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Associazione culturale per la divulgazione delle tradizioni degli indiani d'america















 

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Ti porgo i miei complimenti per questo tuo spazio web,...
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La mania dei muri imperversa, le cavallette statunitensi...
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Ciao Bimbayoko, ci fa sempre molto piacere vederti! Serena...
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USA non rispettano la Convenzione contro le discriminazioni

Post n°141 pubblicato il 21 Febbraio 2008 da hunkapi.genova

di Rico Guillermo*

Gli Stati Uniti non sono riusciti a rispettare i loro obblighi derivanti dalla Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale. Lo ha detto sabato Human Rights Watch presentando un apposito rapporto.

Nella relazione di 48 pagine, Human Rights Watch documenta le inosservanze degli Stati Uniti in sette settori chiave. Il trattato, ratificato dagli Stati Uniti nel 1994, richiede ai governi degli Stati membri di intraprendere passi decisi per eliminare la discriminazione in base alla razza, al colore, o all'origine nazionale o etnica in tutti i settori della vita pubblica.

Le principali conclusioni della relazione sono:

- In alcuni Stati degli USA, i giovani afro-americani arrestati per omicidio hanno almeno tre volte piu' probabilita' dei giovani bianchi arrestati per omicidio di ricevere una condanna al carcere a vita senza possibilita' di uscita sulla parola.

- Gli studenti afro-americani e nativi americani delle scuole pubbliche degli Stati Uniti ricevono punizioni corporali a tassi significativamente superiori a quelli bianchi.

- I rifugiati haitiani che cercano di essere ammessi negli Stati Uniti sono, per una questione di esplicita politica del governo, trattatamenti meno favorevoli di quelli riservati ai rifugiati cubani.

- Ai detenuti non cittadini USA della base militare di Guantanamo, Cuba, viene negato il diritto di revisione giudiziaria della loro detenzione e di un processo equo, diritti di cui godono i cittadini americani.

"La Convenzione contro la discriminazione razziale è stato il primo grande trattato firmato dei diritti umani da parte degli Stati Uniti", ha detto Alison Parker, vicedirettore del programma USA di Human Rights Watch e autrice della relazione. "Purtroppo, più di 13 anni dopo, gli Stati Uniti non sono riusciti a mantenere gli obblighi derivanti dal trattato in alcuni aspetti importanti."

Il rapporto di Human Rights Watch e' stato preparato per la presentazione al Comitato per l'eliminazione della discriminazione razziale, un organismo internazionale che monitora e relaziona sul rispetto del trattato. La commissione esaminera' il rispetto della Convenzione da parte degli USA nella sessione del 21-22 febbraio a Ginevra.
Tratto da:
http://www.osservatoriosullalegalita.org/08/acom/02feb2/1133ricousrazzismo.htm

 
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La Convenzione ILO 169

Post n°140 pubblicato il 21 Febbraio 2008 da hunkapi.genova

Trecento milioni di persone - il quattro od il cinque per cento della popolazione mondiale - appartengono a popoli, nazioni, tribù o comunità che vivono spesso in stretto contatto con la natura in qualità di antichi abitatori delle loro terre. Spesso questi popoli sono vittime di sfruttamento, repressione, discriminazione e di sottrazione delle basi della loro esistenza da parte degli Stati sul cui territorio essi abitano. Il 75 per cento di tutte le materie prime non rinnovabili si trova sulle terre dei popoli indigeni, e gli Stati dell'Occidente industrializzato partecipano a quasi tutti i megaprogetti di sfruttamento relativi alle terre degli indigeni.

La Convenzione riguarda anche l'Europa
La Convenzione ILO 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, un'organizzazione di settore delle Nazioni Unite con sede a Ginevra (di cui fanno parte, accanto ai Governi, anche rappresentanti degli imprenditori e dei lavoratori) è finora l'accordo internazionale più completo riguardante la tutela dei popoli indigeni. La Convenzione 169 è stata sottoscritta soltanto da 17 dei 173 Stati membri dell'ILO. Le potenze industriali dell'Occidente, tra cui anche l'Italia e la Germania, hanno dichiarato che la Convenzione non li riguarda, in quanto sul loro territorio non vivono popoli indigeni. Con i progetti di cooperazione e di sviluppo con gli Stati del Sud, in realtà, gli Stati europei hanno una grandissima influenza sul destino dei popoli indigeni. Ciò vale soprattutto nell'epoca della "globalizzazione". Se gli Stati dell'Occidente ratificassero questa Convenzione, sarebbero costretti a conformare alle sue norme la propria politica estera. Per questo motivo i rappresentanti dei popoli indigeni chiedono nuovamente che anche l'Italia, e con essa gli altri Stati d'Europa, aderiscano al gruppo degli Stati sottoscrittori.

