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LA MORTE DI FIDEL CASTRO

Post n°82 pubblicato il 26 Novembre 2016 da giulio.stilla

Giorgio Napolitano: "Giusto rendere omaggio a Castro"

Giorgio Napolitano: "Fidel Castro è stato protagonista storico di grande rilievo sul piano mondiale del secolo scorso"

"Fidel Castro è stato protagonista storico di grande rilievo sul piano mondiale del secolo scorso, e si è caratterizzato come un costruttore di un esperimento di stato fondato sulla mobilitazione e il sostegno popolare, fin quando non sono balzate in primo piano e divenute contraddizioni fatali le componenti autoritarie e la subordinazione agli schemi sovietici e al blocco ideologico-militare guidato da Mosca".

Lo scrive in una nota l'ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano.

"Castro -sottolinea Napolitano- è stato nel contempo mito ideale e politico per grandi masse di militanti della sinistra nel mondo, nella stessa Europa e nel nostro paese. Anche per il suo straordinario carisma personale ha ispirato movimenti rivoluzionari, in particolare nell'America Latina, e alimentato speranze immaginando un futuro libero dal dominio capitalistico. La Cuba di Castro è stata anche al centro in vari momenti di tensioni tra le maggiori e più pericolose tra i blocchi dell'Est e dell'Ovest nel periodo della guerra fredda e oltre". "La sua rivoluzione contro il regime di Batista -rimarca Napolitano- non era stata guidata da ostilità verso gli Stati Uniti, ma piuttosto da vicinanza alle grandi tradizioni di libertà di quel paese. È giusto rendere omaggio oggi alla sua figura per l'esperienza complessa e drammatica che ha rappresentato nelle sue luci e nelle sue ombre, e per la lungimirante apertura con cui negli ultimi anni ha assecondato un processo di avvicinamento all'Occidente e di superamento delle barriere che avevano a lungo tenuto isolata la sua Cuba".

E ad esaltare Castro anche Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista: "Immenso dolore per la morte di Fidel Castro, rivoluzionario vittorioso a cavallo di due secoli, che ha difeso l'umanità dalla barbarie". "Fidel -assicura- ha saputo guidare la lotta per la liberazione di Cuba dalla dittatura di Batista e l'ha saputa trasformare in una rivoluzione socialista. Fidel è stato protagonista della difesa della rivoluzione cubana dagli attacchi degli Usa, da quelli militari come quelli economici tutt'ora in vigore con il bloqueo. In questa difficile situazione ha saputo trovare la strada per la costruzione del socialismo, dell'eguaglianza, della dignità e della libertà del popolo cubano. Ciao compagno Fidel, comunista non pentito, grazie per quel che hai fatto, riposa in pace. Continueremo la tua lotta per la dignità dei popoli, la giustizia e la libertà", afferma. Sulla stessa linea anche Marco Rizzo: "Muore il comandante Fidel Castro, ma la sua idea vive! La volontà e la lotta del grande rivoluzionario cubano ha trasformato il suo popolo ridando dignità e uguaglianza contro la mercificazione dell'imperialismo. Centinaia di volte hanno provato ad assassinarlo senza riuscirci. I popoli e le nazioni delle Americhe, dell'Africa e del mondo intero lo ricordano come portatore di idea, lotta e solidarietà. Il Partito Comunista in Italia abbassa le sue bandiere in onore del Comandante Fidel. L'idea che non muore. Con Cuba Socialista Sempre".

Commeto:

Leggendo, stamani, la notizia della morte di Fidel Castro, riportata sopra dal giornale, non mi sorprende il fatto che siano Paolo Ferrero e Marco Rizzo a celebrare la magnificenza politica di Fidel Castro, morto alla veneranda età di 90 anni.

Anzi, apprezzo la loro coerenza di comunisti italiani, sempre protesi a lottare per una ideologia politica, che annovera centinaia di milioni di morti e perseguitati in tutto il Mondo, da quando la Rivoluzione Socialista fu realizzata da Vladimir Lenin, per la prima volta, nel 1917, nel decadente regime zarista.

Ammiro di meno la impudenza di Ferrero, quando scrive che Castro, in 60 anni di rivoluzione, seppe realizzare nella piccola isola caraibica, nonostante le difficoltà di natura internazionale, “la costruzione del socialismo, dell’eguaglianza, della dignità e della libertà del popolo cubano”.

Io non sono mai stato a Cuba, ma ho sempre letto, sulla stampa libera italiana ed estera, che autorevoli osservatori politici hanno sempre parlato delle aberrazioni e delle abiezioni di un regime dittatoriale comunista, responsabile di feroci persecuzioni, martorianti non solo le libertà civili, ma soprattutto la dignità degli uomini, costretti a vivere nella miseria materiale e spirituale, nelle arretratezze dei mezzi di sussistenza, nelle povertà culturali, nella mancanza assoluta di ogni conforto sanitario, morale e religioso. Per tutti questi motivi sono portato a credere molto di più a queste mie informazioni anziché ai rispettabili convincimenti ideologici di Paolo Ferrero e di Marco Rizzo, secondo i quali, se debbo dedurre le conseguenze di quello che affermano, avrebbero voluto e vorrebbero realizzare anche in Italia “contro la mercificazione dell’imperialismo… la idea, la lotta e la solidarietà” alla maniera di Fidel Castro; “la idea che vive…. La idea che non muore. Con Cuba Socialista Sempre”.

Mi sorprendo molto, però, a leggere le dichiarazioni estremamente ambigue dell’emerito Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, espresse secondo uno stile tipico dei responsi della sibilla cumana, e cioè interpretabili in modi multidirezionali:  

da una parte, civetta romanticamente con la rivoluzione socialista di Fidel Castro, tessendone le lodi di combattente popolare, al principio non ostile perfino alla grande tradizione di  libertà degli Stati Uniti, e dall’altra sembra rammaricarsi del fatto che poi il regime castrista si lasciò catturare dalle sirene delle “componenti autoritarie”, “degli schemi sovietici” e del “blocco ideologico-militare guidato da Mosca”.

Peccato che anche lui, il nostro amato Presidente, da comunista all’italiana, non pronunziò una parola di condanna contro la invasione dell’Ungheria dei carri armati sovietici, che soffocarono nel sangue la Rivoluzione dei magiari per la Libertà, nell’ottobre del 1956.

Evidentemente, il nostro Presidente, rendendo omaggio alla memoria di Castro, “mito ideale e politico per grandi masse di militanti della sinistra nel mondo”, dimentica che il Comunismo, anche quello vagheggiato da lui, si rivelato sempre e dovunque, con un solo volto: quello del terrore, della persecuzione e della miseria di centinaia di milioni di oppositori e di “militanti”.

Egli, il nostro Presidente, si è salvato grazie all’azione politica di Alcide De Gasperi e alla spartizione del Mondo in due blocchi contrapposti, che gli hanno permesso di essere un Comunista all’italiana, una lunghissima carriera politica e gli onori e il lusso della Presidenza della Repubblica, con compensi, indennità, emolumenti e vitalizi privilegiati di milioni di rubli e di euro, che nella Cuba di Castro, nella Unione Sovietica di Nikita Kruscev e di Leonid Breznev e nei Paesi Comunisti dell’Estremo Oriente, se li sarebbe dovuto soltanto sognare.

     

 
 
 
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