Creato da GertaM il 30/07/2012
Qui descrivero come la musica influisce profondamente in me accompagnandomi passo dopo passo, giorno dopo giorno, anno dopo anno.

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Amor Real -> 4 capitolo

Post n°6 pubblicato il 07 Ottobre 2012 da GertaM
 

All'entrata del villaggio c'erano tre soldati tedeschi

"meglio cambiare direzione" dissi ad Eloise, mi accorsi che lei non mi aveva nemmeno ascoltato, si stava già incamminando in direzione del villaggio

"Eloise, ritorna indietro" con mia disapprovazione mi toccò seguirla.

Cosa gli saltava in mente; la presi per un braccio facendola voltare, mi spaventai dalla frustrazione, paura e sconcentrato che lessi nei suoi occhi, perché?"

"fatevi vedere" gridarono gli soldati

"Eloise"

"lasciami andare" la rabbia e l'amarezza di quelle parole sorpresero Andrew prima che potesse aggiungere altro, Eloise stava facendo la conoscenza dei nemici.

Lei mosse i fianchi con provocazione giocherellando con una ciocca di capelli

"come vi chiamate?"

"Sam, Tom, George" risposero loro incantati alla bellezza di Eloise

"tu come ti chiami?"

"Charlotte, e lui è il mio padrone Oliver, è muto non parla" indicando me seccamente

"una schiava?" chiese Tom sorpreso

"pensavo che non esistessero più"

"chi di voi ha fatto impiccare quel uomo?" cambiò Eloise argomento indicando una persona impiccata, era un uomo abbastanza giovane dal colore viola scuro, dovrebbe essere morto da tanto tempo

"io" rispose orgoglioso George con l'accento tedesco, Eloise rimase a fissare l'uomo morto per parecchi secondi, sembrò incerta sul da farsi, poi andò vicino a George accarezzandogli la faccia

"grazie" le sussurrò, volevo gridargli di smetterla ma se aprivo bocca finivamo morti all'istante.

"lo conoscevi?"

"è stato un mio cliente, quel brutto bastardo mi ha lasciata per tornare dalla sua famiglia"

Andrew non riusciva a credere alle proprie orecchie

"ditemi" continuò lei persuasiva

"avete ucciso anche sua moglie?"

"lei con suo figlio si trovava in quella capanna laggiù" indicò una casa di legno, poi tornò a squadrare Eloise dalla testa ai piedi

"ditemi bellezza, quanto costi per una notte?"

Il mio cuore smise di battere, mai e poi mai le avrei permesso che quel lurido verme bastardo ponesse le mai su Eloise.

"per te gratis, un regalo per avermi liberato da quell'uomo" indicò di nuovo il palo, George si illuminò

"prima vorrei vedere sua moglie, vorrei vedere con i miei occhi la donna per cui mi ha lasciato"

"fa in fretta" disse George tutto speranzoso, Eloise si allontanò con passi sensuali, di tanto in tanto si voltava per guardare George e lasciandoli un bacio da lontano.

Cinque minuti più tardi dalla casa di legno cominciarono dei rumori e delle grida di una donna e il pianto di un bambino, mentre Eloise usciva dalla casa, dietro di lei apparve una donna bionda circa sui 30 anni, aveva gli occhi piene di lacrime e gridò ad Eloise

"puttana" ma Eloise camminava a testa alta con un sorriso soddisfatto sulle labbra.

Per la prima volta la detestai, non riuscivo a capire il suo gioco e perché si fingeva come una prostituta, quando sapevo che non era tale.

"se non ti raggiungo entro 5 minuti mettiti in salvo"

"cos'hai in mente?"

"non lo so"

"non andare" lo supplicai

"lo devo fare"

"allora?" chiese George impaziente, Eloise lo raggiunse ed entrarono in una delle tante case.

Fuori non c'era nessuno se non i soldati tedeschi, fin ora ne ho contati 21, non riuscivo a staccare gli occhi dalla casa che entrò Eloise 'al diavolo' pensai tirando fuori la pistola, se fosse necessario sarei morto, ma non avrei lasciato che Eloise si sacrificasse per noi.

Sentì un rumore provenire dalla mia destra, mi voltai si scatto e in lontananza vidi due figure correre, una alta e l'altra bassa, doveva essere qualche povero disgraziato che scappava da quel inferno

"Andrew..." sentì la voce di Eloise

"Andrew, dove sei?" chiamò di nuovo

"sono qui" uscì da dietro l'albero e la vidi disperata con occhi sgranate e i vestiti strappati, andai fuori di testa

"Eloise cosa ti ha..."

"l'ho ammazzato" m'interruppe lei

"l'ho ammazzato" ripete e si guarda le mani, come se solo in quel momento si rendesse contro di ciò che aveva fatto, le lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi.

"vieni qui" la abbracciai fortemente

"non possiamo restare un minuto in più in questo posto" lei rispose di si con un ceno di capo e guardò ancora una volta la persona impiccata, la misi sul cavallo e saltai dietro di lei facendo spronare il cavallo, lei non staccò gli occhi dal ragazzo sul palo finché non lo perdemmo di vista, allora appoggiò la testa al mio torace dando sfogo al dolore.

Mi dirigi nuovamente sulla 'Casa del Bosco" la saremmo stati al sicuro per un po', la tieni stretta a me durante tutto il tragitto, quando arrivammo alla casa di Anne e Tristian non c'erano tracce, forse erano partiti subito dopo di noi, meglio così pensai.

La posi lentamente sul letto che avevamo occupato in precedenza e le rimasi accanto tutto i tempo, lei si agitò durante tutto il sonno finché non si svegliò di soprassalto chiamando suo fratello "Duncan"

"va tutto bene" tentai di tranquillizzarla

"cosa ho fatto?" mi chiese come se avesse cancellato le ultime ore, la sistemai tra le mie braccia

"non sentirti in colpa, lui se lo meritava"

"non avevo mai ucciso prima d'ora"

"non è mai facile togliere la vita a qualcuno"

"io non..."

"non parlare, cerca di riposare un po'" lei si lasciò andare sul mio petto

"è stata un'idea di Katerine ucciderlo avvelenandolo" raccontò tra i singhiozzo

"io gli avrei sparato, ma lei mi..."

"chi è Katerine?"

"teneva con se il veleno nel caso che i soldati..." s'interruppe

"quando ho visto Duncan impiccato mi sentì sprofondare la terra sotto i piedi"

"Gesù! Era suo fratello la persona impiccata" ora quadrava tutto, la strinsi più forte a me

"mi dispiace!"

"fino ad ora speravo che fosse vivo"

"la donna che hai incontrato in capanna..."

"era la moglie di mio fratello, Katerine, quando aprì la porta lei mi puntò la spada contro, ma appena vide che ero io mi abbracciò forte, li c'era anche mio nipote" pausa

"era terrorizzata per la morte di Duncan" cercò di asciugare le lacrime

"abbiamo pensato di escogitare un piano, cosi lei mi ha dato il veleno, le dissi che avrei dato la fine alla vita dell'assassino di Duncan, loro mi promisero che sarebbero scappati"

"così erano loro due che sono scappati appena tu sei entrata in quella casa con George" lei alzò la testa per vedermi in faccia

"li hai visti?"

"ho visto due ombre correre, una alta e l'altra bassa, quello di una bambino probabilmente"

"sono vivi" sussurrò e si riaddormentò nuovamente, poco dopo la segui.

Aprì gli occhi, allungai la mano, Eloise non era a letto, mi alzai di slancio , preoccupato per lei

"sono qui" disse lei, mi girai e la vidi vicino alla finestra

"torna a dormire ne hai bisogno" aggiunse notando la mia espressione preoccupata.

Lei stava seduta sulla sedia con le mani incrociate sulle ginocchia, fuori era un vero diluvio, dentro faceva un freddo infernale.

Mi alzai dal letto e accesi il fuoco, in pochi minuti la stanza si scaldò.

"Eloise" la chiamai ma lei non mi rispose, le andai vicino a le presi le mani, erano gelate

"vieni a letto e copriti, stai congelando"

Lei trasse un respiro profondo, quando mi rispose, la voce era vaga e distratta

"non c'è la luna stanotte"

"ti prego, se resterai qui ti prenderai un raffreddore"

Lei chiuse gli occhi e si strinse nelle spalle

"non m'importa" rassegnato osserva la pioggia che rigava i vetri della finestra

"in questa maniera non porterai in vita tuo fratello" lei si irrigidì, anche se mi doleva vederla soffrire, volevo vederla reagire, Eloise doveva reagire, non gli avrei permesso che il dolore lo sconfisse, mi lascio che lo portassi a letto, la sistemai sotto le coperte di lino e andai ad aggiungere altro legno al fuoco.

"non andare" mi fermò tirandomi per la manica

"metto un po' di legno al fuoco, non vado da nessuna parte senza di te"

Assicurato il fuoco, la raggiunsi

"mi dispiace" disse lei tra le lacrime

"non voglio essere un peso"

"ascoltami" le presi il viso tra le mani e le assicurai le lacrime

"non voglio sentirti dire una sciocchezza del genere" in risposta lei fece un sorriso sforzato, era così fragile, mi si stringeva il cuore vederla in quello stato.

"baciami" sussurrò

"Eloise è meglio se..." non mi lasciò finire la frase, mi mise a tacere con le sue labbra morbidi e tremanti, bastò poco perché la passione tornasse a travolgermi

"non stai bene, forse dobbiamo..." questa volta mi mise a tacere con un bacio profondo e vorace, mi arresi attirandola a me di slancio, le tempestai di baci le guance fino ad arrivare alle labbra e la presi con passione travolgente, così intenso che ebbero l'impressione di fondersi l'uno nell'altro.

