Da bambina, avevo forse 4 o 5 anni, mi piaceva passare le giornate inventando storie.
Le inventavo cosi' perfette, cosi' particolareggiate che alla fine, nella mia testa diventavano realta'.
La mia storia preferita era quella in cui mi vedevo proprietaria di un ufficio, dove non era ben chiaro che tipo di lavoro si svolgesse.
L'importante era che io avevo questo ufficio e che mi immaginavo seduta su una poltrona di pelle, indaffaratissima nel dare ordini - che e' la cosa che mi riesce meglio - e a passarmi lo smalto sulle unghie - che e' la seconda cosa che mi riesce meglio.
Questo ufficio aveva ubicazione al terzo piano del palazzo dietro casa mia.
Un giorno decisi di palesare questa mia attivita' a tutto il parentato che, siccome ero prima nipote sia da parte di mamma che da parte di papa', pendeva inesorabilmente dalle mie labbra ogni qualvolta aprissi bocca.
Un pomeriggio passo' a casa mia mio zio, quello grande, e io miagolando - ero' gia' subdola a 4 anni - gli dissi :" zio usciamo che ti porto a vedere il mio ufficio?"
E quel poveraccio usci'.
Lo portai davanti al palazzo e indicai le finestre del mio ufficio.
ORRORE!!!!!! solo allora mi accorsi che quelle finestre erano senza tende!!!!
E come si fa a lavorare bene senza tendine!
Non si puo' infatti.
Cosi' quel giorno, e per qualche altro giorno a seguire, diedi il pilotto a mio zio perche' mi accompagnasse a comprare la stoffa per fare queste benedette tende.
La comprai azzurra - mettendo le tende di un altro colore avrei coperto il cielo, mettendole azzure invece ne avrei creato uno tutto mio - e da quel giorno, e per qualche altro giorno a seguire, misi in croce mia madre affinche' queste tendine le cucisse.
Il problema serio si venne a creare quando, tendine alla mano, cominciai a mettere in croce mio padre. Le tendine DOVEVANO essere montate sulla finestra.
Insomma tanto per farvela corta, quel povero cristo di mio padre - solo troppo tardi mi sono accorta che mi amava e che lo amavo - ando' a bussare alla porta dei proprietari di quella casa per chiedergli gentilmente di attaccare, almeno per un giorno, quelle cazzo di tendine.
Mi ha raccontanto in seguito - quando ero un po' piu'grande - che la vecchina che abitava in quella casa, alla sua richiesta, sulle prime sgrano' gli occhi, dopo fece un sorriso e attacco' - felice - queste tendine.
Che sono state su quelle finestre fino al giorno in cui la vecchina e' rimasta in vita.
*quellaImprevedibile*
Inviato da: resolaire
il 08/10/2009 alle 02:35
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il 07/10/2009 alle 14:40
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il 07/10/2009 alle 14:20
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il 07/10/2009 alle 13:52
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il 07/10/2009 alle 13:51