramente ce n'è bisogno? 
Perché per i partiti politici avanza sempre un miliardo circa di euro, anche se un referendum aveva stabilito che non fosse più versato un centesimo ai partiti, e per i poveri disgraziati che soffrono a causa di disgrazie non ci sono mai?

Scusate il francesismo, ma mi sono rotto i coglioni di leggere che si deve mettere "Mi piace" o condividere dei link che dicono di abbassare gli stipendi ai politici. Non serve a un cazzo che io metta mi piace o che condivida sulla mia pagina.

Si deve obbligare il governo a devolvere i soldi delle tasse ai poveri disgraziati di queste tragedie e non per comprare gli F35. Per farlo, non si deve mettere "Mi piace". Si deve smettere di pagare le tasse, mandando un chiaro segnale secondo cui il modo che hanno di gestire il denaro, a noi non sta bene.

Ma... è solo perché sono un po' incazzato...

 

 

 
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Non so...

Post n°908 pubblicato il 20 Luglio 2016 da eric65v

... non so dove tu sia. Non so dove sono io.
E non so. Non so cosa sia di te. So solo di me: che non so.
Solo io, ancora, so di te e, so che non so di te... non più.
Io, di me, non so: non so più niente. So solo che sono solo.
Vorrei tanto sapere di te e capire di me, di cosa sono e apprendere cosa sei tu e se sai di me... che vorrei sapere di te...
Enzo

 
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Non dimentico

Post n°907 pubblicato il 17 Luglio 2016 da eric65v

Difficilmente dimentico una persona. Alcune possono essere state anche solo una piccola parentesi della mia vita ma, se ha modificato il mio umore in quella occasione, difficilmente la dimentico. Le persone non credo che si possano dimenticare. Credo che a ognuno capiti, in momenti riflessivi, in occasioni di pacata solitudine o momenti meditabondi, di riportare alla mente occasioni in cui si è condiviso uno spaccato della propria vita. Non si puoi dimenticare chi ti ha fatto sorridere o chi ti ha fatto riflettere. Credo che in ogni occasione, quando, appunto, si condivide con una persona una esperienza di vita e lo si fa volentieri, subentri una piccola forma di amicizia sincera. L'amicizia è un sentimento potente e, come tale, lascia una sua traccia nel nostro cuore.
Inoltre non si potrà mai dimenticare chi ti ha fatto battere il cuore. Se qualcuno/a ci ha fatto versare qualche lacrima, non credo che si possa dimenticare.
Sì...Le persone non si dimenticano... Io non dimentico.
Nel tempo cambia il modo in cui noi le vediamo. Gli assilli della vita o, forse nuove esperienze, ci obbligano a modificare il ricordo pressante che hanno occupato dentro di noi per qualche tempo, ma non si dimenticano. Forse si affievolisce quella pressante dimensione che occupava tutti i nostri pensieri. Alcune persone hanno letteralmente stravolto la nostra vita e se siamo quello che siamo, forse è dovuto, direttamente o indirettamente, proprio a ciò che siamo diventati dopo aver conosciuto "quella persona". All'esperienza che ci ha coinvolto con lei/lui. Il nostro modo di pensare, il nostro approccio con altri o con altre situazioni, ha assunto nuove o differenti caratteristiche, grazie a "quella persona".
Non credo che io possa dimenticare chi ha lasciato per anni un solco nel mio cuore e ha eclissato tutto quello che mi circondava, ma non posso nemmeno dimenticare alcune persone che hanno solo lambito la mia vita, regalandomi un piacevole senso di serena pace o un'intensa e piacevole occasione. Penso che le condizioni di vita contingenti ci hanno portati su lidi diversi e distanti, ma... No, non dimentico...

 
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IL MIO ECCE OMINIDE

Post n°906 pubblicato il 20 Aprile 2016 da eric65v

Andare a mangiare la pizza nella pizzeria conosciuta e sentirsi chiedere dalla titolare se mi fermo perché deve avvisare un signore, potrebbe suonare strano e, forse, anche un po' inquietante. Ma se poco dopo si vede arrivare un signore con in mano il mio libro per cercarmi una dedica con autografo, può sembrare relativamente gratificante. Ma se quest'uomo si sente esaltato nel potermi stringere la mano e, ad alta voce, dire che non ha mai letto un libro più illuminante del mio Ecce ominide, bé, credo che possa voler dire veramente qualcosa... 

