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Mi chiamo Lorenzo e tra le mie innumerevoli passioni vi è anche quello dell'astronomia. Sono stato in passato un membro attivo del Gruppo Astrofili di Rozzano (MI), e nonostante i miei interessi spazino tra innumerevoli altri campi, l'Astronomia rimane uno dei miei temi preferiti.

 

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La nostra Atmosfera

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La nostra Atmosfera Terrestre. Un sottile strato di gas stratificati che insieme al Campo Magnetico del nostro pianeta, ci protegge dalle radiazioni cosmiche.
L'inquinamento prodotto dall'uomo rischia di distruggere le nostre difese naturali, e la vita potrebbe scomparire per sempre.

 

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Saturno, il pianeta gigante più interessante del nostro Sistema Solare.

 

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MARS EXPLORATION(Parte 2)

Post n°21 pubblicato il 28 Giugno 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Buongiorno a tutto l'equipaggio! :-)

Proseguiamo con la nostra esplorazione ...

L'ESPLORAZIONE DI MARTE
(Parte 2)

 Il 30 novembre 1964 l’ URSS lanciò la sonda ZOND-2, che ne programma spaziale Zond era composta da una sonda MARS 3MV-4A, come quella riportata in figura, che includeva due spettrometri UV, una telecamera TV ed uno spettrometri IR per rilevare eventuali tracce di metano su Marte.

Durante alcune manovre nel Maggio 1965 si perse il controllo della sonda ZOND-2 ed il 6 Agosto 1965 la sonda passò di fianco a Marte a 1.500 km, con una velocità di 5,6 km/s navigando a mezza potenza a causa della perdita di uno dei due pannelli solari.

Il 5 Novembre 1964, la NASA lanciò la sonda MARINER-3 che però a causa di un problema meccanico non riuscì ad estendere i pannelli solari, ed una volta esaurite le batterie se ne perse il controllo. Ancora oggi il MARINER-3 si trova in orbita inerte intorno al Sole.

Tre settimane più tardi, il 28 Novembre 1964, la NASA lanciò il MARINER-4 il quale intraprese con successo un viaggio di otto mesi verso Marte, ed il 14 Luglio 1965 il MARINER-4 inviò per la prima volta nella storia dell’esplorazione spaziale, le prime foto ravvicinate di un altro pianeta.

Il Mariner-4 era studiato per sopravvivere circa 8 mesi in orbita intorno al Sole, ed invece operò per circa 3 anni.

Questa sua longevità consentì lo studio del VENTO SOLARE e fu utilizzato per misurazioni di precisione delle coordinate spaziali per la successiva missione del MARINER-5, che nel 1967 fu lanciato verso Venere.

Il programma Mariner della NASA continuò con la doppia missione delle sonde MARINER-6 e MARINER-7 le quali rispettivamente di misero in orbita equatoriale e polare del pianeta rosso.

Le sonde rilevarono 198 fotografie, mappando il 20% della superficie del pianeta, ma ad entrambe sfuggì il “grand canion” della Valle Marineris e la zona dei grandi vulcani.

Entrambe le sonde però analizzarono con precisione l’atmosfera di Marte. Il volo più ravvicinato delle sonde Mariner 6 e 7 è avvenuto il 5 Agosto 1969, ad una distanza di 3,430 km dalla superficie.

Il 30 Maggio 1971, dopo la perdita di altre due sonde, la NASA lanciò il MARINER-9 che raggiunse Marte il 14 Novembre in concomitanza con altre due sonde sovietiche, la MARS-2 lanciata il 19 Maggio, e la MARS-3 lanciata il 28 Maggio. Tutte e tre le sonde rilevarono una tempesta di sabbia in corso sulla superficie marziana.

Le sonde sovietiche analizzarono il campo magnetico di Marte ed il comportamento del Vento Solare in concomitanza del pianeta.

Il 27 Novembre 1971 la sonda MARS-2 rilasciò il modulo lander che entrò nell’atmosfera marziana a 6 km/s. Il sistema di atterraggio però, ebbe un malfunzionamento ed il modulo si distrusse sulla superficie del pianeta.

Il successivo 2 Dicembre 1971, anche la sonda MARS-3 rilasciò il suo modulo lander che entrò nell’atmosfera marziana a 5,7 km/s. Il sistema di aerofreno, paracadute ed infine di retrorazzi, assicurò un atterraggio morbido sul suolo marziano a 45° S e 158° W ed il modulo iniziò subito le operazioni in modo regolare. 20 secondi più tardi però, il modulo lander smise inspiegabilmente di funzionare.

Contemporaneamente il modulo orbitante perse parte del carburante e si assestò attorno a Marte  in un’orbita di 12 giorni e 19 ore, contro l’orbita di 25 ore pianificate in precedenza.

Dal Dicembre 1971 fino al Marzo 1972, le sonde Mars-2 e Mars-3 inviarono una mole imponente di dati verso la Terra e le comunicazioni con le sonde vennero perse definitivamente il 22 Agosto 1972.

 

… continua nel prossimo post …

 

 
 
 

MARS EXPLORATION (Parte 1)

Post n°20 pubblicato il 24 Giugno 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Buongiorno a tutto l'equipaggio! :-)

Come richiesto da piu' parti, ecco un approfondimento sull'esplorazione del pianeta marte!

L'ESPLORAZIONE DI MARTE
(Prima parte)

 Marte è il pianeta più esplorato del Sistema Solare.

Sia perché è il più simile alla Terra per molti aspetti, sia perché storicamente ci ha interessato quel suo strano colore rossastro, così diverso dagli altri pianeti, per non parlare poi di quando, alle prime osservazioni al telescopio, si vedeva distintamente il colore della superficie variare con le stagioni e le ombre dei suoi due satelliti proiettate sulla sua superficie.

Diverse sonde sono state inviate su Marte da Stati Uniti, Europa, Russia e Giappone, per confermare l’interesse che molti governi hanno per questo pianeta. E’ un po’ come l’America ai tempi di Colombo, ma stavolta le tre caravelle saranno un po’ più tecnologiche!

Sfortunatamente i due terzi delle missioni delle sonde esplorative verso Marte hanno fallito la loro missione, nel senso che molte hanno incontrato problemi tecnici prima della fine della missione, mentre altre non sono nemmeno riuscite a cominciarla.

Visto l’apparente inspiegabilità dei problemi tecnici,  qualche buontempone ha ipotizzato l’esistenza di un “mostro marziano” mangia-sonde … J

Nei primi anni ’70 la ex Unione Sovietica (URSS) iniziò il programma di monitoraggio di Marte con le prime sonde automatiche.

Nel 1962 l’URSS lanciò la sonda MARS-1 che però fallì la rotta verso il pianeta e si perse nello spazio.

Lo stesso anno l’URSS tentò di lanciare altre due sonde, MARS-1962A e MARS-1926B, ma queste non riuscirono nemmeno ad uscire dall’orbita terrestre, e ricaddero sulla Terra distruggendosi.

Le sonde MARS-2 fino alla MARS-7 furono delle pesanti sonde di circa 5 tonnellate di peso, disegnate per rilasciare un modulo orbitante intorno a Marte, ed un modulo “lander” destinato a raggiungere la superficie del pianeta.

Per il lancio di queste sonde fu impegnato il potente razzo vettore PROTON.

Le sonde russe avevano però una tecnologia ancora immatura, e furono vittime di diversi malfunzionamenti che ridussero notevolmente il funzionamento.

La stessa tecnologia, rivista e migliorata ebbe un maggiore successo con le missioni verso Venere, nella seconda metà degli anni ’70 e nella missione verso la cometa di Halley, nel 1985.

Il 22 Luglio 1962 gli Stati Uniti d’America lanciarono la sonda interplanetaria MARINER-1.

La NASA però commise un errore nel software della sonda ed il razzo vettore Atlas-Agena finì fuori rotta e la missione fallì.

Il successivo 27 Agosto 1962, il MARINER-2 che era stato creato quale missione di back-up del MARINER-1, fu lanciato con successo e si diresse verso Venere nei primi 3 mesi e mezzo della sua missione.

La missione del MARINER-2 misurò per la prima volta le “cariche” del VENTO SOLARE e rilevò la “polvere interplanetaria” nonché i RAGGI COSMICI provenienti da zone al di fuori del Sistema Solare.

Il 14 Dicembre 1962, la sonda iniziò la scansione della superficie di Venere con i suoi “radiometri” utilizzati come scandagli, rilevando che le nuvole di Venere sono fredde, mentre la superficie è estremamente calda.

Il successo della missione del Mariner-2 su Venere, convinse la NASA a pianificare le missioni delle sonde MARINER-3 e MARINER-4, con destinazione il pianeta Marte.

 

… continua nel prossimo post …

 
 
 

IL PIANETA ROSSO

Post n°19 pubblicato il 20 Giugno 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Buon giorno a tutto l'equipaggio! :-)

Benvenuti a bordo della nave che finalmente, dopo lunga attesa, fa rotta verso il nostro tanto sospirato pianeta MARTE!

MARTE

Marte è il quarto pianeta del Sistema Solare, ed è l'ultimo dei pianeti "terrestri". Ovvero è l'ultimo pianeta dalla superficie rocciosa come la Terra.

I pianeti più esterni infatti, come Giove e Saturno per esempio, sono chiamati Pianeti Gassosi, in quanto sono formati per la maggior parte di gas e la loro composizione è più simile ad un Sole spento piuttosto che ad un pianeta come la Terra, Mercurio o Venere.

Marte (o Ares) prende il nome dal dio della guerra, secondo la mitologia romana o greca.

Marte dista dal Sole 227,94 milioni di chilometri, in media, e la sua orbita ha un'eccentricità di 0.0934.

Marte ha un diametro di poco superiore alla metà di quello della nostra Terra, ma l'inclinazione del piano equatoriale rispetto alla sua orbita è molto simile a quello della Terra ed anche il giorno marziano si discosta di poco con il giorno terrestre, compiendo un giro sul proprio asse in 24 ore, 37 minuti e 22 secondi.

Alcuni studi sulla cognizione del tempo che ha l'uomo, quando gli mancano i riferimenti del Sole o di un orologio al polso, tenderebbero a dimostrare che il nostro "giorno biologico" sia più simile ad un giorno marziano che ad un giorno terrestre, e questo ha ovviamento dato alito ad un fiume di ipotesi e congetture che però sono difficili da dimostrare scientificamente.

L'anno marziano però dura il doppio (circa 687 giorni) e quindi anche le stagioni, che possono essere comparate con quelle terrestri, durano circa sei mesi ognuna.

L'atmosfera di Marte è però molto tenue e formata principalmente di Anidride Carbonica (CO2) e l'Ossigeno è solo lo 0,13%.

La pressione atmosferica è quindi molto bassa, variabile attorno ai 0,7 - 0,9 KPa, ovvero circa 8 millesimi dell'atmosfera terrestre.

