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Eurovinum – Albamocco, storia d'amore, vigna e vino

Post n°32 pubblicato il 17 Novembre 2022 da Lenoviandante

 I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa a Slow Wine hanno conosciuto un'azienda

di Castelpiano (Ancona), Albamocco una storia d'amore, vigna e vino.


 

Albamocco è il progetto di Filippo e Alessandra.


La passione per le Marche e il Verdicchio dei Castelli di Jesi li spinge giovanissimi 

nel 2016 a iniziare il percorso vitivinicolo, nonostante venissero da mondi 

completamente differenti, senza un'eredità vitivinicola familiare alle spalle. 

L’approccio alla realtà aziendale di Albamocco è completamente innovativo, 

soprattutto guidato dal desiderio di emozionarsi ed emozionare. 

L'azienda sviluppa su una ventina di ettari fra i 180 e 400 metri sul livello del 

mare nella vallata del Balciana, un corso d’acqua a nord del fiume Esino. Si 

estende su 10Ha vitati a solo Verdicchio oltre ad oliveto, macchia boschiva e corsi 

d'acqua.

La cantina di proprietà, realizzata ex novo nel 2019/2020, è incastonata nella 

collina fra i vigneti, è stata progettata nel massimo rispetto dell'ambiente 

circostante per essere ad impatto zero. Questo anche grazie al tetto fotovoltaico, 

al recupero ed allo stoccaggio della CO2 prodotta dalle fermentazioni, al 

posizionamento fra i vigneti che permette di spostare per pochi metri le uve 

raccolte solo in cassette. 

Albamocco è una cantina completamente autonoma, la gestione va dalla terra 

all’imbottigliamento; le piccole botti in acciaio permettono di fare 

microvinificazioni a seconda della zona pedoclimatica del vigneto consentendo 

una migliore espressione del cru. Da Agosto 2022 tutta l'azienda è certificata Bio: 

la parte vegetale e la cantina. La filosofia dunque è da sempre quella della 

coltivazione nel rispetto del suolo, del territorio, del prodotto e di chi lo andrà a 

consumare.

Oggi si producono il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Monello, il Verdicchio 

dei Castelli di Jesi Classico Superiore Sciocchina e il Verdicchio dei Castelli di Jesi

 Metodo Charmat lungo Extra Brut FHIL, in arrivo il Verdicchio dei Castelli di Jesi 

Classico Superiore Fijo. Ognuno dei vini è chiara espressione del vitigno e della

zona pedoclimatica, pur avendo ciascuno una sua anima, una sua netta 

riconoscibilità.

 




 

 
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Borghi d'Europa a Roma ad Abitudini e Follie : dalla pinsa con i salumi equini di Giovanni Coppiello ai vini di Villa Simone

Post n°31 pubblicato il 20 Luglio 2022 da Lenoviandante

 

 

 

 

 

 

Borghi d'Europa ha organizzato la presentazione dei programmi 2023 del progetto L'Europa delle scienze e della cultura (Patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Jonica,Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico jonica), a Roma, presso il Ristorante Pinseria Abitudini e Follie.

 

Il ristorante si trova in zona Piazza Bologna/Policlinico, ed è un locale moderno, poliedrico ed accogliente, dove mangiare e bere bene in ogni momento della giornata.

“Siamo un tipico locale storico che io e Gianluca abbiamo aggiornato in chiave moderna, mantenendo però la cucina tipica romana – ci dice Francesca, una dei due titolari -, facendone un originale coffee bar, un luogo piacevole per pause dessert con un bell’open pace per un aperitivo o una degustazione di vini. Nel locale un piatto di cui non possiamo non parlare è la “Cacio e Pepe” rivisitata con gamberi rosa e lime,, ma è molto popolare anche la Pinsa con un impasto di 3 farine: soia frumentò e riso, con una lievitazione di più di 48 ore, farcita anche qui con piatti tipici romani. Abbiamo anche una proposta di Street Food chiamata “Saccoccia romana.”

 

In questo contesto si è tenuta la conferenza stampa , con l'intervento della redazione nazionale di Borghi d'Europa Magazine. Francesca e Gianluca hanno proposto alcuni piatti, partendo rigorosamente dalla Pinsa.