 
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Post n°905 pubblicato il 27 Gennaio 2016 da eric65v

Alcuni viaggi intrapresi, non hanno orizzonti. Quando li intraprendi, non sai dove ti porteranno. Sono terre sconosciute, sommerse e desolate. Oppure terre lussureggianti. Non lo sai. Tu non lo sai.
Forse con quel viaggio intrapreso verserai lacrime, forse ci saranno gioie. Non lo sai. Tu non lo sai.
Una cosa sai.
Quando torni, sei diverso. Hai altri occhi. Vedi cose differenti. Sono le stesse cose di prima, ma le vedi diverse.
Sei cambiato quando torni. Non lo sai. Tu non lo sai. Ma quando torni sei cambiato.
Sempre in meglio... 

 
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LA PREMIAZIONE DEL MIO 'ECCE OMINIDE'

Post n°904 pubblicato il 04 Gennaio 2016 da eric65v

 

Enzo Riccio - Ecce ominide
Premiato alla 4° edizione del concorso internazionale La finestra eterea nella sezione libri prosa in ex aequo con coppa 2° posto

Ecce ominide

Un'estrapolazione, certosina e professionale , dal sapere;
presentata in modo armonico e godibile .
Utile per i pensieri liberi sui dubbi e le domande
di ciò che siamo, cosa eravamo e dove andiamo,
senza ombra di interferenza alcuna
da parte dell'autore.

 

 
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COSE' L'AMORE?

Post n°903 pubblicato il 03 Gennaio 2016 da eric65v

Mi chiese cos'è l'amore. La guardai diritto negli occhi. Non risposi subito. Desideravo notare qualche sua inflessione che poteva trasparire dal suo sguardo. Lei mi squadrava, ma senza far trasparire una sola smorfia o cedimento solo percettibile.
Quindi cercai, facendo mente locale, di dirle che l'amore equivale al sapersi donare senza condizionamenti, senza tentennamenti. In modo spontaneo, totale e privo di qualsiasi secondo fine.
A questa spiegazione reagì, quasi seccata, dicendo che ero stato troppo tecnico.
In verità anche io non mi sentivo soddisfatto dalla spiegazione sommaria e priva di coinvolgimento con la quale l'avevo, ormai, abituata da tempo.
L'amore.
L'amore è una follia. L'amore è uno stato di incontenibile e indefinibile estasi. E' una condizione entro la quale nessuna fibra del tuo corpo si sente esclusa e anche a livello mentale ti senti piena, completa, non bisognosa o mancante di niente. Sei soddisfatta soltanto perché l'oggetto del tuo amore ti è di fronte, ti guarda e ti sorride.
L'amore è follia perché non ha confini razionali. Vivi come in una specie di limbo: non sei ne qui e nemmeno là. Il tempo non scorre per chi è innamorato: non esiste quando sei insieme a lei e non passa quando di lì a poco la incontrerai.
L'amore è folle perché tutto il resto del mondo sembra essere stato chiuso fuori: non esiste. Sei solo con lei e vuoi stare solo con lei, perché gli altri non esistono.
L'amore è anche poesia, perché qualsiasi cosa ti avvicina a lei e quando c'è lei c'è il sole e anche se dovesse piovere ti viene spontaneo danzare sotto la pioggia. Il musetto di un gattino, ti riporta alla mente lei, il suo sorriso. Un cielo stellato ti fa ricordare i suoi occhi scintillanti e anche se ci fosse buio ti fa sentire illuminato dentro, perché lei è con me.
L'amore è fantastico, perché solo con lei ti senti un leone, un guerriero, un eroe, ma anche un gattino, un fiorellino, un peluche.Ti senti grande ma anche piccolo, potente ma anche debole. Con una infinita voglia di dare, ma anche con il desiderio di ricevere.

 
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FESTEGGIARE? COSA?