La Convenzione ILO 169 è una rielaborazione della Convenzione 107 del 1958, anch'essa dedicata alla tutela dei popoli indigeni, ratificata da 27 Stati. La sua revisione si deve alle critiche degli interessati. Secondo queste critiche, lo scopo della Convenzione ILO 107, cioè l'integrazione dei popoli indigeni nelle società maggioritarie, dovrebbe cedere il passo ad un concetto di ampia autodeterminazione. All'elaborazione della Convenzione ILO 169 hanno collaborato, seppure indirettamente, i rappresentanti di numerosi popoli indigeni: uno dei limiti più gravi sta nella necessità di approvazione e ratifica della Convenzione da parte dei Parlamenti nazionali dei singoli Stati.

I diritti fondamentali riconosciuti nella Convenzione ILO 169
La Convenzione ILO 169 mette per iscritto i diritti fondamentali dei popoli indigeni e "tribali" e rivolge agli Stati sottoscrittori degli obblighi di ampia portata. In sette articoli si occupa specificamente delle questioni della proprietà fondiaria e dello sfruttamento delle materie prime; di questioni, cioè, d'importanza vitale per molti popoli indigeni. L'accordo contiene specificamente:

piena garanzia dei diritti umani e delle libertà fondamentali senza discriminazioni (artt. 2, 3);
il diritto all'identità culturale (art. 4);
il diritto alle strutture ed alle tradizioni comunitarie (art. 4),
il diritto alla partecipazione dei popoli interessati alle decisioni che li riguardano(art. 6);
il diritto alla definizione del proprio futuro (artt. 6, 7);
l'uguaglianza di fronte all'amministrazione ed alla giustizia (artt. 2, 8, 9);
il diritto alla terra ed alle risorse (artt. 13-19);
il diritto all'occupazione ed a condizioni di lavoro adeguate (art. 20);
il diritto alla formazione ed all'accesso ai mezzi di comunicazione (art. 21).

Gli Stati ratificanti:

Argentina 03:07:2000 
Bolivia 11:12:1991 
Brazil 25:07:2002
Colombia 07:08:1991 
Costa Rica 02:04:1993
Denmark 22:02:1996  
Dominica 25:06:2002 
Ecuador 15:05:1998  
Fiji 03:03:1998 
Guatemala 05:06:1996 
Honduras 28:03:1995 
Mexico 05:09:1990 
Nepal 14:09:2007
Netherlands 02:02:1998 
Norway 19:06:1990 
Paraguay 10:08:1993 
Peru 02:02:1994 
Spain 15:02:2007 
Bolivarian Republic of Venezuela 22:05:2002

Tratto da: http://www.gfbv.it/3dossier/diritto/ilo169-it.html

 
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Native American Day

Post n°139 pubblicato il 08 Febbraio 2008 da hunkapi.genova

RISOLUZIONE presentata alla Camera dei Rappresentanti US (109a CONGRESSO - 1a sessione - H. RES. 76) da Mr. BACA, Mr. TOWNS, Mr. GRIJALVA, Mrs. NAPOLITANO, Mr. FALEOMAVAEGA, Mr. MCDERMOTT, Mr. PALLONE, e Mr. KILDEE il 9 febbraio 2005

per riconoscere e onorare i risultati ottenuti e il contributo dato dai Nativi Americani negli Stati Uniti e per sollecitare l'istituzione di una festività in onore dei Nativi Americani.

