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Fiasco o rivelazione? (prima parte)

Post n°45 pubblicato il 18 Agosto 2007 da Giubizza

Una realtà dei fatti che oggi scotta ammettere e riconoscere è quella della deriva sessista e distorta che ha preso un movimento che già era nato non del tutto imparziale e bene intenzionato, ossia il femminismo.
Dalle rivendicazioni di pari diritti e uguaglianza dinnanzi alla legge, rivendicazioni per fortuna pienamente ottenute, si è passati via via a provvedimenti faziosi e artificiosi per costringere e forzare il popolo, le aziende, le istituzioni e quant’altro a rispettare dei canoni di parità numerica tra uomini e donne in vari ambienti di lavoro e di rappresentanza sociale. Canoni che, lungi dall’essere rispettati, in molti campi sono stati sempre più disattesi nella realtà e infatti la realtà ha visto da un lato la uniformazione “intergender” di molti posti di lavoro, ma in una gran parte di settori vi è stata una sempre maggiore specializzazione tra i due sessi. Così ci troviamo settori come l’istruzione, l’editoria e la magistratura a prevalenza femminile, mentre il management aziendale, la politica, ma anche lavori alquanto “scomodi” come minatori, edilizia, pubblica sicurezza e forze armate (intendo a combattere in prima linea e non a fare call center…), a prevalenza maschile. Ma i sogni di emancipazione totale femminile sono stati per molti versi disattesi. Da una parte è vero che le donne hanno l’occasione di farsi una vita senza dipendere dagli uomini, ma è anche vero che per molti versi questa dipendenza, più che diminuire, è aumentata. È aumentata la libertà di scegliere e il ventaglio di scelte a disposizione delle donne ma una vera indipendenza, con relativi oneri oltre che vantaggi, non esiste. E per molti versi a sostituire il marito o altri uomini di famiglia, ci pensa lo stato. Lo stato ha preso il posto in molte situazioni degli uomini della famiglia nel garantire benessere ai cittadini in generale, ma alle donne in particolare. Malgrado la crisi dello stato sociale per i cittadini e per i lavoratori, aumenta il numero dei consultori e dei servizi offerti alle donne. Ma se le donne fossero davvero tanto intraprendenti e indipendenti non avrebbero certo bisogno di servizi e accortezze ad hoc per loro che garantiscano la loro indipendenza.

Femminismo e femminilismo
Innanzitutto c’è bisogno di fare un distinguo tra due aspetti del fenomeno, il “femminismo” e il “femminilismo”. Il primo consiste nell’esaltazione della donna in sé per sé per il semplice fatto che è un individuo di sesso femminile, questo a prescindere dal suo modo di essere donne, il secondo invece consiste nell’esaltazione delle caratteristiche definite femminili. In quest’ultimo caso non ha importanza chi è possiede queste caratteristiche ma le caratteristiche in sé. Potrebbe essere anche un uomo a possederle non ha importanza, purché le possegga.
Il movimento che viene definito “femminismo” contiene entrambi questi aspetti miscelati in maniera diversa a seconda di correnti, contesti e periodi vari. Ma a mio parere l’aspetto che ha preso il sopravvento è stato il primo, quello del “femminismo” ossia l’esaltazione della donna in quanto donna, e questo lo dico per le seguenti ragioni:
1. già il nome la dice lunga. Se vi fosse stata l’intenzione di esaltare vere o presunte doti femminili probabilmente si sarebbe parlato più di movimento femminili sta che non femminista. Ma questo è l’aspetto meno importante della questio.
2. L’aspetto più importante sta nel fatto che il femminismo riconosce alle donne la piena libertà di esprimersi come meglio credono anche se esulano da modella veri o presunti di femminilità.
3. E infatti sotto molti aspetti il femminismo ha attaccato proprio le caratteristiche femminili forse più fondamentali non di rado imponendo modelli di donna mascolinizzata.
E forse per porre una toppa a questo fatto che negli ultimi anni si esalta una forma distorta e superficiale di “femminilità”, vista più come operazione di cosmesi che non altro. Oggi la femminilità consiste nel rossetto e nella corsetteria. Quando il contenuto viene a mancare allora si tenta di colorire la confezione. Una mera operazione estetica, di moda, di abbigliamento per illudere la gente che femminilità esiste ancora?
È probabile che la mascolinizzazione della donna abbia comportato in esse una certa crisi di identità che le abbia quindi spinte e ricorrere a questo mascheramento per camuffarsi ancora da “donne”. Preciso che ciò che dico non vuol dare alcun giudizio di valore e di merito riguardo la morte della femminilità. È probabile che questa abbia fatto il suo e non tornerà più, un fatto di evoluzione sociale magari, ma non starò certo a rimpiangerla. Ciò che ci tengo a precisare è che se davvero le donne ci tenessero come ultimamente affermano alla loro “identità femminile” allora questa è cosa davvero molto patetica e fragile visto che necessita di una simile operazione di mascheratura per potersi illudere di esistere ancora.
Ma anche riguardo quest’opera di mascheramento ce ne sarebbe da dire, basti guardare alla moda: innumerevoli capi di abbigliamento oggi femminili non sono altro che riproposizioni di vecchi capi di abbigliamento maschili. Il che la dice lunga sull’originalità delle doti “femminili”. La nuova “femminilità”, oltre a un estetismo portato all’estremo fino al limite (e forse anche oltre) del grottesco, è forse un prodotto contraffatto? Una mera imitazione e adattamento di vecchie mascolinità? Potrebbe anche darsi…

