Creato da AeAInsiemePerLoro il 01/06/2012
 

Insieme per loro

sito contro il maltrattamento degli animali

 

Messaggi del 02/06/2012

Bracconaggio: scoperti in val di Ledro con pulcini di tordo

Post n°36 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

(ANSA) - TRENTO, 1 GIU - Scoperti dai forestali in val di Ledro due presunti bracconieri-uccellatori della provincia di Brescia. I due sono stati fermati a Tremalzo con due nidi di tordo bottaccio, nascosti nella loro auto, contenenti sette pulcini. Il reati contestati sono quelli di maltrattamento di animali, furto al patrimonio indisponibile dello Stato e uccellagione. I bracconieri - osservano i forestali - prelevano questi pulcini direttamente dal nido, a scopo di allevamento per essere poi venduti quali richiami vivi a cacciatori da capanno.

Tale attivita' comporta maltrattamenti: per determinare il sesso degli animali, talora i piccoli subiscono l'apertura dell'addome, con una lametta; i maschi vengono ricuciti mentre le femmine, inutili quali richiami, vengono soppresse. (ANSA).

 
 
 

Il maltrattamento degli animali nello zoo e nel circo

Post n°35 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

"Gli animali sono ancora equiparati a cose e quindi privi di reale tutela normativa” Abbiamo deciso di cominciare con questa frase, perché racchiude un po’ il significato della nostra ricerca. Infatti, dopo esserci documentate su internet e sui giornali, ci siamo rese conto di quanto l’uomo sfrutti gli animali senza un vero e proprio motivo, per puro divertimento; basti pensare all’innumerevole quantità di indumenti fabbricati con pelli di animali, o a tutte quelle persone che si recano al circo, e cioè pagano per vedere l’umiliazione di un essere vivente. Dobbiamo però dire che, negli ultimi anni, l’uso degli animali negli spettacoli circensi è posto sotto accusa da una crescente sensibilità di cittadini che lo considerano una manifestazione di violenza proprio per la presenza degli animali costretti, per la loro intera esistenza, in anguste gabbie da cui possono uscire solamente per compiere esercizi contrari alla loro natura.

 
 
 

BASTA MALTRATTAMENTI SUGLI ANIMALI

Post n°34 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

Treviso - Stop ai maltrattamenti sugli animali. Lo chiede il presidente della Provincia Muraro e altri amministratori fra cui il sindaco di Ponzano Granello e l’assessore all’Ambiente del Comune di Casier, Paolo Calmasini. Muraro prende posizione a seguito dei recenti, esecrabili, atti di violenza sugli animali accaduti sul territorio provinciale: il cane Bubo ucciso a calci a da un trevigiano a Venezia, il gatto trafitto da una freccia a Ponzano, fino al recente ritrovamento nel Sile, a Casier, di due cani decapitati.

“Dopo i recenti episodi di violenza nei confronti degli animali, è ora di mettere la parola fine ai maltrattamenti – ha detto Muraro - Servono controlli più rigidi e pene più severe per fermare i responsabili di tanta violenza che troppo spesso rimangono senza un nome. Ricordo che la legge punisce l'abbandono o il maltrattamento degli animali con l'arresto fino a un anno o con un'ammenda fino a 10 mila euro.

A tal proposito, plaudo al sindaco di Ponzano, Giorgio Granello che ha annunciato l'intenzione di varare sanzioni pesanti contro chi maltratta gli animali, dopo l'atroce episodio di un gatto trafitto da una freccia. Muraro sottolinea che non è possibile paragonare la morte di un cane a quella di un essere umano, tuttavia evidenzia che la violenza gratuita in qualunque forma si manifesti va combattuta.

“Ogni forma di violenza è da condannare, in particolare quella inflitta a esseri indifesi. Gli animali troppo spesso non reagiscono ai maltrattamenti per la fiducia e l'amore incondizionato per l'essere umano che si macchia di comportamenti a dir poco vigliacchi – prosegue Muraro – Abbiamo molto da imparare dal mondo animale, codici che noi umani abbiamo quasi del tutto perso.

