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Goyathlay ovvero Geronimo

Post n°169 pubblicato il 03 Ottobre 2009 da hunkapi_genova
 

         Geronimo star del 2009: nasceva 180 anni orsono e moriva 100 anni fa. Brutto, sporco e cattivo per gli invasori ispano messicani ed anche per quelli targati “settima generazione” (1).  Un mito apache divenuto eroe per tanti, capace di tenere in scacco eserciti blasonati. Come per tutti i grandi sorgono detrattori ma sinceramente a noi poco interessa, Goyathlay ci piace così com’è; tanto è vero che siamo a ricordarlo in un momento delicato per la restituzione delle ossa ai parenti discendenti. Alla metà di febbraio circa 300 persone si sono raccolte per ricordarlo nel centenario della morte, tra loro i leader tribali ed i membri di cinque nazioni apache dell’Arizona e del New Mexico.

Geronimo nacque il 16 giugno del 1829 a No-Doyon Canyon (2) e morì quasi ottantenne a Fort Sill in Oklahoma il 17 febbraio del 1909. Quarto in una famiglia di quattro ragazzi ed altrettante ragazze prese il nome a diciassette anni (1846). Venne ammesso al Consiglio dei Guerrieri che gli permise di sposarsi. Non appena ricevette il permesso sposò una donna chiamata Alope. La coppia ebbe tre figli.

Il suo vero nome Goyathlay si trova scritto anche Goyaatè o Goyahkla e significa “Colui che sbadiglia”; nacque in quello che oggi è lo stato dell’Arizona in territorio degli Apache Bedonkoke considerato, allora, facente parte della vasta nazione messicana. Fu un grande condottiero, un combattente eccezionale, ribelle per forza dopo la strage della sua famiglia ad opera dei messicani. Non aveva le caratteristiche politiche non fu mai statista come altri condottieri apache: Cochise, Mangas Coloradas, Victorio.  

“Geronimo fu solo un grande combattente che si spingeva, al pari di Cochise, in prima linea, sempre in prima fila davanti ai suoi uomini. Amava la sua gente, non tradì mai la parola data, fu devoto e legato alla religione dei suoi avi e dopo il trattamento ricevuto dopo la resa si pentì di non essere rimasto a combattere sulle montagne fino alla fine.”(3)

Nella metà del 1850 la sua tribù fece un viaggio nel Vecchio Messico dove la sua gente poteva commerciare e fare scambi. In quel periodo erano in pace con le città messicane e le altre nazioni native confinanti. Accampandosi fuori da una cittadina che essi chiamavano Kas-ki-yeh non si mossero per parecchi giorni. Lasciando alcuni guerrieri a fare la guardia al campo il grosso degli uomini andò nella città per commerciare. In quel periodo non vi erano motivi di preoccupazione per dei pacifici apache.

Quando stavano facendo ritorno da Kas-ki-yeh vennero loro incontro parecchi donne e bambini per raccontare che le truppe messicane avevano attaccato il loro campo.

Tornarono e trovarono uccisi i guerrieri della guardia, i loro cavalli e le forniture di armi erano spariti. Peggio ancora, molte delle donne e dei bambini erano stati uccisi. Tra loro moglie, madre e tre figli di Goyathlay; da quel giorno odierà tutti i messicani per il resto della sua vita.

Ebbe molte occasioni per ricordare cosa possa diventare l’ira di un pacifico figlio-marito-padre chiricahua; una rabbia pagata molto cara dagli invasori  messicani e statunitensi; una collera trasformatasi in lotta di liberazione e resistenza. Decise quando fermare il combattimento per poi pentirsene quasi subito per le falsità dei potentissimi nemici. Sapeva quando farsi catturare e per “obbligarlo” all’ultima resa gli USA schierarono migliaia di militari.

Quello di Goyathlay fu l’ultimo grande gruppo guerriero combattente che si rifiutò di riconoscere il governo statunitense.  La loro resistenza ebbe termine il 4 settembre 1886 con la consegna al generale Nelson Miles in Arizona a Skeleton Canyon. Coloro che osarono sfidare la conquista pagarono come tutti i Nativi. Geronimo con molti suoi amici venne spedito in prigione a Fort Pickens in Florida.

Nel 1894 venne traslocato a Fort Sill in Oklahoma dove morì di polmonite e dove gli eterni nemici, che non smettevano mai di controllarlo, eressero un decisamente modesto monumento alla memoria. Non gli fu permesso di fare ritorno alla sua terra. La benevolenza del civile vincitore si manifestò anche contro i Chiricahua non combattenti in una sorta di destino inscindibile con Geronimo. 382 vennero arrestati solo per il fatto di essere apache, trasferimento in Florida e poi anch’essi a Fort Sill. L’esercito tolse loro la custodia nel 1914: prigionieri di guerra per 27 anni senza aver mai tirato un colpo.

Goyathlay divenne anche una celebrità: nel 1905 cavalcò alla parata inaugurale del presidente Theodore Roosevelt, è figura popolare del cinema e della televisione, nel 1940, la notte prima del loro primo lancio, i paracadutisti di Fort Benning videro un film su Geronimo, e cominciarono a gridare il suo nome durante i lanci.

Il tentativo di assimilazione culturale non è comunque riuscito, se il Dipartimento di Giustizia statunitense è intervenuto per bloccare l’azione legale (per riavere le sue ossa) avviata presso i tribunali federali argomentando che a questo caso non è applicabile il Native American Graves Protection and Repatriation Act, un trattato da cui sono esclusi gli indiani a cui sia già stata data sepoltura in territorio statunitense. Per la riesumazione servirebbe un’autorizzazione speciale governativa.

Ramsey Clark, l’avvocato della famiglia di Geronimo, fa sapere che in realtà Washington non vuole perdere il suo "trofeo di guerra", attualmente sepolto a Fort Sill, in Oklahoma." Stanno ancora combattendo la guerra contro gli indiani e vogliono conservare i resti di Geronimo per dimostrare di aver vinto", ha spiegato Clark. La vicenda si tinge di giallo perché una parte dei resti del capo apache fu trafugata nel 1918 da un’associazione studentesca dell’università di Yale, gli Skulls and bones, che annovera tra i suoi membri anche l’ex presidente George W. Bush e il senatore John Kerry.

Goyathlay deve tornare a riposare e basta.  “Sono stato scaldato dal sole, sono stato oscillato dai venti e sono stato riparato dagli alberi come altri bambini indiani”, caro Goyathlay non riusciranno mai a capirti, a capire la saggezza degli unici autentici americani. Loro rubano le ossa dei morti. ”Sono nato nelle praterie dove il vento ha soffiato liberamente e  non era niente rompere la luce del sole. Sono nato dove non vi erano recinzioni.” Grazie sfrontato ribelle.

Note:

1.     La definizione di Settima Generazione venne coniata per intendere coloro che discendevano dai primi coloni inglesi, tuttavia tra gli Irochesi c’è una tradizione relativa agli impegni quotidiani che devono essere pensati utili per le prossime sette geenrazioni.

2.    Oggi Clifton.

3.    Raffaele D’Aiello.

 
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