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Liga: Tutto in dieci minuti ( G. Muzi - Roma )
Eh già. Gli ultimi novanta minuti della Liga, quelli giocati contemporaneamente tra il Camp Nou ed il Santiago Bernabeu, sono stati sicuramente i più entusiasmanti nella storia della Liga Spagnola, e forse anche di tutto il calcio europeo più recente. Chi avrebbe mai immaginato che il frutto ed il lavoro di un’intera stagione sarebbero dipesi in un lasso di tempo compreso tra l’ottantesimo ed il novantesimo minuto dell’ultima partita di campionato? Ma, soprattutto, chi avrebbe mai immaginato che ci sarebbe stato un testa a testa finale per l’assegnazione del titolo, visti gli ultimi fasti del club blaugrana e l’inaffidabilità dei blancos? Certo rimane uno scudetto vinto a tavolino, o meglio assegnato grazie alla matematica e non per un verdetto indiscutibile che proviene dal rettangolo di gioco, ma a questo punto bisogna iniziare a riflettere molto, visto che, fino al minuto 80 il campione di Spagna era il Barcellona.
Van Nistelrooy non vince la scarpa d’oro, titolo che quest’anno viene indiscutibilmente assegnato al capitano della Roma Francesco Totti, ma intanto il Real Madrid vince il titolo, anche se in maniera molto rocambolesca; invece avere l’attacco che, stando ai nomi, tutti giudicano il più forte in circolazione, non è servito molto a Frankie Rijkaard: Messi, Eto’o e Ronaldinho tutti assieme non si sono rivelati una mossa vincente. Per ironia della sorte al Barcellona sembra essersi rotto l’incantesimo proprio nel momento in cui i catalani hanno alzato al cielo la Champions League, visto che da quel momento il Barça ha perso tutti gli scontri diretti (a partire proprio da quelli disputati contro il Real Madrid), non ha ben figurato in Europa ed è caduta alla corte degli andalusi del Siviglia nella finale di Supercoppa Europea.
Pertanto non è bastato il 5 ad 1 contro il fanalino di coda Nastic (doppietta di Messi dopo il sigillo di Puyol, ed infine quelli di Ronaldinho e Zambrotta): a Madrid ci pensano Diarra e Reyes in doppietta a recuperare il provvisorio vantaggio iniziale del Maiorca.
Non si possono perdere 6 partite su 38 disputate e pretendere di vincere; è vero, il Real è uscito sconfitto dal terreno di gioco addirittura due volte in più, ma a fronte di 7 pareggi, contro i 10 dei catalani; così, in casa blau grana si parla di fuga di talenti, visto che Zambrotta è l’unico ad essersi integrato tra gli ultimi acquisti: Eto’o è sempre più vicino al Milan, Thuram, responsabile di molte reti subite, è contestatissimo così come Ronaldinho non è più il beniamino di casa.
Ma andiamo oltre: se Nastic e Real Sociedad erano oramai già spacciate, a fare le spese della classifica avulsa è il Celta Vigo, condannato a retrocedere in virtù dei suoi 39 punti nonostante la vittoria per 2 ad 1 sul Getafe, mentre si salva in extremis l’Athletic de Bilbao, che trionfa sul già salvo Levante di Damiano Tommasi per 2 a 0. Inoltre, anche il Betis può tirare un sospiro di sollievo grazie alla doppietta di Edù contro un Racing Santander che, bloccato a metà classifica a 50 punti, aveva oramai davvero poco da dire al campionato.
Chi invece ha un po’ deluso in questa fase finale è stato il Valencia di Quique Flores: anche se l’obiettivo quarto posto era da tempo acquisito, sarebbe stato bello chiudere in bellezza al Mestalla una stagione positiva; ma il rocambolesco 3 a 3 che ne è scaturito verrà ricordato semmai come la sagra delle autoreti, visto che di 6 gol, 3 sono stati proprio degli autogol: di seguito Lopez, Gerardo e Moretti ce l’hanno messa tutta per movimentare una partita che ha dimostrato quanto il Real Sociedad, benchè retorcesso da tempo, in realtà sia sempre duro a morire.
Ma le squadre spagnole, si sa, non mollano mai, così l’Atletico Madrid non ci sta a vedere la sponda opposta alla propria festeggiare di gran carriera la vittoria del titolo: così passa fuori casa per 2 ad 1 contro l’Osasuna, quando a cadere sul più bello è il Siviglia, che cede ai canarini del Villareal per 0 ad 1; peccato aver perso proprio in casa nell’ultima giornata: i 5 punti di distacco dalla vetta non rendono onore ad un team che, fino all’ultimo, ha tenuto testa e non è mai stato propriamente a guardare dal basso le due capoliste. Infine Recreativo e Saragozza si accontentano di un 1 ad 1 che fa entrare Diego Milito nella storia del club aragonese visti i suoi 23 gol stagionali, secondo solo ai 25 di Van Nistelrooy, mentre Kanoutè e Ronaldinho rimangono ancorati a quota 21. Certo è impressionante la capacità realizzativa che produce il calcio al di là dei Pirenei, se si pensa che quattro giocatori hanno superato la soglia dei 20 gol e quindici sono oltre quella dei 10. Le difese, è vero, non sono proprio impeccabili, ma ciò dispiace se si pensa che due difensori figli del calcio italiano come Thuram e Cannavaro abbiano ben poco figurato nonostante le premesse. Il fatto è che nel paese dei tori e delle corride si corre molto, si pensa poco, non si gioca con i numeri e con i calcoli e, soprattutto, nessuno getta mai la spugna prima del triplice fischio dell’arbitro. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti:
· Real Madrid: 76
· Barcellona: 76
· Siviglia: 71
· Valencia: 66
· Villareal 62
· Saragozza 60
· Atletico Madrid 60
· Recreativo Huelva 54
· Getafe 52
· Racing Santander 50
· Maiorca 49
· Espanyol 49
· Deportivo La Coruna 47
· Osasuna 46
· Levante 42
· Betis 40
· Athletic de bilbao 40
· Celta Vigo 39
· Real Sociedad 35
· Gimnastic 28.
Se si considera che, nonostante l’avvio disastroso, il Villareal si è aggiudicato la Coppa Uefa e che fino a tre giornate fà Deportivo e Mallorca erano in piena zona retrocessione, allora si capiscono molte cose, merito di un campionato che, quest’anno come non mai, è stato avvincente dall’inizio alla fine.
Gabriele Muzi – Roma
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