 

La mattina era meravigliosa, mi svegliai che il sole splendeva nel cielo azzurro, se non fosse perché l'erba era bagnata non si direbbe che abbia piovuto la scorsa notte, andai sul lago e mi tuffai dentro, l'acqua era fredda ma non gelida, quando mi riemersi vidi Eloise sullo scoglio con solo dosso le lenzuola.

"nuoti bene" mi fece notare, poi lentamente fece scivolare dalle spalle le lenzuola finché non caderono sull'erba, si dirisse verso di me con passi sensuali e lenti, lasciandomi ammirare le morbide curve del suo corpo illuminante dai raggi dorati del sole, i capelli le cadevano giù dalle spalle, sulle sue guance era tornato un po' di calore, pareva essersi ripresa un po' dallo shock, i suoi occhi verdi brillavano come zaffiri, di sicuro lei non aveva idea di quanto fosse bella in questo momento.

Andrew provò una stretta al cuore e fu colpito da un pensiero improvviso 'l' amava'.

Una volta che Eloise lo raggiunse, la tirò a sé e le premette la bocca contro la sua, spinto da un impellente bisogno di sentirla parte di sé.

La sera mangiammo un piatto italiano

"la signora Smith aveva lasciato un po' di dispense, tra esse anche spaghetti, vieni a provarli, sono deliziosi"

"sai cucinare?" chiese lei insospettita

"quando ti trovi nel campo di battaglia non puoi permetterti dei cuochi che cucinano per te, ti devi arrangiare, questo è un piatto italiano, tranquilla, che l'ho cucinato anche altre volte"

"e com'è venuto?"

"dimmelo tu" la esortai a provare

"ottimi" fu la sua risposta una volta provati

"davvero buoni"

"in realtà è l'unico piatto che so fare".

Scoppiamo a ridere

"che faremmo adesso?"

"ti porterò da tuo padre.."

"non sappiamo dove si trova"

"lo cercheremmo finché non l'avremmo trovato"

"è la tua missione con il re?"

"andrò da lui, una volta che ti saprò al sicuro"

"non voglio separarmi da te"

"non ci separeremmo, una volta che avrai raggiunto il generale, partirò per incontrare il re, poi ritornerò da te e chiederò la tua mano al generale, voglio che diventi mia moglie"

Lui scoppiò a ridere, sorpreso dalla reazione di Eloise, Andrew si appoggiò allo schienale della sedia

"m'immagino la faccia di papà" disse ridendo

"anch'io" dissi, vedendo già il generale puntandomi la spada contro

"ma sono molto determinato, ti voglio sotto il mio tetto"

"Andrew io..."

"Eloise Patterson, vuoi tu diventare mia moglie?"

"non sei costretto a chiedermi di sposarti solo perché abbiamo fatto l'amore, lo volevo anch'io, tu non mi hai..."

"shht! Ti prego, non rovinare questo momento, io voglio averti con me ogni istante della giornata, ogni istante della sera, voglio che tu faccia parte della mia vita, desidero stare con te per sempre."

"anch'io" rispose lei sfoderando un sorriso.

"secondo te che ore sono adesso?" chiese lei

"più o meno le cinque o sei del mattino"

"sai, anche il mio villaggio è emerso nella natura, proprio come questa casa, ci sono alberi da tutte le parti"

"ne senti la mancanza?"

"tu no?" chiese lei mentre era sulle mie braccia, appoggiò il mento nel mio petto

"non senti la mancanza della tua famiglia?" domandò lei

"dipende, casa mia non è mai stata accogliente, almeno cosi è sembrato a me durante tutti questi anni, di sicuro non manco a mio padre e ancora meno a mia madre, casa mia adesso è dove ci sei tu"

Dopo un bacio breve lei mi consigliò

"potresti venire a vivere nel villaggio"

"oppure tu potresti venire a vivere a casa mia"

"ma se dici che non è accogliente"

"tutto cambierà, una volta dopo il nostro matrimonio e con i nostri bambini, l'atmosfera cambierà"

"fermati un po', non siamo ancora sposati e tu stai parlando dei nostri figli che girano per casa?"

"si, perché fai quella faccia? Non vuoi dei bambini? Io ne voglio e se è possibile tutte femmine cosi assomigliano a te"

"se parli dei figli prima di essere sposato ho paura che rimarrai tale"

"perché?"

"perché la tua futura sposa potrebbe non presentarsi alla cerimonia"

Scoppiai a ridere e la strinsi forte a me

"non ti libererai mai da me"

"neppure tu di me" aggiunse lei passando le dita nei mie capelli

"ascolta questo rumore"

"zoccolo di cavallo, tanti anche"

Saltai giù dal letto e mi affiancai alla finestra

"hanno le nostre uniforme, sono più o meno cento soldati"

"Dorian" riconosce Eloise l'uomo che era in testa a tutti, in meno di dieci minuti erano alla porta della casa.

"sta qui, finché non ti farò chiamare"

"ma..."

"Eloise, è meglio essere prudenti"

Pochi minuti dopo aprì la porta

"scusate il ritardo, Maestà!" disse l'uomo indicato prima da Eloise, dopo fece un inchino

"veniamo da parte del generale Richmond, suo figlio Jeremi ci ha detto che vi avremmo trovato qui"

"non conosco suo figlio"

"non se lo ricorda più? L'avete incontrato alla locanda 'FRA' due settimane fa"

Il cameriere altro, biondo con un sorriso angelico era Jeremi, il fratello minore di Eloise e lei lo stava cercando.

Lui, invece, cercava lei.

"perché lui non è qui?"

"sta raggiungendo il generale Richmond alla battaglia che si sta svolgendo proprio in questo istante a est, abbiamo il dovere di portarvi il prima possibile al castello, Maestà"

"come sta il Re?"

"la sua situazione di salute sta peggiorando, Maestà" un altro inchino

"ma si tranquillizzi, alle porte del castello c'è il comandante Dante con il suo esercito a proteggerlo fino all'arrivo del generale Richmond" la situazione era più grave di quello che avevo immaginato, feci un respiro per tranquillizzarmi, almeno adesso avevo la certezza che Dante fosse vivo, 'grazie al cielo'

"s' accomoda dentro" chiusi la porta rimanendo solo con Dorian, un soldato dai capelli neri, occhi marroni, era più alto e robusto di me.

"ho una questione privata di cui parlarvi"

"vi ascolto, Maestà"

"qui, con me, si trova la figlia del generale Richmond"

Dorian spalancò gli occhi per la notizia

"eravamo alla sua ricerca"

"ne sono al' incorrenza, prima di recarmi al castello vorrei accompagnarla fino al villaggio dove si trova casa sua, glielo devo al generale, e la prego di non chiamarmi Maestà per il momento"

"come desidera, ma vi devo pregare di farvi accompagnare subito dal Re, vostro padre sta peggiorando giorno dopo giorno, la sua salute..."

"Dorian..." Eloise ci raggiunse

"Eloise, finalmente ti ho trovata"

M'irritò il modo diretto in cui Dorian si diresse a Eloise, vidi i suoi occhi brillare mentre vedeva che Eloise lo raggiungeva

"come stai?"

"bene"

Lui la squadrò da capo ai piedi, come una volpe guarda la sua prede, alla fine le baciò le mani

"lo vedo" commentò poi, fermandosi con lo sguardo sul seno seno di Eloise, anche se era ben coperto, non le staccava gli occhi, ciò mi fece andare su tutte le furie.

"come sta Jeremi, papà?"

"tranquilla, stanno tutti bene"

"senza volere, ho sentito che vostro padre sta male" parlò Eloise rivolgendosi a me in maniera formale

"dovete raggiungerlo, non vi preoccupate per me, sarò al sicuro con Dorian, la ringrazio per ciò che avete fatto per me, sarei andata persa senza il vostro aiuto"

Non avevo dubbi al riguardo, ma ne avrebbe sofferto la mia mente immaginare Eloise insieme a Dorian per tutto il tragitto, perché il modo in cui lui la guardava non aveva niente a che fare di un amico, lui era affascinato da lei, azzarderei dire pure che ne fosse innamorato, una rabbia sale in me; dall'altra parte c'era mio padre in fin di vita.

"come lei desidera" le riposi

"faccio pronto gli altri per partire"

"no, partiranno con me solo cinque soldati, nel modo che possiamo passare inosservati"

"come vuole"

"voi avete il compito di portare sana e salva la signorina Eloise da suo padre" con un inchino Dorian ci lasciò soli.

Eloise si gettò tra le mi braccia, la strinsi forte rimpiangendo che tra non molto avrei dovuto lasciarla andare via.

"mi mancherai" disse lei

"tra non molto ci rivedremmo, massimo due settimane, te lo prometto"

"ti aspetterò, per tutto il tempo"

Con un bacio e il cuore infranto la lasciai andare, subito dopo partì anch'io insieme ai cinque soldati da me richiesti, mo voltai dietro per vederla un'ultima volta, ma di lei non c'erano più tracce.

"aspettami" gridavo dentro di me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Amor Real -> 3 capitolo

Post n°5 pubblicato il 07 Ottobre 2012 da GertaM
 

Il mattino seguente partimmo prima dell'alba e per i due giorni seguenti parlammo poco e cavalcammo come se avessimo un tornado che si seguisse per spazzarci via, e quando a notte fonda ci fermavamo per riposare un po', ero così stanca che una volta appoggiata la testa sulla sua spalla o nel suo petto mi addormentavo subito.

La sera del quarto giorno Andrew decise di fermarsi con il sole che non era ancora tramontato.

