Creato da indiana_63_883 il 12/08/2008

Vita On The Road

Storia di un uomo e della sua moto..."In Viaggio"

 

 

Riflessioni e scelte

Post n°109 pubblicato il 23 Gennaio 2009 da indiana_63_883
 
Foto di indiana_63_883

Nella mia libreria c’è un testo con una bella rilegatura in pelle.

Un dorsalino tra i tanti che ha sempre attirato il mio sguardo: “Ragione o Sentimento” di J. Austen.

Prendo spunto da questo titolo per buttar giù le due  righe di questo post.

Fortunatamente, in questo periodo della mia vita non sono tormentato da scelte sentimentali inerenti a persone, perchè sono pienamente convinto della bontà della mia vita sentimentale ed affettiva che mi appaga pienamente, oltre ad essere soddisfatto anche di quei pochissimi amici che mi circondano.

Detto questo, il dilemma che mi attanaglia e rende insonni le mie ultime notti, in sintonia con quelle di un altro mio amico motociclista che sta per fare una “scelta” abbastanza ardua, è la moto.

La mia Harley è frutto di anni passati a riflettere e aspettare,  per realizzare un sogno, ma soprattutto trascorsi a viaggiare con la mente leggendo riviste specializzate, diari di viaggio, romanzi di vita on the road, fino a crearmi un pensiero personale su marca, modello, tipologia e destinazione del mezzo meccanico.

In due parole, due anni fa, ho realizzato senza alcuna razionalità un sogno nel cassetto.

Da Sempre, da quando ne ho memoria e cioè dall’età di sette anni, la moto mi accompagna per tutti i trecentosessantacinque giorni dell’anno, con ogni clima, in ogni stagione con qualsiasi stato d’animo, ma tra le tante che ho posseduto, ce n’è sempre stata una su tutte: l’Harley Davidson.

Ed è per questa ragione che io non considero la mia moto un oggetto o uno strumento qualsiasi con il quale andare al lavoro o fare un giro in costiera,  ma la degna compagna con la quale posso condividere momenti belli e brutti della mia vita e anche per tutto quanto la letteratura specializzata ha sempre divulgato sul celebre marchio americano.

In quest’ottica, seguendo questa filosofia di vita, dopo questa premessa, emerge una mia riflessione:

dopo tanta pioggia, fango, intemperie e tutto quanto fa spettacolo mi si ripete spesso un pensiero nella mente, affiora un senso di protezione nei confronti della mia Dark Princess che vedo in balia della vita quotidiana, bistrattata e maltrattata da strade cittadine assurde, piene di buche, dossi, tombini, traffico incessante, file interminabili in cui resto incolonnato a motore fermo, e tutto questo mi fa ricredere sulla scelta fatta per l’acquisto di una Harley che forse non è stata una scelta d’amore, d’istinto,  ma un po’ egoistica diretta solo all’appagamento di un mio personalissimo desiderio.

Forse è inadatta? Forse Soffre? Forse non le sto facendo vivere gli spazi che dovrebbe?

Da un lato penso che moto come la mia hanno fatto e attraversato centocinque anni di storia partendo nel 1903 su strade senza asfalto fatte solo di terra battuta che quando erano bagnate diventavano piste scivolosissime, ai primi record di velocità su terra, moto che hanno servito il paese America durante la seconda guerra mondiale con il modello WLA attrezzatto apposta per i militari, moto che hanno scritto i Graffiti degli anni ’50 con happy days e Fonzie, hanno portato fricchettoni come Peter Fonda a spasso sulla route 66 nei più bei coast coast della storia del cinema a bordo del mitico chopper “Capitan America” sono state l’emblema della rivoluzione a tutto campo e quindi non possono essere moto deboli, delicate, sofferenti per ogni inezia.

L’affidabilità del marchio è noto a tutti gli esperti  di moto old school, ma anche ai meno pratici ed esperti e allora perché mi sto arrovellando il cervello con questi pensieri? Perché mi pongo continuamente la domanda se è o non è la moto ideale?

Forse perché il mio senso di protezione mi porta a pensare che sarebbe meglio avere anche una seconda moto, magari una enduro pronta a qualsiasi prova di fango, terra, pioggia, polvere, sabbia del deserto da utilizzare tutti i giorni per gli usi comuni, che mi aiuterebbe a preservare  l’ammiraglia,  tenendola un po’ più in garage, ma poi il pensiero ritorna alla unicità, al desiderio di condividere ogni giorno la strada con lei, Darky,  protagonista dei miei giorni on the road.

L’harley è una moto che deve durare per sempre, accompagnare il suo proprietario perché in unico esemplare personalizzato, non ce ne sono mai due uguali ed è vero, perché lei rappresenta lo stile, la personalità, l’estro, la filosofia del suo driver, ed proprio per questo che va preservata e curata nel migliore dei modi.

Ho deciso, prenderò un tender da usare tutti i giorni e Darky così potrà riposarsi un po’ vivendo al meglio le strade per le quali è stata creata.

Indy

 
 
 