 

“Abbiamo apprezzato particolarmente- osservano Francesca e Gianluca-, gli sfilacci e la bresaola equina del Salumificio Coppiello, che ha una lunga storia fatta di passione e ragione. Passione per il proprio lavoro e passione nel selezionare i tagli migliori di carne equina di prima scelta, sia di puledro che di cavallo adulto.”

 

“La nostra Bresaola- racconta Barbara Coppiello-, è prodotta con carne equina magra di prima scelta e lavorata con tutta l’attenzione e la sapienza di chi sa unire tradizione e nuove tecnologie di produzione. Tagli selezionati di cavallo che dopo la lavorazione sostano per circa un mese nelle efficienti stagionature dell’azienda. È così che viene assicurata una carne che merita il titolo di “eccellente” e solo dopo aver “dormito” per un mese le bresaole diventano un piacere per il palato.”

 

Gli sfilacci di carne di cavallo rappresentano “la punta di diamante” della produzione di Giovanni Coppiello. Con arte e passione ha saputo unire un’antica ricetta del proprio paese con la conoscenza delle nuove tecnologie di preparazione. Per far scoprire così un piatto unico dai pregi infiniti: ottimo antipasto, o anche intingolo per condire paste bucate, oppure un prelibato secondo.

 

La degustazione ha poi valorizzato i piatti di Abitudini e Follie : dalla cacio e pepe, alla gricia, sino a terminare con una selezione di dolci deliziosi.

 

Ospiti di rango dell'incontro i vini dell'azienda agricola Villa Simone , intervenuta con 

la responsabile commerciale Fulvia Stebellini e la responsabile della comunicazione Sara Costantini.

Nei primi anni ‘80 Piero Costantini acquista nel comune di Monteporzio Catone, nel cuore della tradizione viticola del Frascati le vigne che furono del Cardinal Pallotta con l’intento di produrre un vino di alto prestigio capace di tener testa alle più grandi qualità enoiche del nord. La strada intrapresa era lunga e difficile minata dalla tentazione di un mercato facile ma di sicuro insuccesso, Il Frascati spadroneggiava nei mercati internazionali solo grazie al suo nome

 

 

“La prima cosa- commenta Fulvia Stebellini-, fu di reimpiantare nuovi vigneti inserendo le varietà minori come la Malvasia del Lazio, a scapito di quelle più produttive (Malvasia di Candia e Trebbiano) ma di qualità nettamente inferiori, coltivandole a controspalliera con sistemi di potatura corta (guyot e cordone speronato) in modo da ridurne drasticamente la produttività. In un secondo tempo fu modernizzato tutto il ciclo di vinificazione dando ampio spazio alla tecnologia del freddo.”

 

Alessio Dalla Barba, giornalista e sommelier AIS, responsabile nazionale della comunicazione di Borghi d'Europa , ha realizzato le interviste e degustato i vini.

“Ad oggi – osserva Dalla Barba-,l’azienda è di proprietà di Lorenzo Costantini, rinomato enologo e appassionato dei vini laziali. Lorenzo crede nel Frascati e nelle sue grandissime potenzialità; ritiene che il terreno del Vulcano Laziale, renda unici i vini prodotti in questa zona e che il clima favorisca la perfetta maturazione delle uve; la vocazionalità pedoclimatica trova la sua massima espressione nella coltivazione della varietà autoctona per eccellenza: la Malvasia del Lazio, detta anche Malvasia Puntinata.”

Per il futuro l’intento è di arrivare a produrre un Frascati con l’80% di Malvasia del Lazio per dar vita ad un vino unico e tipico del territorio.

L’azienda Villa Simone, inoltre, si impegna nel rispetto dell’ambiente, riducendo al minimo i consumi di acqua e di energia e l’utilizzo degli antiparassitari grazie all’ausilio di attrezzature e tecnologie avanzate.

Tre sono state le le etichette degustate ad Abitudini e Follie: per primo il Frascati Superiore Docg “Villa dei Preti”, dal colore giallo paglierino poco intenso , al naso fruttato e floreale e al palato fresco e sapido, con un ottimo equilibrio.

