OCCHI AL CIELO

Le feste mi fanno male. E non sto parlando di abbuffate, ore piccole o simili. A pasqua dell’anno scorso già finii in scazzo (sul vecchio blog ce ne fu traccia). Uno stato di malinconia diffusa si impadronì di me verso settembre, alla fine della sessione d’esami. E’ capitato anche sabato, sulla strada per l’ultimo, intrapresa già nel primo pomeriggio, nonostante bastasse un’ora di macchina e dovessi arrivare per le 21. Ho preso una piccola deviazione. Già. Tutti i momenti down sopra citati (a Natale solo sfiorato) hanno un comune denominatore. La DonnaDanno. Chi dice donna dice danno vuole il luogo comune. A mio parere, ognuno ha la sua. La mia è la presenza più sbagliata che ci possa essere. Conosciuta giusto un anno fa, siamo legati da periodiche fughe al mare (in tutte le stagioni) per una notte di parole, confessioni e strani momenti (e, inutile aggiungere, bibliche conoscenze). E’ una cosa strana, un rapporto limitato alle crisi, risolte con il dialogo e con l’estraneazione dal tempo. Ultimamente niente fughe (causa mancanza di tempo, cui do il merito di cautela contro l’assiduità), ma qualche pomeriggio/serata/cinema. L’essermi divertito l’ultimo penso sia dipeso anche dall’esserci arrivato dopo un reset totale delle preoccupazioni.

In testa ho molte cose. L’esame in arrivo il 12, e mi chiedo sempre se il tempo sarà abbastanza. La tesi che, ahimè, non si scrive da sola e anzi aumenta di giorno in giorno la lista dei libri da prendere. Gennaio in cui organizzerò delle cose (in collaborazione di persone fidate). Una squadra da costruire, cui manca ancora uno sponsor principale, ma soprattutto le maglie!. Una persona, che ho provato a coinvolgere, che dopo ripetuti rinvii ho voluto testare la sua stessa voglia di coinvolgimento e testato essere zero. Tutte cose che di solito occupano un posto ben preciso in testa, con i suoi tempi, modi e luoghi. Ma che al primo sconvolgimento di una di esse creano scompiglio nel perfetto puzzle in cui riesco ad incastrarle. Così si deve procedere a riorganizzare per avere un nuovo puzzle con i nuovi equilibri. Questo processo credo avvenga dalle 100 alle 1000 volte al giorno, ma ogni tanto, chissà perché, ogni tanto decide di mandarmi in semi-tilt. E capita sempre sotto feste o avvenimenti (sarà per lo sconvolgimento di ritmi-luoghi-persone-cose?).

Così, le ho messe dentro un amaro e un aperitivo nell’ultimo pomeriggio dell’anno, dedicando quei momenti all’ascolto di dolcissime inezie, come le nuove scarpe aggiuntesi alla collezione, la situazione universitaria, il tamponamento di novembre della DonnaDanno. E fornendo utilissime indicazioni sui nuovi trend del mio mercato parallelo di griffes, sul bel film dei Monthy Pyton visto tempo fa, sui poteri dell’UMTS e sulla mia multa milanès. Una discussione degna di due sconosciuti, assolutamente superficiale, inutile, senza traccia oramai. Però terribilmente terapeutica. L’ho sempre pensata come DonnaDanno per le conseguenze sulla coscienza delle nostre fughe, ed ora si meriterebbe di essere DonnaPropizia che DonnaDanno. Però mi piace rimanga così, perché, in fondo, rimane qualcosa che non dovrei fare, ma che fa bene. Una sorta di trasposizione relazionale di qualcosa di legittimo ma di illegale. Fa bene, ma non si fa. DonnaDanno è il mio rifugio dai pensieri a volte, una fuga cui sono sempre restio e che cerco sempre come soluzione finale e solo se necessaria. Ma che, anche questa volta, mi ha fatto bene per tornare in pista. Perché da dentro l’amaro e l’aperitivo son rimbucati i pensieri, ma nell’affiorare hanno rioccupato il posto che gli compete e che è giusto dedicargli, in un magico equilibrio. Come trovare l’ispirazione durante la pausa…

Questa è la DonnaDanno, presenza misteriosa e saltuarissima.