Ruote Tassellate

Post n°108 pubblicato il 18 Gennaio 2009 da indiana_63_883
 
Foto di indiana_63_883

Seduto sul divano, sfoglio un vecchio libro, ricordo della mia adolescenza: "Il grande libro del motocross". Leggendo e guardando le figure in bianco e nero, mi tornano in mente anni in cui ero molto impegnato in uno sport che mi faceva venire i brividi solo a nominarlo. Di pagina in pagina, mi passano davanti moto e nomi familiari, da quelli che erano piloti in erba e che oggi dopo essere stati grandi campioni sono direttori di team o supervisori di scuderia. Moto infangate, curve, traiettorie, salti, consigli di tecnica, e poi foto di boschi e sottoboschi, volti sorridenti di piloti sedicenni con l'espressione di uomini già grandi. Mentre leggo, inizio a fantasticare sul "viaggio" per eccellenza che avrei sempre voluto fare, Napoli-Nuova Delhi. Mi vedo alla guida della mia vecchia e inseparabile Yamaha Ténéré 660 con la quale sto attraversando il ponte di istambul. La moto è carica all'inverosimile, ho le borse laterali, la borsa da serbatoio, il bauletto posteriore e le ruote tassellate per i grandi raid, il road book è stato magistralmente e meticolosamente messo a punto nei minimi particolari. Sono vestito come un pilota della Parigi-Dakar, chiuso nella mia giacca tecnica e con gli stivali da enduro. Il punto di transito più famoso al mondo, rappresentativo della porta verso l'oriente è il ponte di Istambul; in un secondo si passa dalla civiltà occidentale a quella orientale, senza nemmeno rendersene conto. Sono diretto ad Ankara, e sono consapevole di tutte le difficoltà che da questo momento in avanti dovrò affrontare. Attraverso tutta la Turchia, l'Armenia e l'Arzebaijan diretto a Baky; per quanto ovvio non attraverso l'Iran e l'Iraq ma spero poi in un traghetto che mi aiuti ad tagliare per il mar Caspio e che mi porti in Turkmenistan, e poi in Uzbekistan e ancora in Afghanistan, dopo tante fatiche e foto, e volti visti finalmente giungerò in Pakistan. A pronunciare tutti questi nomi sembra quasi una filastrocca, ma chi è pratico di quelle zone, almeno a livello teorico-geografico, sa bene che spesso è terra di nessuno, ci sono paesi con leggi proprie, dove la vita umana ha un valore diverso rispetto all'occidente. Frequentemente si rischia la vita solo per una parola pronunziata male, o per non aver foraggiato a dovere un militare al posto di blocco, o ancora per non aver visto una buca a cento all'ora. I camion invadono la tua carreggiata e fai fatica con gli abbaglianti accesi e con i fari antinebbia al massimo a vedere se la strada va dritta oppure curva dopo cento metri. Le strade ad un tratto vengono a mancare, lunghissimi tratti di sterrato prendono ora il posto delle carrerecce piene di buche, lo scenario è impervio, arido, quasi desertico, ma non proprio, perchè in alcuni punti ci sono scenari degni di un grande fotografo. A differenza del Sahara, dove si vedono dune a perdita d'occhio modellate dal ghibli, qui, ci sono solo rocce e montagne altissime da superare. L'inizio della salita mette in conto alcune considerazioni: l'autonomia della moto che per quanto lunga non è mai abbastanza, l'aria priva di ossigeno che oltre i tremila metri di questi altopiani fa venire mal di testa e smagrisce la miscela aria-benzina, "la strada" che strada non è, perchè parliamo di un viottolo strettissimo, una mono carreggiata in pendenza su strada dissestatissima senza guard rail e sulla quale arrivano camion in discesa su tratti spesso ghiacciati, in pratica una roulette russa a quattro colpi nel tamburo. Spero nella buona sorte, nelle capacità tecniche acquisite da giovane e nella salute mentale degli autisti di camion che di sicuro incontrerò durante la scalata di questo passo che ho di fronte. Salgo in quota e sento la moto che avanza sicura su un terreno a lei familiare, spingono i suoi cavalli verso la cima, e ad una velocità di dieci all'ora tengo d'occhio il baratro alla mia destra che sembra divenire sempre più profondo. Incontro alcuni camion che come previsto suonano il clacson ripetutamente e avvisano in tempo del loro arrivo. Giunto in cima, incontro dei militari dai tratti asiatici, con la pelle di colore quasi marrone, forse per l'aria priva di ossigeno che qui rispetto alle nostre città o alle altitudini inferiori è molto rarefatta, mi creano qualche problema perchè prima di me deve scendere una colonna di camion con a bordo derrate alimentari destinate ai paesi sottostanti, chiedo il permesso di passare davanti per non dovermi sorbire la loro lentezza ed i gas di scarico. La risposta è negativa, mi dicono che devo attendere il loro passaggio e devo dargli almeno due ore di vantaggio sulla discesa dal passo. Comincio ad accusare i sintomi della mancanza di ossigeno al cervello, sembra niente, ma per un occidentale, a quella quota senza maschera ad ossigeno è veramente difficile sopravvivere per molto tempo se non si è al cento per cento con la salute. Evidentemente, il viaggio mi ha provato, la stanchezza è forte e il mio fisico avverte maggiormente questa difficoltà. Mi avvio al posto medico, mentre aspetto che i soldati mi diano il via per ripartire, un ragazzo dagli occhi neri e la pelle bruna, mi accoglie in una specie di baracca di forma tondeggiante, simile a quei rifugi presenti in antartide per gli studi sul clima. Il giovane parla inglese, e fortunatamente è più gentile dei militari, mi sente la pressione e fa un monitoraggio dell' ossigeno presente nel sangue, le cose non vanno tanto bene, perchè i livelli sono molto bassi, mi aiuta una mascherina collegata ad una bombola di ossigeno, che ritengo provvidenziale, in quanto, grazie ad essa, pochi secondi dopo mi riprendo e comincio a stare meglio. Fuori di lì la temperatura è di trentacinque gradi sotto zero e sono le undici del mattino, non oso pensare cosa sia qui di notte. Questo è il motivo del malore dice il medico, perchè l'altitudine è praticamente la stessa delle dolomiti italiane, solo che in aggiunta gioca molto il freddo fortissimo che rallenta ogni cosa, in primis l'olio del motore e poi il fisico del suo pilota. Finalmente sto meglio e ricevo il lasciapassare per scendere sul fianco ovest della montagna, la strada è in ombra, ghiacciata, pericolosissima. In discesa ho paura di procedere, prevedo che una scivolata possa veramente essere letale, perchè perderei il controllo della moto che andrebbe giù nel burrone ed io a seguirla. Decido di rasentare il fianco della montagna, dove però il pericolo è il crollo di massi grandi e acuminati, ma delle due... l'una, scelgo il male minore. Sono in prima, senza manetta, la moto scende, forte del peso, questa volta ringrazio il carico, che poco prima di ripartire avevo provvidenzialmente spostato maggiormente sulla ruota posteriore, che quindi adesso, aderisce meglio. Scendo piano e incrocio camion in salita che percorrono la strada a velocità sostenuta per non incorrere mai nella casistica di dover ripartire in salita "a fermo" e quindi per evitare di scivolare all'indietro. Arrivo più in basso, tutto va meglio, il cuore ricomincia a battere in modo cadenzato, la moto prende meglio la strada, il ghiaccio sta lentamente scomparendo, la visuale è migliore, il passo sta finendo, sono quasi in pianura. In serata arrivo a Dera Ghazi Khan, nel cuore del Pakistan, e poi mi dirigo verso le rive dell'Indus, fiume grande e rigoglioso, qui dormirò in una casetta di legno sulle rive del fiume,e domani sarò pronto per entrare in India e giungere finalmente a Nuova Delhi. D'improvviso, un suono familiare ma fastidioso, mi riconduce alla realtà. E' il mio cellulare, è un amico harleysta che mi fa fare ritorno a casa alla velocità del suono, mi racconta della giornata appena trascorsa in compagnia di tutti gli altri proprietari di harley davidson, andati insieme a fare un giro di un centinaio di chilometri andata e ritorno. Sorrido, mentre parla, amichevolmente, sorrido, lui mi dice ma perchè ridi? Non mi stai ascoltando? Cosa c'è da ridere, ed io tra una parola ed un'altra gli dico, scusami, stavo vedendo una scenetta di un cabarettista alla televisione, mi è sfuggito un sorriso in più. Dai racconta, allora com'è andata la gita?