Come e perché è nato il femminismo – le principali interpretazioni
L’era industriale e postindustriale ha portato con la sua tecnica un mutamento alquanto profondo nella società umana e nei rapporti tra gli esseri umani in generale e tra i due sessi in particolare. Questo mutamento nei rapporti ha avuto il suo sbocco principale in quel movimento di genere che ha preso il nome di “femminismo”. Ma come mai un mutamento nei rapporti tra entrambi i generi ha preso come punto di riferimento solo un genere e cioè quello femminile? Un tale mutamento non avrebbe dovuto far nasce un movimento che coinvolgesse entrambi i sessi e facendo proprie le narrazioni di entrambi i sessi?
In realtà il femminismo coinvolge entrambi i generi ma solo che ha inquadrato i rapporti che tra essi intercorrono in un’ottica prevalentemente femminile, o sedicente femminile. Esistono ora diverse spiegazioni sul fatto che il mutamento dei rapporti tra generi abbia preso la strada quasi univoca del femminismo e non di entrambi i sessi e quindi di un “generismo” o un “maschilfemminismo”.
La prima spiegazione è la più classica e più diffusa, e cioè che il femminismo avrebbe assunto il ruolo di una sorta di “ribellione” di un sesso oppresso dall’altro. Questa interpretazione vede la società come struttura di potere retta dal genere maschile e magari anche ritagliata per gli interessi maschili, mentre quello femminile sarebbe il sesso “oppresso”, eternamente vittima. Il bene contro il male che non è solo la parola “maschio” in inglese ma anche il male in terra in italiano.
Non è che sia mio grande interesse contestare questa visione della storia, anche perché a dire il vero l’idea di appartenere al sesso “dominante” mi provoca tutt’altro che disgusto, anzi… Del resto un “dominio” come quello maschile che sarebbe durato per tanti millenni la direbbe lunga sulle capacità maschili di conservare e gestire il potere. Non solo, ma un dominio che si sarebbe protratto per tutto questo tempo e che sarebbe poi o “caduto” o almeno “affievolito” (o semplicemente mutato?) fa sorgere alcune domande. Per esempio perché le donne si sarebbero “ribellate” solo negli ultimi decenni? La risposta più ovvia è che la tecnologia che si è andata sviluppando negli ultimi decenni ha consentito (o costretto?) di produrre sempre più risorse senza l’ausilio della forza fisica. E quindi questo ha consentito a sempre più donne di partecipare al ciclo produttivo in posti più vicini ad esso e quindi meno distanti come erano le pareti domestiche. Ecco che quindi per amor di verità dovremo fare alcune osservazioni su questo atipico dominio maschile. Per esempio dobbiamo osservare che i lavori più rischiosi e faticosi sono sempre stati appannaggio maschile. Il che contraddice il tipico rapporto tra dominatori e dominati. Più controversa la questione delle armi, e cioè del fatto che a combattere sui campi di battaglia e quindi a morire o rischiare di morire o di restare mutilati, erano sempre gli uomini e non le donne. Quindi si potrebbe notare che negli antichi imperi erano i cittadini liberi e non gli schiavi ad andare in guerra. La guerra era appannaggio dei dominatori quindi e non dei dominati. Ma molte particolari forme di rispetto e protezione che in passato erano e tuttora sono riservati alle donne, spesso si discostano dall’ottica dei dominatori-dominati.
