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Thelma & Louise

Post n°631 pubblicato il 01 Settembre 2010 da a17540
 



Un film di Ridley Scott. Con Susan Sarandon, Geena Davis, Harvey Keitel, Brad Pitt. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 128 min. - USA 1991.



Sospese con l'auto sul Grand Canyon, bloccate sull'abisso, chi sono Thelma e Louise? E qual è stato il loro crimine, quello vero? Come per ogni buon film, anche per questo la risposta sta nella fine (ai buoni film accade come agli uomini e alle donne: solo giunti alla fine mostrano il loro significato e il loro valore). E la fine, appunto, è un'immagine fissata per sempre. La vecchia, splendida Thunderbird decapottabile del 1966 non precipita nel vuoto. Piuttosto, si direbbe che, leggera, abbia preso il volo e che niente più la tirerà verso il basso. Ridley Scott è tornato a essere Ridley Scott. Dopo l'esordio fulminante di I duellanti (1977) e dopo Alien (1979) e Blade Runner(1982) - due capolavori che appartengono alla storia del cinema -, per anni è sembrato in difficoltà. Al suo straordinario talento visivo sono mancate storie adeguate. Legend (1985) si perdeva spesso in fumisterie. Chi protegge il testimone (1987) era un'opera di routine con alcuni grandi momenti espressivi. Pioggia sporca (1989) era come l'incontro fra due film: uno, mediocre, raccontava di un poliziotto alle prese con la mafia giapponese; l'altro, intenso e suggestivo, mostrava la violenza metropolitana. Ora, conThelma & Louise, la frattura tra racconto e immagini s'è ricomposta. La Thunderbird sospesa sul Grand Canyon promette d'essere negli anni Novanta quello che, negli anni Ottanta, fu la rottura improvvisa del cupo cielo oppressivo che chiudeva Blade Runner. In quel film si raccontava di una fuga, meglio di una ribellione che portava a una fuga. Il poliziotto privato Rick Deckard (Harrison Ford) faceva rivivere, aggiornato e rivisto in chiave fantascientifica, l'addolorato e disincantato moralista Philip Marlowe di Raymond Chandler (e anche, forse senza saperlo, l'eroico e disperato Sisifo di Albert Camus). Il suo umanissimo individualismo si ribellava a un destino che degli uomini faceva nulla più che replicanti, poveri automi derubati della speranza. La sua fuga era, alla fine, la fuga da un immaginario chiuso, preordinato, funzionale allo strapotere del demiurgo metropolitano. Se Rick Deckard avesse guardato in uno specchio, vi avrebbe scorto Indiana Jones, e non solo perché a entrambi ha dato volto Harrison Ford. L'eroe di Steven Spielberg ( I predatori dell'arca perduta, 1981) era appunto il suo opposto speculare: solare invece che notturno, estroverso invece che introverso, ironico invece che addolorato. Ma aveva i suoi stessi nemici e la sua stessa missione. Anche per lui si trattava di riconquistare il diritto ad avere un immaginario, a esserne felicemente padroni. È un caso che gli anni Ottanta (cinematografici) siano iniziati con due eroi tanto simili, per quanto così diversi? Eccola, la chiave giusta per Thelma & Louise e per la sua Thunderbird in volo sull'abisso: I'immaginario. La colpa vera delle due non è aver prima ucciso uno stupratore, poi aver rapinato una banca, chiuso un poliziotto nel baule della sua auto e fatto saltare in aria un'autobotte mastodontica e luccicante (anzi, fallica). Il loro vero crimine è l'aver proclamato il proprio diritto ad avere un immaginano. Thelma e Louise per quasi tutto il film sono in viaggio, come da sempre accade nel cinema americano. E il cuore del loro viaggio sta addirittura nel centro dell'immaginario cinematografico, nel luogo sacro al mito di fondazione degli Stati Uniti: la Monument Valley (che a Hollyvvood è chiamata «la zona di John Ford»). Scott non lascia dubbi. Poliziotti, mariti e amanti si stringono in un «coro», si alleano contro un pericolo che sentono comune. Un omicidio, una rapina, un sequestro di persona: cose di nessuna importanza. La cosa davvero grave è che Thelma e Louise si impadroniscano di un «luogo» maschile: quello del viaggio, appunto, e dell'attraversamento del mito (cinematografico) maschile. E così torniamo alla fine del film e al volo bloccato sul Grand Canyon. Non ci stupiamo dei fucili puntati sulle due donne. Non ci stupiamo dell'odio e della decisione di uccidere. Il crimine di Thelma e Louise è radicale, dunque merita una radicale punizione. Ci stupisce invece Hal, il poliziotto buono che vorrebbe salvare le due donne, convincendole della ragionevolezza della resa. È sincero, Hal. È sinceramente disperato, sinceramente commosso, quando, impotente, rincorre la Thunderbird lanciata verso l'abisso. Come dargli torto? Su quell'auto due donne sono in fuga. Lasciare che facciano il gran salto significa lasciarle entrare per sempre, come donne, nel luogo dove nasce l'immaginario (cinematografico). Non era mai accaduto prima, ma ora Ridley Scott lo fa accadere: Thelma e Louise fanno quello che avrebbero fatto Rick Deckard e Indiana Jones. Così iniziano gli anni Novanta.
di Roberto Escobar - Da Il Sole-24 ore




 
 
 
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Un blog di: a17540
Data di creazione: 14/06/2010
 

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epifaneia, che significa
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Un’epifania è un momento
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diventa "rivelatore"
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simbolico.

 

KATE HUDSON - CINEMA ITALIANO




 


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o flusso di coscienza
è espressione di  quell'area della mente umana che sta al di là della comunicazione e che non è controllata razionalmente né logicamente ordinata.
Applicato in ambito artistico permette di travalicare le consuete strutture sintattiche e arriva a toccare il fondo oscuro e inconfessato dell'animo umano. 

L’esempio più celebre e valido in ambito letterario è forse il monologo di Molly Bloom con cui si chiude l’Ulisse di James Joyce.
Lo scopo dell'artista in questo caso non è quello di insegnare ma di presentare la realtà in tutti i suoi aspetti nel modo più impersonale ed oggettivo possibile e di lasciare al lettore la possibilità di comprenderla attraverso la sua personale percezione.

 
 

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