Senza dimenticare che gli animali provano sentimenti e dolore esattamente come chi li maltratta. Non auspico solo dunque stop ai maltrattamenti –Muraro afferma che è necessario adoperarsi “per far crescere la sensibilità e la tolleranza nei confronti degli animali, a partire dai luoghi pubblici e dai parchi perché si costruisca una coscienza collettiva di vero rispetto”.

Muraro tiene a ribadire che la Provincia è attenta nei confronti degli animali anche perché il loro abbandono può risultare un problema per tutti i cittadini. Ricordo che sono oltre 150.000 gli animali domestici che ogni anno vengono abbandonati, e di questi l'80% muore di incidenti stradali.

Un gesto criminale - chiude Muraro -che provoca anche grave rischio per la sicurezza stradale. Non a caso, ogni anno in prima persona lancio una campagna contro l’abbandono dei cani e degli animali domestici”.

 
 
 

Muoiono i cavalli sul set, Hbo sospende «Luck»

Post n°33 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

Una scena tratta da un episodio di «Luck», serie tv incentrata sul mondo delle corse ippiche (Reuters)Una scena tratta da un episodio di «Luck», serie tv incentrata sul mondo delle corse ippiche (Reuters)
MILANO - Tre cavalli morti come «effetto collaterale» delle riprese di una serie televisiva che aveva tra i propri protagonisti anche Dustin Hoffman e Nick Nolte. Si chiama «Luck», che in inglese significa fortuna. Ma la vera fortuna è che la Hbo, l'emittente che la produce, abbia deciso di sospenderla. Visti i buoni riscontri di pubblico avrebbe dovuto esserci una seconda stagione, ma i produttori David Mich e Michael Mann, assieme ai vertici del canale, hanno deciso di non procedere ulteriormente con le riprese. Una scelta, fanno sapere, adottata «a malincuore» ma che nasce dalla constatazione di come le ragioni della sicurezza vengano prima di tutto: «Abbiamo sempre fatto il possibile per mantenere uno standard che fosse il più alto possibile - spiega un comunicato diramato mercoledì sera -, ma purtroppo gli incidenti capitano ed è impossibile garantire che non si ripetano in futuro».

 

 

Nick Nolte e Dustin Hoffman, protagonisti della fiction (Reuters)Nick Nolte e Dustin Hoffman, protagonisti della fiction (Reuters)
ANIMALI A RISCHIO - Lo stop deciso da Hbo è stato accolto con grande favore dalle associazioni animaliste americane, a partire dalla Peta che a più riprese aveva chiesto alla Hbo di utilizzare immagini di repertorio di corse ippiche anziché ricrearle ex novo utilizzando cavalli non più in attività. Proprio questa sarebbe l'origine di tutti gli inconvenienti: per girare le scene di gara sarebbero stati utilizzati animali che effettivamente hanno alle spalle una lunga carriera negli ippodromi - non certo i purosangue ancora attivi, che nessun proprietario metterebbe a repentaglio per una fiction televisiva -, ma che non hanno ovviamente modo di capire la differenza tra una competizione vera e propria e una simulata in funzione cinematografica. Di conseguenza, una volta usciti dai cancelli della linea di partenza, per un retaggio del loro recente passato, i cavalli iniziano a correre con tutta la foga di cui dispongono, salvo non avere più né il fisico né l'allenamento di un tempo. La conseguenza è che, come sottolineato dalla tv, gli incidenti alla fine succedono. Ma evidentemente, in certe condizioni, sono tutt'altro che fortuiti.

 

ANCHE DROGHE - Non solo: secondo Peta non sarebbero mancati episodi di utilizzo di droghe per indurre gli animali a rendere al massimo davanti alla macchina da presa e a non avvertire dolori fisici e reumatici. A dare informazioni al gruppo animalista sarebbero stati degli informatori vicini alla produzione che hanno di volta in volta fornito aggiornamenti su quanto stava accadendo sul set e sulle condizioni degli animali. E che Peta ora ringrazia pubblicamente.

