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operazione Van Troi

Post n°465 pubblicato il 16 Ottobre 2014 da Guerrino35

www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 13-10-14 - n. 515

50 anni dell'Operazione "Van Troi"

Roso Grimau | prensapcv.wordpress.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

06/10/2014

Questo 9 ottobre si compiono i 50 anni dell'Operazione "Van Troi" durante la quale l'Unità Tattica di Combattimento (UTC) "Ivan Barreto Miliani" delle Forze Armate di Liberazione Nazionale (FALN), formata da militanti della Gioventù Comunista del Venezuela (JCV), catturò il Tenente Colonello dell'aviazione degli Stati Uniti, Michael Smolen, secondo agente della CIA in Venezuela, per ottenere uno scambio umanitario col patriota vietnamita Nguyen Van Troi, che era condannato a morte nel Vietnam del Sud.

Il compagno Van Troi, membro dell'Unità Speciale d'Azione Armata del Fronte Nazionale di Liberazione del Vietnam del Sud, era stato fatto prigioniero nell'antica Saigon il 9 maggio del 1964 dalle truppe nordamericane, mentre minava un ponte che si trovava sotto controllo dell'esercito degli Stati Uniti,
a Cong Ly e che sarebbe stato attraversato il giorno seguente dal Segretario della Difesa degli USA, Robert McNamara e dall'ambasciatore Henry Cabot Lodge.

Anche se fu selvaggiamente torturato per cinque mesi, Van Troi mai rivelò come fosse riuscito ad aggirare il sistema di controllo e ad accedere alla zona militare statunitense dove si trovava il ponte. Dopo vari tentativi di fuga, il governo del presidente Khanh, imposto in Vietnam del Sud da Washington, condannò Van Troi a morte per fucilazione il 10 agosto dello stesso anno.

Ricordiamo con orgoglio l'audace azione realizzata dai nostri giovani, storico atto di solidarietà internazionale tra il Venezuela e l'eroico popolo vietnamita, nei momenti in cui questo popolo, diretto da Ho Chi Minh e dal Generale Vo Nguyen Giap, difendeva la propria sovranità e autodeterminazione contro l'attacco criminale delle truppe d'invasione dell'imperialismo statunitense.

L'operazione in marcia

Alla testa della UTC si trovava il compagno Luis Fernando Vera, Comandante Plutarco; si formarono 4 gruppi indipendenti che entrarono in contatto solo tra la fine di una fase dell'operazione e l'inizio della seguente: un gruppo di cattura, uno di trasporto, uno di custodia e l'altro di consegna. Tutti i militanti erano integrati nella JCV, appartenenti al Distaccamento "Livia Gouverneur" del Plotone "Daniel Mellado" della Brigata "Capitano Wilfrido Omaña" delle FALN.

La mattina del venerdi 9 ottobre i compagni David Salazar e Carlos Rey assicurarono un carro per l'operazione, nel quale trasportarono i 4 membri del gruppo di cattura verso il sito della residenza dell'ufficiale della CIA. Alle 8:03 am, Smolen uscì di casa insieme al Colonello Henry Lee. Memtre i compagni Noel Quintero e Carlos Rey vigilavano ogni accesso alla strada, il compagno Carlos Argenis Martínez assicurò, ammanettandolo, la cattura di Smolen; Lee riuscì a scappare.

Qualche minuto dopo, Smolen fu consegnato al gruppo di trasporto a carico del compagno Gonzalo Sepúlveda, il quale portò l'ostaggio nell'appartamento dell'artista Ángel Luque, dove aspettavano il compagno Raúl Rodríguez Fernández e il gruppo di custodia. In questo appartamento Smolen rimase per tre giorni; dopo aver tolto la benda dagli occhi, il gruppo di custodia dialogò con lui sul criminale attacco degli USA in Vietnam e gli spiegò che il suo sequestro aveva il fine di impedire la fucilazione di Nguyen Van Troi.

Si scatena la repressione

In poco tempo, l'agenzia internazionale Associated Press (AP) diffuse al mondo la notizia: Smolen era stato catturato e sarebbe stato fucilato se Van Troi fosse stato assassinato. Il governo imperialista accusò l'inaspettato colpo e ordinò immediatamente di sospendere l'esecuzione del vietnamita. Ma allo stesso tempo scatenò una violenta caccia all'uomo a Caracas, attraverso i suoi agenti della CIA e dell'FBI che dirigevano le forze di repressione del governo del presidente venezuelano Raul Leoni.

Lyndon Johnson, presidente degli Stati Uniti, ordinò al Pentagono di mantenere il contatto permanente con la sua ambasciata a Caracas; tutte le informative dovevano passare dal Dipartimento di Stato per dirigere da lì le operazioni da realizzarsi in Venezuela. Sotto la pressione esercitata dagli USA sul governo di Leoni si creò un comando unificato per il caso, integrato dalla Direzione Generale delle Relazioni Interne, il Servizio d'Intelligence delle Forze Armate (SIFA), la Direzione Generale della Polizia (DIGEPOL) e la Polizia Tecnica Giudiziaria (PTJ).

La violenza fu brutale, ma i giovani comunisti venezuelani mantennero il sequestro di Smolen secondo i piani. Ci furono più di 5 mila arresti, centinaia di incursioni, mobilitazioni di truppe; circa trecento persone vennero imprigionate per indagini, vennero offerte ricompense per coloro che avrebbero dato informazioni sul caso e si pensò all'occupazione militare e alla chiusura dell'Università Centrale. I corpi repressivi, con criminali metodi di tortura, ottennero da alcuni detenuti il tradimento delle identità dei loro compagni.

La liberazione di Smolen

Di fronte al cerchio poliziesco e militare che si stringeva, il comando delle FALN discusse sul da farsi. C'erano opinioni a favore che Smolen fosse giustiziato, ma considerando le ripercussioni che ci sarebbero state sia in Venezuela che in Vietnam, si prese la decisione finale di liberare l'agente della CIA.

Così alle 10:40 pm del 12 ottobre venne liberato con grandi precauzioni per la minaccia repressiva. Il giorno seguente, la polizia politica catturò alcune persone collegate all'operazione e al suo ambiente, fu perquisito l'appartamento dove era stato tenuto in ostaggio fino a poche ore prima.

Immediatamente, le autorità yankee ordinarono al governo fantoccio di Saigon di procedere con l'esecuzione di Van Troi. Il 15 ottobre alle ore 9:45 am, alla presenza di giornalisti e cameramen internazionali, Van Troi, legato mani e piedi, venne legato a un palo di legno. Anche se rifiutò la benda agli occhi, i suoi carnefici gliela apposero; poi gridò le sue ultime parole: "Viva il Vietnam! Lunga vita a Ho Chi Minh"! Allora il plotone di esecuzione sudvietnamita lo fucilò.
 
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