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Post n°13 pubblicato il 20 Agosto 2010 da bepiberto
 

Di ritorno da una meta solita ho evitato l'autostrada, percorsa mille e mille volte, svoltando per la campagna mantovano-veronese, lasciando che la macchina andasse da sola, cercando non so cosa, verso est.

Solferino, Bande, Castellaro L. ed infine quel cartello MONZAMBANO.

ricordo un'estate calda, più di trent'anni fa, una vacanza in campagna. la strada per il casale aveva sulla destra un bar o una pasticceria, mi pare, si inerpicava su una collina coperta di vigneti. tra la memoria affiora una ferrovia lungo la strada principale ma non la trovo nella realtà. dove sono i vigneti e il bambino che correva nudo e scalzo aspettando l'arrivo dell'irrigatore, il getto che sferzava la pelle bruciata dal sole? dopo la curva trovo un'indizio, una strada laterale con un'esercizio sulla destra. la casa ci assomiglia, è anni '50 quindi c'era anche allora ma non è un bar bensì un'officina. svolto prontamente. la strada va in salita ma diventa subito sterrata, un capitello "silenzio, luogo di preghiera", un muro di cinta "attenti al cane". torno indietro bestemmiando e abbaiando.

sento forte la presenza di me bambino e l'odore di mio padre: dove sei papà? dove sei? mi sento tanto solo, a volte non sono felice, ho imparato a non piangere ma mi manca ancora qualcosa... 

dall'officina mi guarda beffardo il simbolo del telefono anni '70 che faceva capolino dai locali pubblici. dai locali pubblici, non dalle officine. da un simbolo all'altro: il serpente dell'alfasud di mio zio, i ramarri dell'orto, l'odore del verderame che il fattore rimestava, quello del fienile dove i grandi si arrampicavano con le corde.

ecco il simbolo dell'autostrada.non tornerò più a cercare il casale. non lì almeno...

 

 

 
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