Ai poli le calotte polari sono quindi essenzialmente formate da "ghiaccio secco", ovvero ghiaccio di Anidride Carbonica, mentre il ghiaccio d'acqua è in quantità minima.

Dalle prime analisi a distanza e dai pochi dati ricevuti dalle sonde Pathfinder, si può ipotizzare che vi sia  presenza d'acua in fondo al profondo canyon della VALLE MARINERIS.

La Valle Marineris è quel lungo solco visibile dalla foto allegata a questo post. E' lunga oltre 4.000 km ed è profonda fino a 7 km, mentre in alcuni punti la sua larghezza raggiunge i 200 km.

Marte presenta una varietà interessante di conformazioni geologiche più disparate, alcune delle quali hanno dato alito a fantasie su presunte facce umane che potevano essere intraviste in determinate condizioni di luce ed ombre, poi però rivelatesi rilievi senza una vera forma precisa.

E' invece degno di nota il vulcano denominato "Monte Olimpus" che ha un diametro di 600 km e raggiunge la considerevole altitudine di 27 km (Contro i circa 10 km del nostro monte Everest).

Lo studio delle conformazioni geologiche di Marte hanno portato alla certezza che un tempo doveva esserci molta acqua sul pianeta, così come anche la sua atmosfera doveva essere necessariamente più densa.

La stessa Valle Marineris dà l'impressione di un solco lasciato da un "bolide" di enormi dimensioni che abbia scalfito "di striscio" Marte, portando via con se gran parte dell'atmosfera e dell'acqua che, in seguito alle alte temperature causate dalla collisione, doveva essere quasi tutta allo stato di vapore.

Questa è ovviamente una fantasia, non provabile scientificamente, e quindi una pura congettura .... forse!

Sta di fatto che fantasie e congetture varie, più o meno probabili o possibili, stanno portando NASA ed ESA ad organizzare una missione umana su marte, prevista a breve nei prossimi anni.

La missione umana avrà il compito di fugare dubbi e trovare risposte concrete ai mille quesiti che questo pianeta, sicuramente il più interessante del Sistema Solare, suscita in tutti noi, scienziati compresi!

Se vi fosse acqua in sufficiente quantità, e quindi "ossigeno disponibile", la possibilità che esistano forme di vita, magari anche solo a livello di batteri o piccoli molluschi, sarebbe reale!

Marte è ricoperto quasi interamente di una sabbia rossastra, che ne conferisce il colore tipico, tanto che anche lo guardiamo ad occhio nudo nel cielo notturno, si vede chiaramente un puntino di luce rossastra.

Anche il cielo marziano quindi ha un colore rosa, dovuto al riflesso della sua superficie e data la scarsità di Ossigeno, che invece rende azzurro il cielo terrestre.

Marte ha due piccole lune acquisite: Phobos e Deimos.

Questi due satelliti naturali hanno una forma irregolare, sono piccoli per dimensioni, ed assomigliano più a due grosse patate che a dei pianetini sferici.

Phobos misura circa 20x23x28 km, e ruota intorno a Marte in 7 ore e 39 minuti, in un'orbita di circa 9.720 km di raggio.

Deimos invece misura 10x12x16 km ed esegue una rivoluzione in 30 ore e 17 minuti, in un'orbita di circa 23.400 km di raggio.

Marte ha una massa di 6,421 x 1023 kg, pari a circa lo 0,1074 della massa della Terra.

Il suo diametro è di 6.786 km ed ha una densità media di 3,95 g/cm3 .

La sua inclinazione sull'eclittica è di 1,85 gradi.

Come sempre, ci sarebbe un'infinità di cose da dire ancora su Marte, ma anche questa volta, per il momento, ci fermiamo qui.

Il prossimo viaggio ci porterà verso la fascia di asteroidi che si trova tra Marte e Giove, ed analizzeremo l'ipotesi di un quinto pianeta scomparso! :-))

A presto equipaggio!

 
 
 

THE BLACK HOLES

Post n°18 pubblicato il 18 Giugno 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Saluti a tutto l'equipaggio! :-)

Scusate la lunghissima assenza, ma il lavoro mi ha tenuto lontano dal blog e da casa.
Non che adesso abbia tutto il tempo di prima, ma vedo di far uscire qualcosa di interessante.

I BUCHI NERI

Come abbiamo avuto modo di accennare nei passati commenti, nell'universo conosciuto esistono i BUCHI NERI.

Possiamo affermare che un Buco Nero è una delle possibili fasi terminali di una stella di grandi dimensioni.

Una stella di grandi dimensioni infatti, contiene una quantità di Idrogeno e di Elio che può essere anche 100 volte maggiore di quella del nostro Sole.

In queste condizioni, paradossalmente, il combustibile atomico (L'Idrogeno, appunto) si esaurisce ad una velocità di gran lunga maggiore di quella che potrebbe avvenire nel nostro Sole, a causa dell'enorme massa, e quindi enormi temperature generate all'interno della stella.

Quando l'idrogeno sta per esaurirsi (Vedi post e commenti precedenti per capie come avviene), la stella aumenta il suo diametro espandendo le sue dimensioni, si raffredda e diventa così una GIGANTE ROSSA.

Successivamente, le pressioni interne diminuiscono a causa della diminuzione della temperatura e la stella si contrae aumentando di nuovo la sua temperatura e la sua brillantezza.

La stella diventa così una NANA BIANCA.

In una Nana Bianca, la massa totale rimane però la stessa di quando la stella era nel pieno della sua giovinezza, e questo comporta che gli elettroni degli atomi, a causa della immensa forza di gravità, si avvicinano moltissimo ai propri nuclei atomici, quasi fondendosi con i protoni del nucleo dell'atomo, generando dal punto di vista elettrico, dei veri e propri neutroni.

Ecco perché le Nane Bianche sono anche chiamate STELLE DI NEUTRONI.

Se la massa della stella è però particolarmente grande, la sua forza di gravità sarà talmente elevata che persino i fotoni (la luce, in pratica) saranno intrappolati all'interno del campo gravitazionale e quindi tutto ciò che passerà nelle sue vicinanze, luce compresa, verrà letteralmente risucchiata e tutto attorno a quella zona dello spazio sarà il buio assoluto.
Un BUCO NERO, appunto!

Ricordiamo che per lasciare il campo gravitazionale di un qualsiasi corpo celeste, come la nostra Terra per esempio, occorre raggiungere la cosiddetta "velocità di fuga", al di sotto della quale si può rimanere in orbita oppure ricadere, ma non fuggire via dalla forza di gravità.

In un Buco Nero quindi, la velocità di fuga necessaria a lasciare la sua forza di gravità, supera la stessa velocità della luce, che è quanto di più veloce conosciamo fino ad oggi.

In teoria quindi, un Buco Nero non può emettere alcunché, per le ragioni sopra esposte.
In realtà esiste una zona esterna in cui le particelle sono abbastanza lontane dall'influenza gravitazionale e riescono a mantenere un equilibrio tra la velocità di fuga e la forza di gravità del Buco Nero

Questa specie di "pelle" del Buco Nero è chiamata ORIZZONTE DEGLI EVENTI.

Infatti tutte le leggi fisiche e gli eventi che avvengono al di fuori dell'Orizzonte degli Eventi sono matematicamente provabili, inclusa la velocità della luce, che è quanto di più veloce sia riconosciuto dalla Legge della Relatività di Einstein,

Il fatto stesso che esista una forza "più veloce" della luce, tale da intrappolare quest'ultima, invalida automaticamente tutte le regole ed i calcoli scientifici di nostra conoscienza.

Tutto quello che noi sappiamo è che questa "pelle" del Buco Nero emette radiazioni rilevabili dagli strumenti, ma a parte le teorie sopra desritte, quello che realmente avviene all'interno di un Buco Nero non è ad oggi scientificamente dimostrabile.

Comunque, la stessa teoria del BIG BANG presuppone che l'intero Universo fosse concentrato in un unico punto dalle dimensioni infinitesimali, avente però una massa che è di fatto quella dell'intero universo di oggi, quindi di gran lunga maggiore di qualsiasi Buco Nero oggi esistente.

Nel punto d'inizio del BIG BANG la materia, così come la conosciamo fatta di atomi, protoni, elettroni, ecc. non esisteva ancora.

Era un puntino di energia purissima dal quale tutto è cominciato, incluso il tempo.

Il tempo infatti è la grandezza con cui misuriamo il movimento nello spazio da un punto A ad un punto B, in base ad una velocità.

Non esistendo lo spazio, e non esistendo altri "punti" materiali da cui e verso cui muoversi, non poteva esistere nemmeno il tempo.

Del BIG BANG, dell'espansione dell'Universo e di una sua possibile ri-contrazione o meno, ne parleremo meglio più avanti.

Per ora vi saluto e preparo il tanto sospirato viaggio verso Marte!

A presto Equipaggio!

P.S. - Benvenuta a bordo Pikria! Amore mio! :-)

Nella foto in alto:
Una "lente gravitazionale", ovvero flussi di luce canalizzati dalla forza di gravità di una Nana Bianca.
Le 4 stelle attorno sono la luce di una unica stella nascosta dietro, deviata dalla Nana Bianca che sta al centro.

 
 
 

LA LUNA (Bis)

Post n°17 pubblicato il 11 Aprile 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Buongiorno equipaggio e bentornati a bordo! :-)

Questo post di approfondimento è stato cortesemente sollecitato da Erinn78, ed è con piacere che ve lo sottopongo.

LA LUNA
(Le origini)

 La luna non è una parte distaccata durante la formazione del nostro pianeta, ovvero non si è formata nella stessa zona della NEBULOSA PLANETARIA che ha dato origine al Sistema Solare, Sole incluso.

Come avremo modo di vedere più avanti, quando parleremo dell’Evoluzione dell’Universo le osservazioni ed i calcoli matematici, uniti alle nostre conoscenze di chimica e di fisica, ci hanno permesso di stabilire come si evolve l’Universo e quindi di viaggiare scientificamente a ritroso nel tempo fino a pochi decimillesimi di secondo dall’inizio del BIG BANG.

La composizione chimica della Luna è di fatto sensibilmente diversa da quella della Terra, come era del resto facilmente intuibile quando abbiamo detto che la sua massa è di solo 1 ottantunesimo di quella terrestre.

Per completezza di informazione, riporto di seguito l’analisi chimica media della crosta lunare.

 COMPOSIZIONE DELLA CROSTA LUNARE

Ossigeno             43%
Silicio                    21%
Alluminio             10%
Calcio                     9%
Ferro                      9%
Magnesio              5%
Titanio                   2%
Nickel                 0.6%
Sodio                  0.3%
Cromo                0.2%
Potassio            0.1%
Manganese       0.1%
Zolfo                   0.1%
Fosforo             500 ppm
Carbonio          100 ppm
Azoto                100 ppm
Idrogeno            50 ppm
Elio                      20 ppm

 Sempre per voler essere precisi, anche l’atmosfera lunare che è talmente insignificante da poter affermare che non c’è, ha comunque una sua composizione chimica ed una sua pressione. Ovviamente il tutto è proporzionale alla tenue forza di gravità della Luna che è solo 1,622 m/s2 paria a 0,165 G ( 1G = Forza di gravità della Terra).