 
 
 

Tornano le rondini, ma sono quasi dimezzate

Post n°32 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

Secondo calcoli fatti dalla Lipu, in questi giorni 16 milioni di coppie di rondini saranno in viaggio dall'Africa all'Europa e molte si fermeranno in Italia. Non poche sono inoltre partite in anticipo per via dei cambiamenti climatici e anche per ciò sarà opportuno che trovino un ambiente accogliente.

 

Le rondini purtroppo negli ultimi decenni sono calate del 40 per cento e le cause le conosciamo. Monocolture che hanno fatto sparire sia i residui spazi selvaggi che le pozze d'acqua, e poi ci sono meno bovini al pascolo, il che significa meno insetti, e le vecchie stalle sono state sostituite da costruzioni inadatte ad accogliere i loro nidi. Senza parlare della chimica insetticida e inquinante.

Occorre dunque fare qualcosa e a tal fine Fulvio Mamone Capria, il presidente della Lipu, invita i Comuni a vietare il restauro degli edifici nel periodo della nidificazione, in special modo delle grondaie e dei sottotetti dove le rondini costruiscono i nidi o prevedono di trovare quelli dell'anno prima.

L'arrivo delle rondini verrà inoltre seguito da un progetto educativo basato sul birdwatching. Basterà scorgere, per la prima volta in questa stagione, una rondine o una delle altre quattro specie-simbolo della primavera (rondone, gruccione, cuculo e cicogna bianca), collegarsi a www.springalive.net e inserire l'osservazione. Si creerà una mappa animata che ci consentirà di renderci conto di quanta primavera stia arrivando dal cielo. Sarà inoltre possibile verificare, per la precocità degli arrivi, l'effetto dei cambiamenti climatici.

Che le rondini tornino sotto lo stesso tetto è un fenomeno di notevole rilievo. Per gran parte del viaggio sono guidate da un orientamento che istintivamente indica la giusta rotta. Poi, però, occorre una più personale sapienza. L'ultimo tratto è infatti guidato da piccoli segni che ogni rondine ha trattenuto dentro di sé. Ogni individuo ha scritto nella memoria ricordi diversi ed è perciò che ogni casa ha le sue rondini. Ed è anche perciò che ci è lecito dire: sono tornate le «mie» rondini. Il più bel modo per possedere animali selvaggi.

 
 
 

Ecco la federazione in difesa degli animali

Post n°31 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

La presentazione della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente La presentazione della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente
MILANO - Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente. È il nome del nuovo organismo, promosso e presentato dall'ex ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla, che riunisce alcune tra le più importanti organizzazioni che operano nel settore dei diritti degli animali e della tutela dell'ambiente. Servirà anche per un confronto su importantissimi temi etici e scientifici sui quali nel mondo ambientalista esistono differenze. Oltre a Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell'Ambiente (Leidaa), alla presentazione dell'iniziativa hanno partecipato Massimo Comparotto (Oipa); Gianluca Felicetti (Lav); Carla Rocchi (Enpa); Laura Rossi, Lndc); Gaetano Benedetto, (politiche ambientali Wwf), Rosalba Giugni, presidente Marevivo e Danilo Selvaggi, vicepresidente della Lipu. Wwf, Lipu e Mare Vivo non hanno ancora aderito alla Federazione ma hanno dato la disponibilità «a un confronto su temi di interesse comune e obiettivi condivisi».

 

FRONTE COMUNE - «Un soggetto capace di funzionare come aggregatore di istanze fondamentali - ha spiegato Brambilla nel corso delle conferenza stampa organizzata presso gli Horti Sallustiani a Roma - e di costituire un potente fronte comune nelle battaglie ambientaliste e animaliste. Aderendo alla Federazione - ha proseguito - le associazioni decidono di fare fronte comune nelle battaglie etiche, ambientali e scientifiche per il rispetto e i diritti degli animali, la tutela dell'ambiente e la biodiversità». Dalla lotta alla caccia e al bracconaggio alla tutela degli animali dei circhi e degli zoo, dalla promozione di stili alimentari vegani e vegetariani all'uso di fonti di energia rinnovabili alla lotta agli allevamenti intensivi di animali, i temi su cui farà sentire la sua voce.

