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GALLINE DA CORSA

Pollaio di salvataggio per galline stanche di razzolare a vuoto.

 

 

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Mater incerta

Post n°55 pubblicato il 22 Maggio 2007 da Raffy_dgl

Taglio il traguardo dell’ottavo mese di gravidanza e mi scopro l’istinto materno di una cassapanca in legno massello della scuola seicentesca veronese. Non capisco l’entusiasmo e lo sdilinquimento che girano intorno a micro vestitini superperformanti, pannolini con barriere antiesondazione progettate dalla Nasa e succhietti in lega di carbonio. Non riesco a capacitarmi del fatto che un bebè, oggi, non possa venire al mondo senza avere un corredo faraonico comprensivo di carrozzine da trekking e culle con idromassaggio a cerebro-stimolazione intensiva, né tanto meno capisco quale utilità debba avere uno sterilizzatore per biberon a ultrasuoni. Non mi rassegno al fatto che per accudire mio figlio io debba studiare un manuale di istruzioni, manco fosse un videoregistratore...che tanto poi anche dopo 10 anni che ce l’hai non riesci a programmarlo nemmeno se accendi un cero alla Madonna.

La verità è che è tutta colpa di mia madre. E’ lei che ha smorzato il mio istinto materno quando, imberbe quattrenne, le chiesi in dono per Natale quello che all’epoca era il bambolotto più amato dalle bambine di tutto il mondo: il Cicciobello.

immagineCorreva l’anno 1978 e il Cicciobello era lo status symbol per eccellenza della quattrenne media: biondo, occhi azzurri, paffuto e roseo, con il berrettino ricamato, la tutina, i calzini e gli scarpini azzurri, piangeva e pisciava, pisciava e piangeva, ma quando gli ficcavi il ciuccio tra le labbruzze rosate smetteva ogni funzione fisiologica e potevi tranquillamente tagliargli i capelli a zero. Invidiavo le mie amiche che già potevano sfoggiare un erede di tal fatta e sognavo di possederne uno anch’io. La mattina di Natale mi precipitai sotto l’albero convinta che avrei finalmente esaudito il mio desiderio e quando, stracciando la carta, riuscii a vedere l’ inconfondibile scritta, il mio cuoricino capitalista si colmò di una gioia immensa che durò finché non aprii la scatola. Dentro c’era la versione terzomondista del bambolotto dei miei sogni. Era il Cicciobello africano, nero come il carbone, nudo come un verme a parte una camiciola sdrucita a righe bianche e rosse che gli lasciava scoperto il culetto, nessuna traccia di scarpini, calzini e compagnia bella. Non aveva un optional che fosse uno. Non piangeva, non pisciava e aveva i capelli così ispidi e corti che non sarei riuscita tagliarglieli nemmeno con la smerigliatrice: insomma, l’apoteosi della sfiga.

Quando andai da mia madre a chiedere spiegazioni lei noncurante mi rispose:

“Raffy questo è più originale, no? L’altro ce l’hanno tutti, tu puoi dire che il tuo bambino è diverso da tutti gli altri, che è speciale!”.

“Ma mamma, macchè speciale non c’ha niente, e poi è negro!”

“Va beh, dì che l’hai adottato…”

“Ma c’ho solo 4 anni, cazzarola!”

Delusa e amareggiata ripiegai e mi impegnai assiduamente a convincere la recalcitrante genitrice che il Cicciobello originale sarebbe stato un ottimo regalo per il mio compleanno e che avrebbe fatto compagnia a quel bambolotto disadattato che mi avevano spacciato per una scelta alternativa.

Un mese dopo, spegnendo le candeline sulla torta, desiderai con forza e intensità che nel pacco ci fosse il tanto sospirato Cicciobello…

Purtroppo erano gli anni in cui si sperimentavano le prime nuove strategie di marketing sul target dell’infanzia o forse mia madre all’epoca si drogava, fatto sta che nella scatola stavolta trovai un tarocco: il Bimbino. Una ciofeca di bambolotto in poliuretano espanso, brutto come la fame, che chiaramente non piangeva, non pisciava e non faceva un cazzo manco lui. Questo in compenso aveva la pelle marroncina, gli occhi a mandorla ed era completamente ricoperto di pelliccia sintetica: mi aveva comprato il Bimbino esquimese.

Il mio istinto materno ne venne irrimediabilmente danneggiato e quindi mi buttai sui Lego.

 
 
 
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LA GALLINA

Soventi a pronunciar
mio nome
a indicar stupidità di donna
quando pari a bellezza
è inadatto cervello
or dico io
da antichi avi
mai affezione
v'è stata per
l'umana razza
e il pugno
che s'apre amorevole
al lancio di grano
è lo stesso con forza
ad avvitarci il collo
perciò mai fiducia
abbiam riposto
in tali malvagi
che del tradimento
non sanno farne a meno
nemmeno tra la loro
stessa specie
...
siamo poi così stupide
noi galline?

di Michael Santhers

 

La stagista fa carriera molto rapidamente...

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Nuova stagista caldamente raccomandata

da Paolo il Silenzioso

- L'Araba Infelice - immagine

Lavoratrice indefessa sopra e sotto le scrivanie dimostra particolare predisposizione alle relazioni interpersonali e, talvolta, al lavoro in team ma solo se composto da selezionatissimi amanti dell'igiene.

 
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