Ecco qui di seguito le caratteristiche dell’atmosfera lunare.

ATMOSFERA LUNARE

Pressione             3 × 10-13kPa
Elio                            25%
Neon                         25%
Idrogeno                  23%
Argon                        20%
Metano                       tracce
Ammoniaca               tracce
Anidride Carbonica  tracce

Spero con questo post di aver esaudito le richieste della nostra carissima amica Erinn78. ^___^

Rimango sempre a disposizione di tutti coloro che volessero approfondire qualsiasi argomento trattato sul blog! :-))

A presto equipaggio, anche perché il nostro prossimo viaggio ci porterà su MARTE! ^____^

P.S.
Nella foto allegata: LA FACCIA NASCOSTA DELLA LUNA

 
 
 

LA LUNA (e dintorni)

Post n°16 pubblicato il 09 Aprile 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Buon giorno equipaggio e benvenuti a bordo!

Oggi la nostra astronave fa rotta verso il satellite naturale della Terra: La Luna! :-))

LA LUNA
(E la falsa missione dell’Apollo 11)

 La Luna è il satellite naturale del pianeta Terra.
Posizionata ad una distanza media di 384.000 km la Luna ha una massa di 7,35 x 1022 kg, pari a 1 ottantunesimo della massa terrestre ed ha un diametro di 3.476 km.
Per avere una proporzione, la distanza della Luna è di circa 30 volte il diametro della Terra ed è circa 3,7 volte più piccola.

A causa di questa distanza si sono sollevati dubbi sulla veridicità della missione dell’Apollo 11 che avrebbe portato il 21 Luglio 1969 il primo uomo sulla Luna, anche alla luce delle missioni successive che furono condotte con tempistiche molto diverse, anche nei tempi delle telecomunicazioni e per le diverse immagini dallo spazio.

La spiegazione “ufficiosa” di alcuni sottodirettori di missione di cui non è mai stato reso noto il nome, fu che l’intera missione fu condotta in segretezza in quanto non si voleva dare la notizia al mondo di un ulteriore fallimento della NASA che era in competizione con i Russi in periodo di Guerra Fredda.

Fu quindi successivamente proposta ai mass-media di tutto il mondo la missione in playback, svenduta come “real time”, opportunamente editata cambiando radicalmente le conversazioni via radio con l’apollo 11, nonché le immagini della telecamera di bordo.

La preoccupazione principale era la capacità di sopravvivenza degli astronauti che per la prima volta dovevano attraversare le fasce di Van Allen, ove si concentrano le radiazioni intrappolate dal campo magnetico terrestre, e che possono oltrepassare uno scudo di piombo da 1 mm di spessore.

Le immagini della Terra riprese dallo spazio, risultano essere su di uno sfondo completamente nero, senza nemmeno l’ombra di una stella intorno, e neppure effetti di riverbero luminosi del sole che avrebbe dovuto entrare dall’altro lato della finestra da cui la telecamera riprendeva il nostro pianeta o raggi riflessi dallo scafo della navetta.

Qualcuno disse che questa “schermatura” fu fatta per evitare che i russi potessero riconoscere da un’attenta analisi delle immagini, le locazioni dei satelliti spia degli americani. 

Ma la cosa davvero strana è il tempo che trascorse da quando l’Apollo 11, che era in orbita attorno alla terra, accese i razzi per raggiungere la velocità di fuga necessaria per avviarsi verso la Luna.

Il viaggio durò solo 9 ore, contro i tre giorni che servirono alle successive missioni Apollo!
Secondo i calcoli degli esperti, confermate dall’analisi delle immagini dallo spazio e dalla Luna girate dall’equipaggio dell’Apollo 11, Neil Armstrong e Edwin Aldrin non raggiunsero mai il suolo lunare e le stesse immagini della parte nascosta della Luna, che avrebbero dovute essere riprese da  Michael Collins rimasto in orbita attorno alla Luna, erano invece quelle riprese da una sonda sovietica nel 1959.

Anche le immagini dalla Luna appaiono infatti su di uno sfondo completamente nero, e le immagini della Terra vista dalla luna non rispetterebbero le proporzioni con la distanza e l’assenza di un “effetto lente d’ingrandimento” di un’atmosfera che di fatto la Luna non ha.

Torniamo alla nostra Luna.
Come abbiamo visto la Luna è 3,7 volte più piccola della terra e 81 volte più leggera. E’ proprio per questa sua piccola massa, nonostante le sue dimensioni, che la Luna orbita intorno alla Terra.

Se fosse stata più densa e pesante, il sistema Terra-Luna sarebbe stato un PIANETA DOPPIO, e le orbite sarebbero state la somma dei moti dovuti alla reciproca interferenza ed anche l’orbita intorno al Sole avrebbe comportato delle sensibili variazioni.

La Terra ha quindi intrappolato la Luna con la sua forza di gravità, fermandone la rotazione sul proprio asse. Per questo motivo la Luna mostra sempre la stessa faccia all’osservatore terrestre, e la sua rotazione è detta SINCRONA, ovvero compie un giro attorno al proprio asse nello stesso tempo che compie un giro intorno alla Terra.

La Luna ha delle ampie pianure che Galileo chiamò “mari” e sono visibili anche ad occhio nudo.


La Luna orbita intorno alla Terra su di un piano inclinato di poco più di 5 gradi rispetto all’eclittica.
Considerando che l’equatore terrestre è a sua volta inclinato di 23,45 gradi sul piano dell’eclittica, l’inclinazione della Luna rispetto all’equatore varia da 18,3 a 28,6 gradi durante le diverse stagioni dell’anno.

La luna compie una rotazione siderale completa in 27 giorni, 7 ore e 43 minuti, mentre la rotazione vista dalla Terra si compie in 29 giorni 12 ore e 44 minuti.
L’eccentricità dell’orbita lunare è di 0,05.

  Come al solito ci sarebbe un sacco di altre cose da dire anche sulla Luna. Quindi se vi sono temi di cui avete curiosità e che non ho trattato in questo articolo, chiedete pure! :-))

A presto equipaggio! ^__^

 
 
 

TERRA (Parte 4)

Post n°15 pubblicato il 08 Aprile 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Bentornati a bordo!
Con questo articolo completiamo per ora i temi che riguardano il nostro pianeta

TERRA

 Come abbiamo visto in precedenza il pianeta Terra concentra la vita biologica all’interno della Troposfera e poco sotto la sua superficie. Sia sulla terra ferma, sia nei mari.
Questa zona è anche chiamata BIOSFERA.

La superficie terrestre non è butterata da crateri meteoritici, sempre grazie all’atmosfera che con varie azioni fisiche, a cominciare già dalla Termosfera, disintegra gradualmente le meteore prima che raggiungano il suolo.

Le meteore più grandi però, non fanno in tempo a disintegrarsi totalmente, e possono raggiungere il suolo in forma di meteoriti, che possono andare da piccole dimensioni di qualche decina di centimetri, fino a dimensioni più grandi come quello che in Arizona ha lasciato un cratere di 1.200 metri di diametro, profondo 170 m e con un bordo alto 50 m.

La mattina del 30 Giugno 1908, invece, sopra i cieli della Tunguska (o Tugunska, secondo la pronuncia) nella Siberia orientale, alle ore 7:17 un grosso meteorite esplode a 6 km di altezza per le pressioni ed alte temperature generate con l’attrito con la nostra atmosfera.

L’esplosione lancia lapilli incandescenti che si sparpagliano al suolo distruggendo 80 milioni di alberi in un’area di oltre 2.200 chilometri quadrati di taiga siberiana.

La nostra atmosfera non ci protegge dunque solo dalle radiazioni cosmiche, ma anche dai corpi extraterrestri che collidono con il nostro pianeta.

I crateri più antichi sono stati poi cancellati dall’azione erosiva di venti e piogge, nonché dall’evolversi della vita vegetale sopra di essi.

Tornando al nostro pianeta Terra, sappiamo che esso gira attorno al proprio asse in circa 24 ore.
Questo asse però non è stabile e si muove circolarmente a causa della precessione degli equinozi.

Questo fenomeno fu scoperto già dal secondo secolo avanti Cristo ad opera di Ipparco che, come abbiamo avuto modo di dire nelle trattazioni precedenti, lo misurò con precisione utilizzando delle semplici mire meccaniche.

Il circolo completo dell’asse di rotazione avviene ogni 26.000 anni.
Vi è poi un altro moto, indotto dalla forza di gravità della Luna, detto NUTAZIONE, che perturba il movimento dell’asse terrestre con cicli di 18,5 anni.

 La terra ha una massa di 5,976 x 1024 kg.
Il suo diametro equatoriale è di 12.756 km.
La densità media è di 5.52 g/cm3
Il periodo di rotazione è di 23 ore, 56 minuti e 4 secondi
L’inclinazione dell’equatore sul piano dell’orbita è di 23,45 gradi.
La distanza media dal Sole è di 149,6 milioni di chilometri.
La rivoluzione avviene in 365,2422 giorni.
L’eccentricità dell’orbita è di 0,0167 

Nella foto in alto Il cratere di Barringer in Arizona.

Per il momento ci fermiamo qui, per quanto riguarda il pianeta Terra.
Il prossimo viaggio ci porterà sulla Luna! :-))

A presto equipaggio!

 
 
 

TERRA (Parte 3)

Post n°14 pubblicato il 07 Aprile 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Bentornati a bordo equipaggio!

Volevate saperne di più su cosa fa la nostra atmosfera con i raggi cosmici?
Eccovi accontentati! :-)))

PERMEABILITA’ ELETTROMAGNETICA
DELL’ATMOSFERA TERRESTRE

 La vita sul nostro pianeta non è solo possibile grazie all’Ossigeno (21%) ed alla bassa concentrazione di Anidride Carbonica (350 ppm), ma soprattutto perché la nostra atmosfera funziona come uno scudo verso le radiazioni elettromagnetiche (raggi cosmici) alle frequenze più pericolose.

I raggi Gamma, i raggi X ed i raggi Ultravioletti distruggono infatti il materiale organico.

I raggi UV dissociando la famosa molecola –COOH che è un po’ il mattone su cui poggia la vita biologica, mentre i raggi Gamma distruggono di fatto tutto quello che trovano, portando tutto ad uno stato ionizzato.

 Per fare un solo brevissimo accenno di chimica organica possiamo dire che la dissociazione della molecola –COOH dà luogo ad altri composti del Carbonio che di solito sono tossine o altri composti cancerogeni.

Ecco perché l’eccessiva esposizione ai raggi UV, in particolare quelli di frequenze più alte come gli UV-B, può dar luogo a tumori della pelle.

