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Intervista a Daniela Lojarro, autrice del romanzo Il Suono Sacro di Arjiam I PARTE

Post n°66 pubblicato il 04 Giugno 2012 da LaboratorioFantasy
 

Siamo molto felici ed entusiasti di presentarvi l'intervista fatta alla gentilissima Daniela Lojarro, autrice del romanzo fantasy "Il Suono Sacro di Arjiam". Avevamo già parlato del suo libro in un precedente post, a cui aveva fatto seguito anche un bel giveaway. 

Bene, oggi Daniela ci parlerà del suo libro ma anche della sua vita, del suo lavoro, dello stretto legame con la musica.
L'intervista potrà sembrarvi un po' lunga, ma vi consigliamo vivamente di non lasciarvi sfuggire neanche una virgola. Le risposte di Daniela affascinano quanto il suo libro! Inoltre, tra tutti quelli che leggeranno l'intervista e lasceranno un commento o una domanda all'autrice, verrà estratto il nome di un fortunato vincitore che riceverà tre segnalibri!

A causa della sua lunghezza, l'intervista è stata divisa in due parti.

 

1. Ciao Daniela! Benvenuta su Laboratorio fantasy. Cominciamo con le presentazioni. Anche se in molti ti conoscono per il tuo libro, "Il Suono Sacro di Arjiam", vorremmo che ci parlassi un po' di te. Chi è Daniela Lojarro e cosa fa nella vita di tutti i giorni?

Grazie per avermi offerto la possibilità di presentarmi ai lettori di Laboratorio fantasy. Come ti ho già detto ammiro moltissimo tutti gli appassionati che, come voi, dedicano del loro tempo a divulgare un settore della letteratura che è considerato dalle grandi case editrici italiane «minore», esclusi alcuni nomi per lo più stranieri, aiutandoci a promuovere i nostri libri. Solo grazie all’impegno di persone come voi ho potuto trovare il mio spazio! Nella vita di tutti i giorni… un po’ vivo in un mondo «fantasy»! Sono cantante lirica, lavoro in teatro e la musica, ma in particolare l’opera lirica, è la mia passione, il mio amore fin dall’età di 5 anni quando decisi che cantare sarebbe stato il mio futuro. Negli anni, la musica, da divertimento, si è trasformata in un impegno quotidiano (non voglio definirlo lavoro!), talvolta faticoso e frustrante ma soprattutto entusiasmante. L’ultima tappa di questo cammino con e dentro la musica è stata la formazione come musicoterapista. Nell’ultimo tempo, infatti, alterno ai concerti e alle recite nei teatri d’opera in giro per il mondo l’attività di terapista del metodo Tomatis, una terapia di riabilitazione dell’ascolto e della voce. Questo metodo si rivolge alle persone che hanno difficoltà o ritardi nello sviluppo della lingua parlata, per esempio bambini/adolescenti che soffrono di balbuzie o di dislessia, cioè invertire lettere e numeri nel leggere, nello scrivere e nel ripetere, oppure problemi di stanchezza vocale, per esempio cantanti ma anche manager, attori, insegnanti in generale persone che usano la voce per lavoro. Al di fuori dell’ambito lavorativo, penso d’essere una persona che ha mantenuto la curiosità e l’entusiasmo dei bambini nell'affrontare ogni esperienza della vita. Se vedo una porta aperta, non posso fare a meno di sbirciare o di entrare. Mi capita di fermarmi davanti a una finestra illuminata chiedendomi cosa stiano facendo le persone che abitano lì, se sono felici, cosa provano in quel momento, di cosa stiano parlando. Mi piace osservare: vacanze, trasferte di lavoro, chiacchierate con amici o anche con sconosciuti al bar o per strada diventano occasioni per ascoltare le loro esperienze, per imparare, per memorizzare la mimica dei loro volti e scoprire come affrontano la vita. Credo nell'amicizia, nella tensione dell'uomo di poter dar vita a una società armoniosa e rispettosa dell'Umanità e del pianeta su cui viviamo. Questa tensione al cambiamento per me inizia dall’intimo di ognuno di noi e provo a realizzarla un po’ ogni giorno, con momenti di scoraggiamento e dubbi. Difetti tantissimi: sono pigra ma, e potrebbe sembrare una contraddizione, maniaca dell'ordine e della pulizia fino all'ossessione. Sono lunatica e scorbutica come tutti gli appartenenti al segno zodiacale del Cancro: passo facilmente da uno stato d'animo allegro a uno depresso. Nel tempo libero, amo leggere, ascoltare musica (anche metal rock, pop oltre l'opera e la musica classica), passeggiare nel bosco per raccogliere le idee o distendermi, cucinare e viaggiare.


