Creato da gpnews il 27/03/2011
Blog del progetto Pon Giornalismo del circolo didattico "Giovanni Paolo II" di Aci S. Filippo

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Pon Giornalismo: cosa abbiamo imparato?

Post n°7 pubblicato il 06 Giugno 2011 da gpnews

Siamo giunti al termine del Pon Giornalismo: oggi 6 giugno è l’ultimo giorno che trascorriamo in aula multimediale, la prossima settimana presenteremo il giornale GPNews e ci saluteremo.

In questi ultimi incontri, con la guida della maestra Teresa Grasselli e dell’esperto Orazio Vecchio, abbiamo scritto gli articoli da pubblicare e così abbiamo imparato a cercare le immagini e le informazioni necessarie. Abbiamo imparato anche a cercare le fonti su Internet, a scrivere meglio, ad evitare errori e soprattutto a lavorare insieme mettendo in comune le idee.

Il giornale che abbiamo realizzato contiene molti articoli: il concorso su Giovanni Paolo II a scuola, le prove Invalsi, la gita a Siracusa, le energie alternative, il calcio Catania, il maltrattamento degli animali e altri ancora. Noi abbiamo proposto gli argomenti e i maestri ci hanno indirizzato, a volte hanno anche bocciato alcune proposte!

In conclusione, abbiamo imparato tante cose, abbiamo fatto nuove amicizie e collaborato con i compagni.

 
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Ecco il nostro GPNews

Post n°6 pubblicato il 06 Giugno 2011 da gpnews

Ecco il file del nostro giornale, GPNews!

 Pagina 1

 Pagina 2

Pagina 3

Pagina 4

 
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Le bellezze di Siracusa

Post n°5 pubblicato il 16 Maggio 2011 da gpnews

IL SANTUARIO

Il santuario di SiracusaIl Santuario della Madonna delle Lacrime fu eretto a ricordo del miracoloso evento del 1953, quando una statua in gesso della Vergine Maria in una casa di due coniugi siracusani cominciò a lacrimare. Il miracolo si ripetè dal 29 agosto al 1° settembre 1953 e attirò una moltitudine di fedeli. Le lacrime sgorgate dalla effige della Madonna furono sottoposte ad analisi medico-scientifiche da parte di una commissione medica nominata dalla Curia Arcivescovile di Siracusa e risultarono simili a quelle umane. Dall'alto dei suoi 74 metri, esteso su una superficie di 4.700 metri quadrati, con una capienza di circa 11.000 persone, il Santuario domina la città di Siracusa.  La costruzione a pianta circolare accoglie la chiesa inferiore o Cripta, e la chiesa superiore o Santuario. All'interno della Cripta, al centro, si trova il quadretto della Madonnina.  Il Santuario custodisce inoltre il reliquiario, in cui sono conservati alcuni preziosi ricordi del prodigio della lacrimazione: il lembo di un panno che ricopriva il quadro, la metà di un fazzoletto bagnato dalle lacrime, la fiala in cui furono raccolte le lacrime, quattro pannelli che ricordano il prodigio, l'urna di vetro con, ormai cristallizzate, le lacrime. Il Santuario è stato consacrato da Papa Giovanni Paolo II nel novembre 1994 in occasione della visita a Siracusa.

Irene Leonardi

 

LE LATOMIE

Queste cave, tristemente famose, sono davvero esistite e possiamo trovarne imponenti resti a Siracusa, dove esse sono ancora visibili. Sono denominate Latomie, dal greco latomía, ossia taglio di pietre. Le Latomie nascono soprattutto per cavare delle pietre da utilizzare per le costruzioni. Esse, originariamente sorte come cave di pietra, vennero realizzate con il lavoro di condannati, prigionieri o avversari politici chiusi in questa sorta di prigione lontana dalla città.  All’interno delle Latomie, le più famose delle quali sono quelle dei padri Cappuccini e di Dionisio, si possono notare, lungo le pareti, alcuni fori cui, secondo antiche testimonianze, erano attaccate le catene dei prigionieri.  Nella Latomia di Dionisio o “Latomia del Paradiso”, nome idilliaco per i suoi ospiti, si trova l’«Orecchio di Dionisio», un’ altissima, profonda e tortuosa grotta artificiale destinata a diventare prigione e che, per la sua caratteristica risonanza, permetteva secondo la leggenda al tiranno Dionisio di ascoltare i lamenti dei prigionieri. Dionisio o Dionigi I era il tiranno di Siracusa e fece sì che la sua città raggiungesse una posizione di prestigio, riunendo per la prima volta in un unico Stato i centri greci dell’ Isola. Tutto ciò avvenne dopo che egli, stratega nella vittoriosa battaglia contro Cartagine, si era sbarazzato degli aristocratici cittadini, , facendoli imprigionare probabilmente nella Latomia del Paradiso.