Di solito i raggi UV che riescono a passare in minima quantità la nostra atmosfera, sono quelli di frequenze più basse detti UV-A e che sono la causa dell’abbronzatura che ci prendiamo sulle spiagge o in montagna durante il periodo estivo.

 Come possiamo vedere dallo schema riportato in figura, la nostra atmosfera reagisce in modo diverso alle varie lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico, e questo comportamento può variare anche tra il giorno e la notte, vista l’azione ionizzante dei raggi solari durante l’irraggiamento diurno.

 Per esempio, avete mai notato che la ricezione delle radio a Onde Medie (MF) e Onde Lunghe (LF) è migliore durante la notte?

Di giorno infatti esistono strati ionizzati della Ionosfera che generano un “rumore elettronico” che copre e disturba le trasmissioni radio più deboli e lontane.

Di notte invece questi strati svaniscono o si modificano. Il rumore elettronico diminuisce sensibilmente e le trasmissioni radio più deboli emergono dal  “silenzio elettronico” e possono quindi essere ricevute chiaramente.

 Già dall’invenzione della radio Guglielmo Marconi scoprì senza capire alcuni aspetti della propagazione delle onde radio. I nostri moderni Radioamatori, negli ultimi 50 anni hanno contribuito notevolmente a comprendere le caratteristiche radioelettriche della nostra atmosfera, grazie ad un numero impressionante di esperimenti con stazioni radio distribuite in tutto il pianeta.

 Si è quindi scoperto che negli strati alti dell’atmosfera si formano bande ionizzate che variano con il giorno e la notte ed anche con il variare delle stagioni.

Gli strati non sono quindi omogenei su tutto il pianeta, ma variano sopra le zone ove è estate, inverno, giorno o notte.

Come si vede in figura la nostra atmosfera risulta completamente trasparente solo a determinate frequenze. Queste zone di trasparenza sono dette FINESTRE.

Abbiamo quindi la FINESTRA OTTICA che lascia passare la luce, grazie alla quale i nostri occhi possono vedere, che però fortunatamente blocca le radiazioni ai suoi estremi ovvero i raggi UV e i raggi IR.

I raggi Infrarossi (IR) sono i responsabili della trasmissione del calore e quindi dell’arrossamento della pelle fino a che la nostra “melanina”, una sostanza protettiva che il nostro corpo produce naturalmente, sollecitata dai raggi UV non genera una barriera protettiva conferendoci di fatto una bella abbronzatura.

Abbiamo poi un’ampia FINESTRA RADIO che consente il passaggio della zona più bassa delle Microonde e tutte le frequenze fino alle VHF.

 Le frequenze più basse come le HF vengono assorbite dall’atmosfera, oppure riflesse come uno specchio dagli strati ionizzati.

Questa caratteristica fa si che le trasmissioni dallo spazio su queste frequenze non arrivino fino alla superficie, e dall’altro lato le trasmissioni terrestri dalle HF in giù non possano “lasciare il pianeta”.

 Tra gli strati ionizzati che si formano e si modificano quotidianamente nell’atmosfera (Strati D, F1 e F2), vi è uno strato un po’ speciale chiamato Strato E-SPORADICO.

E’ di fatto sporadico perché si forma solo in determinate condizioni, e prevalentemente durante la caduta di meteoriti.

 Lo strato E si forma a circa 130 km di altitudine ed è prevalentemente formato da atomi ionizzati di Ferro e Nickel e fa variare la temperatura da –80 °C a +80 °C. L’osservazione e la sperimentazione dello strato E-sporadico ci ha detto che sono proprio i meteoriti che disintegrandosi nella Mesosfera rilasciano questi atomi che dato il loro peso raggiungono i 130 Km di altezza e li vengono ionizzati.

La forma dello strato E-sporadico è di solito stretta ed allungata, seguendo la traiettoria di caduta dei meteoriti. Questo strato rappresenta un’occasione unica per i radioamatori che la sfruttando per la riflessione delle onde a 3-6 MHz ottenendo collegamenti radio con zone lontanissime oltre oceano.

 Le Onde Lunghe invece, si propagano nella Troposfera, seguendo il campo magnetico terrestre. Per questo motivo il loro percorso è spesso deviato dalle tempeste magnetiche dovute sia dalle perturbazioni delle masse di Ferro-Nickel che si muovono nel magma sotto alla superficie terrestre, sia dalle interferenze del VENTO SOLARE che viene attratto dei poli magnetici terrestri e che dà origine nella  alle AURORE BOREALI. Quando questo avviene si generano fenomeni di fluttuazione del segnale e della frequenza, dando luogo alla ricezione di fastidiosi “fischi” ed un continuo alzarsi-abbassarsi del volume audio.

 C’è un’ultima notizia che voglio riportare riguardante la nostra atmosfera.

In un monitoraggio continuo iniziato nel 1850 e finito per ora nel 1995, si è potuto vedere chiaramente che la temperatura del pianeta è aumentata proporzionalmente con l’aumento dell’Anidride Carbonica.

Si è passati da una media di 20,0 °C con una concentrazione di 285 ppm di CO2 , ad una temperatura di 20,8 °C con una concentrazione di 350 ppm di CO2 , ed alle brevi perturbazioni di concentrazione seguivano a ruota le perturbazioni della temperatura, rendendo inequivocabile la relazione.

PPM significa “parti per milione” ovvero una concentrazione relativamente molto bassa, rispetto alla CO2 presente su Venere (96%), ma la temperatura media di Venere è anche di 450 °C, e noi di certo non ci vivremmo in modo piacevole.

E’ quindi assolutamente necessario ridurre l’inquinamento da CO2 e ridurre il disboscamento, visto che sono proprio gli alberi che riescono a convertire l’Anidride Carbonica in Ossigeno.

Ulteriori innalzamenti della temperatura di pochi gradi, potrebbero rivoluzionare in modo drastico il mondo come lo conosciamo oggi, a partire dai ghiacciai montani, alle calotte polari ed al livello dei mari, nonché alle colture agricole ed all’avanzamento dei deserti.

 Vi sarebbe molto altro da dire sull’atmosfera del nostro pianeta, ma mi sembra che per un semplice blog, abbiamo detto anche troppo! ;-)

 
 
 

TERRA (Parte 2)

Post n°13 pubblicato il 06 Aprile 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Saluti a tutto l'equipaggio!

Eccoci di nuovo qui per proseguire il nostro viaggio verso il pianeta Terra. :-)

L'ATMOSFERA TERRESTRE

L’atmosfera terrestre è formata per il 77% da Azoto (N2), seguita dal 21% di Ossigeno (O2) e dal 1% di Argon (Ar).

Tra le tante “tracce” di altri gas disciolti nel restante 1% nell’atmosfera troviamo l’Anidride Carbonica (CO2), il vapor d’acqua (H2O allo stato gassoso) ed altri gas minori.

Per i “precisini” che potrebbero obiettare sulle affermazioni di massima di quanto sopra, riporto qui di seguito “l’analisi chimica media” dell’atmosfera del pianeta:

Azoto (N2): 77,75%
Ossigeno (O2): 20,95%
Argon (Ar): 0.93%
Vapore acqueo (H2O): 0,33%
Anidride carbonica (CO2): 0,032% (320 ppm)
Neon (Ne): 0,00181% (18 ppm)
Elio (He): 0,0005% (5 ppm)
Metano (CH4): 0,0002% (2 ppm)
Idrogeno (H2): 0,00005% (0,5 ppm)
Krypton (Kr): 0,000011% (0,11 ppm)
Xénon (Xe): 0,000008% (0,08 ppm)
Ozono (O3): 0,000004% (0,04 ppm)
 

Si ritiene che agli albori della sua vita, l’atmosfera del nostro pianeta fosse per la maggior parte composto di CO2 e che poi i processi di fotosintesi degli esseri vegetali l’abbiano gradualmente cambiata in Ossigeno. L’Azoto invece si forma prevalentemente con i processi di decomposizione del materiale organico ad opera dei batteri.

Si potrebbe quindi azzardare a dire che siano stati gli stessi esseri viventi che hanno cambiato l’atmosfera della terra, rendendola di volta in volta più idonea alla vita stessa.

La composizione, la densità, l’irraggiamento del sole, il moto di rotazione, i rilievi, i mari e la disomogenea conformazione della superficie terrestre nonché la sua capacità di assorbire o riflettere l’energia del Sole, sono tutti fattori che contribuiscono ai moti, alla strutturazione e stratificazione dell’atmosfera in vari livelli nei quali avvengono diversi fenomeni chimici e fisici.

L’atmosfera terrestre è suddivisa in quattro settori principali concentrici, in ciascuno dei quali avvengono fenomeni diversi, e sono catalogati con i nomi di TROPOSFERA, STRATOSFERA, IONOSFERA e ESOSFERA.

La TROPOSFERA è la zona compresa tra la superficie terrestre e 14.000-15.000 metri di altitudine circa. Il suo spessore varia infatti con la latitudine ed è più sottile ai Poli, e più spessa all’equatore, per l’effetto centrifugo della rotazione terrestre.

In questa zona avvengono tutti i fenomeni meteorologici causati dalla circolazione delle masse d’aria che danno vita ai venti, alla formazione delle nubi, alle precipitazioni ed altri fenomeni atmosferici. La temperatura che al suolo ha una media di +20 °C, decresce gradualmente con l’altitudine seguendo quello che viene chiamato “gradiente barico verticale”. E’ detto “barico” perché è legato all’andamento della pressione che decresce anch’essa con l’aumentare dell’altitudine, ad alla fine della Troposfera la temperatura è di –55 °C.

 Tra la Troposfera e la Stratosfera, si interpone un sottile strato chiamato TROPOPAUSA, che ha uno spessore di soli 200-300 metri.

La Tropopausa è di fatto una zona cosiddetta “isotermica”, ovvero non si verificano ulteriori diminuzioni di temperatura con l’aumento dell’altitudine.

In questa zona si formano di sovente fortissimi venti orizzontali di forma tubolare chiamati “correnti a getto”, che raggiungono velocità di diverse centinaia di chilometri orari.

 La STRATOSFERA occupa il settore tra i 15.000 e i 50.000 metri circa, ed al suo interno si colloca lo STRATO DI OZONO che inizia verso i 30.000 metri e concentra il 90% di tutto l’Ozono del pianeta.
Nella parte bassa della Stratosfera sono ancora possibili particolari formazioni nuvolose stratiformi dette “cirri”.
L’Ozono esiste perché l’Ossigeno viene colpito dai raggi Ultravioletti del Sole che lo ionizza trasformandolo in O3, ovvero dissocia la molecola equivalente dell’ossigeno formata da due atomi, favorendo un legame polare fra tre atomi.
Questa reazione chimico-fisica assorbe tutta l’energia dei raggi UV assumendo una funzione di schermatura verso le quote più basse.
Un’altra conseguenza della reazione dell’ozono con i raggi UV, è l’aumento di calore e quindi nella Stratosfera il calore tende ad aumentare con l’aumento di quota passando dai –60°C che possiamo trovare a 16.000 metri fino agli 0 °C  che troviamo al confine con la STRATOPAUSA che si trova a 50.000 metri di altezza.