TUTELA DELL'AMBIENTE - Ciò che rende differente la Federazione dagli altri tentativi simili del passato è la forza delle sigle che vi aderiscono e il peso che esse riusciranno a conferire ad azioni, iniziative e proposte. «Una maggioranza - ha ribadito Brambilla - che non vuole più essere silenziosa ma finalmente contribuire a determinare, nella maniera più efficace, l'affermarsi di una nuova cultura di rispetto e tutela per gli animali e l'ambiente». Per accrescere la conoscenza di questi temi da parte dei cittadini, è on line da questa mattina anche il giornale on line «Nel cuore» che diffonde, rilancia, approfondisce e commenta notizie dall'Italia e dal mondo dedicate esclusivamente agli animali e all'ambiente.

 
 
 

Fa ubriacare il cane con la vodka, arrestato

Post n°30 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

Un volpino di Pomerania (Fotogramma)Un volpino di Pomerania (Fotogramma)
MILANO - Esagerare con l'alcol porta sempre a guai e lui è finito dietro le sbarre. Ma a farlo finire in galera non è un'accusa di ubriachezza molesta: il signor Harold Shrier, un 49enne americano, dovrà rispondere di crudeltà sugli animali. La sua colpa è quella di aver fatto bere vodka al proprio cagnolino, un volpino di Pomerania che per questa bravata ha rischiato di morire. Ma negli Usa le leggi contro la violenza sugli animali sono prese in seria considerazione e così quando la polizia lo ha fermato e ha capito quello che era successo, per lui si sono subito aperte le porte del carcere di Helena, città del Montana teatro di tutta la vicenda. L'uomo è stato rinchiuso con un addebito pesante e una richiesta di cauzione di ben 30 mila dollari.

 

COSTRETTO A BERE - Secondo quanto ha raccontato il quotidiano locale, l'Independent Record, l'episodio risale allo scorso primo marzo. Attorno alle 23,30 la polizia del dipartimento di East Helena ha risposto ad una chiamata che segnalava una sospetta intossicazione di un cane in un bar della città. Al loro arrivo gli agenti hanno trovato il piccolo Arly, un batuffolo di meno di dieci kg di peso, in evidente stato di malessere: non riusciva a reggersi sulle zampe, faticava a muoversi in linea retta, continuava a cadere. Il cane, secondo il racconto di alcuni testimoni, è stato costretto a bere all'esterno del locale un bicchiere di vodka da un bicchiere di plastica.

I PRIMI SOCCORSI - Gli agenti hanno fermato il proprietario e hanno subito portato il quattrozampe presso una clinica veterinaria dove la dottoressa Michelle Richardson ha subito eseguito un prelievo di sangue. Analizzato all'ospedale St Peter, il campione ha evidenziato una concentrazione di alcol dello 0,348 per cento, poco al di sotto dello 0,4 considerato come possibilmente fatale già per un essere umano e più di quattro volte superiore al limite di 0,08% stabilito come limite per chiunque sieda al volante di un veicolo. Insomma, una percentuale altissima per il piccolo cane.

AVVELENAMENTO ALCOLICO - «In 20 anni di attività non ho mai visto un cane con un tale livello di avvelenamento» ha detto la dottoressa Richardson, che ha riferito di avere avuto a che fare altre volte con animali che inavvertitamente avevano ingoiato dolci ripieni di liquore o che avevano leccato i fondi di lattine di birra abbandonate, ma mai con episodi di intossicazione intenzionale. Arly è rimasto ricoverato alcuni giorni, ora dovrebbe essere fuori pericolo. E' stato affidato ad un rifugio gestito da un'associazione ed è in attesa di conoscere la sua sorte. Molto dipenderà anche da quella del suo padrone che non dovrà rispondere solo del reato di crudeltà sugli animali: in una borsa trovata per terra vicino al luogo in cui è stato arrestato gli agenti hanno trovato diverse pillole di stuperfacenti e lo incriminato anche per possesso di droga.