Indy

 
 
 

Alla mia unica Principessa...

Post n°107 pubblicato il 15 Gennaio 2009 da indiana_63_883

Per te Amore

I miei pensieri vanno a te, stupenda donna della mia vita che hai rubato il mio cuore e mi strattoni l’anima.

Non ricordo cosa mi ha fatto innamorare di te, forse proprio il frullato di emozioni che trasmetti.

Ma so che ti amo, e ti amerò qualunque cosa accada.

Sei selvaggia, istintiva terribilmente affascinante.

Sei bella e basta, senza aggettivi.

E' impossibile prevedere i tuoi pensieri.

A volte sei scura come la notte, ma quando vuoi, sai essere solare come una meravigliosa aurora boreale.

Sei primitiva,  ma vieni da un'altro pianeta, sei nervosa e indomabile, disinibita e fuori dagli schemi.

Sei una puledra selvaggia che niente e nessuno potrà mai domare.

 
 
 

Stranezze della mente...

Post n°105 pubblicato il 13 Gennaio 2009 da indiana_63_883
 
Foto di indiana_63_883

Ci sono giorni in cui la mente viaggia ad una velocità differente... e per così dire... brilla di luce propria.

La mia, da un paio di giorni è offuscata e non ne capisco il perchè.

Ho pensato male della mia "Darky", ho avuto dubbi... lo confesso pubblicamente, ho parlato con Gigi ed altri amici, manifestando più di una perplessità sulla sua capacità di essere moto "totale" fino ad avvertire i suoi naturali limiti, legati al modello e alla stazza.

Poi... con calma... mi sono fermato a riflettere, a pensare a quanto c'è di bello e di buono, ma soprattutto di "grande" in lei, e cioè la sua anima, la sua forte personalità, la sua storia, ma cosa ancora più importante, il suo futuro insieme a me fatto di strade e migliaia di chilometri.

L' ho sempre sentita compagna ed amica, come dice la poesia... "Sorella", musa ispiratrice dei miei racconti, e ad un tratto, così come per incanto... mi sono venuti strani pensieri per la testa, uno su tutti l'idea di "sostituirla" con una moto totale, più pratica, meno limitata, meno appariscente, meno costosa da mantenere, meno desiderosa di continui accessori ed ore in concessionaria per renderla migliore...

Poi ci ho ripensato e d'impulso come sempre faccio nella mia vita sono tornato sui miei pensieri, ma ancor più sto pensando costantemente a lei e alla voglia che avrei adesso di salirci su e macinare mille chilometri senza meta in sua compagnia.
Minuto dopo minuto mi convinco che è lei la moto dei miei sogni, dei miei viaggi, delle mie avventure, e con lei, se voglio veramente, posso arrivare in capo al mondo, ma è irrazionale ed irruente come me, difficilmente domabile, vibra, è scomoda, non offre troppo al passeggero il quale, uomo o donna che sia,  non può comprendere che certe condivisioni sono impossibili, "Dark Princess" è minimale ed essenziale nella sua profonda anima nera, crepuscolare, ombrosa, non ammette intrusi e ospiti, è gelosa...
Guardarla ferma sul cavalletto è uno spettacolo, una prima al teatro, Lei, con il motore al minimo, con le sue vibrazioni "vive" mi parla e mi fa venire il batticuore.

Posso vestirla come voglio, attrezzarla da "Camel Trophy" se voglio posso trasformarla anche in una moto da fuoristrada, con ruote "Avon" tassellate, come i motociclisti pionieri che prima della guerra solcavano esclusivamente strade senza asfalto sugli altopiani e nelle praterie.

Mi sono creato il problema di come fare tante cose semplicissime per altri motociclisti, cose che forse non mi appartengono, del come arrivare prima "alla meta", del come caricarla come un mulo, ma alla fine, a poco a poco, sta riemergendo dal mio profondo la parte irrazionale, sentimentale, filosofica e di uomo "On the Road" che alla fine, in fase di partenza, guardando l'esiguo spazio disponibile sulla sua moto con tutti i bagagli pronti...  svuota tutte le borse se non ci stanno sul portapacchi e parte ugualmente con il sacco a pelo sul manubrio legato con le molle elastiche ed uno zainetto minimo sulla schiena o sul portapacchi posteriore.

L'ho riportata nei "ranghi" rimettendo a posto le sue marmitte originali che qualche settimana fa avevo sostituito con delle altre molto, molto, ma molto più rumorose... con le quali tutto sommato non mi ci sono ritrovato.

Mi piaceva il "Sound Harley" tantissimo, però tra la velleità inutile di un vezzo che non fa parte di me più di tanto e la salute dei miei timpani e delle gente di questa grande città, che per quanto grande sia è sempre un paese... ho scelto e preferito rimettere le cose a posto e godermi ampiamente il "Dolce sound" di casa Harley, molto meno aggressivo, insistente e persistente di quello degli scarichi aperti e soprattutto meno nocivo a me e agli altri.

Non m'interessa essere come gli altri possessori di questo marchio, o almeno non più. Quelli che pagano la cosiddetta "Harley Tax" spendendo e spandendo soldi a più non posso in accessori e modifiche al motore ed altro ancora non devono avermi tra le loro "fila".