Michelle Belvedere e Graziana Campagna

IL CASTELLO DI MANIACE

Il Castello di ManiaceIl castello Maniace si trova sulla punta estrema di Ortigia, in una posizione strategica poiché domina il mare davanti alla città e da qui offre al visitatore una vista straordinaria. Costruito dal comandante bizantino Giorgio Maniace come un forte, fu trasformato da Federico II tra il 1232 e il 1240. L’edificio ha una grande importanza storica e ha dato ospitalità tra l’altro alle regine Costanza d'Aragona, Maria d'Aragona, Bianca d'Aragona. Nel 1540 vi alloggiò anche l'ammiraglio Andrea Doria durante la spedizione organizzata da Carlo V contro i Musulmani. L’edificio è stato adibito anche a residenza, caserma e prigione. Con i terremoti del 1542 e del 1693 e dopo un’esplosione nel 1704, l'edificio fu ricostruito e cambiò aspetto. In età napoleonica e borbonica divenne una struttura militare. Oggi, ristrutturato, è un’importante meta turistica e sede di convegni, manifestazioni etc.

Bruno Barnabà

IL DUOMO

Il DuomoForse non esiste monumento in Sicilia dove le varie dominazioni si sono totalmente mescolate e sovrapposte come nel tempio di Atena a Siracusa(Duomo di Siracusa). Questo tempio sull’acropoli è l’edificio più importante e di più alto interesse storico nel mondo: un luogo sacro fin dal secondo secolo a.C. da quando cioè i Siculi si insediarono ad Ortigia.
Nel 480 a.C. Gelone e suo fratello Gerone, in ringraziamento per la vittoria riportata sui cartaginesi ad Imera, fecero costruire col bottino di guerra, due peripteri del tutto identici, uno presso il luogo di battaglia, Imera e uno sul santuario di Atena a Siracusa. Quest’ultimo fu visto e lodato da Cicerone che lo considerò come uno dei più imponenti edifici templari di Ortigia.
 Come tutti i templi siciliani esso è costruito con liscio calcare locale e si cercò di nobilitare la superficie con un sottile strato di stucco dipinto. Per la sima (parte alta del tempio) e per le tegole esterne del tetto, Gelone fece importare il più bel marmo dalle Cicladi. Sotto i tiranni di larga apertura mentale, le maestranze fino allora isolate e chiuse nel loro mondo, si avvicinarono a quelle soluzioni del classicismo che proprio allora sbocciava nell’antica patria. Opera ciclopica imponente è il suo sistema di fondazioni . Con la conquista dei romani cessava la potenza siracusana e i suoi templi venivano profanati.Dopo la conquista romana, Siracusa non avrà più il ruolo di protagonista della storia siciliana. Le ombre più fitte avvolgono la storia del tempio durante i secoli dell’impero romano e delle prime dominazioni barbare. Con l’avvento degli ostrogoti (476-535), Cassio D’oro riconferma Siracusa capitale dell’isola, titolo che resta confermato anche quando Belisario, generale bizantino conquista Siracusa. Nell’età bizantina il tempio fu trasformato in basilica paleocristiana e nel 640 d.C., S. Zosimo allora vescovo di Siracusa, trasferì la cattedrale dall’antica sede di S. Giovanni alle catacombe all’attuale sede d’Ortigia dedicandola alla “Natività di Maria”. fu distrutta dai saraceni e la cattedrale saccheggiata, fruttò loro un bottino di 5000 libre di arredi sacri, e Allah fece il suo ingresso nell’antico tempio di Atena trasformato in moschea. Il re normanno Ruggero lo restituì, nel 1093, al culto della madre di Dio ripristinando l’arcivescovado con il vescovo Ruggero. Si eseguirono lavori consistenti nell’elevazione dei muri della navata centrale e nell’apertura di finestre  nei muri bizantini. L’innalzamento si operò per sorreggere il soffitto ligneo, crollato nel terremoto del 1100.
Diverse testimonianze scritte si hanno di quella facciata normanna, ma non esistono suoi disegni per cui, per avere un’idea, bisogna pensare o alla facciata del Duomo normanno di Messina e Cefalù, con ricco portale ogivale al centro, più i due laterali e la torre campanaria
Il terremoto del 1542 aveva danneggiato il campanile, mentre quello del 1693 determinò il suo crollo e anche quello della facciata. Il primo non fu più ricostruito, la seconda si. Il lavoro di ricostruzione della facciata è di grande rilevanza. Essa presenta due ordini architettonici ; il primo fu iniziato nel 1728 e completato nel 1731. Dopo una sosta di vent’anni, il proseguimento dei lavori si ebbe nel 1751 ed il prospetto fu completato nel 1753. L’opera rappresenta la più alta testimonianza di arte barocca a Siracusa,
La facciata è abbellita dalle statue scolpite da Ignazio Marabitti e poste nel secondo ordine del frontespizio. L’immacolata al centro, San Marziano sulla sinistra e Santa Lucia sulla destra. Martini e Francesco Testa che si adoperarono per la realizzazione della facciata. Nel 1757, sopra la porta maggiore, il vescovo Requisens fece collocare una grande aquila reale. Nell’arco della porta il blasone del vescovo Marini. Completa la facciata il sacrato, costruito nel 1918
L’interno è costituito da tre navate
L’ingresso centrale è fiancheggiato da due grandi colonne doriche . Il tempio greco, la basilica bizantina, la chiesa barocca balzano unificati dopo il restauro del 1924-26.