- Considerando che i nativi americani sono stati gli abitanti originari del territorio che ora costituisce gli Stati Uniti;
- Considerando che i governi tribali dei Nativi Americani hanno sviluppato i principi fondamentali della libertà di espressione e della separazione dei poteri, che costituiscono il fondamento del Governo degli Stati Uniti;
- Considerando che i nativi americani hanno tradizionalmente espresso il rispetto per le nostre risorse naturali attraverso una profonda venerazione per la Terra;
- Considerando che i nativi americani hanno servito con onore in tutte le guerre della Nazione dalla Guerra di Rivoluzione fino all'Operazione Iraqi Freedom;
- Considerando che la percentuale di Nativi Americani che hanno servito, rispetto ad altri gruppi della popolazione, ha spesso superato significativamente la percentuale della loro rappresentanza in seno alla popolazione degli Stati Uniti nel suo insieme, dimostrando in tal modo l'impegno sproporzionato dei Nativi Americani per la Nazione;
- Considerando che i nativi americani hanno compiuto distinti e importanti contributi per gli Stati Uniti e il resto del mondo, in molti campi, tra cui l'agricoltura, la medicina, la musica, la lingua, e l'arte, e si sono distinti come inventori, imprenditori, leader spirituali, e studiosi ;
- Considerando che i nativi americani meritano di essere riconosciuti per il loro contributo agli Stati Uniti come leader locali e nazionali, artisti, sportivi, e studiosi;
- Considerando che a livello nazionale il riconoscimento del contributo dei nativi americani negli Stati Uniti incoraggera l'autostima, l'orgoglio, e l'auto-consapevolezza in merito al patrimonio eall'importante ruolo che i loro antenati hanno avuto nella formazione delle paese più libero al mondo, gli Stati Uniti;
- Considerando che tale riconoscimento a livello nazionale consentirà a tutti gli americani di ogni estrazione di poter dimostrare il loro rispetto e l'ammirazione per i nativi americani e per la ricchezza dei loro contributi alla politica, alla cultura, e alla vita economica degli Stati Uniti e,
- Considerando che l'istituzione di una festività in onore dei Nativi Americani porterà ad un rafforzamento nei rapporti fra i governi delle Nazioni native americane e il governo federale:
Ora, con questa risoluzione si richiede che la Camera dei Rappresentanti
(1) riconosca e onori i risultati ottenuti e i contributi dati dai nativi americani negli Stati Uniti;
(2) solleciti il Congresso a modificare la sezione 6103 del titolo 5 del Codice degli Stati Uniti, o al Presidente di emettere un ordine esecutivo, per stabilire un giorno festivo legale in onore dei Nativi Americani;
(3) solleciti gli Stati, il Distretto di Columbia, il Commonwealth di Porto Rico, i territori e i possedimenti degli Stati Uniti a rispettare la data stabilita come giorno festivo nazionale in onore dei Nativi americani;
(4) incoraggi le scuole pubbliche elementari e secondarie negli Stati Uniti a rafforzare la comprensione dei Nativi Americani, fornendo istruzioni in aula incentrate sulle loro attività e sui contributi dati agli Stati Uniti e,
(5) incoraggi tutti gli americani a osservare la data stabilita come Native American Day attraverso opportune cerimonie e attività. 

E' stata presentata una petizione per dichiarare il secondo lunedì di Ottobre come "Native American Day" 
Attualmente è stato sottoscritta da 38760 firme digitali
Chi fosse interessato può sottoscriverla cliccando questo link
 http://www.petitiononline.com/indian/petition.html

 
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Potlatch

Post n°138 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da hunkapi.genova

Il potlatch è una cerimonia che si svolge tra alcune tribù di Nativi Americani della costa nordoccidentale del Pacifico degli Stati Uniti e del Canada, come gli Haida, i Tlingit, i Tsimshian, i Salish, i Nuu-chah-nulth e i Kwakiutl (Kwakwaka'wakw). Il potlatch assume la forma di una cerimonia rituale, che tradizionalmente comprende un banchetto a base di carne di foca o di salmone, in cui vengono ostentate pratiche distruttive di beni considerati "di prestigio".
Durante la cerimonia vengono stipulate o rinforzate le relazioni gerarchiche tra i vari gruppi grazie allo scambio di doni e altri riti. Attraverso il potlatch individui dello stesso status sociale distribuiscono o fanno a gara a distruggere beni considerevoli per affermare pubblicamente il proprio rango o per riacquistarlo nel caso lo abbiano perso.
Il potlatch è un esempio di economia del dono, in cui gli ospitanti mostrano la loro ricchezza e la loro importanza attraverso la distribuzione dei loro possessi, spingendo così i partecipanti a contraccambiare quando terranno il loro potlatch. Benché questo tipo di scambio sia ampiamente praticato in tutto il pianeta (basta considerare, per esempio, la pratica occidentale di pagare da bere agli amici), il potlatch è l'esempio maggiormente conosciuto di questo fenomeno.
Originariamente il potlatch serviva a celebrare eventi della vita della famiglia ospitante come la nascita di un figlio. Tuttavia l'influsso dei prodotti industriali come coperte e oggetti in rame ha causato un'inflazione nel numero di potlatch nel XVIII e XIX secolo. Alcuni gruppi, come i Kwakiutl, usavano il potlatch come arena di competizioni estremamente combattute. In molti casi i beni distribuiti venivano distrutti dopo essere stati ricevuti; il potlatch, infatti, era un meccanismo attraverso il quale venivano sottratti al processo produttivo quei beni che, se vi fossero stati riammessi, avrebbero provocato un'alterazione del sistema e di conseguenza avrebbero introdotto un elemento di possibile disturbo della struttura stessa dei rapporti di potere.
La pratica del potlatch è stata resa illegale in Canada e negli Stati Uniti alla fine del XIX secolo principalmente a causa della pressione dei missionari e degli agenti del governo che la consideravano "un'abitudine più che inutile", sostenevano che fosse dispendiosa, improduttiva e contraria al lavoro etico e ai valori delle società americane e canadesi. Nonostante il divieto, la pratica del potlatch ha continuato ad esistere illegalmente per anni. Molti Nativi americani hanno mandato petizioni al governo perché rimuovesse la legge contro un costume che essi non considerano peggiore del Natale, occasione in cui si fa festa con gli amici e ci si scambiano i doni. La legge però non è mai stata abolita anche se nel XX secolo l'opposizione al potlatch si è notevolmente affievolita.
Tutt'oggi le persone continuano a fare le cerimonie di potlatch che sono tornate ad essere una parte importante della vita della comunità. Questi riti possono essere celebrati per i motivi più diversi che dipendono dalle tradizioni della tribù e da variazioni regionali. Molti potlatch, se non la maggior parte, sono oggi associati alla commemorazione di persone defunte, solitamente importanti personalità della comunità. Altre ragioni possono essere l'innalzamento del totem, pagamenti per significativi servizi resi, attività politiche, celebrazioni comunitarie e riunioni della tribù. I regali attualmente consistono in denaro o cibo, ma possono comprendere coperte, vestiti, piatti, utensili per la casa, oggetti artistici e quasi qualsiasi cosa che abbia un valore evidente.
Il potlatch ha da sempre affascinato studiosi e scrittori, diventando recentemente un modello anche per il movimento open source e altri movimenti sociali.