Esco per sempre dal mondo delle convenzioni sociali legate al marchio, sarò un "Loner" questo lo so, ma confesso ancora una volta la mia voglia di essere al di sopra delle mode, delle tendenze e di quello che il manuale del "dealer" prevede.

La mia è una moto non una teiera d'argento da tenere nella vetrinetta del salotto in bella mostra solo per gli "altri", oppure in garage lucida e bella senza nemmeno farle fare dieci chilometri al giorno. Personalmente l'ho usata in tutte le condizioni climatiche, la uso e la userò sempre ogni giorno fino a che questo Amore durerà, e spero per sempre.

In caso contrario, se un giorno dovessi cambiarla con un'altra moto, ma non ci voglio nemmeno più pensare, la mia "Darky" lascerà un ricordo meraviglioso nel mio cuore e nella mia anima, ed io però resterò per sempre nel dubbio di essermi involuto abbandonando una grande moto con l'anima e scegliendo la tecnologia massima, oppure "evoluto..." tenendomi lei e viaggiando a ottant'allora... ovviamente e sempre "On The Road"

Indy

  

 
 
 

Cose che capitano

Post n°104 pubblicato il 04 Gennaio 2009 da indiana_63_883
 

Tra capodanno e l'epifania, sono fermo in una strada molto affollata della mia città, in un quartiere residenziale, e osservo la gente passare. Sono tutti indaffarati a fare qualcosa, a parlare, a gesticolare, a camminare senza una meta precisa, hanno buste e pacchi regalo. Sento un ritmo familiare avvicinarsi da molto lontano, riesco a tirare fuori dal brusio di fondo una musica, piano piano, lentamente, con il motore al minimo, si avvicina, sono certo... è il motore di una harley. Sono radicalmente biker, anche se la mia moto non è vicina a me oppure se sono senza la moto, ma riconoscerei tra mille il sound ineguagliabile del big twin. La road king giunge fino a me, parcheggia a fianco del marciapiede e l'uomo spegne il motore. Con la gamba sinistra apre il cavalletto e lascia appoggiare la sua moto nel suo naturale movimento. Lui è un personaggio stranissimo, sembra di ritorno dal concerto di woodstock insieme alla sua compagna che sembra Janis Joplin. E' di sicuro figlio degli anni cinquanta, ha l'aria vissuta come la sua moto, un' icona del celebre marchio, modello di riferimento della "famiglia". Posso giurare che anche la moto emanava un fascino particolarmente forte, più di ogni altra harley che avessi mai visto prima. Aveva una livrea di fondo bianca, con filetti orizzontali di base viola, ed altre righe di tono diverso ma sempre complementari al viola; quasi a voler imitare il famoso prisma di "dark side of the moon" dei pink floyd. La vernice era leggermente ammattita dal sole e le cromature appena opacizzate, le marmitte singole con terminali fish-tail e un sound da batticuore, al minimo avrà toccato i seicento giri, credo... Sembrava spegnersi in sussulti cadenzati quasi sincopati, ma era incredibilmente "Arley"! L'uomo aveva lunghi capelli bianchi raccolti in una coda di cavallo legata da un laccio di cuoio, occhiali tondi neri, un pesante maglione di lana nera e un gilet con un simbolo strano mai visto prima, una piramide senza il vertice e un fascio di luce che ne fuoriusciva verso l'alto, jeans levi's 501 stinti fino all'impossibile, quasi bianchi, ma di quel bianco che non si "vende" anzi, potrei giurare che quei pantaloni erano testimoni degli anni vissuti insieme al proprietario in sella alla moto, in origine saranno stati blu, ma blu molto scuro; al piede aveva stivali neri da biker a punta quadra. La compagna, un'altro personaggio degno di nota, aveva capelli lunghissimi tipo Nicolette Larson con l'unica differenza che erano tutti bianchi, due orecchini a forma di cerchio di argento, occhialoni vintage grandissimi, e lo stesso pull over di lana e gilet uguale a quello del compagno ma corredato anche da top rocker, jeans negli stivaloni tipo amazzone. Dovevo avere lo sguardo incantato, e un'espressione strana non schermabile neppure dai miei inseparabili ray-ban scuri a goccia, ma l'uomo se ne accorse, mi guardò da lontano, mi si avvicinò e porgendomi la mano come si fa ad un compagno di club mi disse: "Hola Hombre" credevi che fossimo estinti? Noi siamo sempre presenti, solo che nessuno ci può vedere, ma tu, oggi, hai avuto questo privilegio, sei uno spirito libero e sei figlio degli anni sessanta, noi lo sappiamo e vogliamo che sappia che solo pochi possono sapere della nostra esistenza. Salutandomi con un sorriso l'uomo e la sua compagna si allontanarono a piedi ed io restai lì a guardare affascinato la moto, venuta dallo spazio.

Indy

 
 
 

Buon Anno

Post n°103 pubblicato il 30 Dicembre 2008 da indiana_63_883
 
Foto di indiana_63_883

In questo giorno di fine anno, quasi l’ultimo direi, anch’io, come tanti altri tiro un pò le somme e cerco di dividere le cose belle che mi sono capitate da quelle brutte.

Purtroppo non c’è stata molta equivalenza tra le prime e le seconde, anzi…

Diciamo piuttosto cha la bilancia nel corso di quest’anno “bi-sestile” si è sbilanciata un po’ troppo dal lato brutto… ma nonostante tutto sono qui a raccontarlo, e voi tutti a leggere.

Per prima cosa,  sono felice che una persona a me molto cara sia tornata in sè dopo essersi perduta nella fitta nebbia e nel buio di un sottobosco che non aveva né inizio né fine, sono contento che entrambi i miei genitori abbiano superato un altro anno e che pur essendo regrediti all’età di sei anni, hanno ancora la forza di sorridere ai nipoti, sono felice che mio figlio faccia progressi e cresca sano, sono contento di aver accolto per l’ennesima volta nel corso della mia vita una gatta nera bellissima e affascinante (ma con le corna appuntite) al punto di bucare anche la mia pazienza, del lavoro non posso lamentarmi anche se quest’ultimo anno non si dimenticherà facilmente per i fatti accaduti nel panorama finanziario.

