OCCHI AL CIELO

Giano, il dio bifronte, come me. Contraddizione e complementarietà. Il racconto della mia strada, quella che sto costruendo verso i miei sogni. E di me.

 

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Post N° 201

Post n°201 pubblicato il 07 Aprile 2006 da GianoReloaded
 

Sto perdendo il concetto di “casa”, che poi è molto legato all’idea di radici. Mi sono accorto di sentire molto più mio questo luogo che le mie terre natie. E fra poco torno a casa, solite tre ore di treno, con due cambi. Nelle ultime settimane ci stavo meno di 48 ore.. considerando quelle che dormo e quelle in cui ero a zonzo non so quante se ne salvino. Questo fine sarà lungo, almeno fino a lunedì sera. Anche se probabilmente passerò tutto il tempo ai seggi e poi me ne torno di corsa qui.

Con la mia terra ho un rapporto strano. Amore e odio.  Sono cresciuto a casa con mia nonna, in una casa-fattoria, con il fienile e una stalla oramai vuota e votata a deposito. C’erano i conigli, le galline e ricordo ancora quando in primavera mia nonna metteva la rete con i pulcini, e le rondini che facevano il nido nel portico erano sempre uno spettacolo. Poi uscivi di casa e sull’orto ti mangiavi una fragola oppure coglievi un qualche frutto. C’era di tutto in quel giardino: pere, mele e pesche e i filari d’uva americana, ancora oggi buona come quella che cresce su quel prato non ne ho trovato. Fuori un prato immenso e un bosco altrettanto fitto vicino, con i suoi misteri dicevano. Dal canto mio a 5 anni mi dissero di non andarci perché c’era il lupo. Io rivelai il mio spirito temerario e mi dovettero cercare un buon pomeriggio visto che mi ero avventurato alla ricerca. Il tragitto fra casa mia e di mia nonna l’avrò fatto milioni di volte, soprattutto d’estate. Un paio di km in mezzo alle campagne, che d’estate erano tutto un campo di mais. E così pian piano scopri il tuo paese, le frazioni abbarbicate sulle prime montagne. Poi vai a finire nella città più vicina, 20.000 abitanti, il sabato pomeriggio a farti le vasche. Poi scopri le montagne quelle serie, quelle da qualche ora di cammino ripagata dall’arrivo in vetta, e vedere che non si può arrivare più in alto è l’appagamento dei sensi e della fatica. Alle superiori cominci ad andarci regolarmente in quella piccola cittadina vicino, 20 minuti di autobus tutte le mattine. E conosci gente nuova, da altri paesi più o meno vicini. Magari in qualche mattinata capita che bigiando scuola con il treno vai o nel capoluogo di provincia o scopri la pianura e quell’altra cittadina in cui passerai gran parte dei tuoi sabati sera molti anni dopo. Così ti ritrovi alla fine delle superiori da esser appagato dai tuoi amici di sempre, dai tuoi posti e ritrovi fissi. Poi però per l’università ti devi spostare, in una città che ti sembra non finire mai. E in quel periodo cominci una storia d’amore con una ragazza che abita in una città ancora più grande e caotica e viene in villeggiatura dalle tue parti. Così appena puoi scappi dalla cittadina universitaria e te ne torni a casa. Senza il piacere di vivere il posto dove hai l’opportunità di stare. Questa vita dura tre anni. E vivi esperienze nuove, posti nuovi.

Ho cominciato ad apprezzare le grandi dimensioni in quegli anni. Com’era diverso vedere tutta quella gente in giro. Com’era strano poter lasciare la macchina in centro e girare tutto il sabato a piedi, anziché farsi 100 km come da noi. Com’era strano avere tutto a portata di mano. Strade che ti portano da una parte all’altra della città, violetti da scoprire. E poi gente, gente, caos e ancora gente. Cosa mi sono perso fino ai 20anni. E queste città nemmeno arrivano a 200.000 persone. La storia finisce e torni a vivertela fra casa e la cittadina universitaria. E ti resta dentro quei viaggi nei fine settimana, 200 km al giorno di fuga e ritorno dalle tue montagne. Però scopri che c’è vita anche lì, che è una splendida città da vivere insieme all’amica (o qualcosa di più) che hai incontrato in quel periodo. Delle montagne anche lei, ma anche lei tremendamente in fuga. La cosa più bella è che ti accorgi che dentro ci sguazzi. Ti ci muovi bene e ti ritagli il tuo spazio. Passeggiate notturne e diurne, scopri angoli e persone che non pensavi potessero esistere. E la cosa che ancora non mi sazia: non finisci mai di imparare. Mai è stato così vero come per me che è dalle differenze che si impara, ed ho quella fame fomentata dalla curiosità. E così torni anche nella città della tua ex e ti accorgi che è rimasta tua, che ci sai girare e di cui hai preso le misure. Poi ti capita di vedere Milano, e te ne innamori. Giri per spazi confinati dell’Emilia, e ti innamori.. e immagini che probabilmente di ogni luogo ci si può innamorare, se sai coglierne gli aspetti.