Post n°902 pubblicato il 02 Gennaio 2016 da eric65v

Ho interrogato il cane di mia sorella. L'ho guardato negli occhi. Ho notato il suo stupore e il suo terrore.
Anche il suo gatto non è sfuggito ai miei inquietanti pensieri. Occhi sbarrati di chi si sente fuori luogo. Di chi d'improvviso pensa che qualcosa di nefasto stia per accadere. Voleva dileguarsi e sparire.
La mia domanda pressante era il loro stesso interrogativo. Mi vedevo nei loro occhi presi da terrore: Cosa succede? Perché gli umani fanno così?
Mi sono spesso chiesto cosa passasse per la testa degli animali che teniamo come fedeli compagni, davanti alle incoerenze dei loro amici umani. Cosa spinge l'uomo a ritenere un giorno differente da un altro, se nulla è cambiato nelle sua vita, nella vita di chi abita lo stesso paese, la stessa città, la stessa nazione... lo stesso pianeta. Come possiamo permetterci di festeggiare un giorno come preludio di cose nuove e/o migliori, se non c'è nessun preludio, nemmeno un piccolo presupposto. Niente che faccia presagire che veramente qualcosa cambierà nel prossimo futuro. Quale follia ci spinge a fare festa quando intorno a noi, noi come nazione Italia, ci sono disperati senza speranza di veder cambiata la propria situazione. Come possiamo essere così dementi da non capire che milioni di persone muoiono letteralmente di fame, di stenti. Muoiono bambini per la deficienza morale di alcuni che vendono armi che serviranno a renderli orfani. Migliaia di piccoli indifesi moriranno di stenti a causa dell'inquinamento di terreni, acqua, aria, flora o fauna, ma serviranno a portare a noi quella fittizia sensazione di sazietà e maledetta opulenza criminale.
Dove si trova la nostra umanità in questi frangenti?
Vorrei festeggiare solamente quando verrò a conoscenza che non ci sono persone che arricchiscono vergognosamente a discapito di altri esseri umani simili a loro.
Per me tutti i giorni sarebbe festa se venissi a sapere che i soldi per gli armamenti si utilizzano per gli ospedali. Che invece degli F35 si investono soldi nell'istruzione messa a disposizione di tutti indistintamente. Sarà festa quando verrò a conoscenza che ogni padre di famiglia potrà provvedere decentemente alla propria famiglia e far crescere i propri figli in un ambiente sereno, senza quell'odiosa macchina infernale che oggi chiamiamo stato.
Sarà un giorno da ritenersi festivo quando chi pretende d'essere definito buon governante ha gli stessi diritti e doveri di un semplice operaio. Sarò felice quando la democrazia sarà vera e completa in tutto e per tutto, dove non ci sono alcuni che vivono nel lusso e altri nell'indigenza.
Solo allora mi piacerà festeggiare e, forse, anche il cane e il gatto di mia sorella lo capiranno...

 
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LEGGERE? PERCHÉ?

Post n°901 pubblicato il 10 Novembre 2015 da eric65v

Ormai, secondo la psicanalisi, è assodato che la nostra mente formula dei pensieri in relazione alla quantita di vocaboli che la mente stessa conosce. Va da se, quindi, che meno sono i vocaboli di cui la mente dispone, meno elaborati sono i pensieri. Per fare un esempio, è come provvedere ad un'automobile dei cavalli di potenza. Un auto con trecento cavalli è sicuramente più potente di un auto con settanta cavalli.

Qual è un metodo per provvedere alla mente un ampio bagaglio di vocaboli? Non ce ne sono molti. Uno potrebbe essere di sicuro un confronto costante e continuo con altre persone che posseggono un'ampia gamma di vocaboli e imparare da loro, ma non sempre è fattibile o comunque profittevole. Il modo di sicuro più appropriato e per eccellenza il più congeniale, è di sicuro un amore per la lettura. Leggere libri di vario genere e di ampio e diversificato scibile, risulta di sicuro il più opportuno metodo per provvedere alla mente umana le capacità di pensiero che non si fermano a pochi "cavalli di potenza". 

Dobbiamo alimentare la mente con molti vocaboli, perchè solo così il nostro pensiero sarà comprensivo di idee obiettive e non strettamente soggettive. Chi frequenta sempre le stesse persone e/o legge solo quotidiani faziosi, come potrebbero essere i giornali della stampa italiana o si sofferma su argomenti sullo sport, sulla religione, sulla politica o sull'economia, risulterà scarso di vocaboli e deficiente (inteso come verbo di deficere o mancante), di pensieri. Sarà un'automobile con pochi cavalli di potenza. Potrebbe, all'apparenza, sembrare una macchian di grossa cilindrata, ma nella sostanza sarà di scarsa potenza, in quanto privo di capacità di pensare oltre il cortile della propria mente.