Dei soldi… cosa dire… quelli non bastano mai, a nessuno,  ma grazie a qualche provvidenziale pioggerellina dal cielo, ho potuto coronare un sogno importante della mia vita e cioè “Dark Princess” la mia inseparabile compagna di viaggio alla quale confido i miei più profondi sogni.

Ho rischiato di cambiare casa e andare chi sa dove.

Mi sono separato da harleyna che porterò per sempre nel mio cuore, ma in compenso e anche grazie a lei, ho conosciuto Gigi grande amico che ha saputo restare al mio fianco, ascoltarmi e parlarmi nel modo giusto,  soprattutto in un momento veramente difficile della mia vita.

Amico con il quale ho diviso, divido e dividerò molti altri momenti di vita, grandi spazi aperti e sconfinati, attimi di felicità, e spero mai più momenti di tristezza ma soltanto di grande allegria e di corse a perdifiato tra i tornanti della costiera amalfitana, strade dei castelli romani, fitti sottoboschi del sannio in sella alle nostre fedelissime moto.

Ho conosciuto persone, le ho descritte quando ho potuto, ho incontrato tanta gente, ho letto tanti libri, ho ascoltato tanta musica, ho riso ed ho pianto per non saper rispondere ad un perché.

Ho creato il blog e ci ho scritto un bel po’ di cose.

Ho parlato con gli sconosciuti, mi sono fermato all’ombra di una esile pensilina o sotto un ponte in autostrada per ripararmi dal sole cocente o da chicchi di  grandine grandi come noccioli di albicocca, ho consumato benzina a fiumi, tirato a lucido le gomme, respirato di tutto in autostrada, mi sono sporcato le mani di olio ed ho lavato la moto tante volte, e infine ho consumato la pelle della sella.

Alla domanda: “cosa desideri per Natale?” sinceramente ho risposto: “ Sto bene così, non ho desideri reconditi o inappagati, non chiedo nulla di materiale ma solo la sincerità, l’affetto, l’amore e la stima nonché la trasparenza delle poche persone che mi conoscono veramente, che non si fermano in superficie e che frequentano la mia vita, la salute dei miei cari, e la voglia di sorridere sempre qualunque cosa accada”.

Buon Anno a tutti, con la forza di superare le difficoltà se ci fossero e l’augurio di vivere in pieno le cose belle senza mai arrendersi e senza mai pronunciare la parola: “E’ impossibile…”.

Indy

 
 
 

Nostalgia

Post n°102 pubblicato il 28 Dicembre 2008 da indiana_63_883
 
Foto di indiana_63_883

Oggi pomeriggio, mettendo un pò a posto i files, le foto, la musica sul notebook, ho ritrovato parecchie fotografie di Harleyna. Non posso spiegare a chi non sa certe cose, ma alla maggioranza delle persone sembrerà strano se non assurdo che io possa provare nostalgia per un oggetto, per un qualcosa di inanimato che esiste solo in funzione di chi la possiede e le da vita. Personalmente, guardando le foto, tornando indietro e andando avanti tra le cartelle con le freccette... mi sono soffermato su una foto in particolare che ritraeva la mia 883R color arancio brillante ferma sul cavalletto laterale e sullo sfondo un paese dell' irpinia. Mi è tornata in mente quella giornata, passata in solitaria con lei, tra tornanti, rovine romane e strade statali, sotto un solleone da spaccare le pietre. Era una domenica di metà di luglio di quest'anno che sta per finire. Quel giorno Gigi non potè seguirmi, ma io avevo bisogno di aria "in faccia" e decisi di... "andare". Imboccai la Napoli-Milano con intenzioni "bellicose" ma poi all'altezza di Caserta Sud, mi ravvidi e pensai di percorrere tutta la valle dell' isclero con direzione Cusano Mutri o Benevento. Poi come sempre accade, in giornate come quella, cambiai mille volte percorso e seguii il mio istinto di motociclista che mi condusse nel paesino ritratto nella foto, dove era in corso una festa, il paesino era Sant' Agata dei Goti. Ovviamente attraversai il corso principale in prima e al minimo di motore, ma poi, uscito dal paese, mi lanciai in una scorribanda tra le curve delle stupende statali una tempo patria dei Sanniti. La semplicità, la leggerezza di quella moto, la sua essenzialità, il fatto che fosse "mia", che fosse la mia "prima" harley e non so perchè, ma la sentivo particolarmente unita a me, mi fece trascorrere una giornata come tante altre in sua compagnia, veramente unica. Oggi, i miei pensieri, senza nulla togliere a "Dark Princess" sono andati a lei, hanno seguito linee immaginarie e percorsi su cartine stradali, su passi di montagna, statali, strade costiere, ho rivisto e rivissuto tutta la nostra storia, chilometro per chilometro. So che leggendomi, qualcuno comincerà a pensare seriamente che non sono poi tanto "normale", ma in fondo lo so già, e poi, è molto difficile trasmettere certe sensazioni vissute intensamente fino al punto da stare lì con lo sguardo fisso nel monitor a guardarmi il suo motore, il suo serbatoio, la sua sella e a pensarla sola, in concessionaria, tra tante altre moto in "vendita" nella vetrina dell'usato e pensare che forse un giorno, ma spero tra molto tempo, qualcuno la comprerà trattandola come un "semplice oggetto", come un normale mezzo di locomozione, come uno scooter, che invece non è. Come lei stessa ha scritto per mia mano (cfr. autobiografia di una harley - indiana tales) è nata con il preciso scopo di donare felicità al suo proprietario, è come una spada famosissima... "Excalibur" che non a caso poteva essere maneggiata e posseduta solo da un predestinato. "Come il mago Merlino aveva annunciato, solamente l'uomo in grado di estrarre la spada dalla roccia sarebbe diventato re. Artù, inginocchiato di fronte alla roccia, fece proprio questo: prese la spada, la portò con sé fino alla Cattedrale e la depose sull'altare. Artù fu unto con l'olio santo e, alla presenza di tutti i baroni e della gente comune, giurò solennemente di essere un sovrano leale e di difendere la verità e la giustizia per tutti i giorni della sua vita." Ricordando tutto questo, ho fatto un parallelismo con la mia Harley, ed ho pensato che anche lei fosse nata per un "predestinato". E così, ho continuato per tutto il pomeriggio a fantasticare tra re, principi, spade e harley davidson, viaggi e strade, foto e moto, favole fiabe e realtà. Un caldo saluto alla mia harleyna che spero mi ricorderà sempre.