 La IONOSFERA non è una regione specifica ed omogenea.
E’ così chiamata perché è la zona ove avvengono le ionizzazioni dei gas e di altri elementi.
Di fatto essa comprende le zone alte della MESOSFERA e la TERMOSFERA.
 

MESOSFERA
In questa zona, che va dai 50 agli 80 Km di quota, l'atmosfera non subisce più l'influsso della superficie terrestre, ed è costante a tutte le latitudini. Non ci sono più né venti né correnti ascensionali, né nubi o perturbazioni: l'aria è completamente calma. In queste condizioni, i gas si stratificano per diffusione secondo il loro peso atomico o molecolare.
La composizione chimica media dell'aria inizia a variare man mano che si sale. L'anidride carbonica scompare rapidamente e il vapore acqueo ancora più in fretta, e anche la percentuale di ossigeno inizia a diminuire con la quota. Aumentano le percentuali di gas leggeri come elio e idrogeno. L'effetto riscaldante dell'ozono è terminato, e la temperatura diminuisce sempre più con la quota fino a stabilizzarsi, al limite superiore della mesosfera, a circa -80ºC

Nella Mesosfera hanno origine le stelle cadenti, cioè i piccoli meteoriti che non riescono a raggiungere la superficie terrestre e bruciano prima di raggiungere la terra, lasciando scie luminose. Oltre la MESOPAUSA, alla quota di circa 100 Km, l'aria è tanto rarefatta da non opporre una resistenza tangibile al moto dei corpi, e diventa possibile muoversi con il moto orbitale. Per questo motivo, in astronautica la Mesopausa viene considerata il confine con lo spazio.

TERMOSFERA
Oltre la Mesopausa inizia la Termosfera. In questo strato i gas presenti sono tanto rarefatti che è più opportuno parlare di atomi e molecole, che ricevono quasi interamente la radiazione solare diretta e sono quindi in prevalenza allo stato ionizzato.
La temperatura in questo strato sale con l'altitudine, per l'irraggiamento solare, ed arriva ai 1700ºC al suo limite esterno. Al confine fra Mesopausa e Termosfera hanno luogo le aurore boreali.
La composizione chimica è ancora simile a quella media, con una predominanza di azoto e ossigeno, ma cambia sempre più con l'altitudine.
A circa 550 Km di quota, questi due gas cessano di essere i componenti principali dell'atmosfera, e vengono spodestati da Elio e Idrogeno.
 

ESOSFERA
La parte più esterna della atmosfera terrestre, dove la composizione chimica cambia radicalmente. L' Esosfera non ha un vero limite superiore, arrivando a comprendere anche le fasce di Van Allen.
I suoi costituenti, come già detto, sono per lo più idrogeno ed elio, in maggioranza particelle del vento solare catturate dalla MAGNETOSFERA terrestre. 
 

Uno degli aspetti fondamentali da considerare è la permeabilità dell’atmosfera allo spettro elettromagnetico, e quindi ai raggi cosmici.

 

Questo argomento però lo trattiamo nella terza parte.

A presto equipaggio!

... continua nella Parte 3

 

 

 
 
 

TERRA (Parte 1)

Post n°12 pubblicato il 06 Aprile 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Bentornati a bordo equipaggio!


Come promesso oggi facciamo rotta verso il pianeta Terra, il più stupefacente pianeta del Sistema Solare! :-))

TERRA
IL NOSTRO PIANETA

Orbitante a 149.600.000 chilometri dal Sole, il pianeta Terra è il terzo in ordine di distanza dopo Mercurio e Venere.

Le sue caratteristiche sono davvero speciali, tanto da aver consentito nel suo delicato equilibrio, lo sviluppo della vita sulla sua superficie.

La massa della Terra è sufficientemente grande da poter trattenere in modo stabile un’atmosfera la cui densità e composizione consente di mantenere abbastanza costante la temperatura sulla superficie alle varie latitudini.

 

L’escursione termica alla superficie terrestre, grazie all’atmosfera, si contiene entro limiti che vanno da un massimo di +50 °C ad un minimo di –50 °C.

Se confrontiamo questo dato con quello dei pianeti più vicini a noi, Venere e Marte, troviamo per Venere limiti da +400 °C a +500 °C a causa della spessa atmosfera di CO2 che genera una pressione al suolo che è di circa 90-95 volte la pressione atmosferica terrestre.

Per Marte invece l’atmosfera è molto più rarefatta e la pressione media al suolo è solo 7 millesimi di quella terrestre (pari a circa 7,0 hPa contro i 1013 hPa della terra).

L’atmosfera di Marte è anch’essa formata essenzialmente di anidride carbonica e questo comporta variazioni di temperatura al suolo contenute tra i +10 °C del giorno ed i –80 °C della notte.

 

E’ quindi l’effetto serra dovuto alla pressione atmosferica ed alla concentrazione di anidride carbonica (CO2) a contribuire per la maggiore a conservare il calore immagazzinato durante il giorno, mitigando la dissipazione di calore che avviene durante la notte.

Ricordiamo che su Mercurio che è privo di atmosfera, l’escursione termica tra giorno e notte varia dai +430 °C ai –185 °C.

 

Fatte queste iniziali considerazioni, vediamo ora in dettaglio tutte le caratteristiche chimiche e fisiche dell’atmosfera terrestre, la sua iterazione con i raggi cosmici e cosa questo comporta nella nostra vita quotidiana.

... continua nella Parte 2

 
 
 

VENERE

Post n°11 pubblicato il 05 Aprile 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Buongiorno a tutto l'equipaggio! :-)

Dopo una breve e doverosa pausa, riprendiamo il nostro viaggio nell'Universo conosciuto.
Questa volta andiamo su Venere! :-))

Venere è il secondo pianeta per distanza dal Sole, dopo Mercurio.

Per massa e dimensioni è molto simile alla Terra tanto da esser stata a lungo  considerata la sorella del nostro pianeta.

La sua atmosfera però è profondamente diversa ed è composta per il 96% da anidride carbonica, e per il 3% da azoto.

La pressione atmosferica al suolo è di 90 volte quella della terra, ed è un po’ come paragonare la pressione che possiamo trovare a 1 chilometro di profondità nel mare.

Questa atmosfera è così densa e opaca che ha reso impossibile vedere la superficie del pianeta con telescopi ed altri sistemi ottici.

La foto in alto riporta l’immagine scattata il 26 Febbraio 1979 dalla sonda Pioneer nello spettro Ultravioletto.

La mappatura della superficie del pianeta è stata quindi affidata alle sonde che hanno utilizzato dei sensori di eco-radar come scandagli, ottenendo l'immagine della superficie che pubblicherò sul sito WEB (vedi link a lato).

 

La spessa atmosfera di anidride carbonica immagazzina il calore del Sole producendo un forte effetto serra, tanto che alla superficie la temperatura raggiunge i 500 °C mentre a 100.000 metri di altitudine la temperatura scende fino a –90 °C.

  

I venti in quota possono raggiungere i 350 chilometri orari e contribuiscono a distribuire in modo uniforme le alte temperature sul pianeta.

La densa atmosfera riflette il 60% della luce solare, rendendo Venere un astro molto luminoso.

Contrariamente, a causa delle dense nubi e dell’altitudine dell’atmosfera (oltre 100 chilometri), la luce fatica a raggiungere la superficie.

Le nuvole sono composte con alte concentrazioni di biossido di zolfo, e le piogge sono ricche di acido solforico.

 

Al contrario di tutti i pianeti che ruotano attorno al proprio asse da Ovest verso Est, nello stesso senso del moto orbitale, Venere è l’unico pianeta, insieme ad Urano che ruota da Est verso Ovest.

Venere è l’astro più brillante del cielo ed è anche chiamata “la stella del mattino” e “la stella della sera” in quanto è l’ultima a scomparire nell’alba, mentre è la prima che si rende visibile subito dopo il tramonto.

 

Venere dista dal Sole 108.200.000 chilometri in media, pari a 0,72 unità astronomiche.

Ha una massa di 4,87 x 10(24) chilogrammi, che equivale a circa lo 81% della massa della Terra.

Ha un diametro di 12.102 chilometri, equivalente a circa il 95% di quello terrestre.

La sua densità media è di 5,25 g/cm3.

Il periodo di rotazione attorno al proprio asse, che ricordiamo è retrogrado rispetto a quello terrestre, è di 243 giorni e 14 minuti (un giorno venusiano dura circa 8 mesi terrestri!).

L’inclinazione dell’equatore sul piano orbitale è di ben 177,3 gradi.

Il periodo di rivoluzione (un anno venusiano) dura circa 244,7 giorni.

L’inclinazione dell’orbita sull’eclittica della Terra è di quasi 3,4 gradi.

 

L’eccentricità dell’orbita di Venere è di soli 0,0068 il che la rende quasi un cerchio perfetto.

E con questo vi do appuntamento al prossimo viaggio ove raggiungeremo il più stupefacente pianeta del Sistema Solare: la Terra e la sua Luna!

A presto equipaggio! :-))

 
 
 

CIAO CAROL!

Post n°10 pubblicato il 02 Aprile 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Rompo per un momento il tema ferreo del mio blog per un saluto.

Volevo salutare Carol, il nostro fratello, la nostra guida. Il nostro Papa.

Chi studia l'astrofisica, che spiega quasi tutto della materia, capisce altrettanto bene di quanto solo DIO possa aver creato l'Universo, nella sua divina continuità del rinnovarsi della vita, nella sua continua evoluzione.

Così come capisce altrettanto bene, che non basta un miscuglio di elementi chimici, di atomi e di particelle, a dare la scintilla della vita, né le stelle più grandi, con il loro immenso ed inimmaginabile potere energetico, basterebbero mai da sole dar inizio alla vita.

Ci vuole qualcosa di più grande, di più potente, e sopratutto di intelligente, con un disegno specifico, che dia un senso all'esistenza non solo dell'Universo celeste, ma sopratutto della vita biologica.

LA VITA.

Qualcosa che nessuna analisi chimica, nessun trattato matematico, nessuna legge fisica portà mai spiegare.
Sopratutto non potrà mai spiegarne il perché.

E' con questa coscenza che voglio accompagnare il nostro fratello Carol, nel suo ultimo viaggio verso DIO, il creatore.

Mi sento in dovere di dire GRAZIE.

Grazie Carol per quello che tu hai saputo fare per l'Umanità del nostro tempo.
Ci hai ridato la fede, hai contribuito in modo essenziale a dare una svolta all'andamento politico del nostro tempo.
A farci ritrovare i valori perduti.