"proseguiamo ancora per qualche miglio" gli suggerì

"no, i cavalli hanno faticato abbastanza per oggi ed onestamente non c'è la faccio più a continuare, mi si chiudono gli occhi"

"ti avevo detto di fare i turni di guardia, ma il signore 'faccio tutto io' ha rifiutato"

"questa sera avrai l'onore di fare la guardia" rispose ironico

"cominciando da adesso" legò i due cavalli e si sdraiò sull'erba, incrociò le braccia sopra la testa

"non strillare se mai vedrai un lupo da queste parti"

"non ho paura dei lupi"

"bene, allora non mi disturbare"

"però sarà meglio andare avanti, il tempo continua a peggiorare può darsi che pioverà questa notte"

"un po' di pioggia non ti scioglierà"

"non prenderti gioco di me" gli rammentai quando presi posto accanto a lui, l'aria era così fresca, l'erba così morbida sotto di me, in quel momento arrivò un temporale, portai le ginocchia al petto stringendogli fortemente e chiusi gli occhi preparandomi al prossimo temporale in arrivo.

Andrew scoppiò a ridere

"non hai paura dei lupi ma appena arriva un temporale tremi come una bambina"

"meglio se andiamo via da qui" suggerì, ignorando il suo commento

"apri gli occhi, non c'è niente di cui temere" quando obbidì, lui si lascio sfuggire un sorriso che mi fece sciogliere il sangue già congelato, prima che potessi dire o fare qualcosa lui si chinò su di me e mi chiuse la bocca con la propria.

"hai un talento per farmi dimenticare il temporale" le parole mi uscirono senza accorgermene.

Andrew l'attirò a se e le infilo le dita tra i capelli cercandole di nuovo le labbra, lei si socchiuse, e si trovò a rispondere a quel bacio con un trasporto che non avrebbe mai creduto possibile, con un gemito lui si staccò da lei.

"se continuo, non riuscirò più a controllarmi" disse con una voce roca, continuò a tenermi stretta a se, per qualche istante fui incapace di dire una qualsiasi parola, mi sentivo stordita.

"domani raggiugeremo una vecchia casa, suppongo che sia disabitata, li ci fermeremmo per riprendere un po' le forse"

"come fai a sapere l'esistenza di questa casa?"

"fu trovato da un soldato, per di più mio amico, e diventò

Come un base segreta per l'esercito, alcuni la chiamano 'La casa del bosco' perché è in mezzo al bosco ed è molto difficile da trovare se non sai già dove si trova, altri la chiamano 'sopravvivenza' perché una volta un bambino di otto anni per fuggire da due soldati trovò casualmente la casa e si nascose e sopravvisse, altri la chiamano 'Mia' perché..."

"un ragazzo portò in quella casa la sua innamorata dopo averla rapito dalla casa dei suoi genitori, in quella casa si sono sposati e hanno vissuto per più di sei mesi, là concepirono anche il loro primogenito, il ragazzo incise sulla porta dell'entrata le parole 'Tu sarai Mia per sempre'..."

"più o meno è così anche se a me l'avevano raccontato un po' diverso, ma vedo che non è più un posto tanto segreto, come facevi a saperlo?"

"i due giovani della storia erano i miei genitori"

"il generale?" chiede Andrew stupito

"non l'avrei ma detto"

"però non è finita a lieto fine la storia, quando avevo nove anni arrivò un telegramma dalla Francia"

"tua madre è francese?"

"si, la lettera dice che suo padre era in fin di vita e che si era pentito di ciò che le aveva causato in passato, voleva abbracciarla un'ultima volta, ma fini per diventare una trappola per mia madre, volevano farla sposare con un conte dato che con mio padre non erano mai stati sposati con il documento, io, Duncan e Jeremi non contavamo nulla per mio nonno, una volta ho sentito da mio padre che diceva a Duncan che la picchiavano e la costringevano di rimanere chiusa in una stanza minacciandola che se in caso sarebbe scappata avrebbe ucciso i suoi cari" ripresi fiato

"mio padre e Duncan andarono in Francia diverse volte, mio nonno non le promise di riportarla a casa rinfacciandogli che anche se fosse il generale dell'esercito del Re, non era abbastanza per sua figlia, mio padre tornò in Inghilterra, il Re vene a conoscenza della situazione di mio padre e gli diede un titolo di nobiltà insieme al castello più grande che abbia mai visto, gli disse che gli avrebbe ben meritato.

Mio padre ripartì per la Francia tutto speranzoso, ma quando aprì la camera dove rinchiudevano mia madre, la trovò impiccata al centro della stanza, lei aveva scritto dietro alla porta 'Tua per sempre'"

"mi dispiace, deve essere dura per te parlarne"

"io sono venuta a conoscenza della sua morte casualmente ascoltando Duncan e Jeremi litigare, loro mi avevano tenuto nascosto la morte di mia madre per un anno"

"so che niente ti può farti sentire meglio, ma sappi che io sono qui con te"

"lo so, grazie" mormorò lei contro il suo petto piangendo, si sentiva al sicuro tra le sue braccia.

Il giorno seguente arrivarono alla 'Casa del Bosco' quando ormai era tarda sera.

"c'è qualcuno dentro" disse Andrew fermando il cavallo

"chi può essere?"

"non ne ho la più pallida idea, cerchiamo di essere molto..."

"buonasera!" sentimmo una voce provenire alle nostre spalle, sentì il panico insuirsi nelle venne.

"con chi ho il piacere di parlare?" chiese Andrew alzando la voce.

"Tristian Smith"

Andrew scese dal cavallo piano, un sorriso gli sfiorò le labbra, ma i suoi occhi restano gelidi e accorti, quando incontrarono i miei.

"siete il marito di Anne Smith?"

"il figlio, mio padre muori anni fa, voi conoscete mia madre?"

"ho avuto il piacere di fare la sua conoscenza anni fa"

"se le cose stanno così, suppongo che sarà felice di rivedervi, entriamo in casa" ci invitò sorpassandoci velocemente, aprì la porta d' entrata dove la scritta di mio padre sembrava più viva che mai, Andrew capendo il suo disagio le prese la mano

"devi avere la forza" m'incoraggiò

Appena fummo dentro la signora Smith esclamò

"Andrew!" battendo le mani per la felicità, come una bambina di fronte ai dolci, anche se a prima vista con i capelli quasi tutti bianchi e le rughe in faccia dimostrava più di 60 anni, aveva un comportamento giovanile

"che bello rivederti!" continuò lei abbracciandolo affettuosamente.

"signora Smith" la salutò Andrew rispondendo calorosamente al suo abbraccio

"pensavo che ci dessimo del 'tu' ormai" protestò lei

"e questa graziosa fanciulla chi è?" chiese rivolgendo tutta l'attenzione su di me

"che sbadato" si incolpò Andrew

"Anne vi presento Charlotte" non rimasi sorpresa che mi presentò con il nome finto, ciò che mi lasciò di stucco fu quello che aggiunse dopo

"mia moglie!"

"che meraviglia" gridò Anne piena di allegria

"Tristian portaci qualcosa da bere, dobbiamo festeggiare"

Eloise si era dimenticato di suo figlio e quasi si sentì in colpa, brindiamo e mangiammo di gusto, la signora Anne si dimostrò molto amichevole e simpatica, sparì e ritornò dopo un po' dicendo

"vi ho preparato una camera dove potete riposarvi, sembrate molto stanchi, sono così felice che siete qui, sapete anche mio figlio è venuto due giorni fa

"il mio piccolo" aggiunse Anne guardando il figlio che sorrise, il suo sorriso la fece diventare adolescente, con i capelli neri con un fisico alto, muscoloso sembrava un'atleta, doveva avere sui 28 o 30 anni, per quello che ho capito fin ora, viene a visitare la madre ogni volta che ha la possibilità dato che lei non vuole abbandonare la casa dove le è morto il marito.

"grazie tante per l'ospitalità" ringraziò Andrew, Anne rispose sfoderando un sorriso materno.

L'aiutai ad alzare la tavola, ma non riusci a convincerla che l'aiutassi a lavare i piatti.

"no mia cara, hai un'aria così stanca"

"è stato un lungo viaggio, Madame"

"qui non si usano le formalità, preferisco che le persone mi diano del 'tu'"

"grazie Anne"

"così va meglio, Tristian mostra la stanza che ho preparato per loro"

"seguitemi" disse Tristian prendendo una torcia in mano.

Una volta che fummo dentro la stanza mi sentii così rilassata, decisi di non aprire l'argomento che mi avesse presentata come sua moglie, ci avrei pensato domani, ora ero felice di trovarmi davanti un letto.

"sono troppo stanca, non c'è la facevo più di dormire

nell'erba, vedrai che domani..." mi guardò attonita "che cosa stai facendo?"

"mi sto svestendo per dormire"

"noi dobbiamo condividere la stanza" me lo fece notare serissima, come se io mi fossi dimenticato di questo piccolo dettaglio.

"lo so, e con questo?" chiesi mentre raggiungevo il letto

"credevo che tu avresti dormito per terra"

"perché avrei dovuto fare una cosa simile? Poi non è la prima volta che dormiamo insieme, e non sei l'unica che non c'è la faceva più di dormire nei boschi"

"per cavalleria" rispose sarcastica "e qui non siamo nei boschi"

"la signora Anne e suo figlio pensano che siamo sposati, cosa inventeremmo se mi trovassero dormire per terra?"

Mi buttai sul materasso

"è comodo qui sopra" notando l'espressione sconcentrata di lei, mi affrettai ad aggiungere

"non ti toccherò con un dito"

Eloise si avvicinò silenziosamente verso il letto.

"non togli l'abito?" dissi poi con una certa incoerenza fissandola

"no" rispose brevemente

"buonanotte"

Poco dopo lui si ritrovò a cercarla con la mano come faceva tutte le volte da quando si erano conosciuti e abbracciarla, lei alzò la testa e mi baciò, tutti i miei sensi si svegliarono e cominciai a baciarla con passione.