 
 
 

I delfini buoni e simpatici? «In realtà sono animali opportunisti e violenti»

Post n°29 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

(Reuters)(Reuters)
MILANO - Aggressivi e cattivi non per motivi di territorialità ma solo per il gusto di esserlo; opportunisti e calcolatori quando si tratta di mettere in atto le strategie di caccia e persino stupratori se qualche maschio osa mettere in dubbio la loro autorità. A dar retta agli scienziati dell’Università del Massachusetts – Dartmouth e allostudio pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, questo è l’identikit dei delfini. O meglio, del loro lato oscuro, che stride decisamente con l’immagine dolce e gentile che abbiamo da sempre di questi animali.

 

LEGAMI ESTENUANTI - Insomma, le favole alla Flipper sarebbero, appunto, solo tali, perché in realtà i delfini sono capaci di azioni da predatori veri, che non esitano a ricorrere alla violenza sessuale per imporsi sui maschi provenienti da altri gruppi. E se già nel 1999 un documentario del National Geographic presentava i delfini non già come pacifici mammiferi, bensì come killer e infanticidi, un successivo studio del giugno dello scorso anno, condotto da un’organizzazione no-profit californiana e pubblicato sul New Scientist, aveva evidenziato come questi animali uccidessero non per procurarsi il cibo, ma per sfogare la loro frustrazione sessuale o per crudeltà pura e semplice. Conclusioni che sembrano essere confermate anche dall’ultima ricerca internazionale, che ha passato sei anni a studiare il comportamento di 120 esemplari che vivono nella Shark Bay, Australia occidentale, scoprendo fra l’altro che il lato curioso dei delfini non è affatto quello di cui parla una nota pubblicità italiana. E’ emerso, infatti, che gli animali vivono in una “società aperta”, nella quale sperimentano periodi di omosessualità e di bisessualità e dove ci si accoppia e ci si lascia dopo un certo periodo di tempo e i legami sono così complicati «da risultare fisicamente e mentalmente estenuanti», secondo il giudizio espresso dal professor Richard Connor, che si è anche detto contento «di non essere un delfino».

DRAMMA CONTINUO - Quanto alle relazioni quotidiane, i maschi del gruppo ne instaurano di tre tipi (mentre le femmine esaminate hanno mostrato un solo caso di coalizione temporanea): c’è un’alleanza di base, nella quale due o tre maschi cooperano lo stretto necessario per accoppiarsi con una femmina, che può poi sfociare in un’alleanza di secondo grado, che comporta un accordo di più lunga durata, nel quale si compiono attacchi per tenere lontani i maschi di altri gruppi dalle proprie femmine, ma si cerca anche di conquistare le femmine degli avversari. A volte questo secondo livello, che scatena sanguinose battaglie che possono coinvolgere anche più di 20 delfini che si mordono e colpiscono l’un l’altro per il dominio su una femmina, si fa ancora più forte con un terzo ordine di rapporti, che prevede l’accordo con maschi di altri gruppi. E l’aspetto più singolare di questo gioco di alleanze è che non viene inscenato per difendere il territorio, come invece avviene in genere nel regno animale. «La vita sociale dei delfini maschi che ho studiato è davvero molto intensa – ha spiegato il professor Connor a Discovery News – e sembra un dramma continuo».

 
 
 

I delfini buoni e simpatici? «In realtà sono animali opportunisti e violenti»

Post n°28 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

(Reuters)(Reuters)
MILANO - Aggressivi e cattivi non per motivi di territorialità ma solo per il gusto di esserlo; opportunisti e calcolatori quando si tratta di mettere in atto le strategie di caccia e persino stupratori se qualche maschio osa mettere in dubbio la loro autorità. A dar retta agli scienziati dell’Università del Massachusetts – Dartmouth e allostudio pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, questo è l’identikit dei delfini. O meglio, del loro lato oscuro, che stride decisamente con l’immagine dolce e gentile che abbiamo da sempre di questi animali.