Ecco, quindi, l'importanza di trasmettere ai propri figli l'amore per la lettura. Questo amore, i fanciulli, lo faranno proprio solo se vedranno i genitori, i nonni, la tata o chi più ha influenza sulla loro crescita psico-fisica, intenti a leggere quotidianemante. Per loro, leggere, diverrà una cosa normale, un gioco o uno stile di vita. Leggeranno ampliando inconsapevolmente i loro orizzonti e nell'età adulta, saranno menti sveglie, dinamiche. Capaci di parlare fornendo informazioni che denotano capacità di pensare: saranno delle "Ferrari" mentali.

 
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I BAMBINI

Post n°900 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da eric65v

I BAMBINI...
Oggi più che in qualsiasi altro periodo vengono fatte tante cose per i bambini. Ma con molta probabilità, i grandi pedagoghi, non arrivano a capire che è questo uno degli errori fondamentali: le cose sono già fatte. I bambini di città e/o di centri urbani densamente abitati si trovano in un mondo pieno dei prodigi della tecnica, ma tutto è già creato. Il bambino non è indotto a pensare liberamente ed essere creatore e inventore della sua vita. Viene deformato nel pensare a quanto altri hanno già pensato per lui.
Mi viene il vomito quando vedo mamme che impongono alle loro bambine di vestirsi o muoversi come la soubrette o l'attrice o la modella del momento. Oppure quando il padre inneggia a un calciatore, politico o attore come modello cui il figlio debba riferirsi e seguire.
I bambini vogliono prendere possesso delle cose, poterle creare dalla loro immaginazione e fantasia, vogliono toccare ciò che appartiene al loro patrimonio psico-attitudinale, e formare essi stessi il loro modello di pensiero. Essere in grado di creare e ricreare, fare e disfare...
Gli spazi-giochi destinati ai giovani, sono solo un irreggimentazione della mente delle nuove generazioni...

 
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Presentazione

Post n°899 pubblicato il 18 Ottobre 2015 da eric65v

 

VI ASPETTO NUMEROSI A BRESCIA AL BOOKSTOP IN VIA L. DA VINCI 5

 
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ARISTOTELE

Post n°898 pubblicato il 06 Agosto 2015 da eric65v

ARISTOTELE
Si parte spesso dal presupposto che la Grecia sia la culla della democrazia e della cultura. Spesse volte, illustri letterati, si rifanno a delle massime di filosofi dell'antica Grecia per dar valore alle loro tesi o asserzioni.
Per esempio Aristotele, viene spesso citato perchè molto ebbe a dire circa la virtù che dovrebbe contraddistinguere un Signore da un popolano o uomo di strada.
Aristotele fa riferimento a due tipi di virtù.
1) Dianoetica, cioè quella che spinge a far uso della ragione o capacità intellettive, come saggezza e intelligenza. La riferisce all'arte o capacità di esprimersi con l'opera delle proprie mani o altre forme di arte.
2) Etica, o quella capacità di dominare i propri istinti. Quindi nelle scelte essere capaci di usare ratio e non lasciarsi sopraffare impulsi bestiali o istintivi.
Per quanto riguarda la Dianoetica, per esempio, secondo Aristotele, un Signore non si sarebbe mai ridotto a non usare saggezza e intelligenza, abbassandosi ad accumulare ricchezze. Questo lo avrebbe privato di quelle virtù proprie di un Signore e lo avrebbe accomunato alla gentaglia dei sobborghi.
Tutto questo ragionamento per concludere che quelli che voi andate a votare rendendoli dei leader, non sono altro che un'accozzaglia di gentaglia della peggior specie.
Riflettete: definireste un uomo con animo di un Signore, se questi barattasse i suoi interessi economici con il malessere dei suoi simili, dei suoi connazionali?
Quanti politici conoscete disposti a mettere a disposizione le loro ricchezze per il benessere del popolo?
Non vi illudete: Quelli a cui andate a dare il voto, di virtuoso, hanno ben poco. Potremmo definirli dei mafiosi mercenari...
MEDITATE... MEDITATE...