Poi, la Malvasia del Lazio Igp (considerata la migliore varietà presente nella zona), anch’essa con un naso fruttato e floreale, ma dotata di struttura e complessità al palato, con un bel finale ammandorlato.

Infine, è stato provato anche il rosso “Ferro e Seta” Lazio Igp: un vino molto austero ed elegante, con un naso intenso, visto il mix di sentori speziati e balsamici e le note di frutta rossa, mentre al palato si è rivelato potente e morbido, con una grande armonia.

 

I vini di Villa Simone sono stati inseriti nel viaggio del gusto del Percorso Internazionale Eurovinum,il Paesaggio della Vite e del Vino.

 

L'incontro di informazione si conclude con un annuncio : Abitudini e Follie ospiterà, dopo le vendemmie,  l'incontro dei direttori di testate giornalistiche impegnati negli itinerari internazionali di Borghi d'Europa.

Così va bene !

 
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Le degustazioni di Borghi d’Europa Azienda Agroforestale Fontezoppa – Civitanova Marche (MC)

Post n°30 pubblicato il 17 Maggio 2022 da Lenoviandante

 

 

 

 

Giovedì 5 maggio 2022, presso la Caffetteria Goppion di Vittorio Veneto, la redazione di Borghi d’Europa ha degustato due diverse espressioni della produzione della cantina Fontezoppa di Paolo Luzi & C., con sede in contrada San Domenico a Civitanova Marche (MC).

L’Azienda Agroforestale Fontezoppa, prende il nome dalla fonte che anticamente sgorgava dove si trovano ora le vigne. È una azienda legata alle radici marchigiane ed un punto di riferimento per la produzione e la valorizzazione dei vitigni autoctoni. Come ci spiega Manuele Dal Bianco, che ne cura localmente la distribuzione, la gamma dei vini nasce quasi elusivamente da uve autoctone di ribona o maceratinopecorinoincrocio bruni 54 (incrocio delle varietà sauvignon e verdicchio), sangiovese e vernaccia nera, quest’ultima proveniente dalla proprietà di Serrapetrona, una località nota per la produzione della Vernaccia di Serrapetrona DOCG. Un vino spumante, prodotto nelle tipologie secco e dolce, unico per la sua tipologia e per la tecnica di produzione che prevede tre fermentazioni.

Lo scrittore, giornalista e regista Mario Soldati (*1906 - †1999), nell’opera Vino al Vino, citando Luigi Veronelli, così descrisse

[…] la famosa Vernaccia di Serrapetrona, vino rosso, abboccato, spumante: vino antico, pare, e molto raro: il Veronelli nella sua guida ne dice mirabilia: […] «Gran vino, degno di cru, degno di fama: colore rosso porporino, caratteristico personale sui generis largo e continuo bouquet, sapore dolce e tuttavia elegante, che va attenuandosi, sempre più spirituale, in bottiglia»”.

Questi i vini degustati:

Pepato – Serrapetrona DOC 2017 - Vino Biologico – 100% vernaccia nera  – alc. 13,5% vol.

Rosso rubino intenso e vivace.  Al naso alla speziatura di pepe nero e pepe bianco si uniscono profumi di ciliegie, ribes e prugne, con richiami balsamici e sensazioni minerali nel finale. All’assaggio il sorso presenta un tannino garbato, ben integrato, che si accompagna ad una decisa freschezza. Un vino elegante da abbinare a secondi piatti di carni rosse, come ad esempio, il filetto al pepe verde.

Joco – Falerio Pecorino DOC - Vino Biologico 2021 – 100% pecorino - alc. 13% vol.

Giallo paglierino brillante. L’olfatto è ricco, emergono sentori di erbe aromatiche, profumi di fiori di tiglio e ginestra, aromi di frutta esotica, ananas, mango, ricordi di agrumi e spruzzi salmastri in sottofondo. In bocca è caldo, morbido, equilibrato da tonica freschezza e decisa sapidità. Molto persistente con finale lungo.  Da abbinare ad una frittura di pesce dell’Adriatico ma anche con un primo piatto come le pappardelle al ragù  di carni bianche. Presso la Caffetteria Goppion di Vittorio Veneto questo vino è stato proposto in abbinamento con il ricco e gustoso Club Sandwich, rivisitato da Riccardo Da Boit, un mix di ingredienti perfettamente dosati e calibrati, arricchiti dalla presenza dell’uovo sodo.