"smettila" replicò lei decisa a quando si riebbe, appoggiandogli le mani sul torace per allontanarlo ma non ottene alcun risultato

"perdonami" sussurrai appena ripresi il controllo delle mie azioni.

Si alzò di scatto, fece un breve giro per la stanza e poi tornò accanto al fuoco, lui dominava la camera con la sua altezza e le ampie spalle

"mi toccherà dormire sul pavimento stanotte" disse voltandosi con un sorriso angelico stampato in faccia.

Lei avrebbe dovuto fare attenzione a non lasciare che lui si accorgesse dell'effetto devastante che il suo sorriso e il suo tocco avevano su di lei.

Dopo pochi minuti Andrew sentì il suo respiro più regolare, si era addormentata, salì sul letto e la coccolò tra le sue braccia.

Quando aprì gli occhi i raggi del sole illuminavano la piccola stanza attraverso la finestra, Eloise aveva la testa appoggiata nel mio petto e il suo braccio intorno al mio collo, le spostai i capelli dalla faccia, era così bella.

Per un istante fui tentato di dirle tutta la verità, di scaricarmi dal cuore questo peso opprimente, ma avevo paura che cambiasse atteggiamento nei miei confronti una volta saputo che io ero Andrew William O'Braien il successivo Re d'Inghilterra, dopotutto non sarebbe la prima volta che le persone cambiassero atteggiamento una volta saputo chi ero, voglio che Eloise mi ami per quello che sono, la strinsi tra le mie braccia, restai per qualche minuto, lasciando che la pace di quel posto mi avvolgesse e che l'amarezza e i problemi delle settimane passate svanissero.

 

Appena Andrew uscì dalla stanza scattai in piedi e raggiunsi la finestra, avevo bisogno di un po' d'aria, mi ero svegliata e lui mi stringeva tra le sue braccia, all'inizio pensai che fosse solo un meraviglioso sogno ma quando lui mi baciò

la fronte capì che era reale, dopo di ché lo vidi vestirsi e se non se ne fosse uscito di sicuro mi sarei buttata tra le sue braccia nuovamente.

Sentì che bussavano alla porta, scacciai subito l'idea che fosse Andrew, sarebbe ridicolo che bussasse alla porta della sua moglie anche se era finta, aprì la porta e mi trovai davanti la signora Anne.

"buongiorno" disse raggiante

"ho visto tuo marito scendere così ho pensato di portarti questo vestito" mi guardò da capo a fondo

"ma vedo che vi siete già vestita"

"la ringrazio molto Anne, avete fatto così tanto per me e mio marito"

"sciocchezze!" rispose con un gesto della mano

"scendi a fare colazione"

"prima vorrei tanto farmi un bagno, se è possibile"

"ma certo, se aspetti cinque minuti che finisce tuo marito, puoi entrare tu"

"grazie" ripetei mentre Anne andava via.

Dopo aver fatto un bagno caldo mi misi il vestito che Anne aveva appoggiato all'unica sedia che c'era nella stanza, prima si scendere mi guardai allo specchio appeso sul muro, il vestito color crema aveva una profonda scollatura, i riccioli neri ricadevano seducenti sulle spalle nude, notai che il colore del vestito esaltava il verde oscuro dei miei occhi ed era tagliato in modo che metteva in risalto le curve del corpo, la trovai un po' troppo esagerato per i miei gusti ma dall'altro lato pensai che non sarei passata inosservata agli occhi di Andrew, non so perché ma volevo che mi trovasse bella.

Entrando in cucina trovai Andrew seduto in tavola che parlava con Tristian, appena mi vide rimase a fissarmi meravigliato.

I loro occhi erano incrociati ed Eloise si sentì incapace di distogliere lo sguardo.

"ci siamo svegliati, finalmente" mi diede il benvenuto Tristian dandomi del 'tu'

"ma come siamo belle questa mattina" proseguì

"la ringrazio" risposi prendendo posto vicino a lui, quando alzai gli occhi su Andrew, stava guardando minacciosamente Tristian, che fosse geloso? Ma no, non era da lui.

"per quanto tempo vi fermerete?" chiese la signora Anne

"due o tre giorni al massimo" rispose Andrew senza staccare gli occhi da Tristian

"oppure meno" aggiunse guardandomi

"che peccato, non potete fermarvi un po' di più, sapete qui non ho mai nessuno e i parenti non mi fanno mai visita, poi mio figlio viene qui raramente, mi sento cosi sola"

"sei tu che non vuoi abbandonare questo posto mamma" ribatte il figlio in sua difesa.

"esco a fare due passi" dissi

"ma non hai toccato niente" protestò Anne guardando il mio piatto

"mangerò più tardi, voglio approfittare della bella giornata che c'è"

"ti accompagno io" suggeri Tristian

"no" interviene Andrew bruscamente

"neanch'io ho più così tanta fame perciò è meglio che faccia due passi, andiamo" disse mentre si alzava e mi offriva il suo braccio.

"non allontanatevi troppo" sentimmo dire Tristian mentre ci allontanavamo

"non dovevi reagire in quel modo con Tristian" gli feci notare una volta fuori

"adesso è Tristian per te?"

"sai bene cosa voglio dire"

"non ti staccava gli occhi di dosso e tu non facevi niente per impedirglielo"

"come mi sarei dovuta comportare?"

"non lo so, dannazione" disse passandosi la mano nei capelli

"d'un tratto sei diventato geloso?" la mia domanda parve prenderla in contropiede

"mi dispiace se non sono d'accordo che mia moglie si lasci corteggiare da altri uomini davanti ai miei occhi"

"non ho fatto niente, e poi non sono tua moglie"

"per loro due noi siamo sposati?"

"grazie a chi?" la mia reazione fu immediata

"finché sarà così" continuò lui ignorando il mio intervento

"non voglio che tu faccia gli occhi dolci a nessuno, sono stato chiaro?"

"eccezione a mio marito" dissi ironicamente

Lui rispose a quella provocazione, imprigionandola tra le sue braccia e le premette la bocca sulle labbra, costringendola a socchiuderla, il suo bacio non aveva niente di dolce e gentile, era una dimostrazione di possesso, Andrew sentì il corpo di Eloise tremare contro il suo e poi cercare di liberarsi ma lui si limitò a rafforzare la stretta e a sorridere con aria rassicurata

"si"

"ma tu non sei mio marito" gli ricordai una volta che mi lasciò andare

"Eloise io..."

"è meglio se rientriamo"

"ti proibisco di comportarti in maniera così sgarbata" mi attaccò lei quasi gridando

"hai appena offeso Tristian"

La sera quando restammo soli nella nostra camera matrimoniale Eloise caricò le arme per poi scaricarmeli contro

"è da maleducati e irriconoscenti"

"da maleducati è fissare il seno della tua moglie, e non dirmi che non l'hai notato"

"dovrò tenere questo vestito finché non si asciuga il mio, non ne ho altri perciò facci l'abitudine"

"non uscirai da qui finché non sarà pronto il tuo vestito"

"come pensi di costringermi a rimanere qui dentro?"

Lo tirai verso di me, senza il suo volere e con mille pugni da parte sua le tolsi il vestito per poi strapparlo

"ti sembra convincente questo" per la rabbia, buttai il vestito nel pavimento con furia

"sei pazzo!" mi gridò contro

Andrew la tirò di nuovo verso di se e la tenne talmente stretta che, per un attimo, Eloise non riuscì a respirare, poi la baciò in modo selvaggio

"si, sono diventato pazzo di te Eloise"

Pensai che lei mi avrebbe respinto o dato uno schiaffo, invece mi sorprese stringendomi contro di me e baciandomi con vigore.

Eloise Patterson era capace di far perdere la ragione anche a uno santo se lo volesse.

Lei era stanca di fuggire dalle sue carezze e non voleva scappare più, gli si aggrappò al collo mentre lui le scioglieva i nastri della sotto veglia e gliela sfilava dalla testa, mi prese in braccio e mi appoggiò dolcemente sul letto , le sue mani scesero ad accarezzarmi la schiena con urgenza

"non ti farò del male" la sua voce era dolce e rassicurante, ma ormai non sentivo più niente, avevo il sangue che mi pulsava sulle orecchie.

Quella sera diventammo un'unica anima.

La mattina seguente decidemmo di partire per raggiungere il villaggio Erseta tra le proteste di Anne per farci rimanere

"qui avete qualche provvista per il villaggio"

"grazie Anne" disse Eloise abbracciandola

"se potremmo un giorno vi verremo a farvi visita" promise Eloise

"non credo che mi troverete più qui, ho deciso di andare a vivere con mio figlio" rispose

"buona fortuna" augurò Tristian.

Passammo la mattina e il pomeriggio a cavalcare, finalmente arrivammo a destinazione, ma qualcosa non quadrava.

 

 

 

 

 
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Amor Real -> 2 capitolo

Post n°4 pubblicato il 27 Settembre 2012 da GertaM
 

Aprì gli occhi, la testa mi faceva male da morire, fuori era notte fonda, da quanto tempo dormiva? Erano passati ore oppure giorni? Provai ad alzarmi ma ero privo di forze

"vi siete svegliato, era ora"

mi voltai e vidi Charlotte seduta su una roccia e buttava legno al fuoco.

"come vi sentite?"

"da quanto tempo dormo?"

"da quasi tre giorni!" ispirò a fondo e si inginocchiò al mio fianco cominciò ad esaminare il braccio fasciato, ormai diventato zuppo di sangue, da quanto tempo non cambiava la fascia? La testa mi scoppiava!