 
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SCIENZA E RELIGIONE

Post n°897 pubblicato il 30 Luglio 2015 da eric65v

"La diffusione della concezione scientifica, opposta a quella teologica, ha contribuito indiscutibilmente alla felicità."
B. Russell
Pensate che fino a prima che si scoprisse il Nuovo Mondo, si partiva dal presupposto che tutta l'umanità esistente abitasse in Europa, Asia e Africa. Secondo l'idea comunemente accettata di allora, quella trasmessa da eruditi biblici, filosofi e teologi (quelli più intelligenti), da una zona del medio oriente, una zona della Turchia, tutta l'umanità si estese in quei continenti. Questo perché, secondo questi religiosi, il racconto biblico della creazione come proposto nella genesi indicava queste conclusioni. La leggenda narra che dai monti dell'Ararat in Turchia, su cui si era arenata l'arca di Noè, le famiglie della terra si divisero. Quando si scoprì che esseri umani uguali agli europei vivevano già da centinaia d'anni sul continente americano, che era completamente circondato da oceani, ci fu un imbarazzante domanda cui tutti i grandi "esperti" teologi, filosofi e studiosi vari non seppero rispondere: "Se tutti gli uomini discendono da Noè e i suoi tre figli, Sem Cam e Iafet, da chi discendono questi che vivono da quest'altra parte della terra da secoli?"
Non stupisce, quindi, il notevole proliferare di teorie più o meno bizzarre e che accomunava le "grandi menti" di allora. Dovettero cominciare a rivedere il concetto, ormai ultracentenario, del racconto della creazione e del diluvio universale, così come narrato nella genesi. Questo però avvenne con grande vergogna di quelle che adesso definiremmo "mostri sacri della conoscenza e della libertà di pensiero". La fama della Sorbona di Parigi è riconosciuta a livello universale, ma chi si aspetterebbe che, per esempio, nel XVII secolo fecero ritrattare un grande naturalista e matematico come Georges-Louis Leclerc de Buffon, circa le sue argomentazioni riportate nella sua famosa opera, fatta di diversi volumi, riguardo alla formazione delle catene montuose e/o colline, mari e oceani. Buffon nella sua opera asseriva che l'esistenza delle montagne e vallate della terra, sono il prodotto dei vari sconvolgimenti tellurici nei millenni. Con questa tesi, Buffon, escludeva l'intervento divino. Questa sua osservazione venne condannata dalla facoltà di teologia della Sorbona di Parigi come "condannabili e contrarie alla fede della chiesa". Lo obbligarono a dichiarare pubblicamente: "Dichiaro che non avevo intenzione di contraddire il testo della Sacra Scrittura; che credo fermamente a tutto ciò che in essa viene riferito circa la creazione, tanto per quel che riguarda l'ordine cronologico, quanto per quel che riguarda i fatti descritti; abbandono tutto quello che ho detto nel mio libro relativamente alla formazione della terra e generalmente quel che può essere in contrasto con la narrazione fatta da Mosè".
All'epoca, (come in molti casi ancora adesso) non era permesso esporre delle idee, scoperte scientifiche, osservazioni astronomiche, di anatomia o altro, che andassero contro l'aberrante e castrante mentalità del clero religioso: cattolici, protestanti e tutti i fanatici esaltati, da queste emanate.
Ma quello che diede un colpo letale alle istituzioni vecchie di secoli come le religioni, cominciò durante il XIX secolo. La teoria dell'evoluzione proposta da C. Darwin, era divenuto un argomento di discussioni nei circoli intellettuali. Questo, insieme all'avvento dell'indagine scientifica, filosofica e psico-analitica, spinse personaggi autorevoli dello spessore di Nietzsche e Freud, a contestare il complesso di religioni che obbligavano a coercitive adesioni. Molti cominciarono a rendersi conto di quanto fosse inadeguato cercar di trovare risposte sul significato della vita nella religione esistente e alcuni studiosi si rivolsero altrove per comprendere le origini dell'umanità e avere degli indizi su come ebbero inizio le religione e perché. La bibbia, cominciava ad assumere più un aspetto leggendario, anziché fonte di verità divine inattaccabili e indiscutibili. Le vestigia di antiche civiltà nelle remote regioni del mondo in cui gli uomini vivevano ancora in società primitive, venivano ora prese in considerazione con occhi diversi e gli studiosi cercarono di applicare a queste società le metodologie di discipline quali psicologia, sociologia, antropologia e altre scienze, sperando di scoprire qualcosa che ormai le religioni tradizionali non potevano più svelare né inibire.