2. Complimenti per la presentazione che hai saputo fare di te stessa! Hai toccato tutti gli aspetti che ti riguardano: lavoro, personalità, emozioni, vita di tutti i giorni. E tanti complimenti per la tua attività di musicoterapista: una missione, più che un lavoro. Hai detto che la musica, soprattutto l'opera lirica, è l'amore della tua vita. Ma c'è un secondo amore che palpita nel tuo cuore ed è quello per la scrittura. Quando è nata questa passione e qual è stata la molla che l'ha fatta scattare?

Fin da bambina mi è sempre piaciuto inventare storie ma raramente le scrivevo perché volevo essere libera di poterle adattare ogni giorno al mio umore. Durante i soggiorni di lavoro nei momenti liberi buttavo giù idee, impressioni, pensieri anche senza legame tra loro e senza mai pensare a raccontare una storia. Questi appunti finivano immancabilmente nella spazzatura al momento di fare la valigia e di ripartire: penso che, specialmente quando ero all’estero e parlavo per tutto il giorno un’altra lingua, mi servissero a mantenere un legame con la mia identità linguistica e quindi culturale. Alcuni anni fa però, iniziai a sentire il peso dei continui spostamenti, dei viaggi, della vita vagabonda e del teatro in generale. Così, di punto in bianco, lasciai tutto e mi fermai. Durante questa pausa, lessi voracemente di tutto: le pile di libri che avevo accumulato nel tempo e che non riuscivo mai a smaltire scomparvero, ne acquistai altri, passando dal genere fantasy agli studi sugli Esseni, dalla filosofia ai culti misterici, dalle ricerche sugli effetti del suono sulla materia e le onde cerebrali ai romanzi storici. Furono però le impressioni e le emozioni suscitate da due luoghi, la Galleria del Furlo e la biblioteca di Fonte Avellana, che destarono in me il desiderio di scrivere utilizzando anche il materiale accumulato durante le mie letture.


3. Ci sono scrittori che avvertono l'estremo bisogno di scrivere ogni giorno, anche poche battute. Altri, invece, che inseguono l'ispirazione, scrivono saltuariamente e, a volte, quando lo fanno hanno una vera e propria emorragia di parole. In quale di queste due figure ti riconosci maggiormente?

Non sento il bisogno di scrivere tutti i giorni ma, quando decido di scrivere, non mi fermo più. In genere, durante solitarie passeggiate nel bosco o mentre guido, qualche volta perfino mentre faccio la doccia, rimugino, penso, approfondisco particolari e poi, quando mi metto al computer, scrivo lasciandomi anche guidare dall’istinto del momento che magari mi porta a sviluppare la scena o il personaggio in un’altra maniera ancora da come avevo precedentemente schematizzato.


4. Quando ti dedichi alla scrittura, ti rintani in qualche angolo appartato, circondata dal silenzio e dall'atmosfera giusta, oppure riesci a scrivere un po' ovunque, anche con persone che ti ronzano intorno?

Posso anche isolarmi dal resto del mondo per pensare o per buttare giù un appunto ma per scrivere devo essere nella mia stanza, al mio computer. Devo «sentire» le librerie che mi circondano e proteggono su tre lati mentre il quarto, davanti a me, si affaccia sul giardino e sulla collina dall’altra parte del lago. Ho bisogno del silenzio: non posso sentire musica altrimenti la seguo e mi metto a canticchiare; infine, di tutti i piccoli oggetti che affollano la mia scrivania: una foto assieme a mio marito, una con il mio Maestro, le «pietre» regalatemi dagli amici più cari o da mio marito da poter tenere in mano di tanto in tanto. Ah sì! Ancora un particolare! Non porto mai né scarpe né ciabatte e in genere riesco ad appollaiarmi sulla sedia procurandomi formidabili dolori al collo e alle spalle.