Per tutti gli santi
Non era più bionda, i suoi capelli erano neri, la guardai meglio, si era cambiato anche il vestito, al posto del bianco ora indossava uno blu scuro che metteva a risalto la sua pelle bianca come porcellana.

Pareva essere anche fatto un bagno, profumava di rose primaverili.

"cosa è successo ai vostri capelli?"

"mi può dare del tu! riguardo ai miei capelli, era una

parrucca, una delle dame me lo ha prestato" finì di bendarmi il braccio con una fascia pulita.

"grazie!" per tutta risposta lei sorrise e io mi senti sciogliere dentro

"partirò domani mattina" non era opportuno rimanere più a lungo in quel luogo, per di più vicino a Charlotte, era una tentazione in continuo per me la sua vicinanza.

"partiremmo!"

"non vi posso portare con me!"

Il suo sorriso svanì nel nulla

"perché?"

"partirò da solo!" esitai un istante, nella speranza di trovare una scusa, ma non mi veniva in mente niente!

"non vado via da nessuna parte con..."

"con?" mi sentii fulminato dal suo sguardo

"con voi!" riuscì a dire, sperando che avesse colto il senso delle parole, lei inclinò il capo da un lato.

"perché non volete che venga con voi?"

Era così stupida da non capire? Oppure era soltanto una strategia?

"avete capito benissimo!"

"posso assicurarvi il contrario invece"

"per il lavoro che svolgete" frustrazione e rabbia infiammarono i suoi occhi verdi, mi lanciò un'occhiata con il volto in fiamme e l'aria di volermi uccidere con le proprie mani, gridò:

"non potete giudicarmi di essere una poco di buono solo per il fatto che mi trovavo in quella locanda l'altra sera!"

"mostrami il contrario!" lei tacque, si scosto dal viso un ciuffo di capelli e cominciò a sistemarsi la sua lunga treccia che gli cadeva sulla spalla sinistra, i suoi occhi si raddolcirono.

Dannazione! Come potevo resistere alla sua vicinanza quotidiana, e poi perché si era scaldata tanto al pensiero

che l'avevo scambiata per una prostituta? Non era tale? Forse faceva così con ogni cliente, ero sicuro che lei riusciva ad ottenere sempre ciò che voleva consapevolmente di quelle doti e forme naturali si sbagliava che credeva che ci sarei cascato pure io nella sua trappola.

Non devi crederle

"cercavo mio fratello" disse di punto in bianco

"tuo fratello?"

"salire in quel palco era l'unico modo" sembrava scossa, come se solo al pensiero di quella sera le venissero i brividi

"l'avete trovato?"

"voi non mi credete, non è vero?! Si voltò un attimo a guardarmi per poi ritornare a fissare il fuoco.

"datemi dei buoni motivi"

"sono venuta all'incorenza che mio fratello Jeremi si trovava da quelle parti, siccome ero sola, l'unico modo per rintracciarlo era il quel posto.."

"fingendoti per ..."

"prostituta? Si!" m' interruppe "ma ciò non significa che ne faccia parte pure io" il suo sguardo non lasciava replice

"assolutamente no" risposi ironico, mi divertivo a stuzzicarla, poiché in quei momenti diventava bella come se avesse appena ricevuto il dono più prezioso che ci sia, ma non riuscivo a crederle.

"fate un po' come credete!" disse con un'alzata di spalle

"ad ogni modo il mio nome è Eloise"

Eloise? Mi aveva mentito anche nel nome oltre ai capelli e chissà cos'altro ancora.

"il nome Charlotte l'ho usato per non identificarmi, sapete mio padre" esitò per qualche secondo "è il comandante dell'esercito Reale!"

Gesù aiutami! per tutti gli dei con chi mi sono imbattuto!

"Richmond Patterson?"

"proprio lui" affermò, e aggiunse con un radioso sorriso

"per questo mi stupi quando mi avete riferito di appartenere al regime reale"

"anche i soldati del Re sono fatti di carne"

"in questi tempi sono in guerra e certamente non si riunirebbero mai in una locanda con i nemici, anche se" arrossì "per il piacere della carne" la luce della luna rischiariva il suo volto

"voi conoscete mio padre?"

"è stato lui ad insegnarmi tutto quello che so"

I suoi occhi luccicarono divertiti "non sarà stato facile"

"per niente" al solo ricordo del duro allenamento, sorrisi

"ecco le prove" improvvisamente iniziò ad alzare il vestito blu scoprendo pian piano il piede destro, mi sentii mancare il fiato, il mio cuore accelerò i battiti, il vestito saliva più altro mettendo in mostra la coscia destra, cosa aveva in mente? A un certo punto lei sorrise, il suo sorriso riscaldò le pareti di questa piccola grotta, dannatamente troppo piccola.

"guardai questo neo" indicò "è uguale a quello di mio padre e dei miei fratelli, ora che non ci sono più dubbi, posso venire con voi?"

Il neo sulla coscia destra era identico a quello del comandante Richmond, varie volte l'ho visto sul braccio destro, adesso mi è venuto in mente, ma certo il comandante mi ha parlato diverse volte dei suoi tre figli, due maschi ed una femmina, i miei occhi non si staccavano dalla sua lunga gamba ben disegnata, come avrebbe desiderato toccarla, scacciò subito il pensiero, anche se sarebbe uscito vivo da questa guerra in corso era

sicurissimo che il comandante mi avrebbe ucciso senza esitare due volte se venisse a sapere che ho tentato di toccare il suo prezioso diamante smeraldo, come lui speso la definiva, lei si accorse della mia reazione e abbassò bruscamente il vestito.

"Richmond mi parlava spesso di voi e de vostri fratelli"

"ci adorava, come noi adoravamo lui"

"lui sa che voi..."

"non lo sa" rispose rapidamente "secondo mio padre, in questo istante io sarei tra le braccia del mio futuro marito, in Francia"

Già promessa a qualcuno! Che delusione, ma era meglio cosi.

"quindi sareste fidanzata" più che a lei, le parole erano direte a me come un avvertimento di starle lontano.

"con un conte che non ho mai visto in vita ma, decisi di rimanere in Inghilterra ad aiutare mio padre e mio fratello con o senza la sua volontà!"

"coraggiosa, perché hai detto mio fratello al posto di dire i miei fratelli? Il comandante mi aveva parlato di due maschi"

"è morto!" sussurrò lei

"mi dispiace"

"anche a me, tanto"

"sei stata veramente brava quando sei salita su quel palco" cercai di cambiare argomento.

"davvero?" mi sentivo tremare come una foglia" si accorse che aveva pensato ad alta voce e s'imbarazzò.

Mi viene spontaneo ridere e lei si riunì a me.

"se gradite più in là c'è un lago, vi potrete fare un bagno e cambiarvi i vestiti, ho visto che nel sacco c'è ne sono degli puliti"

"avete messo le mani tra le mie cose?"

"per assicurarmi che non siete un lurido traditore"

Non cessava di stupirmi.

"ne siete convinta ora?"

"forse" mantenendo quel splendido sorriso si allontanò per mettere altro legno al fuoco così non si spegneva presi la borsa e usci fuori.

 

Dopo che Andrew usci per farsi un bagno, pensai di uscire a fare due passi pure io, era stata una fortuna imbattermi con lui alla locanda, meno male che ha accettato di accompagnarmi fino a sud, se no non saprei come sarei uscita viva da quel posto, se mai ne uscivo.

In questi due giorni l'aveva osservata più di quanto non avevo mai guardato nessun' altro, neppure i suoi fratelli che non si separava mai.

Era oltremondo attraente.

Con i suoi ricci biondi e quei occhi blu che ogni volta che li guardavi ti sembrava di perdersi dentro ad essi, per poi non parlare del suo fisico muscoloso.

Senza alcun dubbio era l'uomo più bello che avesse mai visto.

Sentì un grido di un animale che non saprei definire, forse era uno scoiattolo, ma non ci feci caso dopo tutto eravamo in un bosco dove gli animali che lottano con l'un l'altro non mancavano.

Alzai la testa al cielo dove brillava la mezza luna intrappolata dalle stelle intorno, mi viene in mente il giorno in cui scoprì che mia madre era morta e quando mi sfogai lottando con tre soldati di papà, per di più miei amici, loro mi avevano lasciato vincere vedendomi sconvolta e ciò aveva fatto aumentare di più il dolore che mi stava

divorando dentro, così mi rifugiai tra i suoi vestiti, finché Duncan era venuto a prendermi.

"va tutto bene" aveva assicurato prendendomi tra fra le sue braccia.

"perché me lo avete tenuto nascosto per tanto tempo?"

"per non farti soffrire" disse in un sussurro, tra le sue braccia avevo ricominciato a piangere nuovamente fino allo sfinito.

"guarda fuori c'è la luna piena" cominciò a parlarmi Duncan, vedendo che non reagivo, lui aveva continuato

"ogni volta che guardo la luna penso a mamma, papà e a quel casinista di Jemeri" risse dicendolo, e mi accarezzò i capelli dolcemente, alzando la testa dissi "è bellissima!"

"non quanto te Eloise" mi baciò la fronte "voglio che ogni volta che guarderai la luna pensi a tutti noi, e ti prometto che io non ti lascerò mai, mai, mai starò sempre accanto a te e Jeremi per il resto della mia vita, perché vi voglio bene"

Ricordando quella notte e le parole di confronto da parte di mio fratello non mi ero accorta che le lacrime erano iniziate a scorrermi sulle guance, mi lasciai cadere sull'erba.

