Creato da GiuseppeLivioL il 11/03/2011
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Verità

Post n°2 pubblicato il 21 Marzo 2011 da GiuseppeLivioL

   


Ci sono uccelli notturni, come il gufo e la civetta, il cui occhio è fatto per vederci di notte al buio, non di giorno.
La luce del sole li accecherebbe.
Questi uccelli sanno tutto e si muovono a loro agio nel mondo notturno, ma non sanno nulla del mondo diurno.
Adottiamo per un momento il genere delle favole, dove gli animali parlano tra di loro. Supponiamo che un’aquila faccia amicizia con una famiglia di civette e parli loro del sole:
di come esso illumina tutto, di come, senza di lui, tutto piomberebbe nel buio e nel gelo, come il loro stesso mondo notturno non esisterebbe senza il sole.

Cosa risponderebbe la civetta se non: “Tu racconti fandonie! Mai visto il vostro sole. Noi ci muoviamo benissimo e ci procuriamo il cibo senza di esso; il vostro sole è un’ipotesi inutile e dunque non esiste”.
 
È esattamente quello che fa lo scienziato ateo quando dice: “Dio non esiste”.
Giudica un mondo che non conosce, applica le sue leggi a un oggetto che è fuori della sua/loro portata.
Per vedere Dio occorre aprire un occhio diverso, occorre avventurarsi fuori della notte.

In questo senso, è ancora valida l’antica affermazione del salmista:
“Lo stolto dice: Dio non esiste”.

   

 
 
 

Ravasi

Post n°1 pubblicato il 20 Marzo 2011 da GiuseppeLivioL

 

L'amore di sé 

 

Senza amore di sé neppure l'amore per gli altri è possibile.  

 

L'odio per se stessi è esattamente identico all'egoismo più esplicito
e alla fine conduce al medesimo crudele isolamento, alla medesima disperazione.  

 

«Ama il prossimo tuo come te stesso», ammonisce il libro biblico del Levitico in una frase ripresa anche da Gesù.
Ed effettivamente se uno non è in pace con se stesso, difficilmente riesce ad essere comprensivo e generoso con gli altri.
È quello che annota lo scrittore Hermann Hesse (1877-1962) nel suo romanzo Il lupo della steppa, un'opera - come altre di questo autore - sempre presente in libreria, forse con qualche eccesso di popolarità e fama.
Sta di fatto che la sua osservazione è pertinente;
 
solo che raggiungere il giusto equilibrio tra un amore di sé che non sconfini in egoismo
e un distacco che non sia odio masochistico è un'impresa delicata.

 

Certo è che la persona incapace di amarsi e apparentemente incline al disprezzo di sé, in realtà nasconde spesso una forma di autodifesa e di egoismo. 

 


Forse è, più o meno inconsapevolmente, convinta di non essere stimata, di essere incompresa, di essere respinta e, così, lentamente precipita in quell'isolamento che è praticato anche da chi è convinto di essere superiore a tutti o di chi è preoccupato solo di tutelare se stesso e il relativo successo.

 

È, allora, necessario una calibratura del rapporto con noi stessi,
senza cadere nei due estremi dell'odio di sé e dell'egolatria.
 
Ma per far questo, il primo passo è conoscersi con oggettività attraverso una paziente riflessione,
nel controllo di sé  e col consiglio offerto da chi ci è veramente amico o guida spirituale.  

     

 
 
 
 
 
 

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