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Vita On The Road

Storia di un uomo e della sua moto..."In Viaggio"

 

 

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Toy Run

Post n°128 pubblicato il 19 Dicembre 2011 da indiana_63_883
 

 

Sono le sette e mezza di domenica diciotto dicembre, suona la mia sveglia come un lunedì, piove e fa freddo, me ne accorgo dal rumore della pioggia che batte sulle persiane.

Ma non fa soltanto freddo, fa freddo, piove e tira vento… il massimo per un motociclista.

Il meteo parla di rigido ed improvviso calo delle temperature e tempesta in arrivo da nord-ovest sull’Italia meridionale, mari molto mossi.

Bella giornatina per un run importante, diventato un “must” negli ultimi anni, al quale non posso mancare.

Oggi è il “Toy Run day” la giornata speciale dedicata ai bambini meno fortunati ai quali gli “Angeli” del Napoli Chapter porteranno doni e prelibatezze alimentari, per far si che il loro Natale sia un pò più caldo, un po’ più dolce e anche un po’ più divertente.

Sono sotto la doccia, ricevo una serie di sms, qualche telefonata, faccio fatica a prendere il cellulare con le mani bagnate a metà strada tra il davanzale della finestra e la cabina doccia.

Che fai vieni?

Risposta: “Certo che vengo! Ci vediamo all’appuntamento”

E ancora: “Piove, fa freddo che facciamo?”

Ed io: “Andiamo ovviamente, ci vediamo lì”.

Un altro messaggio: “Giovà, ma tu ci vai al toy run?”

Ed io: “ma perché me lo chiedi, è certo che ci vado”.

Non mi spiego il perché di tutte queste domande via sms.

In accappatoio, guardo fuori dalla finestra e mi rendo conto…

Finalmente comprendo.

Cielo nero, pioggia dirompente, temperatura crollata in una notte di dieci gradi, il termometro segna 7° e sono le otto di mattina…

Tutto nel parco dove abito: tace.

Sarebbe stata meglio una bella giornata di sole, magari fredda, ma soleggiata…

Me ne faccio una ragione, non batto ciglio, scelgo senza esitare i capi adatti alla giornata, maglia in microfibra, t-shirt Napoli Chapter, maglia nera sottile a collo alto, inseparabile giubbotto di pelle, pantalone mimetico d’assalto, tuta antipioggia, sottocasco, casco semi integrale, guanti + guanti di ricambio + altri guanti di stra-ricambio.

Esco sotto la pioggia, il mio primo incontro è con Maurizio, Marino e Antonio che già è da mezz’ora sotto l’acqua perché viene dalla zona vesuviana e dato che si era basato solo sulle “Schiarite” e non sulle “piogge”, ha l’abbigliamento un po’ più “light” ma sempre super fashion e da vero harleysta, con il suo caschetto modello “isle of man” con tanto di nastro a scacchi bianchi e neri senza visiera, da vero hard biker.

Antonio, ha già testato il peso di alcuni chicchi di grandine sulla faccia, li ha considerati solo un dettaglio ma è lì, infreddolito e pronto all’azione.

Arriviamo al primo rendez-vous in tangenziale, e la pioggia ci tiene compagnia, i primi amici sono già sul posto.

Il primo tratto di una ventina di chilometri ci ha già “regalato” un assaggio di quello che ci aspetta per il resto della strada.

Poco dopo, Vittorio il nostro Director, propone di ripartire e presto siamo al “one minute to go” pronti e meravigliosamente ripetitivi nei nostri piccoli gesti di sempre prima della partenza, finalmente andiamo…

L’acqua è tanta, viene giù come da un Canadair, il vento laterale fa scorrere via le gocce dalla visiera che si ripulisce all’istante come sotto l’effetto di un tergicristallo, procediamo in formazione sfalsata e nonostante tutto le montagne d’acqua alzate dalla ruota di chi mi precede sono muri impenetrabili, il rumore assordante delle marmitte tapered di Maurizio mi induce a sorpassarlo e mi allineo al director che procede come un treno, è tosta, ma dobbiamo procedere, dobbiamo continuare, dobbiamo andare avanti, ma se pure volessimo, qui in questo punto dell’autostrada e ancora per almeno trenta chilometri siamo nel “nulla” non c’è assolutamente niente alla nostra destra e alla nostra sinistra tranne i campi coltivati e le bufale da latte, materia prima per l’ottima mozzarella.