Sei stato un grande uomo, un grande amico di tutti noi.

Credo di interpretare i sentimenti di molti, dicendoti che
TI VOGLIAMO BENE!

Ciao Carol.

 
 
 

IPPARCO DI NICEA

Post n°9 pubblicato il 01 Aprile 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Buongiorno a tutto l'equipaggio! :-))

Tra un un viaggetto tra le stelle e l'altro, parliamo un po' anche della scienza e della storia che riguarda l'astronomia.

L'astronomia moderna è in fondo il risultato di centinaia o migliaia di scoperte fatte nei secoli passati.
Il rapido sviluppo delle conoscenze nei tempi più recenti è sopratutto dovuto alla velocità con cui viaggiano le informazioni nel mondo.

Le prime osservazioni astronomiche dei primi uomini che guardavano il cielo, magari riposandosi alla sera dopo una dura giornata di caccia o di lavoro agricolo, portarono a relazionare le fasi della Luna allo scorrere dei mesi e delle stagioni ed a compilare i primi calendari.
La comparsa della costellazione di Orione preludeva all'avvicinarsi dell'inverno, e così via.

La curiosità dell'uomo spinse ad uno studio più metodico della posizione degli astri.

IPPARCO di Nicea, astronomo greco che visse Rodi dal 185 a.c. al 125 a.c., utilizzando delle "mire meccaniche" chiamate DITTRE (o DIOTTRE) ed applicando le regole trigonometriche che lui stesso sviluppò, scoprì il moto irregolare della Luna e scoprì l'eccentricità dell'orbita terrestre intorno al Sole.

Le sue misure furono così precise che riuscì a misurare la precessione dell'orbita terrestre dovuta alle perturbazioni indotte dalla gravità lunare, che è di soli 50 secondi d'arco.

Ovviamente Ipparco la chiamò "precessione delle stelle" in quanto non conosceva bene la meccanica e la struttura del nostro Sistema Solare, ma vedeva che la posizione delle stelle cambiava di anno in anno di questi 50 secondi d'arco.

Per avere un'idea di cosa significano 50 secondi d'arco, e quindi capire la precisione delle misure fatte da Ipparco, possiamo dire che è l'angolo di osservazione delle estremità di una becchettina lunga 1 centimetro, vista a 50 metri di distanza.

Oggi sappiamo che precessione dell'asse di rotazione della Terra ha anche una "zona di perturbazione non lineare" e che compie un ciclo completo in 26.000 anni.

Ipparco con i suoi modesti mezzi e con il suo grande genio matematico, riuscì a misurare con discreta precisione la distanza tra la Terra e la Luna, che oggi sappiamo essere 384.000 kilometri.

Ipparco sosteneva che la Terra fosse al centro dell'universo (geocentrismo) e per rappresentare i moti del Sole e della Luna si avvalse della TEORIA DEGLI EPICICLI che era di fatto un artifizio geometrico escogitato da APOLLONIO nel 200 a.c. per spiegare movimenti periodici compositi.

TOLOMEO utilizzò l'epiciclo per spiegare le diseguaglianze periodiche nel moto dei pianeti (detto SISTEMA TOLEMAICO).

Le esaurienti spiegazioni matematiche di Ipparco contribuirono a far abbandonare la TEORIA ELIOCENTRICA dettata da ARISTARCO DI SAMO che nel 310 a.c. affermava che tutti i pianeti orbitano intorno al Sole, mentre il Sole orbita intorno alla Terra.

Ipparco catalogò oltre 800 stelle, ripartite in 6 classi di magnitudine apparente.

Quasi tutte le opere di Ipparco sono tramandate grazie agli scritti di Tolomeo che visse tra l'anno 100 d.c. ed il 178 d.c. e che era un grande ammiratore delle opere di Ipparco.

Le opere di Ipparco andarono di fatto distrutte nell'incendio della biblioteca di Alessandria d'Egitto, ove si custodiva in pratica tutto il sapere umano dell'epoca.

Per puro piacere di saperlo, la biblioteca di Alessandria d'Egitto subì i primi danneggiamenti già del 47 a.c. ad opera dei Romani di Giulio Cesare, che distrussero i primi 40.000 rotoli di opere di matematici ed astronomi.
Seguirono incursioni di Zenobia e Diocleziano nel 295 d.c.
Il colpo di grazia fu dato dal generale Amr Ibnel-As che agli ordini del Califfo Omar I, distrusse ciò che rimaneva del più grande e vasto tempio del Sapere di tutti i tempi.

Il Sistema Tolemaico rappresentò l'unico sistema accettato fino all'anno 1.500.

Ovviamente non sto andando molto a fondo nei dettagli e salto diverse notizie per non annoiarvi.
Chiunque volesse degli approfondimenti od ulteriori notizie può chiederle!

Ci vediamo presto equipaggio! :-))

 
 
 

MERCURIO

Post n°8 pubblicato il 30 Marzo 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Buongiorno equipaggio!

Come promesso oggi siamo in viaggio verso Mercurio. :-)

Mercurio è il pianeta più vicino al Sole ed è anche il più piccolo dell'intero Sistema Solare, dopo Plutone.

La sua densità media di 5,43 g/cm3 è quasi uguale a quella terrestre.
Il pianeta è completamente privo di atmosfera e per questo motivo la sua superficie è completamente butterata da crateri causati dall'impatto con asteroidi.

Senza atmosfera e quindi senza nessun tipo di effetto serra, la sua temperatura superficiale raggiunge i 430 °C nella parte illuminata dal Sole, e -185 °C nella parte in ombra.

A causa della sua vicinanza al Sole ed alla sua luce, Mercurio è difficilmente osservabile, se non in certe critiche condizioni durante l'alba o il tramonto od in certe fortunate condizioni durante le eclissi di sole.

A causa di questa criticità d'osservazione, non vi sono foto telescopiche soddisfacenti che mostrino l'aspetto della superfice di Mercurio, e solo grazie alla sonda spaziale MARINER 10 si sono potute ottenere fotografie dettagliate della superfice (Vedi foto allegata a questo post), che nel 1974-1975 ha mappato circa il 45% della superfice del pianeta.

Tutti i dati relativi a Mercurio, di cui abbiamo disponibilità sono i seguenti:

Massa 3,303 x 10(23) Kg
Diametro equatoriale 4.878 Km
Densità media 5,43 g/cm3
Rotazione al proprio asse in 58 giorni 15 ore e 36 minuti.
Inclinazione sul piano orbitale 2 gradi
Distanza media dal Sole 57.910.000 km
Periodo di rivoluzione 87,97 giorni
Inclinazione sull'eclittica (Piano orbitale della Terra) 7,004 gradi.

Cé da aggiungere una nota di carattere storico.

Nel 500 avanti Cristo, si credeva che i pianeti fossero due. Si chiamò HERMES quando Mercurio era visibile al mattino, e APOLLO quando era visibile al tramonto.

Fu PITAGORA il primo che ipotizzò che il pianeta fosse lo stesso, e quindi uno solo.

A presto equipaggio! :-)

 
 
 

MESSAGGIO DI SERVIZIO

Post n°7 pubblicato il 28 Marzo 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Ho creato, o meglio ho "recuperato", un sito WEB dove inserirò filmati, foto e files audio, riguardanti gli argomenti trattati sul blog.

Il link al sito è riportato qui a lato nella finestra "I MIEI LINK".

Per ora il sito è nelle prime fasi di costruzione, quindi non c'é ancora molto, ma ci sto lavorando.

Buona consultazione! :-)

 
 
 

LO SPETTRO (Parte 2)

Post n°6 pubblicato il 26 Marzo 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Bentornato a bordo equipaggio!

Per comodità di consultazione, informo che l'immagine di questo post rappresenta TUTTO LO SPETTRO ELETTROMAGNETICO, mentre l'immagine del post precedente di riferisce allo SPETTRO VISIBILE DEL NOSTRO SOLE.

Ora che abbiamo capito cos'é lo spettro, vediamo come possiamo servircene.

Lo spettro ottico era già conosciuto nel XVII secolo come la luce bianca che passando attraverso un "prisma" di cristallo si scomponeva in vari colori.

Solo recentemente il fisico tedesco Max Planck (1858-1947) intuì che i colori potevano essere considerati come lunghezze d'onda.

Max Planck introdusse anche la MECCANICA QUANTICA che si discostava dalla MECCANICA NEWTONIANA in quanto le regole di NEWTON non trovavano applicazione nella meccanica sub-atomica.

Ecco quindi che si comincia a parlare dell'energia delle onde elettromagnetiche e della fisica delle particelle.

Nel 1899 Max Plank scoprì ina nuova costante matematica fondamentale (chiamata poi COSTANTE DI PLANCK) per calcolare l'energia di un FOTONE o la radiazione di un CORPO NERO.
La teoria quantica fu la base degli studi di Albert Einstein e di Niels Bohr.

Vediamo ora di spiegare in modo semplice e comprensibile a tutti di cosa si tratta.

In pratica si scoprì che un qualsiasi elemento, posto allo stato gassoso e quindi trasparente alla luce, aveva la proprietà di ASSORBIRE LUNGHEZZE D'ONDA che erano tipiche proprio di quello specifico elemento.

Ad esempio l'idrogeno assorbe prevalentemente due lunghezze d'onda che cadono nel ROSSO (le cosiddette H-Alfa).

Quindi se facciamo passare la luce attraverso un'ampolla contenente idrogeno, e poi scomponiamo la luce con un prisma, noteremo che nel lato del colore rosso, vi sono due righe scure.
Quelle due righe "mancano" perché sono state assorbite dall'idrogeno dell'ampolla.

L'idrogeno assorbe altre lunghezze d'onda che cadono anche nel verde, nel giallo e nel violetto, ma sono tutte tipiche dell'idrogeno.

Ovviamente è necessario MISURARE CON PRECISIONE le lunghezze d'onda assorbite, perché anche altri elementi possono assorbire a lunghezze d'onda molto vicine, e facilmente confondibili. Anche se LO SPETTRO DI ASSORBIMENTO, ovvero l'impronta delle varie lunghezze d'onda assorbite da un singolo elemento sono abbastanza riconoscibili.

E' chiaro che quando la luce passa attraverso un miscuglio di più elementi, l'analisi diventa molto più complicata, e come se non bastasse, il legame molecolare tra elementi può creare fastidiosi EFFETTI MATRICE che interferiscono con la precisione dell'analisi spettroscopica.

Ma gli elementi non solo sono in grado di assorbire le lunghezze d'onda. ma anche di emetterle.
Nel caso dell'assorbimento, parliamo di ASSORBIMENTO ATOMICO, mentre nel caso dell'emissione parliamo di EMISSIONE ATOMICA.

Gli elementi emettono energia a determinate lunghezze d'onda quando sono ECCITATI.
Ovvero quando una forma di energia li colpisce e li "energizza".