E quindi per amor di verità e non per una qualche “giustificazione”, che il genere maschile non ha alcun obbligo di fornire, che dovremo prendere in seria considerazione altre interpretazioni del passato rapporto tra i due sessi che oggi stanno prendendo piede, malgrado la grancassa mediatica ci propini a più non posso lo stesso ritornello. Interpretazioni che se non intendono negare quella del “dominio maschile” intendono perlomeno introdurre ulteriori variabili fin troppo trascurate. Una di queste è l’accondiscendenza maschile verso le donne che ha comportato il silenzio degli uomini favorendo la femminilizzazione del cambiamento dei rapporti tra i generi (http://www.tesionline.it/default/tesi.asp?idt=11091). Questa ottica introduce un elemento innegabile nell’ambito dei rapporti tra i sessi, e cioè il normale istinto di protezione che gli uomini hanno verso le donne come gli adulti verso i bambini. La deriva femminile, e quindi sessista e non umanitaria e globale, che quindi avrebbe preso il mutamento dei rapporti tra le due metà del cielo sarebbe dovuta all’istinto di protezione maschile verso il genere femminile, istinto di protezione che può manifestarsi anche attraverso l’accondiscendenza. Come un adulto spesso si sente spinto ad accontentare i bambini, così gli uomini si sono sentiti e si sentono spinti ad accontentare le donne.
Del resto parrebbe che un mero calcolo egoistico abbia spinto le donne ad avanzare le proprie rivendicazioni proprio quando la tecnica consente a sempre più persone di partecipare alla produzione e quindi di poter avere un reddito autonomo, senza arare la terra e svolgere mansioni pesanti. Quindi un mero calcolo egoistico pare che abbia spinto le donne a intraprendere questa strada, mentre il “dominio” maschile parrebbe essere tutt’altro che un dominio (se davvero può chiamarsi tale) egoistico. Neanche la cosiddetta “dipendenza” sessuale che gli uomini avrebbero verso le donne dovuta a un maggior appetito sessuale maschile spiega la deriva femminista. Si, perché se lo volessero gli uomini, anzi una esigua minoranza di essi, potrebbe piuttosto facilmente schiavizzare tutte le donne del pianeta e quindi poter soddisfare i propri appetiti sessuali. Ma se questo non avviene, se anzi alle donne si concedono sempre più privilegi, è perché questa volontà maschile evidentemente non c’è. Certo c’è anche da considerare la competizione tra maschi che aggrava la situazione, ma questa può facilmente essere gestita perché da sempre gli uomini hanno mostrato di saper fare alleanze e accordi vari. Quindi anche se la competizione tra uomini rafforza la posizione delle donne, è anche vero che se non fosse per la volontà di proteggere e vedere felici le donne, queste comunque non se la passerebbero per niente bene.
Pertanto alla fine risulterebbe che il rapporto tra maschi e femmine sia un po’ come quello tra adulti e bambini. Quando i secondi fanno i capricci i primi fanno di tutto per accontentarli, però poi passano sempre per egoisti, prepotenti e prevaricatori.

 
 
 
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Data di creazione: 18/05/2007
 

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