Procediamo a ottanta, cento all’ora, andiamo piano ma restiamo compatti, nessuno resta indietro e guardiamo avanti.

D’un tratto, davanti a noi, davanti ai nostri occhi il grande simbolo, il segno che quello che stiamo facendo qui e ora ha un senso, ha un motivo, ha una ragione ben precisa.

Come cavalieri templari sulle loro cavalcature, vediamo di fronte a noi uno stupendo arcobaleno, grande colorato, un arco grandissimo sotto il quale passiamo presi da un brivido di meraviglia.

Mi risuona nella testa la canzone del mago di Oz, contemporaneamente il suono di una stratocaster che magistralmente suonata evoca il il famosissimo riff eseguito da Ritchie Blackmoore, non ho più freddo, non sento più la pioggia, non accuso più il vento laterale, è come una magia.

Vedo davanti a me tutti i colori come in un disegno, e penso, speriamo che Marco il nostro photographer riesca ad immortalarlo, seppure con difficoltà dovuta al moto, è veramente bellissimo!

La pioggia diminuisce, il vento si calma, aumentiamo un pò l’andatura, gli amici ci aspettano.

Arriviamo all’appuntamento finale di metà percorso e incontriamo tutti gli altri.

Il Toy Run è l’evento ufficiale di chiusura d’anno del Napoli Chapter, è il momento in cui si fa qualcosa d’importante, e vedere da lontano la marea di moto e persone ti da l’idea che fai parte in “un qualcosa”.

E’ difficile da spiegare, ma il “Sound”, i colori, le moto e le persone di ogni tipo, la diversità degli harleysti con i loro sorrisi, le pacche sulle spalle, fanno parte di un mondo al quale fa piacere appartenere.

Poco ancora e siamo in marcia, è un serpentone di moto rumorose e colorate, di bikers vestiti da Babbo Natale, di auto al seguito e di furgoni pieni di ogni ben di Dio, di ogni cosa di cui i piccoli ospiti del centro sociale al quale siamo diretti, possono avere bisogno.

Giungiamo nel piazzale del centro annesso alla chiesetta e parcheggiamo ordinatamente tutte le moto, i bambini vedendoci arrivare hanno gli sguardi di chi non sa cosa sia una moto; subito un corteo di Babbo Natale inizia a distribuire caramelle, cioccolatini, bomboloni tra i mille flash e le mille foto scattate di chiunque lì in quel preciso momento cerca di fermare un istante di felicità su quei visini di colore, in quegli sguardi tristi di chi non ha avuto la fortuna di una vera famiglia.

E in questo giorno, tanti omoni apparentemente rudi e inavvicinabili, con gli sguardi celati da impenetrabili occhiali scuri, con i capelli raccolti in bandane, mostrano la loro parte più umile e diventano bambini nei loro gilet pieni di patch ricordo di posti visitati, di run partecipati, di spille e di frasi uniche per ognuno, solo per tanti altri bambini un po’ più piccoli di loro.

Vedere la felicità negli occhi di un piccolo “biker” con il pollicino all’insù che ha avuto l’occasione per la prima volta nella sua vita di fare “un giro” nel piazzale della chiesa a bordo di una rumorosissima Heritage con trombe pneumatiche o a bordo di un road king custom che spara peggio della “grande Berta” il famoso cannone Francese con un mortaio da 305 mm., praticamente come se non avesse le marmitte è un’esperienza disarmante, è un momento bellissimo al quale ieri ho partecipato e di questo, ringrazio tutti gli amici del Napoli Chapter che sono stati attori, organizzatori e protagonisti di questo bellissimo evento.

 

 

 

 

 

 
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"La vernice che scottava e toccarla era un piacere.
Il motore incerto e pigro nei primi chilometri.
Ne è passato di tempo e di strada.
Ne abbiamo visto di mondo.
Ne abbiamo avuto di freddo.
E abbiamo riso.
E una volta ti ho spinta per sei chilometri.
E però ci siamo divertiti.
E le rughe non le sento più.
E quel fumo leggero che vien fuori dagli scarichi è senz'altro allegria.
Non può essere olio.
Ma poi ti guardo nel tappo e capisco che hai sete.
Ho sete anch'io e siamo in un bar.
Io dentro che bevo e tu fuori che stai lì.
C'è una ragazza bionda che mi parla.
Io intanto bevo."
Carlo Talamo

 

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Sto con te.

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