« Vittorio Lanternari: Il... | I Giardini di Adone » |
Considerazioni sul comparatico di San Giovanni
Post n°7 pubblicato il 20 Febbraio 2011 da gio_bat24
Considerazioni sul comparatico di San Giovanni Vittorio Lanternari analizza i riti descritti dal Lamarmora ed osserva che la bambolina femminile o la figurina muliebre fatta con farina impastata veniva adoperata come elemento significativo nel grande complesso festivo di San Giovanni, ed era collocata precisamente sopra l'erma, un vasetto di terra entro cui si facevano crescere per l'occasione piantine di frumento seminato pochi giorni avanti alla festa. Il comparatico di San Giovanni attraverso le trasformazioni subite per opera del cristianesimo, appare originariamente un simbolico sacro rito nuziale, una ierogamia simbolica consumata sui campi. Ora, il destino delle piante (il grano) e della donna sono identificati in modo simbolico e significante, in virtù del rito dell'erma di Ozieri. La pupattola è il probabile resto di un'antica divinità pronuba e tellurica, protettrice del destino muliebre e dei campi. Il Lamarmora afferma che l'autorità ecclesiastica proibì l'uso del simulacro muliebre e della pupattola di farina. Lanternari precisa che tra comare e compare c'era il divieto assoluto di sposarsi e di intrattenere rapporti meno che casti. Giuseppe Pitré nel suo libro "Usi e costumi" riferisce che la Costit. Sinod.(sic) di Monreale sanzionava con quattro anni di carcere chi trasgrediva tale regola. Pare infatti che il vincolo sacro del comparatico fosse frequentemente violato. Giuseppe Pitré (n. 1841- m. 1916) studiò a lungo le tradizioni popolari siciliane. Nel suo libro "Storia della mia vita" Giacomo Casanova fa un accenno al comparatico. Nel III capitolo del II volume a pag. 84-85 si legge: "... nonostante uno dei congiurati fosse mio compare di San Giovanni e questa parentela spirituale gli desse su di me un titolo inviolabile e più sacro che se fosse stato mio fratello, decisi che dovevo fare andare in fumo quell'infame piano." Poi continua: "Dopo pranzo, il mio compare di battesimo mi mandò a chiamare ...." Siamo a metà del 1700 a Venezia e il dialogo si svolge nella prigione dei Piombi. Con mia sorpresa ho notato che il comparatico di cui si parla è quello del battesimo e questo particolare mi fa capire che il nesso tra il comparatico del fuoco e quello del battesimo è proprio San Giovanni che battezzò Gesù. Lo stesso vincolo che si stabilisce tra il padrino e i genitori del battezzato si può ottenere saltando il fuoco di San Giovanni in coppia. Questo si deduce dal fatto che il comparatico di battesimo viene definito Comparatico di San Giovanni. Giuseppe Pitré riferisce un'altra forma di comparatico che si otteneva in Sicilia con piantine di basilico. Se una ragazza nel giorno di San Giovanni Battista manda ad un'amica una piantina di basilico le due ragazze diventano "comari di basilico". Di quest'usanza parla anche Giovanni Verga che scrive: "La Barbara aveva perciò mandato in regalo alla Mena il vaso del basilico, tutto ornato di garofani, e con un bel nastro rosso, che era l'invito a farsi comare." I Malavoglia, Giovanni Verga, Mondadori, BMM, 1961, pag.108 |
Inviato da: gio_bat24
il 05/01/2017 alle 12:36
Inviato da: amandaclark82
il 30/12/2016 alle 16:49
Inviato da: syhngrsy
il 14/02/2014 alle 11:30