Arrivederci alla prossima degustazione!

 

Antonella Pianca

 

 
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Il Prosecco col Fondo, un modernissimo vino antico

Post n°29 pubblicato il 02 Marzo 2022 da Lenoviandante

 

 

 

 

 

Il Prosecco è un vino che non cessa di stupire: accanto ai tipi più comuni: Doc, Docg, è recentemente tornato di moda il tipo “con fondo” o, come dicono i raffinati, “sur lie”.

Si tratta di una preziosa testimonianza dell’antica tradizione contadina delle campagne venete, in cui la spumantizzazione è ottenuta mediante il processo tradizionale della rifermentazione, che non prevede l’uso di macchinari moderni e piace a chi non ama il solito Prosecco.

Il vino in questo modo ha più corpo, odori meno “finti” e bollicine meno invadenti. La vinificazione avviene in questo caso senza solfiti aggiunti e la fermentazione naturale, che lo rende frizzante, nasce in bottiglia. La presenza dei lieviti naturali è rivelata dal cosiddetto “fondo”: i lieviti sedimentati all’interno della bottiglia si depositano sul fondo, dando così vita ad un vino unico.

Il vino può successivamente essere decantato per separarne il fondo, facendo così apprezzare la limpidezza del vino, oppure servito direttamente “col fondo” per mantenere le caratteristiche aromatiche, dato che i sedimenti donano fragranti sentori di crosta di pane.

 

Gianluigi Pagano

 

Due parole ......

Accanto alle versioni più comuni c’è il Prosecco col fondo, o sur lie (o colfondo), cioè rifermentato in bottiglia e senza sboccatura, quindi torbido. Si tratta insomma della preziosa testimonianza dell’antica tradizione contadina delle campagne venete, quando i macchinari per la spumantizzazione non erano ancora stati introdotti. Caso vuole che la tipologia sia caduta in disgrazia, relegata all’economia domestica, salvo poi essere valorizzata da pochi storici e qualche produttore nuovo. 

Il Prosecco colfondo piace a chi non ama il solito Prosecco, è un fatto: ha più corpo, odori meno finti e bollicine meno invadenti. Sto parlando delle migliori versioni, evidentemente. E quando parlo di odori finti non facciamo gli gnorri, quella “col fondo” è la versione del Prosecco Classico, ottenuta mediante il processo tradizionale delle rifermentazione che non prevede l’uso di macchinari moderni. 

 Sur Lie, termine francese tradotto con l’italiano “col fondo”, significa letteralmente “sopra lo sporco” ovvero “sopra i lieviti”, particolare che connota questo tipo di vino. A distinguere il Prosecco sono la vinificazione che avviene senza solfiti aggiunti e la fermentazione naturale in bottiglia che lo rende frizzante. La presenza dei lieviti naturali denota il cosiddetto “fondo”: i lieviti sedimentati all’interno della bottiglia si poggiano sul fondo, dando così vita ad un vino unico. Il vino frizzante bianco può essere decantato per separarne il fondo, apprezzandone così la limpidezza, oppure servito direttamente “col fondo” per mantenere le caratteristiche aromatiche. Infine, i sedimenti donano fragranti sentori di crosta di pane.

Questo Prosecco presenta con un colore quasi torbido e con presenza di sedimenti; la bollicina è leggera, gli odori fragranti richiamano la presenza dei lieviti e il sorso è sempre fresco, vivace, fragrante e beverino

Il Prosecco col fondo, eventualmente identificato anche con l’appellativo francese ‘sur lie’, è una variante frizzante prodotta a partire da uve Glera rispettando il processo tradizionale della rifermentazione in bottiglia. L’indicazione ‘col fondo’ si riferisce quindi alle fecce fini presenti all’interno della bottiglia, costituite dai lieviti sedimentati che non vengono rimossi tramite sfecciatura o sboccatura..

Un prodotto che riporta alla memoria la tradizione contadina di consumare il Prosecco col fondo a tutto pasto. Conserva il naturale deposito di lieviti, mostrandosi nel calice lievemente velato, con bollicine fini e delicate. Asciutto, fresco e sapido, al naso, oltre ai tipici caratteri varietali di mela e pera ben evidenti, ha sentori di litchi, pesca bianca, caprifoglio, menta bianca.