 

LEGAMI ESTENUANTI - Insomma, le favole alla Flipper sarebbero, appunto, solo tali, perché in realtà i delfini sono capaci di azioni da predatori veri, che non esitano a ricorrere alla violenza sessuale per imporsi sui maschi provenienti da altri gruppi. E se già nel 1999 un documentario del National Geographic presentava i delfini non già come pacifici mammiferi, bensì come killer e infanticidi, un successivo studio del giugno dello scorso anno, condotto da un’organizzazione no-profit californiana e pubblicato sul New Scientist, aveva evidenziato come questi animali uccidessero non per procurarsi il cibo, ma per sfogare la loro frustrazione sessuale o per crudeltà pura e semplice. Conclusioni che sembrano essere confermate anche dall’ultima ricerca internazionale, che ha passato sei anni a studiare il comportamento di 120 esemplari che vivono nella Shark Bay, Australia occidentale, scoprendo fra l’altro che il lato curioso dei delfini non è affatto quello di cui parla una nota pubblicità italiana. E’ emerso, infatti, che gli animali vivono in una “società aperta”, nella quale sperimentano periodi di omosessualità e di bisessualità e dove ci si accoppia e ci si lascia dopo un certo periodo di tempo e i legami sono così complicati «da risultare fisicamente e mentalmente estenuanti», secondo il giudizio espresso dal professor Richard Connor, che si è anche detto contento «di non essere un delfino».

DRAMMA CONTINUO - Quanto alle relazioni quotidiane, i maschi del gruppo ne instaurano di tre tipi (mentre le femmine esaminate hanno mostrato un solo caso di coalizione temporanea): c’è un’alleanza di base, nella quale due o tre maschi cooperano lo stretto necessario per accoppiarsi con una femmina, che può poi sfociare in un’alleanza di secondo grado, che comporta un accordo di più lunga durata, nel quale si compiono attacchi per tenere lontani i maschi di altri gruppi dalle proprie femmine, ma si cerca anche di conquistare le femmine degli avversari. A volte questo secondo livello, che scatena sanguinose battaglie che possono coinvolgere anche più di 20 delfini che si mordono e colpiscono l’un l’altro per il dominio su una femmina, si fa ancora più forte con un terzo ordine di rapporti, che prevede l’accordo con maschi di altri gruppi. E l’aspetto più singolare di questo gioco di alleanze è che non viene inscenato per difendere il territorio, come invece avviene in genere nel regno animale. «La vita sociale dei delfini maschi che ho studiato è davvero molto intensa – ha spiegato il professor Connor a Discovery News – e sembra un dramma continuo».

 
 
 

«I governi e il calcio fermino il massacro»

Post n°27 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

Cane sopravvissuto a un incendioCane sopravvissuto a un incendio
MILANO – «I governi e il calcio fermino il massacro». E’ all’insegna di questo slogan che le principali associazioni animaliste italiane – dall’Enpa all’Oipa, dalla Lav alla Lega nazionale per la difesa del cane, passando per l’Arca, la Leal e la Leidaa dell’ex ministro Michela Vittoria Brambilla – si sono date appuntamento a Roma, sabato 5 maggio, per dire basta alla strage di cani randagi in Ucraina. Un Paese dove gli animali senza proprietario vengono rastrellati per le strade ed eliminati. L’eccidio, in atto da decenni nel Paese ex Sovietico, si è incrudelito assumendo un ritmo vertiginoso dopo che l’Ucraina, insieme alla Polonia, è stata scelta dalla Uefa qualche anno fa quale sede ospitante delle partite dei Campionati Europei di Calcio.

 

VIDEO SHOCK - Saranno mostrati al pubblico video dall’Ucraina e personaggi noti interverranno con le loro testimonianze e le loro opinioni sui modi per fermare la strage. I partecipanti all’evento sono invitati a portare con sé i propri cani (in rappresentanza di quelli che vengono uccisi in Ucraina) e un pallone da calcio, simbolo dell’intensificazione e dell’imbarbarimento della strage degli animali senza padrone nelle città in cui avranno luogo le partite: Kiev, la capitale, Leopoli, Donetsk e Kharkiv.

