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La donna e la magia

Post n°114 pubblicato il 14 Ottobre 2013 da Elfa.dargento
 

 
 
 
 
 
 
LA DONNA ETRUSCA
 
La donna etrusca ricopriva ruoli importanti, come rivelato dalla presenza della trasmissione del cognome materno nelle iscrizioni funerarie; poteva avere schiavi ed aveva diritto ad un nome completo ed essere titolare di attività produttive.
Nella civiltà Etrusca la condizione della donna era per certi versi privilegiata, compaiono insieme con i mariti nelle scene di banchetto comuni nell’arte funeraria, sarcofagi, rilievi e pitture. Tuttavia non bisogna dedurre l’esistenza di un matriarcato, così come alcuni studiosi avevano inizialmente ipotizzato, gli etruschi avevano soltanto concesso alle loro donne un ruolo effettivamente attivo nella gestione sociale, probabilmente per garantirsi con più facilità la conservazione del modello etrusco.
In base alle testimonianze archeologiche ed epigrafe sappiamo che in Etruria, come nelle altre civiltà antiche, i diritti politici erano riservati ai soli cittadini maschi, e il nome familiare, il nostro cognome, si trasmetteva nella maggioranza dei casi per via paterna. Mentre le donne greche della stessa epoca rimanevano recluse nel loro ambito privato, dal gineceo potevano uscire solo per partecipare a processioni o funerali, mantenevano una posizione del tutto secondaria nei confronti degli uomini, le donne etrusche, come le donne romane partecipavano ai banchetti con i loro consorti e assistevano alle gare atletiche ed agli spettacoli.
Questo fu motivo di scandalo per molti scrittori greci, che consideravano questo tipo di condotta un chiaro esempio di depravazione morale etrusca, secondo lo storico greco Teopompo, le donne etrusche non solo condividevano la mensa con i propri mariti ma anche con altri uomini presenti al banchetto, arrivando perfino ad ubriacarsi e a rivolgere le proprie attenzioni nei confronti degli ospiti molto oltre il lecito, con l’inevitabile risultato che nascevano bambini di cui si ignorava chi fosse il padre.
Plauto sostiene che le fanciulle etrusche avevano l’abitudine a prostituirsi per procurarsi la dote, sono sicuramente giudizi distorti di chi non riusciva a comprendere un comportamento diverso da quello di cui era abituato. La realtà, come sempre, è molto meno romanzata e sicuramente la morale greca aveva l’unico scopo di non mettere in crisi il proprio rigido ordinamento sociale dei generi, ovviamente Teopompo deve essere stato il precursore del gossip, tanto che fin dall’antichità veniva ritenuto la lingua più velenosa della letteratura greca e soprannominato “maledicentissimus”
Uno sguardo lanciato attraverso i diversi modi di vivere l'ideale della bellezza da parte degli etruschi: il popolo che ha saputo elevare la cura del corpo a simbolo eterno del proprio indiscutibile e aristocratico fascino. I luoghi termali, i profumi, gli unguenti, le erbe medicinali, l'arte cosmetica con i suoi strumenti fatati, tutto concorre a tessere la trama di un'unica misteriosa e appassionante storia. E a raccontarla sono gli oggetti stessi che compongono la toeletta di una donna etrusca straordinariamente moderna: solo le immagini mute, dopo quasi tremila anni, sanno ancora riflettere, nel fondo dorato di uno specchio, la sua incorrotta ed ineffabile bellezza.
Teopompo, nel libro CLIII della sua storia, dice che:
...presso i Tirreni le donne sono tenute in comune, che hanno molta cura del loro corpo e che si presentano nude, spesso, tra uomini, talora fra di esse, in quanto non è disdicevole il mostrarsi nude. Stanno a tavola non vicino al marito, ma vicino al primo venuto dei presenti e brindano alla salute di chi vogliono. Sono forti bevitrici e molto belle da vedere.
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LA DONNA ROMANA
Dono dei Numi è la bellezza;/quante possono vantarsene?/ Gran parte di voi tale dono non ha./ Le cure un volto vi faranno;/ un volto non ben curato sfiorirà,/ quand’anche pari sia a quello della dea Venere.”
Così scriveva Ovidio nella sua Ars Amatoria, e proprio per raggiungere la tanto agognata bellezza, Publio Ovidio Nasone, proponeva alle donne romane, una ricetta per conservare una pelle morbida e liscia:
2 libbre (654,9 g) di orzo, 2 libbre (654,9 g) di ervo (simile alla lenticchia), 1/6 di libbra (54,575 g) di corna di cervo, 12 bulbi di narciso 1/6 di libbra (54,575 g) di miscela di resina e di cereale d’Etruria, 9 sestanti (491,17g) di miele.
Il procedimento per ottenere questa maschera di bellezza non era per niente semplice ma le donne dell’antica Roma non badavano a spese pur di essere sempre belle e seducenti. Basti pensare, come ricorda Plinio, che per preparare il bagno di bellezza di Poppea si utilizzava il latte delle 500 asine che erano sempre al suo seguito.
Creme, profumi e unguenti erano il trattamento quotidiano delle donne dei ceti sociali più abbienti. Dopo le abluzioni quotidiane complete, le donne erano solite cospargersi il corpo con unguenti profumati per dare alla pelle una maggiore elasticità e subito dopo si dedicavano alle acconciature che a volte erano talmente complesse da richiedere la presenza di una schiava addetta alla pettinatura.
Plinio ci dice che per preparare la pelle al make up si utilizzavano ingredienti vegetali ed animali: i lupini come detergenti, il bicarbonato di sodio come sbiancante, il burro per ridurre l’acne e le lenticchie per eliminare le macchie della pelle.
I sopraccigli venivano delineati con l’antimonio polverizzato mentre per sottolineare gli occhi si usava una pasta ottenuta da formiche abbrustolite. Interessante è anche sapere che, a seconda del messaggio che intendevano inviare all’interlocutore, le donne romane cambiavano la posizione del neo che si disegnavano sul volto alla fine della “seduta di make up”.
Ma chi pensa che il desiderio di bellezza sia stato declinato, nell’antichità, soltanto al femminile, deve ricredersi e fare i conti con le testimonianze di Svetonio, che fa sapere che anche gli uomini romani erano vanitosi. Per esempio, la pratica della depilazione era diffusa anche tra gli uomini: sembra che Augusto si bruciasse appena appena le gambe per far ricrescere i peli più morbidi e che Cesare si depilasse nonostante questa pratica fosse considerata un “po’ troppo femminile”.
 
