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Don Camarlinghi: un prete per amico.

Post n°75 pubblicato il 13 Febbraio 2018 da g.raminelli

Mi ero ripromesso di scrivere qualche ulteriore riga al ricordo qui pubblicato con il precedente post n. 74 del 10 dicembre 2017 sulla figura del caro amico don Giovanni Alberto Camarlinghi. Scrivere di lui è, per me, come scrivere di un fratello poiché la sintonia che si creò fra noi due fu dettata non solo dall’essere quasi coetanei ma anche e soprattutto dalla condivisione totale del modo di intendere la vita e l’impegno in una comunità parrocchiale. Giovane fra giovani, don Giovanni alimentò un fervore di iniziative che ebbero il merito di lasciare un segno profondo in una comunità ove, ancora negli anni 70 e 80 del Novecento, era difficoltoso proclamarsi cristiani a causa di una massiccia opera di contrasto verso la Chiesa operata dai partiti della sinistra. Di lui bisogna segnalare: la costante presenza in oratorio, le confessioni, l’assistenza diuturna al gruppo giovanile, le visite frequentissime ai malati, l’impegno per mandare avanti e sostenere alla grande l’educazione dei piccoli nella benemerita scuola materna parrocchiale “Don Pio Minghetti”. Allacciò contatti frequenti ed invitò a numerose celebrazioni i sacerdoti nativi di Serravalle e quanti, ancora viventi, lo avevano precededuto in Parrocchia. Questi sono solo alcuni aspetti della missione sacerdotale espletata da don Camarlinghi che non mancarono di attiragli le simpatie anche degli ambienti politicizzati e più ostili al messaggio evangelico. Col sorriso sulle labbra profondeva con energia l’impegno della sua presenza, giorno e notte, per gli anziani, che visitava frequentissimamente e al cui capezzale portava il conforto dei sacramenti, specialmente quelli della Casa di Riposo, allora condotta da un gruppo di oltre quindici Suore della Sacra Famiglia per cui celebrava quotidianamente la santa Messa mattutina. Diede vita al gruppo del Vangelo, impegnato nello studio della Parola di Dio; ugualmente sostenne e formò un gruppo giovanile, che condusse a riflettere sulle tematiche più importanti attraverso incontri di preghiera e riflessione e nell’impegno mensile della pubblicazione del giornale parrocchiale “Dal Campanile”, uno straordinario strumento di comunicazione e di collegamento. Orbitarono nella redazione e nel confezionamento di quel periodico decine di ragazzi, decine pure impegnati a scrivere, a esporre idee, a proporre iniziative, a riflettere sui temi della presenza cristiana nel mondo, a segnalare l’esigenza di un recupero delle più importanti notizie di storia paesana. Poi la grande avventura della Sagra Paesana vissuta in tutte le sue dimensioni, prima fra tutte quella della preghiera al Patrono San Francesco d’Assisi. Segnalo tuttavia come merito grandissimo di don Giovanni Camarlinghi fu l’aver dato vita al Coro Parrocchiale, o meglio alla Cappella Musicale. Una compagine canora con oltre sessanta elementi, dai bambini alle bambine, dalle giovani alle donne, da alcuni giovanotti a uomini maturi: tutti entusiasti di cantare, di provare, di rendere sempre più decorose le celebrazioni. Dopo il trasferimento di don Giovanni a Ferrara, la corale ha proseguito fra enormi difficoltà ed ora è ridotta a pochi cantori. Va detto, in tutta serenità, che non ha assolutamente giovato all’impegno di servizio liturgico l’aver formato un coro giovani che, in netta contrapposizione alla storica formazione canora, non ha saputo né voluto continuare nelle linee di una eredità di formazione musicale decisamente importante. Poi non è possibile dimenticare il Palio. Gli ultimi quattro anni trascorsi da don Camarlinghi a Serravalle sono stati momenti indimenticabili per la nascita e lo sviluppo di un organismo ancora presente, aggregante persone di diversa condizione sociale, di diversa cultura, di diversa ideologia politica: giovani e adulti protesi a voler animare la comunità in modo sano e divertente, legando le manifestazioni a una parte della storia antica del territorio. Sentiva importante e imprescindibile, il caro don Giovanni, guardare al cuore delle persone, guardare al bene delle anime, coltivando amicizie e pregando tanto, pregando sempre. Anche certi suoi gesti, esemplari per un sacerdote giovane, fanno oggi riflettere. Luigi Accattoli nel suo Blog, che invito a visitare e a leggere, ha parlato di don Giovanni in merito a due avvenimenti: il primo riferito al comunista mangiapreti Tonino Colombani, convertito in punto di morte dall’Ave Maria. L’altro all’ebreo ferrarese ingegner Giorgio Bianchini, convertito al Cristianesimo ma legatissimo alle tradizioni ebraiche, ospite nella Casa di Riposo di Serravalle. Egli raccontava che da giovane, chiamato alle armi nel 1915, era andato dal Rabbino che gli aveva imposto le mani pronunciando la preghiera che nel Benedizionale degli Ebrei il nonno recita in occasione della partenza del nipote. Quando don Camarlinghi nel 1985 fu chiamato a lasciare Serravalle per la Parrocchia dell’Immacolata di Ferrara, si recò dal vecchio amico Bianchini chiedendogli una benedizione. L’ingegnere, commosso e lusingato, mise la kippah, pose le mani sulla testa di don Giovanni recitandogli la benedizione che il rabbino aveva un tempo invocato su di lui: “Angelo di Dio tu condottier del viver mio, guidalo e portalo tu sul sentier della virtù”. Ecco, a distanza di tanti anni, a distanza di alcuni mesi dalla morte di Don Giovanni, possiamo dire che la sua presenza a Serravalle e nella parrocchia dell’Immacolata è stata una vera e propria benedizione del Signore per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di averlo incontrato e di averlo avuto come parroco ed amico.

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Giovanni Raminelli

 

 

 

 
 
 
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Data di creazione: 28/06/2011
 

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