 

Cane ucciso a fucilate (Cisternino  - Oipa)Cane ucciso a fucilate (Cisternino - Oipa)
SGARBO DIPLOMATICO - In Italia, una manifestazione nazionale contro l’eccidio ucraino sarebbe stata probabilmente indetta comunque perché il fischio dell’arbitro che darà il via alla prima partita ucraina degli Europei a Khrakiv il 9 giugno si avvicina. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il contegno sprezzante dell’ambasciatore ucraino a Roma quando, alla fine di aprile, ha deciso, senza avvisare, di non presentarsi all’appuntamento ufficiale preso con alcuni esponenti del Consiglio Comunale capitolino, tra i quali Federico Coccia, delegato del sindaco alla salute degli animali, e con una delegazione di Oipa, Enpa, Lav e volontari del canile di Porta Portese che chiedevano con una speciale mozione la fine immediata delle uccisioni nel Paese ex-Sovietico. Al suo posto ha fatto trovare un funzionario di secondo livello che ha parlato di montatura politica contro l’Ucraina vedendo il materiale fotografico del massacro.

 

BOICOTTAGGIO - Di fronte a questo chiaro rifiuto al dialogo la delegazione romana ha lasciato gli uffici dell’Ambasciata promettendo di boicottare gli Europei e di continuare a mobilitarsi a favore dei cani con una grande manifestazione, quella organizzata a Roma per domani. A livello diplomatico è andata meglio ad Andrea Cisternino, fotografo di professione e delegato dell’Oipa a nella capitale ucraina, che sta documentando con dovizia di particolari la strage ormai da più di un anno. Il 30 aprile Cisternino ha avuto un colloquio con l’Ambasciatore italiano a Kiev, Fabrizio Romano, che si è reso disponibile a incontrare un ministro del governo ucraino o il sindaco di Kiev per mettere a punto strategie più umane ed efficaci per la gestione del randagismo.

 

Cani uccisi (Cisternino-Oipa)Cani uccisi (Cisternino-Oipa)
RANDAGI - Cisternino ha realizzato un libro fotografico con 180 immagini in bianco e nero scattate per le strade di Kiev in cui mostra tutta la sua sensibilità per il disagio in genere, indipendentemente dalla specie cui si appartiene. Il titolo è significativo della sua compassione per tutte le creature che soffrono: «Randagi. Storie di uomini e animali». L’opera può essere ordinata scrivendo a photoandycis@yahoo.it. Il ricavato sarà utilizzato per aiutare i cani di Kiev.

 

INTERROGAZIONE - Sempre italiana l’iniziativa dell’Eurodeputato dell’Idv Andrea Zanoni che ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea per chiedere che la Ue usi tutto il suo peso per costringere le autorità ucraine a fermare la strage rifacendosi all’articolo 19 del Trattato di Lisbona che definisce gli animali «esseri senzienti tutelati dalla legge dell’uomo». Zanoni si chiede anche quanto la Ue stia finanziando la Uefa e siccome i soldi della Ue sono soldi di tutti i cittadini europei, quanto questi ultimi stiano finanziando il massacro senza volerlo.

 

Volontari al lavoro Volontari al lavoro
FALSO STOP - Ma i metodi della diplomazia pare non servano molto alla soluzione del problema. Lo scorso 13 novembre il direttore per la raccolta dei fondi dell’associazione protezionistica britannica Naturewatch, John Ruane, ha avuto un incontro con il ministro dell'ambiente, Mykola Zlochevsky, che ha promesso di modificare la legislazione ucraina in materia di randagismo e di applicare una moratoria immediata sull’uccisione dei cani randagi. Naturewatch, dal canto suo, avrebbe fornito indicazioni sulle pratiche migliori per la gestione dei cani di strada e sulla costruzione di rifugi. Eppure, questo incontro si è palesato solo un mare di chiacchiere. Sulla carta, dal novembre 2011 è illegale uccidere i randagi ma l’eccidio è continuato e continua tuttora, senza che le autorità ucraine intervengano.