 

 
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I VINI DELLA TENUTA BORGO LA CACCIA A POZZOLENGO:STILE E TERRITORIO

Post n°28 pubblicato il 09 Dicembre 2021 da Lenoviandante

 

 

 

 

 

Borghi d’Europa ha visitato la splendida Tenuta vicino al Lago di Garda e assaggiato alcune pregevoli etichette

Milano, 6 Novembre 2021- “Informare chi informa” è lo slogan usato da Borghi d’Europa per lo sviluppo dei propri progetti d’informazione e lo sarà anche per il 2022, anno della Sostenibilità,con i territori al centro di tutto.

Un territorio visitato di recente da Borghi d’Europa e di particolare pregio per la produzione vitivinicola è quello vicino al Lago di Garda a Pozzolengo (Bs): qui si trova la favolosa Tenuta di Borgo la Caccia, che comprende circa 90 ettari, di cui 30 avvitati, tra le lussureggianti colline Moreniche.

Tali colline, molto fertili per la presenza nei terreni di limi ed argille, oltre ai sassi, danno a vini uno sprint caratteriale maggiore, oltre a un apporto organolettico molto interessante nel colore e all’olfatto.

 

Borgo la Caccia è molto di pìù di un’azienda vitivinicola: è una realtà organizzata che vede operare in vigna i ragazzi della Comunità Lautari come percorso di riabilitazione e recupero dei valori (giù il cappello) in un contesto dove la Natura viene rispettata al massimo con passione e competenza.

Le pratiche usate in vigna e in cantina sono del tutto naturali e rendono i vini più affascinanti, sia tra i bianchi (dove il Lugana Doc è il prodotto di punta) che tra i rossi. Sono infatti coltivati vitigni a bacca rossa come il Merlot, il Cabernet Sauvignon, il Cabernet Franc, Il Carmènere e il Pinot Nero e poi anche a bacca bianca come lo Chardonnay, il Sauvignon Blanc, il Pinot Grigio e naturalmente il Trebbiano di Lugana.

Tra le etichette di Borgo la Caccia assaggiate da Borghi d’Europa ci sono state in ordine:

-        Lo Spumante Metodo Classico Blanc de Noir Kames (100% Pino Nero), 30 mesi sui lieviti: una bella bolla elegante e avvolgente, con note di piccoli frutti rossi e una grande sapidità.

-        Il Lugana Doc 2020: bianco fermo molto fresco e beverino, con belle note fruttate e floreali.

-        Il Lugana in Anfora Doc 2020: rispetto al primo, grazie al sapiente uso dell’anfora,il Lugana qui è molto più agrumato all’olfatto e persistente al palato, vino più deciso e minerale.

-        Il Rosato Alto Mincio Igt 2020: da uva Merlot, è un vino dal gusto morbido e molto fresco, adatto ad aperitivi a base di sushi o verdure, specialmente nella stagione estiva.

-        Il Cabernet Sauvignon Garda Doc Nerone 2019: vino rosso dalla piacevole beva, dotato di un bel bouquet di frutti rossi e spezie dolci al naso e una buon equilibrio, con potenzialità di evoluzione, vista la giovinezza.

-        Il Carmènere 2017 Alto Mincio: una piacevole sorpresa sia per la struttura che per l’incredibile balsamicità di cui è impregnato, nota che si ritrova poi al palato, ottimo uso delle barriques per celebrare un antico vitigno bordolese.

-        Il Pinot Nero Garda Doc Patrem: se il Lugana è il bianco top, questo Pinot Nero Riserva (dedicato al Fondatore della Tenuta)  è di certo il rosso di punta di Borgo la Caccia!Spicca per eleganza, carattere e rotondità, un vino importante, realizzato in serie limitatissima, solo 500 bottiglie che può far risplendere una tavola ben imbandita.

Tutti i vini di Borgo la Caccia hanno un’identità ben definita, grazie all’apporto umano e al rispetto per la natura, meritano dunque di essere degustati e capiti visitando la magnifica Tenuta, un’oasi davvero mozzafiato! 

 
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