Una settimana fa avrei giurato che non mi sarei potuto separarmi dalla mia famiglia un solo giorno, invece, quando credevo che la vita non fosse stata più bella di com'era, ho ricevuto la lettera che Duncan era morto, credevo che fosse uno scherzo da parte di Jeremi, ma sfortunatamente era tutto vero, quando papà ha letto la terribile notizia della morte del suo figlio maggiore era partito immediatamente con il suo esercito per chissà dove, invece, Jeremi era rimasto tutta la notte fuori a guardare la luna, con la spada di Duncan in mano, al mattino prima che sorga il sole era partito pure lui lasciandomi un messaggio

tramite la zia dicendo che presto sarebbe tornato a prendermi e insieme a mia zia mi avrebbe accompagnato in Francia a conoscere il conte Michele De Chalmes.

Da tempo mio padre mi parlava del conte, ma non potevo andare in Francia in un momento in cui la mia famiglia aveva più bisogno di me, volevo vedere con i miei stessi occhi il cadavere di Duncan purché doloroso fosse, e poi che ne era stato di sua moglie e di suo figlio.

Rimasi due giorni a casa con mia zia, aspettando il rientro di Jeremi a casa per dirgli come la pensavo riguardo al tragitto in Francia, ed ero sicura che lui avrebbe capito e non mi avrebbe mandato più almeno finché tutto non si sarebbe sistemato, ma il terzo giorno un amico di Jeremi si era prestato da me dicendomi che alcuni soldati nemici avevano catturato Jeremi lo stesso giorno che era partito da casa.

Ed eccomi qui una settimana dopo ancora non sono riuscita a sapere dove si trovava e ho perso ogni contatto con mio padre per di più non so che cosa ne hanno fatto con il corpo di Duncan, l'avranno sepolto? In fondo al mio cuore speravo che sia ancora in vita.

All'improvviso sentì due grandi mani prendermi per la vita e tirarmi su.

"Eloise!" nel sentire la carezza del suo respiro sulla guancia e nell'avvertire il suo corpo così vicino al mio ho provato una sensazione nuova.

Andrew si passò le dita tra i capelli bagnati, grattandosi la testa pensieroso, il suo viso abbronzato splendeva alla luce della luna, era più alto di quello che le era sembrato, e più muscoloso, spalle e braccia sembravano ancora più possenti ora che non erano coperte da una camicia, il petto ampio attirava inesorabilmente tutta la mia attenzione.

"allora?" chiede lui

Con il cuore che mi batteva furiosamente nel petto riuscì a dire "che cosa ho fatto?"

"ho sentito un grido, ho pensato che ci avessero scoperti, cosi corsi nella grotta e non ti trovai là" con le guance che mi bruciavano mio malgrado alzai lo sguardo su di lui "ho preso uno spavento, come mai sei uscita?" Mi si era avvicinato senza che me ne fossi accorta, chiusi gli occhi per un momento cercando si soffocare la risposta che la sua presenza mi suggeriva.

Basta cosi, mi rimproverai, cercai di concentrami sulla conversazione piuttosto che sui pensieri che mi giravano in testa.

"a fare due passi" risposi d'un fiato "riesco a concentrarmi meglio se cammino"

"come mai stai piangendo?"

Che stupida, non mi ero accorta che continuavo a piangere, abbassai lo sguardo e cercai di asciugarmi le lacrime con la manica del vestito.

"guardami" mi passò un dito sotto il mento, spingendomi con gentilezza a rialzare il capo e a guardarlo di nuovo in faccia.

"così ti prendi in giro di me!" dissi tra i singhiozzi

"no, affatto" la sincerità che colsi nelle sue parole non fecce che crescere il mio imbarazzo.

"per quale motivo piangi?" mi riformulò la domanda.

Una stretta dolorosa allo stomaco m'avviso di non dire o pensare altro.

"d'ogni tanto mi capita di piangere" risposi e allontanai la sua mano dalla mia faccia per ottenere una certa distanza tra di noi, lui continuava a fissarmi come se quella risposta non lo convincesse affatto.

Quando fummo di nuovo dentro al piccolo rifugio mi senti a disagio all'idea di passare intere giornate in compagnia di quel uomo.

"cosa hai intenzione di fare una volta arrivati fino a sud?"

"trovare l'accampamento di mio padre, e tu?"

"incontrare il re, ho un messaggio da parte del principe"

"sei il suo messaggero?"

"una specie"

Eloise si lasciò sfuggire un sospiro, i pensieri andavano e tornavano nella sua mente senza tregua, meglio occupare la mente parlando.

"sai, due anni fa ho combattuto contro il principe"

Lui mi guardò con un'espressione interrogativa

"ne dubito" rispose con un sorriso malizioso, cioè mi fece infuriare.

"perché?" chiesi duramente

"perché..." rimase in silenzio come se cercasse le parole giuste da dire "il principe e io" ancora silenzio

"siamo amici e lui mi racconta tutto ciò che fa, di sicuro mi avrebbe raccontato di aver combattuto con una bella ragazza, come lo siete voi"

"dammi del tu"

"vecchie abitudini sono dure a morire"

"comunque il principe non sapeva che ero una ragazza dato che mi ero camuffata nei vestiti di un ragazzo"

"lasciatemi indovinare" disse lui alzando e abbassando scherzosamente le sopracciglia

"per non farvi riconoscere da vostro padre"

"sbagliato, è stata una sua idea che io mi travestissi come uno dei suoi soldati"

"come mai?"

"quando ha radunato le truppe per partire in guerra

nuovamente, volevo accompagnarlo ma lui si rifiutò, così lo minacciato dicendogli che se mi lasciasse a casa sarei scappata lontano con Matt per poi sposarmi con lui"

Andrew si avvicinò a me, eravamo seduti uno vicino all'altro, lui si girò con un sorriso negli occhi da togliermi il fiato

"sei fuggita con Matt?"

"due ore dopo per colpa mia Matt si trovava dall'altra parte del mondo"

Andrew scoppiò a ridere

"povero disgraziato"

Avvertì l'istinto fortissimo di abbandonarmi a lui e di sfiorargli le labbra sorridenti con le mie. Cancellai subito l'idea della mente.

"in questi due anni non l'ho più rivisto nemmeno una volta e mi sento in colpa per questo, ritornando al racconto dopo che ho saputo della partenza di Matt dissi a mio padre che se non fosse Matt allora sarebbe qualcun' altro ma se lui se ne sarebbe partito senza di me io mi sarei sposato con qualsiasi uomo mi capitasse di incontrare"

"scommetto che ti chiuse in una cella"

"mi minacciò di farlo, ma io non ho battuto ciglio così quando il messaggere di mio padre entrò nella stanza per sapere quando dovrebbero partire io lo bacia"

"non ci credo"

"te lo giuro, mio padre si infuriò pareva avere il demonio dentro di se, tirò fuori la spada e io feci lo stesso, il povero uomo tentò di calmarlo dicendogli che mi avrebbe sposato, invece, il generale gli gridò che mai e poi mai gli avrebbe concesso la mia mano e gli ordinò di far portare le vesti di un uomo in camera"

"mi sarebbe piaciuto trovarmi in quella stanza quel momento" disse sfoderando uno dei suoi sorrisi che mi colpì diritto al cuore

"m' immagino la scena"

"da far scappare Dracula" scoppiai a ridere pure io, certo a quel tempo mi terrorizzava ma adesso sembrasse che era accaduto ad un'altra persona.

"riguardò il principe"

"stavo facendo la guardia all'accampamento quando notai un cavallo con una persona su provenire la lontano, salì su un albero quando il cavallo arrivò vicino, buttai giù la persona, era buio e non avevo mai visto il principe in faccia, lui tirò fuori la spada e iniziammo a combattere finché non arrivò il nuovo comandante, per di più risultava essere un suo amico, un certo Dante, che affermò di avere davanti a me il principe in persona e mi toccò chiedegli scusa"

"sei stata tu" parve un momento distratto e nello stesso tempo sorpreso.

"già, per colpa di aver ferito il principino mi toccò rimanere senza mangiare per due giorni"

"mi dispiace"

"non è stata colpa tua, comunque gli devo anche lei mie grazie".

Lui parve non capire, così gli spiegai.

"grazie a lui per la prima volta mio padre non mi trattò come sua figlia o una semplice donna ma come avrebbe trattato qualsiasi suo soldato".

Cade il silenzio tra noi, rotto solo dal canto notturno degli animali.

"com'è il principe?"

"in che senso?"

"mio padre lo stima molto, mi dice che è un ragazzo forte e coraggioso per la sua età!"

Andrew rimase in silenzio così a lungo che pensai che si

sarebbe rifiutato di rispondere.

Nel silenzio s' incontrano i loro occhi.

"penso che il generale veda oltre all'apparenza"

"questa non è una risposta" protestai

"raccontami invece la seconda volta che hai incontrato il principe"

"non capisco perché tu voglia cambiare discorso"

Andrew respirò a fondo e si passò una mano tra i capelli, poi rimase a fissare un punto in lontananza.

"va bene" mi arresi "hai vinto" e per tutta risposta lui sfoggiò un sorriso batticuore.

"un anno fa mio padre, spinto da Duncan, mio fratello maggiore, decise che avrei fatto il mio debutto in società,

con l'inganno di Jeremi, mi trovai nella festa del compleanno della cugina del principe, Rosmary"

"se non sbaglio solo le persone reali avevano l'invito per quella festa"

"io appartengo alle persone reali"

Andrew scoppiò a ridere come se avessi detto una barzelletta.

"non parli, ne ti muovi come una nobiltà" mi disse guardandomi con quella sua penetrante espressione che cominciava a mettermi a disagio.

"ciò non toglie il fatto che io non ne faccio parte, per di più mi comporto formalmente solo quand'è necessario, oppure se sono costretta"

"sai, quella festa era solo una trappola per il principe" cambiò discorso.

"e che genere di trappola?"

"di quelle peggiori, sua cugina voleva comprometterlo con una damigella" scoppiai a ridere "com'è finita?"