In un certo senso, il colore degli oggetti che vediamo intorno a noi, corrisponde all'insieme delle lunghezze d'onda riflesse dall'oggetto quando questo viene colpito dalla luce.

[NOTA: Mescolare i colori, es. il giallo e il blu per ottenere il verde, è di fatto un miscuglio di lunghezze d'onda che fanno "battimento di frequenza" sottrattivo o additivo. Questo lo studieremo meglio più avanti]

Per far EMETTERE l'atomo di un elemento è necessario fornire abbastanza energia da "squilibrare" il suo stato neutro. Ovvero dobbiamo ionizzarlo.

Come tutti sappiamo, gli atomi sono fatti di un nucleo ti protoni che hanno carica positiva e da una folla di elettroni orbitanti che hanno carica negativa che contro-bilancia le cariche dei protoni. In questo stato l'atomo è NEUTRO.
Se "strappiamo" un elettrone da un atomo, questo assume di conseguenza una carica positiva, e tende ad attrarre un elettrone per riequilibrarsi. In questo stato l'atomo è diventato un IONE POSITIVO.

Come abbiamo già accennato nel post in cui abbiamo parlato del Sole, lo stato in cui gli atomi sono ionizzati e convivono con elettroni liberi separati da essi, si chiama plasma atomico.
Ovviamente per mantenere lo stato di plasma, vi deve essere una forte energia costante.

E' un continuo lottare tra lo strappare elettroni e questi ultimi che ricadono nelle loro orbite originali, un po' come una pentola d'acqua che ribolle di continuo ...

Se per "far saltare via" un elettrone dalla sua orbita si deve consumare energia, il "ricadere" dell'elettrone al suo posto originario genera energia.
Questa energia è rilasciata sotto forma di FOTONE, ovvero di energia lunghezze d'onda visibili, luminose.
Ecco la luce!

Più avanti vedremo che gli atomi emettono energia anche a lunghezze d'onda nella banda Radio, IR, UV e Raggi X e Gamma.

Per generare un plasma atomico è necessario che gli elementi siano allo stato gassoso, ed abbiano una temperatura di almeno 10.000 gradi.
A dire il vero vi sono elementi che si ionizzano anche a temperature inferiori ai 6.000 gradi, ma tutti gli elementi sono ionizzati a 10.000.

In questa condizione, tutti gli elementi emettono energia alle stesse lunghezze d'onda che assorbono allo stato neutro.

Queste conoscenze indussero in errore i primi studiosi di spettroscopìa, quando analizzarono il Sole e le altre stelle.

Infatti non si sapeva ancora che le regole sopra descritte sull'emissione atomica sono valide solo in quelle specifiche condizioni.
Il Sole alla Corona raggiunge anche i 30.000 gradi, ed in queste condizioni l'idrogeno ha perso completamente il suo unico elettrone e quindi non è più in grado né di emettere né di assorbire energia. Anche l'elio, perdendo più di un solo elettrone "suona note diverse", e le sue bande di emissione e di assorbimento cambiano radicalmente. Questo vale per tutti gli elementi.

Fu così che gli scienziati, analizzando lo spettro del sole (Figura allegata al post della PARTE 1), vi videro righe spettrali del Ferro e di altri metalli.

Fu così che catalogarono erroneamente Stelle Metalliche e Stelle Gassose. Ovvero stelle contenenti atomi di metalli e stelle di solo gas.

Avendo oggi piena coscienza di queste variazioni dello spettro in determinate condizioni, siamo in grado di stabilire con ragionevole certezza la composizione chimica delle stelle e dei pianeti illuminati dal sole.

Abbiamo inoltre altre tecniche che in realtà ci aiutano a stabilire la composizione di stelle e pianeti, e riguarda l'emissione di ONDE RADIO e di RAGGI X e GAMMA.

Spero che questa trattazione sullo spettro elettromagnetico e su come conoscere la composizione chimica dei corpi celesti, sia stata sufficentemente semplice e chiara.
In caso contrario potete sempre porre qualsiasi domanda nei commenti.

Vi aspetto ancora a bordo della mia nave, per proseguire l'esplorazione del nostro universo! :-))

A PRESTO EQUIPAGGIO E...
BUONA PASQUA! :-))

 
 
 

LO SPETTRO (Parte 1)

Post n°5 pubblicato il 26 Marzo 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Saluti a tutto l'equipaggio!

Si lo so, avevo promesso di parlare di Mercurio, però visto che nei precedenti articoli abbiamo parlato della COMPOSIZIONE CHIMICA del Sole e dell'atmosfera di pianeti e lune, molti si saranno chiesti come possiamo saperlo, noi che stiamo a milioni o addirittura miliardi di kilometri di distanza.

Il capire cosa si intende per SPETTRO ELETTROMAGNETICO è importante non solo per comprendere le poche cose già dette nei post precedenti, ma sarà utile per comprendere quando parleremo di ASSORBIMENTO ATMOSFERICO o di RADIO-ASTRONOMIA.

Per chi di voi si ricorda qualcosa della CHIMICA INORGANICA o la FISICA studiata alle superiori, la parola "Spettro" già dice molto (anche se vedremo poi che non è tutto).
Per altri la cosa potrà sembrare assolutamente oscura.

Chiamiamo SPETTRO la luce decomposta nei suoi colori di base.
I colori in realtà sono EMISSIONI ELETTROMAGNETICHE a diverse lunghezze d'onda che il nostro occhio è in grado di percepire.

Le lunghezze d'onda percepibili dal nostro occhio si chiamano SPETTRO VISIBILE e va dalla lunghezza d'onda del ROSSO (Onde più lunghe, ovvero frequenze più basse), fino al color VIOLETTO (Lunghezze d'onda più corte, ovvero frequenze più alte).

Le frequenze più basse (lunghezze d'onda più lunghe) del "rosso" non sono visibili all'occhio umano e si chiamano INFRA-ROSSO o IR.

Anche le lunghezze d'onda più corte del "violetto" non sono visibili all'occhio umano e si chiamano ULTRA-VIOLETTO o UV.

Visto che stiamo parlando di "lunghezze" d'onda, possiamo dare una misura precisa di esse.
Il rosso visibile inizia ad una lunghezza d'onda di circa 720 nm (nano-metri) ed il violetto visibile arriva a circa 380 nm.

L'infra-rosso inizia da 300 um (micro-metri, o "micron") per arrivare a 0,72 um (pari a 720 nm, appunto).

L'ultra-violetto inizia da 380 nm ed arriva fino a 0.3 nm.
L'ulta-violetto condivide anche una parte di lunghezze d'onda catalogate come RAGGI-X anche se questi ultimi arrivano fino a lunghezze d'onda di 0,006 nm, condividendo a loro volta una porzione di RAGGI GAMMA.

In pratica i raggi-X iniziano quando si possono considerare ancora UV, e finiscono quando si può già parlare di raggi Gamma.

I Raggi Gamma sono la frequenza più alta, ovvero la lunghezza d'onda più corta, finora misurata dall'uomo e va oltre gli 0,0001 nm.

Al di sotto dei 300 micron, troviamo le onde radio "ottiche". Ovvero delle onde elettromagnetiche che, nonostante possano essere chiamate "radio", si propagano con le stesse caratteristiche della luce.
Cioé vengono riflesse da superfici piatte (paragonabili agli specchi) e possono anche essere "focalizzate" come si "mette a fuoco" un raggio di luce.

Un esempio davanti agli occhi di tutti è lo "specchio parabolico" della vostra antenna satellitare (la "parabola") che focalizza le onde radio su di una piccola antenna ricevente, detta comunemente LNB (Low-noise Beacon, illuminatore a basso rumore).

Anche queste piccole cognizioni generali, ci torneranno utili quando parleremo di radio-astronomia.

Per completezza di argomentazione sullo "spettro elettromagnetico", riporto la seguente tabella delle frequenze più basse dell'Infra-Rosso:

da 0,3 mm a 300 micron. Banda "12" 1 THz (Tera-Hertz)
da 3 mm a 0.3 mm, banda "EHF" 100 GHz (Giga-Hertz)
da 3 cm a 3 mm, banda "SHF" 10 GHz
da 30 cm a 3 cm, banda "UHF" 1 GHz
da 3 m a 30 cm, banda "VHF" 100 MHz (Mega-Hertz)
da 30 m a 3 m, banda "HF" 10 MHz
da 300 m a 30 m, banda "MF" 1 MHz
da 3 km a 300 m, banda "LF", 100 KHz (Kilo-Hertz)
da 30 km a 3 km, banda "VLF" 10 KHz [BANDA AUDIO-ALTA]
da 300 km a 30 km, banda "VF" 1 KHz [BANDA AUDIO-MEDIA]
da 3.000 km a 300 km, banda "ELF" 100 Hz [BANDA AUDIO-BASSA]

Le frequenze sotto ai 20 KHz sono udibili dalle nostre orecchie, se vengono fatte vibrare nell'aria, tramite un altoparlante.
Ovviamente finché scorrono in un filo elettrico, noi non sentiamo nulla.
L'altoparlante ha di fatto la funzione di "antenna" che trasmette e propaga le frequenze nell' "etere".

Definito a grandi linee cos'é lo SPETTRO ELETTROMAGNETICO possiamo tornare a capire come facciamo a riconoscere la composizione chimica di un corpo celeste, e questo lo tratteremo in dettaglio nella seconda parte ...

A presto equipaggio! :-))

 
 
 

IL SOLE E LA MECCANICA CELESTE

Post n°4 pubblicato il 24 Marzo 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Saluti a tutto l'equipaggio!
Mi fa piacere riscoprire il calore dei vecchi amici. Grazie a tutti per la calorosa accoglienza in questo mio ritorno! :-))

E a proposito di calore oggi parliamo un po' del nostro Sole.
(Nella foto: il Sole e le Macchie Solari)

A dire il vero vorrei partire da un po' più lontano e spiegare come si formano le stelle e che cosa esse formano con la loro evoluzione, ma rimanderò questo argomento a più avanti, quando parleremo della formazione dell'Universo ...

 Tutti sappiamo che il Sole è la stella più vicina alla Terra.
Il sole dista da noi più di 149 milioni di Kilometri.
Come tutti sappiamo, le orbite planetarie intorno al Sole, così come per le altre stelle, lune e pianeti, non sono circolari ma ellittiche.

Ciò significa che il corpo celeste attorno cui orbita un qualsiasi satellite, occupa un "fuoco" dell'ellisse, mentre l'altro fuoco rimane vuoto.
Ciò fa sì che quando parliamo di "distanza" da un corpo celeste si intende la DISTANZA MEDIA, in quanto il satellite orbitante si avvicina e si allontana secondo se si trova al "perielio" (distanza minima) o all' "afelio" (distanza massima).

La distanza media della Terra dal Sole è quindi di 149.600.000 kilometri. Questa distanza è anche detta UNITA' ASTRONOMICA con la quale si possono misurare distanze maggiori.