 
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Barack Obama incontra i leader delle tribù

Post n°137 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da hunkapi.genova

Un summit annuale alla Casa Bianca con i capi delle tribù pellerossa degli Stati Uniti al fine di rispettare la loro «sovranità»: a questa proposta il candidato democratico Barack Obama affida la scommessa di conquistare i cuori e le menti di oltre un milione di indiani-americani residenti in ben 12 dei 22 Stati dove si voterà nel Super Martedì del 5 febbraio. Il senatore dell’Illinois è sbarcato ad Albuquerque, in New Mexico, per incontrare alcuni leader di tribù che vivono nelle riserve create oltre un secolo fa: accolto con calore nella cornice di una cerimonia disseminata di simboli pellerossa, Obama ha spiegato che il suo programma di «aiuti alla classe media» è destinato a favorire economicamente le famiglie più deboli del Paese, fra le quali si contano numerosi componenti delle tribù pellerossa.
«Bisogna impegnare il governo nella lotta alla povertà, all’emarginazione ed alla dipendenza dal bere», ha detto. Per testimoniare la volontà di tenere la sorte dei pellerossa «in cima alla mia agenda di presidente», Obama ha così annunciato un duplice impegno: nominare un «consigliere a tempo pieno per le questioni degli indiani-americani» che lavorerà nel team della Casa Bianca come anche «organizzare ogni anno un summit con i leader di tutte le tribù». Sarà questo summit a segnare il formale riconoscimento di una «sovranità» che i Trattati di pace siglati al termine delle guerre indiane prevedono sulla carta. A questo bisogna aggiungere la volontà di Obama di destinare fondi pubblici per garantire la copertura sanitaria, investire nella costruzione di scuole e per il rafforzamento di tribunali e polizia che operano nelle comunità, così come il «cambiamento dei regolamenti» che al momento impediscono ai pellerossa di proteggere i propri territori dalle speculazioni edilizie.
La raffica di impegni ha trovato il favore delle comunità pellerossa del New Mexico, il cui maggiore quotidiano Indian Country ha espresso pubblico sostegno alla candidatura di Obama. Ciò che più ha pesato nella scelta di Indian Country è quanto Obama ha detto nell’assicurare che «da presidente garantirò la tutela dei luoghi sacri e delle tradizioni culturali degli indiani americani». Nell’opera di corteggiamento dei pellerossa Obama ha al fianco Tom Daschle, ex capo dei senatori democratici a Capitol Hill e già rappresentante a Washington per 26 anni delle istanze di sette riserve indiane in South Dakota. Sul fronte opposto tuttavia anche Hillary ha importanti carte in mano fra gli indiani americani grazie alle dichiarazioni di sostegno ricevute da Joe Shirley, presidente della nazione Navajo.

Fonte: http://www.lastampa.it/

 
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