"non ci è riuscita, ma continua a provarci ogni volta che

ne aveva l'occasione, vuole farlo sposare ad ogni costo"

"hai ragione, non esistono cose peggiori che essere sposati contro la propria volontà, ritornando alla festa, pian piano mi sono abituata al posto e alle persone, pensai che se avessi tenuto duro per un po' la tortura sarebbe presto terminata, parlai con Rosmary, una persona molto simpatica, fu lei ad indicarmi il principe, lui era di spalle e non ho potuto vederlo in faccia, quando confessai a Rosmary che non sapevo chi fosse, lei scoppiò a ridere e mi disse che io sarei stata quella perfetta, tutt'ora non so a cosa si riferiva"

"perciò non l'hai visto in faccia?"

"no, non so nemmeno come si chiama"

Un'altra risata che subito diventò contagiosa.

"sembra strano, vero!"

"poco, si" alzai lo sguardo

Lui mi stava studiano con la testa piegata da un altro, il suo sorriso sparito, imbarazzata abbassai la tosta, Andrew mi cinse con entrambe le braccia, attirandomi leggermente contro il proprio torace, glielo lasciai fare, restai così appoggiata nel suo peto per parecchi, lunghissimi secondi.

Il mio cuore cominciò a battere più forte, sentì il calore salirmi alle guance ringraziai il cielo per il buio.

Dovevo controllarmi, mi rimproverai, ma non si poteva sempre comandare i propri sentimenti ed un cuore che sembrava una bomba pronta ad esplodere.

Andrew abbassò la testa ed in un attimo le sue labbra trovarono le mie, non era la prima volta che venivo baciata, ma era la prima volta che un bacio mi facesse sentire così

magicamente completamente persa, mi tirai indietro, richiamando tutto il mio autocontrollo prima di perdermi veramente in un mondo sconosciuto, quando aprì gli occhi,

lui sorrideva.

"sei diventata tutta rossa" il suo sguardo ironico mi fece venire voglia di schiaffeggiarlo, ma non era il caso di prendersela.

"come a comando" gli risposi

"come scusa?"

"Seth mi dice sempre che il rossore delle mie guance è a comando"

"Seth?"

"il mio migliore amico, senza escludere Van"

"Van?"

"siamo cresciuti insieme, mio padre ha fatto in modo che avessimo la stessa educazione, anche se Van è un anno più grande di me e Seth"

"non mi aspettavo di sentirti pronunciare il nome di un altro ragazzo dopo averti baciata"

"io non mi aspettavo di vederti ridermi in faccia"

"mi assumo tutte le responsabilità" alzò le mani in segno di resa.

"ritornando alla festa, danzai con alcuni cavalieri finché non intravidi Seth vestito come maggiordomo, si era intromesso alla festa solo per vedermi conciata come una bambola, così mi definisce ogni volta che mi metto un bel vestito".

"che tipo strano questo Seth"

"già, non perde occasione per prendermi in giro, comunque quando Duncan venne a conoscenza di tutto ciò, mandò qualcuno alla ricerca di Van, perché dove si trovava uno c'erano anche gli altri due, sfortunatamente Van non ne era a conoscenza della pazzia si Seth, quando fu chiamato di doversi presentare direttamente dal generale, si trovava sotto la casa della sua innamorata che precisamente quella sera aveva deciso di dichiararsi, ma quando lei aprì la finestra, al posto di trovarsi Van con un mazzo di fiori in mano, lo vide mentre due soldati lo trascinarono via senza il suo volere"

"poverino"

"mio padre non diede nessuna punizione a Van, ha punito me e Seth con dover raffinare tutte le spade di 500.000 soldati"

"cosa centravi tu?"

"ho buttato un pezzo di torta ad una invitata di Rosmary dopo che aveva insultato Seth"

"mai sentito niente del genere"

"per parecchio tempo abbiamo dovuto subirci la furia di Van, non ci ha parlato per un mese, studiava con noi, ci

allenavamo insieme, lui non apriva bocca tranne la volta che ci gridò contro perché gli avevamo sprecato l'occasione della sua vita, in quel momento a Seth venne in mente un piano per riavvicinare Van alla sua innamorata, che funzionò con successo"

"state sempre insieme voi tre?"

"si sempre, spesso mio fratello Jeremi è geloso, si lamenta perché dedico più tempo ai miei amici che ai miei fratelli"

"mi piacerebbe conoscerli un giorno"

"li troverai incantevoli".

Imbarazzata dal calore del corpo di lui contro il mio fianco pensai di mantenere viva la conversazione.

"dimmi qualcosa di te"

"per esempio?" mi guardò intensamente"

"qualcosa della tua famiglia..."

"sono figlio unico" rispose velocemente

"dei tuoi amici..."

"ho solo un amico"

"allora parlami di quello che vuoi"

Andrew respirò incerto e si sollevò lentamente in piedi

"io non saprei" lasciò cadere il discorso a metà

"giuro che non rivelerò niente a nessuno"

Lui rimase a guardarmi poi disse

"mio padre è..." s'interruppe

"è sempre stato lontano da me e mia madre, anche se abitavamo nello stesso cast.." s'interruppe come se stesse per rivelare un segreto

"...casa, le apparenze erano tutto per lui" per un attimo Andrew si fece serio e pensieroso, notai che stringeva i pungi.

"per tanto tempo ho tentato di essere all'altezza e degno di essere suo figlio ma non era mai abbastanza, sono sempre stato solo finché feci la conoscenza di un ragazzo che adesso è il mio migliore amico, se non ricordo male dovrei aver avuto dodici anni, quando poi ho conosciuto tuo padre e scoprì che nel mondo non esisteva solo la durezza, la guerra, le apparenze e la solitudine ma anche l'apprezzamento, la sincerità, l'umiltà e tante altre cose magnifiche"

"quanti anni avevi quando hai incontrato mio padre?

"dodici anni"

"ti sei sempre allenato con lui da allora?"

"si"

"non ha senso"

"che vuoi dire?"

"tu sei solo il messaggero del principe no?"

"si e no"

Eloise sentì che quelle parole lasciavano molte cose non dette, ma preferì per il momento non chiedere altro.

"tentiamo di dormire un po' adesso" suggerì Andrew

"domani ci toccherà fare moltissimo cammino"

"buonanotte!".

Alla fine la stanchezza ebbe il sopravvento e lui si addormentò.

 

 

 

 

 
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Amor Real -> 1 capitolo

Post n°3 pubblicato il 27 Settembre 2012 da GertaM
 

Norfolk (Inghilterra 1862)

Sono passati più o meno cinque giorni da quando cavalco senza fare una sosta, se non quelle indispensabili, per mangiare e riposare un po', pure il povero cavallo pare sfinito, ma non dovevo assolutamente in nessun modo fermarmi, sapendo che un esercito di uomini erano alle mie calcagne, devo raggiungere al più presto la locanda "FRA".

Tutta la mia vita dipendeva da questo incontro.

Mentre cavalcavo vicino al mare di Nord mi vennero in mente tutti i lei momenti passati con Dante, ricordo che passavamo il tempo di riposo a pescare, chi riusciva a prendere più crostacei saltava il turno di guardia di notte.

Non dimenticherò mai i duri allenamenti che ci sottoponeva il generale Richmond.

Se la memoria non m'inganna, sonno passati sette anni da quando ho percorso questo sentiero per l'ultima volta, ed anche allora fuggivo.

La mia vita non poteva continuare in questa maniera, devo trovare una via d'uscita

Finalmente raggiunsi la contea di Suffolk, il posto non fu difficile trovarlo , dato che ci ero già stato in precedenza, la locanda fu altrettanto facile da raggiungere.

Entrai dentro alla locanda, l'aria profumava di tabacco e whisky, dovevo star attento a non farmi riconoscere o sarebbe stato la fine per me, non dovrebbero riconoscermi con questo taglio di capelli, e con addosso questi vestiti da contadino, comunque fosse preferivo non cadere troppo nell'occhio, mi misi a sedere su una tavola a disparte, sdraiai i piedi sotto il tavolo per stare più comodo "ah finalmente" sussurrai!

Un ragazzo alto, magro, occhi azzurri, biondo, con un sorriso angelico stampato in volto, si avvicinò, credo avesse si o no diciassette anni.

"Salve signore" fece un' inchino "vuole ordinare?"

" mi porti un caffè, aggiungeteci un po' di whisky"

"come desidera signore" rispose il giovane mantenendo lo stesso sorriso, ma non si muove dal posto.

"ebbene?"

Passano diversi secondi poi si decise a parlare

"posso consigliarvi di non togliervi il capello signore?" improvvisamente si fece serio

"noto che si è tagliato i capelli signore"

Il cuore cominciò a battere velocemente, mi aveva riconosciuto

"ma suoi occhi rimangono gli stessi di sempre signore"

Mi senti come se fossi legato in catene alla maledetta sedia.

"se lei toglierà il capello, signore, ho paura che i riccioli biondi vi tradiranno l'identità" - pausa - "Maestà" aggiunse

Dunque era giunto il mio momento!

"signore" continuò il ragazzo con il suo sorriso angelico

allora non mi voleva uccidermi? Oppure si?

" non preoccupatevi" - mi rassicurò - "sono qui a difendervi a costo della mia vita" e all'improvviso scompare!

Chi diavolo era quel giovanotto?

Chiunque fosse non mi fidavo abbastanza per rimanere qui, una voce nella testa mi diceva di scappare il prima possibile,cosa dovevo fare?

Non potevo abbandonare Dante, giusto Dante! Perché non era arrivato?

Oddio, forse l'hanno già catturato o addirittura ucciso!