Indy

 
 
 

Nulla è impossibile....

Post n°101 pubblicato il 28 Dicembre 2008 da indiana_63_883
 

Della serie... questa moto riesce dove altri falliscono....



ps: ogni tanto vale la pena di giocarlo... qualche numerino al lotto....

 
 
 

Le ali della Libertà....

Post n°100 pubblicato il 27 Dicembre 2008 da indiana_63_883
 

Per coloro che non smetteranno mai di sognare...

 
 
 

Wild Horses

Post n°99 pubblicato il 27 Dicembre 2008 da indiana_63_883
 
Tag: video

Ciò che per me oggi è la moto, una volta era il cavallo per i cow boys.
Il senso di libertà che sprigiona questo video, può dare un'idea a chi non è motociclista, delle sensazioni che si provano con il vento nei capelli e con la strada davanti.
Gli indiani d' America sono stati insieme ai mongoli e agli arabi i più grandi amanti di questo gradissimo animale, più umano di tanti che si definiscono tali.
Un degno tributo ai "Wild Horses" degni ispiratori dei migliori pensieri "On the road".
Indy

 
 
 

Buon Natale

Post n°97 pubblicato il 24 Dicembre 2008 da indiana_63_883
 

Auguri di serenità e armonia a tutti.

Buon viaggio e buona vita, affinchè tutti voi possiate trovare la strada giusta verso la meta stabilita.

Il viaggio è molto importante perchè ci fortifica, ci aiuta a comprendere le difficoltà, gli imprevisti, le bellezze, le avventure, gli scenari, i contesti.

Viaggiare prima dentro se stessi e poi "On The Road" è l'unico modo per giungere alla felicità.

La felicità è uno stato interiore della persona, è un relazionarsi con tutto e con tutti, è un'accettazione di ciò che ci succede in maniera positiva ma non sottomessa, è una voglia di star bene e far star bene le persone che ci circondano, il raggiungimento della felicità è più semplice di quanto possa sembrare.

Buon Natale a tutti voi.

Indy

 
 
 

Questo sono io...

Post n°96 pubblicato il 21 Dicembre 2008 da indiana_63_883
 

 
 
 

The voice....

Post n°95 pubblicato il 19 Dicembre 2008 da indiana_63_883
 
Foto di indiana_63_883

Bassa, nera, strana come il buio, mi sembrò amica e sorella. Presente e silenziosa anche se vibrava da terremoto e aveva voce da bombardiere....

Tutti gli harleysti appassionati sanno cosa vuol dire la parola "Sound".

Ebbene si... non è un rumore, non è un motore acceso, non è un frastuono, non è un normale rombo...

E' il "Sound" cioè la voce stupenda e corposa, melodiosa, cupa e piena del motore Big Twin che da centocinque anni risuona nelle città del mondo.

La mia bambina... si proprio lei... la mia "Dark Princess" fino a sabato scorso parlava come  un' anonima moto di grossa cilindrata, una tra le tante direi, anche se aveva quel "non so che" che la distingueva.

Certamente di ottima presenza, ma le sue marmitte chiuse, omologate, rispondenti a tutti i possibili marchi europeii non le rendevano onore.

Adesso ha finalmente la voce che le si addice, adesso non è più un'anonima moto di grossa cilindrata, ora il suo "Sound" unico e originale preannuncia il suo arrivo.

E' un Sound personale.

E' unico, è pieno, è una musica bassa corposa che sale dal basso e riempie l'aria, adesso finalmente "sento" il motore e di certo l'unico strumento inutile sulla mia moto è un contagiri, di cui ovviamente la mia "dark" è sprovvista.

Adesso è proprio come l'ho sempre desiderata.

Essenziale, minimalista, scura ma non troppo grazie alle brillanti e bilanciate cromature, con la sua borsa di cuoio nero sul lato sinistro, grossa e di presenza ma agile come una gazzella sia nel traffico che nelle curve, stabile come una locomotiva in autostrada, amica e sorella... come diceva qualcuno che amava le Harley...

Indy

 
 
 

E' inverno...

Post n°94 pubblicato il 18 Dicembre 2008 da indiana_63_883
 
Foto di indiana_63_883

Sono le sei e mezzo, forse fuori fa freddo perché i vetri sono appannati, stanotte è piovuto e l’aria è frizzante, umida ma corroborante.

Il pelo nero della gatta è tutto drizzato, la sua coda sembra quella di uno scoiattolo.

Mi fa le fusa, si struscia vicino alle gambe mentre cerco di arrivare fino al bagno, mi implora di aprirle la finestra, ha voglia di uscire, di andare, di essere gatta.

Non esito, apro la finestra e lei va, ma tanto poi torna sempre.

L’aria è veramente fresca.

Il cielo è ancora grigio, una delle prime cose che faccio sempre è guardare il cielo, il tempo,  e cercare di capire come sarà la giornata.

Vedo però una incerta alba che vuole spuntare sotto la coltre di nuvoloni neri che di certo non promettono bene.

So di certo che almeno all’andata me la caverò e posso risparmiarmi la tuta antipioggia.

Sette e quarantacinque, mi guardo allo specchio prima di uscire,  ho i capelli come la coda della gatta, forse ho sbagliato shampoo, avrò preso quello non mio “tutto volume”, bah… tanto il casco sistemerà tutto.

La strada, pur essendo la stessa di sempre stamattina è diversa, la vedo strana, noto una lastra lucida, cosa inaspettata!

Capisco che c’è quelcosa di nuovo nel percorso, sarà meglio aggiornare i files del mio cervello e tirare fuori un po’ di tecnica da sostituire al romanticismo, almeno per i primi chilomerti.

La strada è ghiacciata, ormai ne sono certo, quando la ruota posteriore sbacchetta me ne convinco!

