GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

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>>> Chiacchiere fra colleghe, nella Sala da tè De Balzac

Post n°921 pubblicato il 14 Dicembre 2014 da sergioemmeuno
 

 

Il giovedì pomeriggio, come di consueto, il clan delle “amiche del pomeriggio” si ritrovò nella Sala da tè De Balzac del padiglione, sul lato orientale della possente struttura della Walking not alone e parzialmente occultato da imponenti pini marittimi. Ore sedici, nel cuore accartocciato e marroncino sbiadito di novembre, rintanate nella veranda riscaldata a dovere, la crem crema rosa dei Primi Passi si lasciò andare col sedere pesante sulle sedie di midollino sintetico nero: Carla, Cris, l’adrenalinica Rosella e Xena, con la straordinaria partecipazione della mastodontica Lucrezia delle Rucole, accompagnata da una signora distinta dai capelli bruni a mezza altezza e dagli occhi che la sapevano lunga.

Era una donna di scienza, Laura Phau, e dimostrava molto meno delle sessanta primavere segnate sulla carta anagrafica: oltre tre decenni consumati fra giornate estenuanti di laboratorio, pubblicazioni, conferenze, mediazioni non ufficiali; e poi quella valigia sempre pronta sotto il letto, confidenza con tutti gli aeroporti europei – ormai familiari come il suo salone di casa in stile etnico –, e il tempo da dedicare alla propria famiglia ridotto al lumicino. Fu presentata come una neurologa di caratura internazionale, a capo del dipartimento di neuroscienze presso l’Istituto di ricerche farmacologiche di Santa Teresa d’Avila, nei pressi della Cassia. Era un centro di eccellenza, guidato dal prof Umberto Sanna, che per tradizione era molto attento alla trasparenza dell’operato delle scaltre multinazionali del farmaco.

Sfruttando il tempo consono alle tazze fumanti di tè o di cioccolata o di fondute bianche, nel calderone fu gettato un po’ di tutto: chiacchiere, progetti, bilanci personali conditi da confidenze e finanche gl’immancabili pettegolezzi; con donne del genere – tutt’altro che sprovvedute e banali – il guizzo o la sorpresa era sempre dietro l’angolo.

Il tempo di ordinare e subito la prima chicca del pomeriggio: Jean Pierre trasmutò in cameriere dai bicipiti orgogliosi e, fra lo stupore delle colleghe, servì le bevande al tavolo con un sorriso Durban’s.

«Che galantuomo!»  La Direttrice apprezzò il gesto, e venne seguita nei commentini e nei sorrisi a profusione dalle altre.

«Direttrice, un dovere, solo un dovere», replicò l’ivoriano. «Ero di passaggio e non mi costava nulla.»

Rosella, una la cui lingua batteva spesso in velocità il cervello, colse al volo l’occasione per iniziare a conversare sull’inflazionato argomento degli uomini. All’unanimità Jean Pierre era senza ombra di dubbio un bell’uomo, e anche equipaggiato di un carattere amabile, ma nell’età della maturità era lecito desiderare ben altro.

«Lo vedrei bene con una trentenne, anzi… Nemmeno. Una ventenne», sentenziò Xena, un caso lampante di come il nome partorito dalla fantasia dei genitori possa essere un fardello pesantuccio, al contempo croce e delizia. Era la più appariscente del conciliabolo, e, dopo anni di magre sentimentali, sembrava aver finalmente trovato il miglior compromesso amoroso con Lucio, di dieci anni più grande, un geometra con le mani in pasta nel comune di Roma. A questa frase, Lucrezia, agghindata in un severo abito nero a balze arricciate e collo alto, sormontato da una massiccia collana di perle, sembrava bofonchiare dubbiosa qualcosa a testa bassa.

Quindi fu la volta della Bragioni, che si sfogò più del solito del consorte, “amorevole ma senza spina dorsale…”

«E cos’ha Gianni che non va?» indagò Lucrezia con quell’inconfondibile voce acuta, adesso sopportabile, ma che all’apice dei momenti d’irritabilità ricordava lo stridio dei carri merce sul ferro che s’insinua nell’area del porto.

A vederla dall’esterno incuteva un certo qual timore, troppo pittoresco e troppo marcato il suo ruolo di intransigente Direttrice della struttura; ma se si aveva la buona stella di conoscerla da vicino – come le “amiche di merenda” –, rivelava un inaspettato quanto immenso cuore d’oro: una volta, in un momento di buio pesto in cui la famiglia di Carla era sommersa sino al collo dai buffi, diede loro dei soldi a fondo perduto senza battere ciglio.