5. Veniamo al tuo libro, "Il Suono Sacro di Arjiam", pubblicato nel 2009. È un libro molto lungo, di quasi 800 pagine. Quando hai cominciato a scriverlo, avevi già un'idea precisa della trama e di tutti i personaggi che ne avrebbero fatto parte? Hai seguito una sorta di scaletta o ti sei lasciata guidare soltanto dall'ispirazione del momento?

Quando ho iniziato a scriverlo avevo un’idea precisa del tema centrale del Suono come Principio creatore, del tipo di cultura che avrebbe avuto il mio fantastico mondo, dell’evento scatenante la lotta fra i personaggi principali, più o meno come sarebbero stati i personaggi principali e della fine. Il resto, compreso la definizione dei caratteri, lo sviluppo dei capitoli e delle prove iniziatiche legate a simboli, a solstizi ed equinozi e ai numeri è venuto mentre scrivevo. Determinante per me è stato più di tutto stabilire le scelte e le motivazioni dei personaggi principali, Fahryon, Tyrnahan, Mazdraan e poi Uszrany: sono queste ultime a farli agire e a metterli in relazione gli uni con gli altri. Mazdraan, l'antagonista maschile, sa fin dall'inizio che vuole impadronirsi del potere assoluto perciò ogni sua azione è determinata dallo scopo che si prefigge e, per raggiungerlo, usa tutte le armi a sua disposizione, intelligenza, astuzia, fascino, diplomazia, capacità di adattarsi rapidamente a ogni situazione anche se sfavorevole e riuscire a volgerla a suo vantaggio; al contrario, Fahryon, la giovane donna protagonista del romanzo, ha l'impressione di essere coinvolta in una vicenda che non la riguarda e si trova di fronte alla scelta di mettersi da parte oppure di svolgere il ruolo fondamentale. In un primo momento, forte della sua ingenuità e della sua inesperienza, si butta istintivamente a capo fitto in difesa dei valori in cui crede; poi, scoprirà che l'istinto e l'entusiasmo non sono sufficienti e in quel momento inizierà il suo cammino di evoluzione interiore e di maturazione. Sicuramente l'esperienza teatrale mi ha aiutata a sviluppare dei personaggi non pedissequamente divisi in belli/buoni e brutti/cattivi oppure monolitici senza incertezze, senza sfumature. Scrivendo ho usato la tecnica di cui mi servo in palcoscenico per i miei ruoli: mettermi nei panni di quel personaggio, capire il suo punto di vista e vedere la scena con i suoi occhi. A quel punto poi, non è difficile ricorrere anche a dei modelli reali per trovare i mezzi espressivi (gesti, tic, mimica facciale) adatti a esprimere emozioni e stati d'animo. Infatti, per alcuni particolari, per sfumature della voce o modo di esprimersi o di gesticolare ho preso spunto da manie, abitudini e passioni di amici o familiari per caratterizzare i miei personaggi e renderli realistici.


6. Quanto tempo hai impiegato per scrivere "Il Suono Sacro di Arjiam"? E dopo la prima stesura, quanto ne hai dedicato alla rilettura, alle correzioni e alle varie modifiche, se ce ne sono state?

Ho scritto il romanzo in circa 18 mesi con alcune interruzioni dovute al lavoro. Dopo averlo accantonato per un po’ di tempo, l’ho riletto attentamente segnandomi incongruenze, punti deboli correggendo punteggiatura e grammatica. Poi, l’ho passato a mia madre, a mio marito e ad alcuni amici per raccogliere le loro impressioni e i loro suggerimenti. All’incirca era trascorso un anno quando finalmente decisi di affidarmi a Natascia Pane per l’editing finale. Abbiamo limato le 1000 e più pagine del documento word insieme, sentendoci per telefono almeno una volta alla settimana e incontrandoci per discuterne ogni paio di mesi per un altro anno. Durante questo lavoro per me utilissimo e assolutamente necessario con il suo aiuto ho eliminato scene intere ben scritte ma che non apportavano nulla alla storia, ho ridimensionato il ruolo di alcuni personaggi e ho definito meglio il nucleo tematico di ogni capitolo.

 

 

 

 
 
 
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