Per esempio se diciamo che Saturno dista dal Sole 9,54 unità astronomiche, intendiamo 149,6 x 9,54 = 1.427 milioni di kilometri.

Tornando alla distanza della Terra dal Sole, mi piace fare un paragone per far comprendere le proporzioni delle distanze.
Quando guardiamo una "rappresentazione pittorica" del Sistema Solare, i pianeti sembrano molto più vicini di quanto lo siano realmente, sia tra di loro che dal Sole.

In realtà le distanze sono veramente "astronomiche"!

Per fare questo esempio, immaginate che la nostra Terra sia una pallina di soli 12 millimetri di diametro.

Con questa proporzione il Sole sarà posizionato a circa 150 metri di distanza e sarà rappresentato da un pallone di 1 metro e 40 centimetri di diametro.

Saturno sarà rappresentato da una palla di 120 millimetri (12 cm) e sarà posizionato a quasi 1 kilometro e mezzo dal Sole.

Come la vedete una palla di 12 centimetri a oltre 1 kilometro di distanza?
Bene, queste sono le proporzioni con cui abbiamo a che fare in astronomia! :-)

Torniamo al nostro Sole.
Come avrete intuito dalle proporzioni innanzi descritte, la massa del Sole è di gran lunga maggiore di quella di tutti i pianeti messi assieme.

Giove che è il pianeta più grosso del Sistema Solare, è appena un millesimo della massa del Sole.

Tra le oltre 300 miliardi di stelle della nostra galassia, la Via Lattea, il Sole rappresenta un po' il "cittadino medio".
Non è troppo grande o troppo piccolo, né troppo caldo o troppo freddo, né troppo giovane o troppo vecchio.

Le stelle più calde hanno temperature superficiali di 30.000 gradi e masse fino a 20 volte quella del Sole.

Le stelle più fredde hanno temperature superficiali di 3.000 gradi e masse fino a un decimo di quella del Sole.

Fate attenzione che stiamo parlando di MASSE e di temperature SUPERFICIALI. A parità di massa, le stelle possono avere DIMENSIONI molto diverse, a seconda del loro stadio evolutivo, e le temperature al NUCLEO raggiungono sempre diversi milioni di gradi.

L'età del nostro Sole è stimata a 5 miliardi di anni, mentre la formazione dei pianeti, tra cui anche la Terra, è stimata a circa 4,6 miliardi di anni.

Come tutte le stelle il Sole è un corpo completamente gassoso.
Al centro la temperatura raggiunge i 13 milioni di gradi, mentre alla superfice la temperatura è di circa 6.000 gradi.

Il Sole ha un diametro di 1.392.000 kilometri e la sua massa è pari a 1,989 x 10(30) kg. La sua densità media è di 1,41 grammi per centimetro cubo, mentre al centro raggiunge 1 150 g/cm3.
Per intenderci la densità dell'acqua è di 1 grammo per centimetro cubo (1 g/cm3).

Il Sole, come tutte le stelle,  è fatto per la quasi totalità di idrogeno e di elio.
Nel suo nucleo, a causa delle enormi pressioni e quindi enormi temperature, avvengono le reazioni nucleari che trasformano l'idrogeno in elio.
Questo nucleo si estende per poco più di un decimo del raggio totale del Sole, ed è qui che le temperature raggiungono i 13 milioni di gradi e trasformano 4 nuclei di idrogeno (protoni) in patricelle Alfa che perdendo lo 0,007% della loro massa sotto forma di energia, diventano nuclei di elio. Gli elettroni liberi catturati dal nucleo di elio danno luogo ad un atomo completo di elio.

La famosissima equazione di Einstein E=mc2 spiega di come tutta l'energia solare sia prodotta la quella perdita di massa dello 0,007% dei nuclei d'idrogeno, che si trasforma così in elio.

Se prendete qualche vecchio libro di chimica e confrontate i pesi atomici dell'idrogeno e dell'elio vedrete che la proporzione delle masse è esatta.

Al di sopra del nocciolo si estende l'interno del Sole che raggiunge quasi la superfice. In questa zona la temperatura è di circa 10.000 gradi e tutti i gas ed eventuali altri elementi prodotti dalle reazioni nucleari, sono ionizzati, ovvero i nuclei atomici e gli elettroni sono separati.
Si dice quindi che sono allo stato di PLASMA ATOMICO.

Oltre questo livello possiamo vedere uno strato di soli 600 kilometri di spessore ove il gas è neutro e trasparente. In questo strato si irradia tutta l'energia del Sole.
Questo strato si chiama FOTOSFERA e la temperatura qui scende fino a 6.000 gradi.

Sopra la Fotosfera esiste un altro strato di gas rarefatto che si estende fino a 10.000 kilometri oltre la Fotosfera e tende a colorarsi del rosso dell'idrogeno. Questa è la CROMOSFERA.

La CROMOSFERA è l'ultimo strato che "dissipa" l'energia solare verso lo spazio e la sua temperatura può raggiungere i 20.000 gradi.
Attenzione però che in un gas rarefatto come la Cromosfera, la temperatura indica più uno stato di agitazione delle molecole del gas, più che una vera energia irradiata.

Infine la superfice solare come avrete inteso non è solida e stabile.
E come in un liquido o come nella nostra atmosfera, si verificano moti convettivi ascendenti di gas caldi, e discendenti di gas più freddi.

Quando si formano ampie zone di gas freddi discendenti, l'energia emessa da quella zona è quindi molto bassa e si verificano le MACCHIE SOLARI, visibili anche a occhio nudo, o con piccoli cannocchiali, applicando appositi filtri ottici che evitano di rendervi cechi ...

Per ora ci fermiamo qui.

E' ovvio che ci sarebbe ancora molto da dire sul Sole, ma non è nelle mie intenzioni scrivere un libro di testo astronomico qui sul blog! ;-)

A presto equipaggio!
La prossima volta si parte per MERCURIO! :-))

 
 
 

ENCELADUS

Post n°3 pubblicato il 24 Marzo 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Rieccoci qui equipaggio!

Visto che siamo già in orbita attorno a Saturno, soffermiamoci un breve attimo per parlare della luna Enceladus, che ho scelto per dare il nome al nuovo blog, nonchè leggermente anagrammato per il nuovo nick name.

Come già accennato nel messaggio precedente "LE LUNE DI SATURNO", Enceladus fu scoperta nel 1789 da William Herschel.

Nella mitologia, Enceladus era il nome di uno dei giganti che Zeuss sconfisse in battaglia ai piedi dell'Etna.

La sonda Cassini, anch'essa menzionata nel messaggio precedente, vi è passata accanto poco più di un mese fa, il 17 Febbraio 2005, ed ancora più recentemente questo stesso mese, il 9 Marzo, con un passaggio ancora più ravvicinato.

La foto di questo messaggio, che è la stessa usata per il titolo del blog, è invece stata scattata dal Voyager 2 e mostra la superfice ghiacciata che riflette ben il 90% della luce solare che la colpisce, catalogando Enceladus tra i corpi celesti più riflettenti.

Enceladus è una piccola luna, con un diametro di poco meno di 500 Km. La superfice ghiacciata presenta rilievi che arrivano da 1000 a 2000 metri di altitudine e la parte non butterata dai crateri fa supporre che in passato la superfice fosse allo stato liquido.

Questo satelite non ha un'atmosfera vera e propria, ma bensì come la nostra Luna presenta tracce di gas rarefatti (prevalentemente vapor d'acqua ionizzato) trattenuti dalla tenue forza di gravità che è di 0,079 m/s2.

Si presume che il vapor d'acqua fosse fuoriuscito da delle specie di gayser che si erano formati in passato.

Enceladus effettua una rivoluzione orbitale intorno a Saturno in 32 ore e 53 minuti. La sua massa è di 8,6 x 10(19) kg e la sua densità media è di 1,3 grammi per centimetro cubo.

Ed ora prepariamoci perché per il prossimo viaggio partiremo dal Sole! :-)

A presto equipaggio!

 
 
 

LE LUNE DI SATURNO

Post n°2 pubblicato il 24 Marzo 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Buongiorno equipaggio!

La nostra nuova missione consiste nell'esplorare lo spazio che ci circonda.

Dovremmo partire dalla Terra o dal Sole, ma visto che il nome del blog è ENCELADUS, una delle lune di Saturno, partiamo con Saturno.

Per i pochi che non lo sapessero, Saturno ed i suoi satelliti, sono ultimamente oggetto di studi approfonditi.

La sonda Cassini è stata lanciata dall' ESA il 15 Ottobre 1997 ed è entrata nell'orbita di Saturno il primo Luglio 2004.

Il giorno di Natale, il 25 Dicembre 2004, dalla sonda Cassini si è distaccato il modulo lander Huygens, che si è messo in orbita attorno a Titano (un'altra delle lune di Saturno) in una traiettoria discendente ed infine il 14 Gennaio 2005, il modulo è atterrato sulla superfice.

I dati raccolti su Titano sono interessanti così come lo sono le foto scattate della sua superfice.
Presto pubblicherò le foto sul Blog.

Titano ha un'atmosfera per il 94% formata da Azoto, e per il 6% da Metano.
La pressione atmosferica è di 160 kPa (Leggisi Kilo-Pascal) che sarebbe uguale a 1,6 volte la pressione atmosferica della Terra.

Titano ha un diametro di 5150 Km e orbita attorno a Saturno in 15 giorni e 22 ore, mentre la rotazione sul suo asse è sincrona. Ovvero fa un giro sul proprio asse nello stesso tempo in cui compie un giro orbitale.

In questo modo mostra a Saturno la stessa faccia, in qualsiasi momento della rivoluzione, così come avviene per la nostra Luna.

Per i maniaci dei dati astronomici, possiamo dire che Titano ha una massa di 1.345 x 10(23) Kg ed una superfice di 83 x 10(6) Kilometri quadrati, e presenta una densità media di 1,88 grammi per centimetro cubo.

La sonda lander Huygens prende il nome dallo stesso scopritore di Titano, l'astronomo olandese Christiaan Huygens, che lo scoprì 25 Marzo 1655 e fu il primo satellite planetario scoperto dopo le lune di Giove scoperte da Galileo.

La sonda Cassini invece, che ha di fatto trasportato la Huygens fino a Titano,  prende il nome dall'astronomo italo-francese Giovanni Domenico Cassini professore all'Università di Bologna e direttore dell'Osservatorio di Parigi, discendente di fatto da una famiglia di astronomi.
Cassini ha scoperto e nominato, nelgli anni 1670-1675) altre quattro lune di Saturno: Thetys, Dione, Rhea e Iapetus.

Altre due lune di Saturno, Mimas e Enceladus, furono scoperte nel 1789 dall'astronomo tedesco William Herschel.

Per ora ci fermiamo qui, anche se dobbiamo ancora parlare del pianeta Saturno ...

A presto equipaggio! :-)

 
 
 
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