«Sono anni che tutte le volte che si deve prendere una decisione importante mi passa la palla», spiegò Carla.

«Embè, cosa ti lamenti? Lo vorrei io  un uomo che mi lascia l’iniziativa!»  gracidò Rosella, alle prese da anni con una dolce metà che voleva decidere quale e quanta carne comprare per le grigliate, insistendo spesso sulle più economiche bistecche di collo di suino e sulle spuntature. Oppure altre volte metteva bocca e protestava tutte le volte che lei usava l’olio di girasoli per friggere, a suo parere “un attentato alla salute”. Sulla sponda opposta, quando si trattava di nuotare nell’ADSL non aveva esitazioni nello scegliere la banda più ampia, e stesso discorso per la teledipendenza verso Sky.

«Ma sono fatti tutti con lo stampino? Riferirò ad Alberto per iniziare un succulento studio ad hoc», ironizzò la Phau, amica di vecchia data di Lucrezia.

«Perdonami Rose’… credo che una donna non possa accollarsi il peso di ogni cosa», riprese il filo Carla. Un sorso di succo d’ananas e poi di nuovo quel fiume in piena. «A chi tocca puntualmente far tornare al loro posto papà mamma e the other? A chi tocca abbassare il capo a cinquant’anni suonati per reperire risorse per il pranzo della cresima?» Le altre cercavano di arginare lo tsunami emotivo. «… A chi tocca, cazzo, suonare al campanello di quelli sopra che ti gettano puntualmente le cicche e i fiori sul balcone?» Ora intervenne anche Lucrezia con una mano sulla spalla. «E no signori, non sono di ferro. E ho pure una laurea in Lettere, anche se poi non mi è servita un granché.»

«Beh, intanto sei stata selezionata da noi. Ti pare poco?» esplose fra lo scherzoso e il risentito la Direttrice, da alcune malelingue etichettata La Zuccheriera, per via della circonferenza esagerata all’altezza della vita e del posteriore, per poi stringersi salendo verso le spalle.  

«Dai Carla, ti trovo in forma smagliante. Poi in privato mi devi dire come hai fatto a buttar via quei chiletti, monella, ehe», la pizzicò Xena, la stanga dai capelli riccioloni e rossi. In effetti, a vederla da dietro, quegli aderenti pantaloni chari di lino le disegnavano un sedere importante ma tutto sommato proporzionato: un lato B che ancora sapeva calamitare curiosità e attenzioni e pensieri taciuti. Scaltramente, lei sopra ci aveva abbinato una camicetta  più voluminosa a righe verticali, in grado di contenere un seno che non passava inosservato nonché prodigiosamente eretto: miracolo – non è difficile capirlo – dei reggiseni della Triumph a bretelle larghe. 

«Ehe, gli ultimi mesi Carla ha messo la freccia. In tutti i sensi», chiosò Rosella.

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Commenti al Post:
licciardi.annam2011
licciardi.annam2011 il 14/12/14 alle 12:46 via WEB
Molto interessante il tuo racconto. Ha un seguito? Sono curiosa. Buona domenica Elisa Mirabella
 
 
sergioemmeuno
sergioemmeuno il 15/12/14 alle 20:07 via WEB
E' un pezzo del secondo romanzo... ehe. Un abbraccio :)
 
   
licciardi.annam2011
licciardi.annam2011 il 03/01/15 alle 20:01 via WEB
Promette bene. Anch'io sto scrivendo il secondo romanzo, ma al momento non riesco a procedere nella scrittura. Mi sono bloccata ad un certo punto della storia, senza riuscire a dare ad essa la svolta giusta. Vedremo! Ti auguro un buon anno 2015 iniziato, ricco di novità a te gradite. Ciao Elisa Mirabella
 
licciardi.annam2011
licciardi.annam2011 il 17/01/15 alle 07:51 via WEB
Ciao Sergio. Ti auguro un buon Week - End. Anna Maria (Elisa Mirabella)
 
sergioemmeuno
sergioemmeuno il 17/01/15 alle 09:48 via WEB
Anche a te Anna. E buon lavoro per il tuo secondo romanzo! :))
 
althea_19631
althea_19631 il 25/01/15 alle 09:58 via WEB
Quando leggo cio' che scrivi sento che ti diverti assai1. Occhio clinico su gente vera , deduco.... e leggendo del reggiseno Triumph che per fortuna non uso mi è scappato un sorriso :-)
 
 
sergioemmeuno
sergioemmeuno il 03/02/15 alle 07:48 via WEB
Grazie mille! :))
 
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