Ma come diceva il grande Totò, il ghiaccio come la nebbia… “non si vede”…

Proseguo con mano leggera sull’accelleratore, la moto fortunatamente, forte della sua stazza aderisce perfettamente all’asfalto semi-ghiacciato, i lastroni ai lati della strada sono insidiosi, cerco di tenermi al centro, proseguo in seconda perché la prima è troppo potente e mi fa slittare e la terza è poco grintosa per mandarmi avanti.

Superato il picco massimo della collina, dove è stata veramente un’impresa continuare a fare cose che faccio ogni mattina guardando il cielo e il panorama, inizio a scendere e le cose migliorano, il ghiaccio tende a rarefarsi e la strada adesso è solo bagnata di umidità.

Mi rilasso alla guida e posso finalmente guardare quel sole rosa che nasce al disotto delle nuvole grigie, con la sua luminescenza tocca la neve che è caduta stanotte sul vesuvio e si riflette sino a me.

E’ uno spettacolo mai visto, mi sembra di guardare il Monte Rosa.

C’è una fascia colorata che contrasta con il grigio delle nuvole soprastanti, il grande vulcano di fronte a me campeggia maestoso ed io per un attimo, mentre avanzo in terza a mille giri, con il borbottio tuonante del motore in sottofondo, resto estasiato.

Veramente un grande spettacolo.

Le curve della strada sono un binario obbligato, e presto questa vista scompare.

Guardo un attimo ai lati della strada e vedo quelli che fino a ieri erano alberi pieni di foglie rossicce e giallognole divenuti rami secchi.

E’ inverno.

Ormai la stagione del freddo è arrivata.

Ben presto le piogge finiranno e si potrà indossare un capo più caldo per combattere il gelo dei mesi più lunghi, duri e difficili, laddove l’esile giubbottino di pelle di certo non basterà.

Gli animali, più previdenti si ritirano in letargo, noi che non possiamo,  andremo avanti, in questo lungo e freddo inverno.

Ma una cosa è certa… se l’inverno viene, la primavera è vicina.

Indy

 
 
 

Rock Guitar

Post n°93 pubblicato il 16 Dicembre 2008 da indiana_63_883
 
Tag: video

Ci sono momenti in cui parole e azioni assumono un'importanza marginale.In questi momenti, di giorno o di notte, da soli o in compagnia, il migliore consiglio è quello di premere il tasto play, chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dalle note di una stupenda chitarra rock, e sognare ciò che si vuole.(David Gilmour - Marooned live)

 

 

 

 
 
 

L'uomo e il faro

Post n°92 pubblicato il 11 Dicembre 2008 da indiana_63_883
 
Foto di indiana_63_883

L’uomo seduto sul parapetto con le gambe incrociate guardava l’orizzonte, il mare grigio d’inverno era increspato, il vento era forte, le onde s’infrangevano sulla scogliera sottostante.

Il faro bianco già brillava, nella luce del crepuscolo.

Il tintinnio del motore appena spento era una una musica per le sue orecchie.

Aveva da poco parcheggiato la sua moto sul cavalletto laterale, e il calore del motore saliva verso la sua schiena regalandogli una sensazione di benessere.

Intorno a se non c’era nessuno, ma un gabbiano si posò al suo fianco e insieme guardarono davanti con il vento che soffiava sempre più forte.

Il fragore delle onde era ora una musica, e si ripeteva in un ritmo crescente.

Il rumore della città era lontano, le voci delle persone assenti, nessun motore, nessun clacson, nessuno schiamazzo, solo natura allo stato puro.

L’uomo era lì e assaporava ogni istante di quella situazione, il faro brillava sempre più, la luce della luna disegnò una linea d’argento sull’acqua.

L’uomo guardò ancora una volta le onde, carezzò il gabbiano e stette ancora un po’ lì.

Poi, poco dopo, salì in sella alla sua Harley, mise in moto e partì.

Indy.

 
 
 

Un vecchio Amore....

Post n°91 pubblicato il 06 Dicembre 2008 da indiana_63_883
 

Oggi la mia moto è una harley...

ma nel mio passato c'è dell'altro...

Il futuro... chissà... nessuno può mai dire cosa accadrà domani....

 
 
 

Il VERO imprevisto....

Post n°90 pubblicato il 01 Dicembre 2008 da indiana_63_883
 
Foto di indiana_63_883

Quando si dice "la ciorta" (per i non napoletani: la malasorte)...

Beh alle volte "gli occhi colpiscono..."

Della serie me la sono chiamata...

Sono qui a scrivere per pensare come sbloccare il bloccasterzo della moto che è appunto... Rimasto BLOCCATO! (con la ruota che guarda il muro...) in una traversa secondaria di una strada non troppo "in" della mia città, dove tra un'ora circa ci sarà il coprifuoco, ed io... bellino, bellino... con la mia Harley davidson nera come la notte in attesa di qualche simpatico ladro di moto che ci tenterà...

L'unico lato positivo è che non se la possono prendere, perchè il telecomando elettronico lo ingoio alla maniera di James Bond e le chiavi gliele regalo, tanto per quello che servono....

Vabbè, forse mi è venuta un'idea... dato che qui intorno non ci sono negozi di ferramenta ma di tessuti, ci sarà anche qualcuno che vende olio per macchine da cucire singer... quello è meglio dello svitoil, altrimenti provo con la coca cola, che una volta lessi in un manuale di sopravvivenza essere il migliore sbloccante.

A presto...

 
 
 

Giretto dei Campi Flegrei

Post n°89 pubblicato il 01 Dicembre 2008 da indiana_63_883
 
Foto di indiana_63_883

E’ il trenta novembre, una domenica come tante altre, il tempo è strano, non prende una direzione.

Né bello, tanto da invogliare un bel run, né brutto tanto da caldeggiare il pensiero di restare a letto a poltrire e a ricaricare le batterie.

In due parole la peggiore situazione: “Quella Ignava”.

Odio “l’ignavia”, odio i mezzi toni, le mezze cose, come evidentemente la odiava Dante Alighieri che condannava gli ignavi ad inseguire un’insegna per l’eternità punzecchiati da vespe e mosconi, proprio perché nel corso della loro vita non avevano fatto né il bene, né il male.

Detto ciò, e considerato il fatto che sono un’estremista, in un senso o in un’altro cerco sempre di prendere una posizione netta e definita.