 
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INTELLIGENTE???

Post n°896 pubblicato il 26 Luglio 2015 da eric65v

"L'erudizione non insegna ad avere intelligenza."

attribuita a Eraclito

Mi sorprendo spesso di quanta considerazione viene dimostrata a chi possiede diverse lauree o che, comunque, occupa qualche cattedra in un ateneo piuttosto che un altro. Si parte dal presupposto, dal mio punto di vista, errato che molta conoscenza o elevata erudizione sia sinonimo di intelligenza. Come se le due cose fossero l'una la logica conseguenza dell'altra.

Eppure molte realtà quotidiane ci insegnano che non sempre le cose stanno in questi termini: La botte più grande non contiene per forza il vino migliore. L'albero più grosso non fa automaticamente frutti migliori. L'uomo più alto non è per questo più potente, E potrei continuare a lungo, ma credo basti a trasmettere quanto voglio dire.

Io ho avuto a che fare con il mio ex professore e quando gli ho fatto sapere che avevo scritto un saggio, pur complimentandosi, mi ha quasi snobbato. Poi leggendone degli stralci, ha cambiato radicalmente parere. Diverse cose, a detta sua, non le conosceva e non ci aveva mai pensato e si è complimentato. Gli ho fatto notare che anche se non ho più proseguito gli studi, ho comunque continuato a studiare e mi ritengo più uno studioso che studente.

Siamo subissati da esperti su tutte le cose e semplicemente perchè qualcuno possegga una laurea in qualche materia, e sia in grado di parlare scorrevolmente, lo si ritiene intelligente.

Ma le cose, come si diceva sopra, non sono, per forza di cose, conseguenti l'una dell'altra. Possono esserci degli operai che dimostrano di essere molto più intelligenti di professoroni e, scusate se lo tiro in ballo ma mi viene spontaneo come esempio: Il caso di Mario Monti quando è stato insignito del titolo "Senatore a vita" e poco dopo assiso sullo scranno di presidente del consiglio. Vi ricordate le prime manovre del suo governo? Subito l'innalzamento delle tasse. Ma c'era bisogno di chiamare un professorone per pensare a una conclusione del genere? Qualsiasi deficiente, sia laureato che poco acculturato avrebbe fatto le stesse cose. Per risolvere l'incresciosa situazione nazionale c'era bisogno di ben altro. Il fatto che questo Monti sia un rinomato bocconiano, non lo rende più intelligente di un operaio capace nel suo lavoro: una botte grande non contiene, obbligatoriamente, vino migliore.

Così anche gli attuali "esperti" che di volta in volta si susseguono ai posti di comando nel potere politico: sono cisterne piene del nulla. Sono persone che avranno, forse, anche cultura, ma... di certo di intelligenza ne posseggono ben poca. Nel loro caso potremmo definirli dei pezzenti e mercenari sciacalli, perché quando arrivano a ricoprire certe cariche, non possono che essere solo dei bavosi amanti del potere e di volgare pecunia...

 
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IL MIO NUOVO LIBRO

Post n°895 pubblicato il 25 Luglio 2015 da eric65v

ORDINABILE DA AGOSTO 2015

 
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LO STUPIDO DELL'UNIVERSO

Post n°894 pubblicato il 20 Luglio 2015 da eric65v

... eppure. Eppure mi persuado sempre più profondamente che tra tutti gli esseri viventi, l'uomo resta il più stupido in assoluto. Se dovessimo ripercorrere a ritroso il tempo e le ere, apprenderemmo che ai primordi della vita umana l'uomo doveva difendersi dalle bestie selvagge, dal freddo e da malattie varie. Non era poi così differente da altri esseri viventi, più o meno grandi, che popolavano la terra. Ci sono pochi animali, se ce ne sono, che non abbiano un nemico da cui difendersi. Come nell'ambiente acqueo, dove il pesce più grande mangia il più piccolo, così sulla terra ferma, generalmente gli erbivori devono temere i carnivori ecc.
Ma qual è attualmente in nostro nemico, colui dal quale proteggerci e difenderci? Le malattie riusciamo a debellarle. Dal freddo e dal caldo riusciamo a proteggerci. Non abbiamo animali da cui proteggerci come se fossero alla ricerca di un uomo da divorare. 
Si potrebbe concludere che non ne abbiamo: non abbiamo nemici predatori da cui doverci difendere.
Invece proprio in questo si evince la grande stupidità umana.