 
LA DONNA GRECA
 
 
 
 La perfezione dell’Antica Grecia
E’ solo a partire dalla Grecia classica (V sec. a.C.) che si affermano veri e propri canoni estetici. Per il periodo precedente si può solo prendere atto, attraverso le fonti documentarie, di come tra i popoli più antichi le donne cercassero di rendere più gradevole il loro aspetto fisico.
All’idea di bellezza gli antichi Greci associano i concetti di grazia, misura e soprattutto proporzione: un corpo è bello quando esiste equilibrio, simmetria ed armonia tra tutte le sue parti e tra ciascuna di esse e la figura intera.
Visto che la maggior parte delle opere d’arte dell’Antica Grecia mirano a tradurre in forme concrete l’ideale di massima bellezza, è attraverso lo studio di tali opere che possiamo farci un’idea dei canoni di bellezza vigenti all’epoca. Sono soprattutto le statue raffiguranti Venere che ci permettono di conoscere gli standard estetici del tempo, infatti Venere è la dea dell’amore, e quando gli artisti raffigurano questa divinità si ispirano alle donne considerate più belle e affascinanti.
Il corpo femminile, visto attraverso l’arte greca, è un corpo di grande bellezza e armonia, le cui proporzioni ottimali ne fanno ancora oggi un ideale di perfezione.
Il fisico femminile più apprezzato è morbido e formoso, con fianchi larghi, seno e glutei non troppo pronunciati, ma rotondi e sodi.
Il corpo femminile perfetto viene studiato e immortalato dallo scultore Prassitele (attivo tra il 370 e il 330 a.C.) nella celebre statua dell’Afrodite di Cnido (360 a. C.), un’opera di straordinaria bellezza, purtroppo andata perduta e oggi nota solo attraverso copie di epoca romana. Il corpo sinuoso della dea presenta tutti gli attributi della femminilità.
Ma il perfetto ideale di bellezza femminile è la Venere di Milo (fine II sec. a. C.), un capolavoro di fama mondiale. La figura femminile presenta ancora forme morbide e curve pronunciate, che le conferiscono una grande sensualità. La bellezza del corpo della dea, riconosciuta anche ai giorni nostri, a distanza di oltre due millenni, dimostra come gli antichi Greci abbiano effettivamente elaborato i canoni di bellezza perfetti.
Le donne dell’antica Grecia curavano molto l’igiene e la bellezza fisica in genere, a cominciare dalla pelle, sia del viso che del corpo, che doveva essere morbida, liscia, idratata e giovane il più a lungo possibile.
Allo scopo, dopo la pulizia, le signore erano solite cospargersi di oli, che svolgevano molteplici funzioni; quello più adoperato era l’olio oliva, le cui straordinarie virtù erano note fin dai tempi più remoti (anche oggi esso costituisce un importante ingrediente di molti prodotti di bellezza) e che costituiva la base principale per la preparazione di creme e unguenti (altri oli, meno raffinati e preziosi, si usavano per fare profumi).
Gli aromi aggiunti erano gli stessi già in uso presso gli Egiziani, estremamente attenti nella cura del corpo, come mirra, cedro, pino e giglio, ma anche viola, zafferano e mela cotogna, tipici della Grecia.
Amatissimo era l’aroma di rosa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Luna nuova