"signore" non mi ero accorto che il ragazzo era ritornato

"smettila di chiamarmi signore , mi da su i nervi"

"certo, scusatemi signore" - si corresse in fretta - "chiedo scusa di nuovo Andrew"

Sapeva pure il mio nome! Ed è strano, di solito la gente mi conosce con il nome William, tranne le persone più fidabili che tengo vicino, che ragazzo misterioso che era questo giovane, eppure mi sarei ricordato di un giovane con un sorriso così particolare.

"ascoltatemi attentamente, quando sarà il momento dovete uscire senza farvi notare"

"come saprò il momento giusto?" e come vi chiamate"?

" ve ne accorgerete" - continuò - " avete notato la stalla che è di fianco alla locanda?" non rivelò il suo nome, perché?

"si"

"la troverete un cavallo nero con le provviste almeno per un paio di giorni" si guardò intorno per assicurasi che nessuno dei presenti udiva la nostra conversazione "dirigetevi verso sud, Dante vi aspetta nel rifugio segreto "MIA" ricordate dove si trova il posto?"

" Dante sta bene?"

"è stato ferito, ma sopravviverà, saprebbe ritrovare il posto?" ripete

"si"

"che Dio sia con voi Andrew"

" non verrai con me?"

"non è che non voglio, è che devo trovare mia sorella!"

"che ne è stato di lei?"

"scomparsa" lo disse con un tono allegro, come se fosse felice della sua scomparsa.

"non mi sembri turbato"

"voi non conoscete mia sorella!"

Neppure te conosco! ma preferì non dirlo ad alta voce.

Come d'incanto il giovane sparì dalla mia vita, guardai intorno varie volte ma nessuna traccia di lui.

Mi potevo fidare di quel ragazzo? Avevo messo la mia vita nelle sue mani, riguardai di nuovo ma niente, notai invece la grandezza della locanda, era di due piani, in mezzo alla sala c'era un grande palcoscenico.

Erano passati circa 8-9 minuti e non succedeva niente, quanto ancora dovevo aspettare' Non sopportavo più di stare in attesa ne di respirare l'aria irrespirabile, sembrava di trovarmi in un Kabaré con la sola eccezione che qui dentro non si vedeva l'ombra di una sola donna, ho i nervi a terra, non c'è la faccio più a scappare ogni volta che uno si mete in testa di uccidermi solo perché sono l'unico erede al trono d' Inghilterra, da quando mio padre si era ammalato un mese fa per me non c'è stato un giorno di tranquillità, c'era la possibilità che mio padre fosse già morto e lo stesso valeva anche per il mio migliore amico Dante, chi mi garantiva che erano ancora in vita?

Nessuno.

"gentili clienti" un uomo basso, robusto con la barba lunga, salì sul palcoscenico "è arrivato il momento tanto aspettato" annunciò

un grido di felicità riunì gli uomini presenti

"questa sera sarà diversa dalle altre , OGGI" - alzò la voce- " salirà su questo palco, la donna più seducente che avete mai visto in tutta la vostra vita" un altro grido di entusiasmo risuonò nella locanda.

"solo per voi la bellissima Miss Charlotte" tutti guardano verso in alto, ed eccola che scendeva le scale con sensualità.

"stasera sarai mia" si sentì urlare

"ma prima mia" gridò l'uomo seduto alla mia sinistra

Questi commenti non sembravano intimorirla per niente, era affascinante e aveva un sorriso che avrebbe incantato anche il diavolo, l'uomo col microfono in mano le fece segno di fermarsi sull'ultimo gradino delle scale, lei ubbidì.

"bellissima" continuavano gli uomini presenti.

Poi lei riprese a camminare verso il palco muovendo i fianchi sensualmente, gli uomini si alzarono dalle sedie per andarle vicino, si spingevano l'un l'altro pur di essere notati anche se per un secondo da Charlotte; nel frattempo lei salì nel palco a testa alta apparentemente incurante degli uomini che cercavano di toccarla.

"io offro 50 sterline per te dolcezza"

"io 100" e così via

Charlotte guardava in tutta la sala come se cercasse una sola persona, improvvisamente alzò la testa verso di me.

Com'era bella!

Con quel vestito bianco che metteva a risalto i suoi splendidi occhi verdi, le labbra erano piene a forma di cuore, i capelli lunghi biondi le cadevano sulla scolatura del vestito che risaltava le forme del seno, ma cosa mi prendeva? Alzai gli occhi su di lei un'altra volta e mi stupi di vedere che i suoi occhi verdi fossero di nuovo fissi su di me.Il cuore mi batteva all'impazzita nel peto, non potevo innervosirmi solo perché Charlotte mi guardava con i suoi splenditi, meravigliosi occhi.

"Guardie" si udì un grido disperato provenire da fuori, uno sparo fece tacere tutti, un altro sparo e la musica si fermò, tutto successe in un secondo, gli uomini persero le staffe e iniziarono a prendersi a pugni l'un l'altro, un casino totale diventò qui dentro, quasi tutte le tavole erano a terra spaccate, c'erano bicchieri rotti un po' dappertutto.

Era il momento di fuggire.

Cercai di uscire senza fermarmi notare ma una pallottola mi colpì il braccio destro, mi senti mancare, ma ugualmente continuai a correre.

Dio fa che il cavallo si trovi lì!

La porta della stalla era aperta, cercai la pistola con la mano sinistra e mi avvicinai piano piano, non avevo intenzione di uccidere nessuno ma lo avrei fatto se fosse indispensabile.

Che mi viene un colpo, dentro si trovava la bella Charlotte

"cosa ci fate qui?" entrai dentro

"attento!" mi disse lei puntandomi la pistola in faccia

"non avvicinatevi" parlava con un tono freddo e deciso ma la sua mano tremava, scommetto che non aveva mai sparato in vita sua, non volevo perdere tempo, intravidi il cavallo nero e mi incamminai verso di lui, lo slegai, sperando che fosse meno stanco di me.

"quel cavallo è vostro?" chiese lei

"si"

"state fuggendo?"

"si"

"andate verso Sud?"

"si"

"posso venire con voi?"

"No!" non lo portare con te, ripeteva una voce dentro di me un paio di volte, montai sul cavallo e la squadrai bene dall'alto.

"vuole rispondermi?" disse lei seccata

"va bene, potete venire con me" ma mi pentì subito!

Dovevo essere impazzito per averle permesso di accompagnarmi fino a Sud, ma non potevo lasciarla qui mentre c'era una guerra la fuori chissà quale fine avrebbe fatto! Charlotte sparì e ritornò con un cavallo bianco in chiunque secondi, dunque si era già preparata a partire con o senza di me, guardai un'altra volta fuori assicurandomi che nessuno ci vedesse ed insieme alla bellissima Charlotte spronarono i cavalli come se fossimo inseguiti dal diavolo in persona, raggiungemmo il confine del villaggio in meno di cinque ore, al posto di otto che di solito si impiega. Mi fermai a prendere fiato.

Guardai Charlotte che riempiva di carezze e sussurri al cavallo per uno strano motivo desiderai essere io al posto del cavallo.

Che diavolo mi prendeva?

Non mi bastava aver sofferto più di una volta per colpa di una donna? Non era il caso di cadere nelle grinfie di un'altra e commettere lo stesso errore per di più con una donna poco decente!

"più in là troveremo un posto dove ci staremmo per un po', almeno finché le acque non si saranno calmate!"

Senza aspettare la mia risposta si era già messa a galoppare.

Davanti ai miei occhi avevo un panorama mai visto prima d'ora, i suoi capelli sparsi al vento, le guance rosse per la fatica e il freddo, per un attimo lei chiuse gli occhi ed aprì le

braccia a forma di aeroplano, cominciò a ridere e sulle guance si formarono due fossette.

Aveva la risata più bella che le mie orecchie avessero mai udito! pensai, e poi su quel cavallo bianco sembrava una Dea!

"eccoci!"

Ci fermammo davanti a una grotta piccola, non vedevo l'ora di scendere dalla dalla sella e si massaggiarmi le gambe, avevo la schiena a pezzi, e non sentivo più il braccio destro dal dolore.

"staremmo qui per un po'!" scese dal cavallo come un maschiaccio ma ugualmente cercò di pulirsi un po' il vestito e di rimettersi in ordine i capelli,legai i cavalli in un albero e la seguii.

Lei stava accendendo il fuoco, tremava tutta.

"di quale esercito fai parte?" domandò lei

"prego?"

"si nota che sei un soldato!"

"delle truppe reali" forse avevo rivelato troppo.

"truppe reali? Che cosa ci faceva là dentro un soldato delle truppe reali?"

"usa un po' l'immaginazione bellezza" la vidi arrossire brevemente, un' imbarazzo che la fece diventare ancora più bella!"

"se è vero che appartieni all'esercito del Re mostrami il tatuaggio"

Sono il figlio del Re tesoro! gli volevo rispondere, ma non potevo rivelare la mia identità!

"mio dio!" esclamò lei "ti hanno ferito!"

"bingo!" finalmente ci era arrivata.

Non so dove trovò le bende e l'alcool ma si sedette vicino a me e improvvisamente strappò la manica della camicia

destra con una forza che avrei giurato che lo avesse fatto apposta.

"piano!" parve rilassarsi un po'.

 

 
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Rosa D'inverno

Post n°2 pubblicato il 31 Luglio 2012 da GertaM
Foto di GertaM

Oggi ho finiti di leggere uno dei tanti meravigliosi libri che Kathleen E. Woodiwiss ha pubblicato durante la sua lunga carriera da scrittrce, questa volta ho letto "Rosa D'inverno" Una storia travolgente, romantica e tanto divertente, mi é piaciuto molto il modo cui Kathleen descrive ogni particolare, senza trascurare niente.

 
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