L'UOMO DEVE DIFENDERSI DAL SUO SIMILE.

Non esiste in natura un essere vivente che si organizza per distruggere il proprio simile.
Invece l'uomo ha inventato le religioni che hanno originato l'odio. Odio verso altri esseri umani.
Ha ideato il nazionalismo che ha dato origine a idiota razzismo. Razzismo verso il proprio simile.
Inventa partiti politici per elevare certuni a super uomini.Uomini che devono comandarne altri e, quando altri non lo riconoscono, vengono uccisi o comunque emarginati.
Crea il denaro e tutti sono alla rincorsa di questo. Per denaro uccidono i loro simili, fanno guerre e affamano singoli, popoli, nazioni e continenti.
Solo gli uomini sono così idioti da doversi difendere dal proprio simile. Nel regno animale e vegetale; quello "inferiore" questo non esiste.
IDIOTI CONCLAMATI...

 
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OZIARE O LAVORARE?

Post n°893 pubblicato il 16 Luglio 2015 da eric65v

E' un luogo comune dire che l'ozio è padre dei vizi.

Viviamo in una società dove chi non lavora, viene visto come una cattiva persona da evitare.

Molti additano alcuni abitanti di villaggi africani, indiani o australiani, dove molte persone passano la maggior parte del tempo a far niente, come oziose e incapaci di evolversi da una cultura che primitiva.

Quindi, per il moderno abitante della moderna ed "emancipata" società, chi lavora strenuamente e si tiene impegnato con duro lavoro, è emancipato. Gli altri no, gli altri sono primitivi e incivili.

Ma veramente il lavoro nobilita l'uomo? Veramente lo rende civile e degno rappresentante di una emancipata società?

Vediamo.

Dall'inizio del secolo scorso, sono stati raggiunti dei traguardi nella tecnologia impressionanti rispetto a solo qualche decennio prima.

Quali erano gli slogan che andavano per la maggiore in quegli anni e anche più di recente?

"Con la nuova tecnologia si lavorerà di meno e si guadagnerà come prima, quindi, si avrà più tempo per se stessi e per la propria famiglia." Così dicevano.

Era uno slogan da incivili?

Supponiamo che una fabbrica degli anni cinquanta del secolo scorso costruisse automobili. All'epoca c'era bisogno di molto manodopera nelle fabbriche. Poi la ditta si riorganizza facendo in modo che la tecnologia sollevi gli operai di molte ore di lavoro. Ora quello che prima veniva fatto da migliaia di dipendenti, a causa delle nuove tecnologie, può essere fatto dalla metà della manovalanza, periti, disegnatori ecc.

Cosa dovrebbe fare la ditta? Semplice:DIMEZZARE LE ORE DI LAVORO PER I DIPENDENTI, CON LO STESSO STIPENDIO DI PRIMA.

Sarebbe la cosa più logica da fare.

INVECE NO.

La ditta dimezza i dipendenti, lasciando centinaia o migliaia di persone senza reddito.

VI SEMBRA LOGICO?

Con questo modo di pensare, pensiero perverso secondo cui il profitto ingordo detta le regole, si entra in un circolo vizioso autolesionistico.

Perchè meno persone avranno reddito, meno persone potranno permettersi di acquistare l'automobile. Quindi?

Quindi il sistema è completamente errato.

Come mai questa Europa così "emancipata" impone delle regole di austerity alle nazione, imponendo di allungare l'età pensionabile, diminuire lo stipendio e altre primitive forme di sussistenza?

Semplice:

VOGLIONO RIDURRE LA GRAN MASSA DEL POPOLO ALLA FAME O ADDIRITTURA RIDURRE LA POPOLAZIONE DEI LAVORATORI.