Questa breve fase è un momento di passaggio e grande trasformazione, caratterizzato da una forte energia rinnovatrice. Ad esempio, chi digiuna in luna nuova, previene molte malattie poiché il corpo ha una maggiore capacità di disintossicarsi; è il giorno più propizio per liberarsi dalle cattive abitudini; alberi malati, dopo la potatura (che deve avvenire in luna calante), possono guarire.
Lo stesso tipo di energie della luna nuova si possono ritrovare nella donna nei giorni di flusso mestruale: sono giorni di rilascio di energie e trasformazione, in cui l’energia fisica e quella mentale sono al minimo, affiorano le emozioni e l’estrema sensibilità che caratterizza questi gg può rendere il mondo esterno troppo pesante da affrontare. Biologicamente, l’ovulo non fecondato è stato rilasciato e ora viene espulso dal corpo.
La forte energia rinnovatrice che si sprigiona in questa fase agisce con le caratteristiche della costellazione che la luna sta attraversando, dando un forte e costruttivo slancio vitale ai nativi di quel particolare segno e alla parte del corpo che è associata a quel segno.

 

Luna crescente

 Questa fase è un momento di potenziamento e rigenerazione: il corpo accumula forza ed energia. E’ un buon periodo per fare progetti, prendere iniziativa, socializzare. Si ingrassa più facilmente, le ferite tardano a guarire, ciò che viene somministrato al corpo per la rigenerazione e il rafforzamento funziona doppiamente; sono giorni giusti anche per i massaggi rigenerativi e rinforzanti. La biancheria, con la stessa quantità di detersivo, non si pulisce come in luna calante. In luna crescente e luna piena nascono più bambini.
La terra si comporta al contrario: tutto fluisce, cresce, prolifica; i succhi risalgono, predomina la crescita in superficie. Per questo, le piante e verdure che crescono in superficie vanno piantate o seminate in luna crescente, con l’eccezione delle verdure a foglia (insalate, spinaci, cavolo bianco e rosso) che vanno piantate in calante. Sono i giorni giusti per rinvasare e trapiantare, innestare alberi da frutto.
Lo stesso tipo di energie della luna crescente si ritrovano nella fase che segue le mestruazioni: l’energia è più dinamica, è creativa, si è sessualmente più disposti, ci si sente più attraenti.

 

Luna piena

 La luna si trova dietro la terra; uomini, animali, piante percepiscono chiaramente una forza che corrisponde al cambiamento di direzione degli impulsi della luna da crescente a calante. Questa fase è un momento di massima potenzialità dell’energia vitale.
I sonnambuli si muovono nel sonno, le ferite sanguinano di più, si registra un aumento di incidenti e violenza, nascono più bambini. In giardino, le erbe medicinali colte in luna piena sprigionano maggiori forze, gli alberi ora potati potrebbero morire, la concimazione è più efficace.
Lo stesso tipo di energie della luna piena si ritrova nella fase dell’ovulazione: fertilità, pienezza di energia sia fisica che
emotiva.

 

Luna calante

 Questa fase è un momento di consolidamento, bisogna lasciarsi alle spalle quanto acquisito per avanzare; è un buon periodo per rompere le relazioni e i contratti d’affari, disintossicarsi e depurarsi. Il corpo dispensa energia; si tende a non ingrassare anche se si mangia di più, le operazioni riescono meglio, le faccende di casa pure, in particolare quelle che hanno a che fare con il pulire, il lavare, lo sciacquare. E’ il momento giusto per dipingere e laccare (i colori si asciugano meglio), nonché per effettuare tagli ritardanti dei capelli (compresa la depilazione) e per i massaggi rilassanti e disintossicanti.
Al contrario, nel mondo vegetale i succhi si ritirano verso la radice, la terra è più ricettiva: per questo vanno piantate o seminate in luna calante le verdure che crescono sotto terra. Sono i giorni giusti per effettuare i trattamenti contro i parassiti e contro le erbacce; anche le potature sono favorite; se una pianta o albero non cresce più o è malato, in luna calante si taglia la cima (meglio se verso la luna nuova). Le verdure a foglia (insalate, spinaci, cavolo bianco e rosso) vanno piantate in questa fase.
Lo stesso tipo di energie della luna calante si ritrovano nella fase che segue l’ovulazione, in cui l’ovulo è stato rilasciato ma non fecondato; è un fase caratterizzata da un enorme rilascio di energia all’interno di sé, che se non viene positivamente incanalata può anche sfociare in una crescente irrequietezza, distruttività, rabbia e frustrazione.

Abbiamo associato le energie delle 4 fasi del ciclo lunare alle energie che caratterizzano le 4 fasi del ciclo mestruale: i 2 cicli possono essere:
- allineati, quando cioè la mestruazione avviene in luna nuova. In questo caso l’influenza lunare è analoga a quella del ciclo mestruale, quindi durante tutto il ciclo si ha un effetto di amplificazione: massima fertilità, massima vulnerabilità, massima introspezione
- in opposizione, quando cioè la mestruazione avviene in luna piena. In questo caso l’influenza lunare è di tipo opposto rispetto alle energie del ciclo mestruale, quindi durante tutto il ciclo si ha un effetto di compensazione (equilibrio) oppure di contrasto (instabilità emotiva elevata).

 
 
 

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