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INDOSSARE UNA MASCHERA,UNA SCHIAVITU'

Post n°161 pubblicato il 16 Febbraio 2017 da sergiopaolo.65

 

Indossare una maschera,una schiavitù

Indossare una maschera è considerato il più delle volte un gioco, un divertimento, ma per molti è una sofferenza perché sono diventati schiavi della loro stessa maschera. Una delle maschere che credo tutti quanti abbiamo portato almeno una volta nella vita è quella della felicità. Quante volte siamo stati tristi o preoccupati e per non farlo capire e rivelarlo ad altri ci siamo nascosti dietro un finto sorriso? Portare questa maschera per certi versi può anche essere legittimo, perché non dobbiamo sbandierare ai quattro venti I nostri sentimenti. Tuttavia indossare una maschera è sinonimo di ipocrisia! Ci sono svariate maschere che una persona può indossare: la maschera della religiosità, la maschera del duro o quella del buffone, ecc.
E' sempre stato difficile in un mondo dominato dall'ipocrisia, in cui la stessa storia è sempre scaduta nella cronaca asettica di una quotidianità avvilente, parlare di un problema che ha sempre afflitto l'essere umano. Brutta bestia l'ipocrisia e sottovalutarla è anche peggio. Da quel vizio ne nascono altri altrettanto distruttivi. La persona ipocrita, infatti, manca anche di empatia e cerca di manipolare gli altri per averne un tornaconto. E allora cosa bisognerebbe fare, a parte evitare gli ipocriti, ovvero la maggioranza dell'umanità? L'unica risposta esaudiente la troviamo nella Parola di Dio.
"Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente". (Romani 12:2)
"Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia; e non vi escano di bocca parole oscene. Non mentite gli uni agli altri, perché vi siete spogliati dell'uomo vecchio con le sue opere e vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l'ha creato". (Colossesi 3:8-10)
Luigi Pirandello disse: "Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti". Secondo Pirandello quindi sono poche le persone che sanno essere se stesse sempre e comunque; e se questa era già una realtà ai suoi tempi lo è ancora di più oggi. Sono molte, purtroppo, le persone che nella vita recitano una parte indossando una maschera.
Con l'avvento di internet infatti, per molti, è nata l'ulteriore tentazione di nascondersi dietro l'anonimato per poter interpretare un personaggio e diffondere idee che non si avrebbe il coraggio di sostenere con la propria vera identità. Nascosti dalla loro identità virtuale molti attaccano gli altri con grande aggressività, si sentono liberi di parlare male di chiunque, nella certezza (o forse nell'illusione) di non essere scoperti. Altri, al contrario, con una falsa identità propagano messaggi positivi o addirittura di fede, non avendo però il coraggio di farlo utilizzando la propria vera identità, magari per non dover dare spiegazioni a qualche conoscente, parente, datore di lavoro, collega, ecc. Ma una maschera si può indossare anche per proteggersi perché dietro di essa ci si sente in qualche modo protetti dai giudizi degli altri, oppure si può indossare una maschera per farsi accettare dagli altri. Sono molti e svariati I motivi per cui una persona arriva a indossare una maschera, ma in ogni caso si finisce poi col tempo per essere dipendenti da quella stessa maschera.
In realtà mascherarsi è un gioco antico, un rito, che viene da lontano e consente di dare sfogo a fantasie represse. Il carnevale in un certo senso ha rappresentato da sempre una sorta di valvola di sfogo collettivo perché consente ad ognuno di fare o dire ciò che non può essere detto o fatto nel corso dell'anno. Mascherarsi, così ha finito per assumere il valore di rappresentare i possibili volti nascosti nell'anima, il proprio io nascosto, "l'altro" che è in noi. Indossare una maschera in questo senso vuol dire esprimere un aspetto che ci portiamo dentro.
Chi indossa una maschera, o si traveste a carnevale cerca in sostanza di sperimentare una possibile trasformazione che gli consente per qualche ora, confuso nel delirio comune, di uscire da un ruolo, di evadere da una divisa e allentare quella corazza sociale e mentale in cui spesso quella persona si sente "ingessata".
Aldilà dell'indossare maschere fisiche in periodi particolari come il carnevale o a una festa in maschera, esiste il pericolo di indossare maschere in maniera continuativa durante tutta la nostra vita. Ci si può infatti abituare a fingere di essere ciò che non si è, recitare una parte, per nascondere agli altri la nostra vera realtà interiore. Possiamo indossare una maschera avendo comportamenti diversi a seconda della compagnia con cui ci troviamo, sul lavoro, con altri credenti, con la famiglia. In realtà ogni mattina, quasi senza accorgercene, ci sono persone che indossano una maschera. Abitudini, lavoro quotidiano, ruoli da svolgere, aspettative degli altri, autoconvinzioni, ci portano gradualmente senza che ci si renda conto a consolidare quella maschera. 
Fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi, cupidigia, ira, collera, malignità, calunnia, parole oscene, menzogna sono alcune delle cose che caratterizzavano la nostra vita quando non avevamo incontrato Dio. I versi che abbiamo letto ci invitano a spogliarci di questo tipo di cose, a deporle. Non possiamo semplicemente nasconderle con una maschera e lasciare che affiorino nel segreto, nascosti da un nome falso, lontano dagli occhi di altri credenti o dei nostri famigliari. Queste cose devono morire!
Se siamo nuove creature, trasformate dall'incontro con Dio, siamo invitati a mettere giù la maschera e ad indossare invece l'uomo nuovo "che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l'ha creato."
Non siamo soli in questo cammino, perché è Dio stesso che opera questo rinnovamento in noi. Togliamo la maschera affinché la nostra nuova vita si manifesti in maniera sempre più trasparente agli occhi di chi ci circonda, e onori il Signore. Dio ti ama cosi come sei non hai bisogno di indossare nessuna maschera!

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