Rosario Monaco

LA FONTE ARETUSA

La Fonte Aretusa è uno specchio d’acqua nell’isola di Ortigia, nella parte più antica della città siciliana, luogo di incontro tra realtà e leggenda, uno dei più bei monumenti di Siracusa.
La fonte Aretusa

La  leggenda racconta che Aretusa ninfa dei boschi  del Peloponneso per sfuggire ad Alfeo che la amava percorse tutto il mar Ionio ed arrivò su Ortigia dove si trasformò in una fonte.Zeus commosso dal dolore di Alfeo lo tramutò in un fiume gli fece attraversare il Mar Ionio per farlo riunire ad Aretusa.
Nei secoli la fonte ha subito diverse trasformazioni; prima delle fortificazioni, era possibile accedervi dal mare attraverso una ripida scala dove sorgeva anche una porta, dalla quale pare siano penetrati i Romani durante la conquista della città.
Nel XVI secolo la fonte era divisa in più ruscelli utilizzati per la concia delle pelli.
  Nel 1540 la fonte fu racchiusa dalle fortificazioni (quando Carlo V potenziò le strutture militari di Ortigia).Il belvedere posto accanto alla Fonte è ciò che rimane dell’antico bastione, demolito nella seconda metà del XIX sec.
La fonte di Aretusa è il cuore di Ortigia, luogo di ritrovo e di passeggio più volte sottratto al rischio di prosciugamento. Svariati terremoti nei secoli hanno minacciato il secolare afflusso di acqua, fino a pochi anni fa quando la siccità e forse persino i lavori di costruzione del terzo ponte, hanno ridotto la portata di acqua alla fonte, mettendo a rischio la salute del papiro, che cresce all’interno della pozza. Il papiro è una pianta autoctona,infatti il papireto di Siracusa, e quello del Fiume Fiumefreddo, sono gli unici papireti d'Europa.

Giuseppe Basile

 
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Il nostro timone

Post n°4 pubblicato il 09 Maggio 2011 da gpnews

Come quello che in un’imbarcazione serve a dirigere la navigazione e a tenere la giusta rotta, in un giornale il timone è lo strumento che orienta chi deve occuparsi degli articoli e della loro impaginazione.

timone

Anche noi abbiamo preparato il nostro timone, elencando innanzitutto gli articoli da pubblicare sul giornale. Le prime proposte sono state le seguenti: maltrattamento degli animali; terrorismo islamico; Pon  teatro; energie alternative; eruzione dell’Etna; 50 anni di figurine Panini; ricordo di Giovanni Paolo II; tsunami in Giappone; prove Invalsi.

 
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Il nostro giornale

Post n°3 pubblicato il 11 Aprile 2011 da gpnews

Oggi 11 aprile, abbiamo finalmente creato la redazione del giornale GPNews.

Abbiamo imparato che la redazione è il posto dove dove i giornalisti lavorano e creano il giornale, selezionando le notizie e discutendo degli argomenti da trattare. Le decisioni vengono prese nella riunione di redazione, che serve a organizzare il giornale.

Anche noi abbiamo svolto la nostra riunione di redazione, nella quale abbiamo proposto le nostre idee di articoli e deciso cosa trattare nel nostro GPNews.

 
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