Però nei fine settimana torni a casa. E vedi i tuoi amici e le persone sempre ferme lì, che non hanno mai passato quella stretta di montagne attraversate dal fiume che apre alla pianura e al mondo. Sempre sopra. Sempre protetti da queste ali di colossi di roccia e verde. In cui chi viene da fuori viene visto con misto sospetto. E’ un cittadino, non può capire. E mi distacco sempre più da quest’ottica, pur vedendola diffusa in tutti i miei amici. Nella mia testa non esistono più distanze, anzi, quando posso prendo la macchina e vado. E vedo la gente per cui le montagne e la strada verso sud sembrano le colonne d’ercole. Per me sono la porta alle opportunità. Ma nessuno le sa vedere, o le vuole vedere. Qualche volta sono stato con qualche mio amico in qualche città e lo vedi impedito in macchina, timoroso nel passeggiare. Oppure quello che ha visto la tua cittadina universitaria, c’è stato un po’ e pensa di aver visto il mondo. Con questo mi scontro. Perché vedo che le montagne hanno rinchiuso la gente, l’hanno cullata e protetta, come figli viziati impreparati alla vita, con una mentalità che vede le sue cose e non oltre. Non si sa innamorare, o per lo meno non sa e non vuole coglierne gli aspetti. Uno dei principali argomenti che ha chi sostiene che si vive bene solo da noi diche che ci sia l’Aria Pulita. E a me sembra sempre più viziata, odore di chiuso. E non mi ci trovo, pensando che non mi spaventa nulla, anzi, ho la curiosità che vuole esplorare le più grandi città, il mondo. Fino a quando potrò voglio girare il mondo, magari anche per lavoro, tanto che sul mio CV ho scritto “disponibilità assoluta alla trasferta, nessun problema al nomadismo”… non mi son posto confini, perché son incuriosito più che spaventato. Però dove son cresciuto ho il timore di esser inghiottito da una realtà che ti fa sua e non ti molla. A volte capita che te ne vai a fare una passeggiata in montagna e ti riconcili. Perché a 2000 metri, con visuale a 360 gradi e nessuno sopra di te è uno spettacolo unico, con un silenzio irreale a sottolinearlo. Sentirsi così diverso in mezzo a mille persone mi mette molto disagio, a volte rabbia per vedere come tutto sia così autosufficiente agli altri e come sia una perdita di opportunità.

Di metter radici verrà il momento, ma non ora, c’è troppa voglia e troppa curiosità di vivere altre realtà. Una volta la settimana era solo l’intramezzo fra due fine settimana a casa. Fra poco prendo il treno e me ne torno a casa.. l’intramezzo prima di ritornare qui, dove c’è la mia vita.. nell’attesa di spostarla chissà dove, ma sicuramente in un posto dove re-innamorarmi.

Commenti al Post:
GianoReloaded
GianoReloaded il 07/04/06 alle 11:27 via WEB
Durante le vacanze di pasqua devo apprendere il dono della sintesi..!
 
sopalmar
sopalmar il 07/04/06 alle 11:34 via WEB
:-) le distanze sono opportunità. e ti assicuro che sintetizzare questo post, sarebbe un delitto. scorre che è una meraviglia. si viaggia con te!
 
 
GianoReloaded
GianoReloaded il 07/04/06 alle 11:42 via WEB
Grazie.. è la storia di una delle crescite che ho avuto, credo... :)
 
   
sopalmar
sopalmar il 07/04/06 alle 11:46 via WEB
mi piace leggerti così. scaldi il cuore ^-^
 
     
GianoReloaded
GianoReloaded il 08/04/06 alle 09:55 via WEB
:)
 
sallynight0
sallynight0 il 07/04/06 alle 14:29 via WEB
e pensa solo te a cosa può spingere la passione. è fantastico quando lentamente ti scopri, e mostri la tua anima. pura e incontaminata come le tue montagne. Hai un gran dono lo sai? la fortuna di poter far da spola alle grnadi differenze della vita. non si tratta più di urbano ed extraurbano. lo sai... hai perfettamente descritto la poesia del viaggiatore sognante errante. che chi è fermo, sia in città che abbracciato dall'aria fresca, non ha. muak ;) Sal
 
 
GianoReloaded
GianoReloaded il 08/04/06 alle 09:56 via WEB
Grazie Sal, lo spirito è quello del viaggiatore infatti... :) Un bacio grande e grazie.
 
Roxeen3
Roxeen3 il 07/04/06 alle 22:00 via WEB
Concordo con sopalmar... ci piace leggerti così. l'unica pecca è che mi tocca leggerti a casa... perchè al lavoro non ho tanto tempo!! ;)
 
 
Roxeen3
Roxeen3 il 07/04/06 alle 22:01 via WEB
Ah Già...non è che per caso hai letto il mio oroscopo (acquario) sull'internazionale e te ne sei appropriato?!?!? ehehehe smack
 
   
GianoReloaded
GianoReloaded il 08/04/06 alle 09:59 via WEB
No.. anche perchè quello della bilancia mi piace.. boh.. sarà la primavera (è una scusa molto duttile) :) Un bacio!
 
     
Roxeen3
Roxeen3 il 08/04/06 alle 13:58 via WEB
se ti racconto la mia mattinata mi dici "altro che primavera"... :) anzi magari ci faccio un post. :) baciotti
 
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