 

FORNI CREMATORI MOBILI - In Ucraina gli animali di strada venivano uccisi anche durante il periodo sovietico ma dopo la caduta dell’Urss la situazione si è aggravata. La società si divise in modo netto tra ricchi e poveri e così fu anche per i cani: dall’inizio degli anni Novanta ci sono animali che viaggiano in Mercedes a fianco dei loro proprietari e animali scheletriti e ammalati che vagano barcollando alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Per uccidere i cani una società privata paradossalmente chiamata Shelter for Municipal Dogs (Rifugio per i cani municipali), profumatamente pagata e protetta dalla municipalità della capitale ucraina, utilizzava (e probabilmente ancora lo fa) fucilazioni sommarie di branchi, anche pacifici e accuditi da volontari, o dolorosissimi avvelenamenti, seguiti dalla costruzione di fosse comuni per i cadaveri che venivano poi ricoperti con colate di cemento. Dal 2009 allo scorso novembre nell’Ucraina Orientale le atrocità si sono spinte fino al limite della barbarie. Le municipalità di Mariupol e di Lisichansk hanno scoperto con orgoglio un metodo, a loro dire geniale e veloce, per sbarazzarsi dei randagi: un piccolo forno crematorio mobile dove gli animali venivano gettati vivi o agonizzanti. Il forno costava circa 20mila euro, una cifra che, impiegata diversamente, avrebbe permesso di sterilizzare migliaia di animali. Per fortuna, l’uso del forno è stato oggi proibito, così come è stato chiuso un sito Internet chiamato «l’ammazzacani», (vreditelyam.net), che dava consigli pratici su come uccidere i randagi con veleni o trappole fai da te.

FAI DA TE - Comunque, non sono solo le istituzioni, con i loro «dog hunter» (cacciatori di cani) a spargere la morte sulle strade ma anche tanti privati cittadini che operano soprattutto di notte. Il 6 gennaio scorso, per esempio, fuori Kiev, è stato appiccato il fuoco ai sei piccoli rifugi improvvisati che un volontario aveva costruito con grande sforzo per dare protezione a quaranta randagi dei quali si prendeva cura. Gli atti di violenza dei privati sono da imputare anche a una campagna mediatica istituzionale che ha sparso il panico sulla pericolosità dei cani e sulle malattie che questi potrebbero portare. Grave è la risposta delle autorità quando vengono interpellate sugli eccidi. Scelgono di negare e basta. Un esempio su tutti: la polizia di Brovarì, cui era stata portata dall’Oipa Ucraina una documentazione fotografica sulla fucilazione di alcuni randagi, non ha voluto ravvisare alcun illecito e non ha preso alcun provvedimento contro gli «ammazzacani».

 
 
 

La Lav in piazza: «Basta test sugli animali»

Post n°26 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

Uno dei banchetti della Lav per la petizione a sostegno di norme contro la sperimentazione animale (Ansa)LA LEGGE IN EUROPA E IN ITALIA - La direttiva comunitaria dovrà essere approvata entro il 10 novembre. La Lav chiede di sostenere una serie di emendamenti che puntano ad incentivare i metodi alternativi. Ad esempio si chiedono il divieto di allevare in Italia primati ma anche cani e gatti da destinare alla vivisezione, il divieto di utilizzare animali vivi per esercitazioni didattiche ed esperimenti bellici, ispezioni e sanzioni appropriate per le violazioni. «Ogni anno - sottolinea la Lav - nei laboratori italiani si mandano a morte circa 900 mila animali, che salgono a ben 12 milioni nell'Unione europea: morti inaccettabili, rifiutate da un numero crescente di cittadini informati, sensibili ed esigenti tanto sul piano etico che sul piano scientifico». «Dalla cattura in natura alla detenzione nelle gabbie e infine all'esperimento nei laboratori l'animale è costantemente sottoposto a violenze fisiche e psicologiche che lo privano delle basilari necessità - sottolinea poi la biologa Michela Kuan che per la Lav è responsabile del settore Vivisezione -. Non esiste una buona sperimentazione animale: i primati destinati alla vivisezione sono trasportati e catalogati come merce deperibile. Trattati come oggetti, vivono la loro breve esistenza nel terrore tra sofferenza e agonia».

 
 
 

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