CHIUNQUE PENSI AL LAVORO, ALLE DIPENDENZE, COME A QUALCOSA DI NOBILE O CHE DIA DIGNITA' ALL'UOMO, DIMOSTRA SOLO CHE IL LAVORO FATTO DA QUELLI CHE STANNO AI VERTICI DEL POTERE E' BEN FATTO...


 

 
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Post n°892 pubblicato il 09 Luglio 2015 da eric65v

ECCO LA COPERTINA CHE HO SCELTO PER IL MIO

ECCE OMINIDE:

IL MURO DEL PIANTO

E' il muro del pianto di Gerusalemme.

Molti saranno a conoscenza di questo muro, dove gli ebrei, quelli ortodossi specialmente, accorrono per piangere la loro triste sorte nella vita.

Piangono la loro diaspora e la mancanza stessa del loro tempio.

Il motivo per cui l'ho scelta come foto di copertina del mio libro non ha nulla a che fare con la diaspora degli ebrei, nè con le loro preghiere che una volta scritte su dei pezzetti di carta, inseriscono negli interstizi del muro tra una pietra e l'altra.

L'ho scelta, perché simboleggia 1)come il genere umano si è costruito un muro impenetrabile fatto di luoghi comuni, 2) "I muri sono nella mente". Finché il genere umano non si emancipa da quei falsi moralismi fatti passare per verità intramontabili, non riuscirà mai a penetrare oltre quel muro che ottenbra la sua emancipazione da ominide del paleolitico e, 3) tutta l'umanità dovrebbe piangere per essersi resa schiava per millenni di nazionalismi, religioni e idee castranti, che lo hanno reso più simile a un ominide anziché homo sapiens.

 
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ECCE OMINIDE

Post n°891 pubblicato il 25 Aprile 2015 da eric65v

Il mio ultimo libro ancora inedito.

Questa la sinossi:

Un governatore, indicando un uomo legato torturato e reso inoffensivo posto al suo fianco, lo additò alla folla antistante, dicendo: Ecce Homo. Da quella occasione sono trascorsi più di duemila anni, ma si può dire del genere umano che siano uomini, in quanto "homo sapiens" perché progrediti, emancipati e psicologicamente sviluppati rispetto ai suoi antenati che abitavano le caverne e non conoscevano ancora le più elementari nozioni delle leggi della natura e di ciò che li circondava?
Una disamina attraverso gli occhi di uno studioso che si sforza di fare una obiettiva sintesi della famiglia umana, circa la presunta asserzione dei molti, secondo cui siamo esseri evoluti o emancipati. Un'occhiata al tema sviluppato dai vari capitoli rende l'idea di quello che l'autore vuole dimostrare: dal modo in cui si viene educati nella prima infanzia e poi dalla società intessuta di falsi moralismi e regole. L'insano e frustrante dittatura psicologica di una società che impone di relegare ad altri la crescita del proprio modello di pensiero, della soluzione dei personali problemi e di rifarsi costantemente all'esperto di turno. Dalle religioni penetrate nel DNA dei popoli con i dogmi, le coercitive dottrine e superstiziose credenze che creano sensi di colpa e inibiscono quel desiderio innato di vivere liberi da paure e imposizioni socio-religiose divenuti pressanti modelli educativi e castranti luoghi comuni. L'incapacità umana di emanciparsi da quel preistorico limite che lo induce a vivere secondo la legge del più forte. L'ottusa indolenza a frenare l'inquinamento, il depauperamento e il folle e stolto sfruttamento della nostra terra a causa di egoistici interessi come finalità, per arrivare a governi e stati nazionali che opprimono intere popolazioni con guerre cruenti o di mercato, rifacendosi a una presunta supremazia razziale, economica o di ceto sociale, che si traduce in sopraffazione del più debole.
L'analisi critica in questo lavoro di E. Riccio, fa luce sulla debole capacità umana di liberarsi di vecchi tabù e arcaiche credenze che pur avendo dichiaratamente il sapore di folcloristiche usanze e costumi, nei secoli, sono divenuti potenti luoghi comuni che inibiscono lo sviluppo mentale di tutta l'umanità. Con semplici e palesi evidenze, denuncia la fragile precarietà della mente umana di riscattarsi dai suoi totem, onde poter vivere in modo emancipato e scevro da paludamenti pseudo-culturali.

 
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