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Appunti di viaggio: La fine della guerra del Vietnam

Post n°69 pubblicato il 25 Maggio 2016 da FraZigno
 

10:45 del 30 aprile 1975. Il carrarmato numero 843 irrompe nel palazzo presidenziale di Saigon. E' la vittoria totale del Vietnam sull'imperialismo americano. L'ambasciatore statunitense, seduto nel suo ufficio, aspetta i valorosi Viet Cong per consegnare loro le chiavi della città. Ed è qui, nella stanza dell'ambasciatore, che durante la mia visita al palazzo presidenziale, leggo uno degli aneddoti più belli scoperti in tutti i miei viaggi: l'ambasciatore, nel consegnare le chiavi della città ai Viet Cong, dice ai soldati nemici che non è scappato ma che era ancora li ad aspettarli per consegnare pacificamente le chiavi della città. La risposta dei Viet Cong, a questa falsa ammissione della resa, è un tripudio alla libertà: “Tu non ci devi consegnare niente, perché voi non avete mai avuto niente”.

Ho scoperto, leggendo “Saigon has Fallen” di Arnett, che la sera prima del 30 aprile 1975 scattò l'operazione “Option Four” un codice che significava “Operation Frequent Wind”. Una grande evacuazione di personale americano e sud vietnamita che, in caso di resa, doveva essere aviotrasportato da Saigon su navi americane ormeggiate lungo la costa del Vietnam del Sud. Il segnale alla radio di questa operazione era la canzone di Bin Crosby: “White Christmas”. Quando ho letto questo aneddoto ho riascoltato la canzone e sono nate in me emozioni completamente nuove. Così, gli americani scapparono da una guerra mai dichiarata.

L'evento che ha fatto scatenare la furia americana sul Vietnam risale al 3 gennaio del 1963 quando i Viet Cong abbatterono nei pressi del delta del fiume Mekong 14 elicotteri americani che collaboravano vigliaccamente con l'esercito del Vietnam del Sud. Questo evento scatenò la furia statunitense; non si resero conto di esser entrati in un tunnel senza uscita.

Gli americani trovarono nel popolo del Sud politici consenzienti che volevano trasformare il Vietnam in una moderna nazione occidentale. Uno di questi era il presidente Diem che governò il sud del Vietnam fino alla fine del 1963. Tristemente famosa è la protesta dei monaci buddisti contro il suo governo. In quell'occasione è rimasta impressa nella mente dell'intera umanità la foto del monaco buddista che si diede fuoco davanti all'ambasciata della Cambogia. L'opinione pubblica americana si indegnò di fronte a questo accaduto e, probabilmente, quella foto costò la vita al presidente Diem ucciso, nei mesi successivi, da un gruppo non ben identificato di persone, (complotto americano?).

La strategia bellica degli americani si può riassumere nell'operazione “Search and Destroy” del generale De Puy. Si dovevano scovare il maggior numero di postazioni nord vietnamite e le si dovevano radere al suolo. I numeri dei caduti erano fondamentali. La guerra si vince solo uccidendo senza pietà il nemico. Questa è stata la filosofia iniziale dei generali americani. E, come dargli torto, all'inizio funzionava. Le iniziali vittorie americane trasmisero ai soldati la consapevolezza che la guerra sarebbe finita in poco tempo. Ma non fu così, i Viet Cong erano organizzati per superare anche lunghi momenti di intensi bombardamenti.

30-31 gennaio 1968, capodanno Vietnamita. 40.000 mila soldati nord vietnamiti morti contro i 3000 americani e sud vietnamiti. Questa sono i numeri dell'offensiva del Tet nel gennaio 1968. Tali numeri possono ingannare e far pensare a una vittoria schiacciante americana. Ma non è così, proprio grazie a questa offensiva, l'esercito del Nord inizia a rendersi conto che la vittoria non è impossibile. Durante l'offensiva anche il centro di Saigon, roccaforte americana, viene violato dai Viet Cong e questo dà fiducia ai militari. Dall'altra parte invece, questa offensiva mette con le spalle al muro il presidente Americano Johnson che inizia a perdere molta popolarità negli Stati Uniti. Questa perdita di popolarità impedisce al presidente di presentarsi per una seconda ricandidatura alla casa Bianca. L'uscita di scena di Johnson lascia carta bianca a Nixon..

 

 

 
 
 

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