Alle nove decido…

Invio un sms a Marino (new entry e felice possessore di una sportster 1200) nel quale scrivo:

“Allora che facciamo? Un breve giretto te la senti di farlo e ritorno per pranzo?” –  pochi secondi e mi squilla il cellulare: “Com’è il tempo? Pensi che regga?” – ed io: “ regge, regge, non ti preoccupare” – Ok allora ci vediamo tra un’ora, al solito posto.

Stesso messaggio lo invio a Gigi, che però… non risponde… e allora… Lo chiamo!

Hola, che fai ti aggreghi per il giretto domenicale?

E la moglie: “Un attimo te lo passo…”

Hola Gi, tutto a posto? Dove ci vediamo per il giretto domenicale?

Chi, dove, giretto? Ma chi è?

Hola “Gì” sono indiana… ma di cosa ti stavi occupando?...

No, niente, stavo così, nel letto, guardavo il soffitto…

Vabbuò jà, agg capit…(va bene su, ho capito) ci vediamo alle undici davanti ai D… va bene?

Va bene.

Puntualissimo (più di me) Marino, già pronto, bardato e in procinto di imboccare la tangenziale in direzione di Pozzuoli.

Ci salutiamo al volo, un pollice alzato, una prima ingranata e via.

Ci immettiamo sulla tangenziale, il tempo regge, c’è molto vento, ma la mia “Dark princess” vuole andare, vuole camminare dopo una lunga settimana trascorsa sotto l’acqua e il vento, si piazza sui novanta con la sesta che canta.

Anche se per pochi chilometri, assaporo il bello del rettilineo, il vento laterale, il sole a sprazzi misto a nuvoloni grigi, le gallerie, il casello.

Marino mi segue, e lo vedo nello specchietto.

Arriviamo all’appuntamento, ma Gigi ancora non è arrivato.

Ci sistemiamo all’interno di un’area di servizio e mentre aspettiamo, commentiamo un po’ sulle ultime modifiche apportate, un po’ di cromo qui e lì, un po’ di nero lì e qui…

D’un tratto, sento un rombo grintoso e caricato arrivare da lontano.

Un motore in scalata da quarta a terza e una moto enduro grigia e nera che imbocca il curvone  stretto intorno alla pompa di benzina inclinata di quarantacinque gradi.

E’ Gigi.

Ormai mukkista convinto (in gergo,  proprietario di BMW) arriva da noi nella sua livrea nera, giacca tecnica in goretex da endurista convinto, casco nero, sottocasco e occhiali bollè da run.

Ci siamo, eccoci qui nuovamente riuniti, e per la prima volta in tre.

Al di là della  marca, del modello e dell’abbigliamento, siamo tre appassionati motociclisti pronti a fare un giro, a staccare con la routine, a vedere un po’ di asfalto sotto le ruote.

Due commenti al volo, presentazione di Gigi a Marino e via.

Partiamo,  come sempre in formazione sfasata, andiamo…

Le moto sono belle, tutte e tre hanno il loro fascino.

La grintosa e atletica F800 gs di Gigi è una gazzella allo stato brado, scalpita e avanza come una pazza, lasciando per terra segni neri di derapata.

Io lo seguo, grazie al Big twin che mi da coppia e allungo a richiesta.

Marino si adegua, perché è la sua prima uscita con noi, e deve capire il “ritmo giusto”.

Il senso di sincronia e affiatamento che da sempre c’è  tra la mia e la moto di Gigi è quello di un tempo, di quando “L’ottimo” scalpitava sulla 883 R nera con le marmitte talmente aperte da sembrare un’aliscafo.

Percorriamo delle belle strade secondarie, statali con vista mare, camminiamo sulla cresta di una collina che guarda il mare agitatissimo e nero come le nuvole.

Pennelliamo curve e tornanti, senza esagerare ma con il giusto brio.

Marino con lo sterzo custom e le pedane avanzate da “easy rider” ha qualche difficoltà nelle curve strette.

Ci guardiamo e continuiamo a rasserenarci da moto a moto con frasi tipo: “Regge, regge, non ti preoccupare, il tempo mantiene…”

Ci godiamo la passeggiata e ci divertiamo.

Sosta per un caffè, due battute sulle moto, sui viaggi, sulla vita on the road, sulle nuove tecnologie e sulla old school delle moto americane.

Poi parliamo di BMW e della sua leggendaria affidabilità nei lunghi viaggi ed il suo essere stata creata per i raid.

Ultima tappa, uno stupendo faro che guarda il golfo di Baia, nel cuore dei campi flegrei.

Facciamo delle foto e poi decidiamo di tornare per evitare un inutile bagno d’acqua.

Tutto va bene fino a cinque minuti da casa… poi… irrimediabilmente e senza tuta addosso, ma opportunamente riposta nella borsa laterale… becco acqua a catinelle.

Questa volta mi gusto anche questo fuori programma, tanto tra cinque minuti sarò sotto una stupenda doccia calda; preferisco provare l’imprevisto del jeans appiccicato addosso che fermarmi un quarto d’ora per infilarmi una inutile tuta antipioggia.

Beh, questo è il bello dell’imprevisto, amarlo e accettarlo come uno stato dell’arte.

L’imprevisto mette alla prova la vera capacità di un uomo.

Quando tutto è scontato che divertimento c’è?

Indy

 
 
 

Troppa pioggia....

Post n°88 pubblicato il 28 Novembre 2008 da indiana_63_883
 
Tag: Vari
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Dopo tanta pioggia, tanto vento, tanto freddo.... un pò di sole non guasterebbe...

 

 
 
 

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IO E L'HARLEY


"La vernice che scottava e toccarla era un piacere.
Il motore incerto e pigro nei primi chilometri.
Ne è passato di tempo e di strada.
Ne abbiamo visto di mondo.
Ne abbiamo avuto di freddo.
E abbiamo riso.
E una volta ti ho spinta per sei chilometri.
E però ci siamo divertiti.
E le rughe non le sento più.
E quel fumo leggero che vien fuori dagli scarichi è senz'altro allegria.
Non può essere olio.
Ma poi ti guardo nel tappo e capisco che hai sete.
Ho sete anch'io e siamo in un bar.
Io dentro che bevo e tu fuori che stai lì.
C'è una ragazza bionda che mi parla.
Io intanto bevo."
Carlo Talamo

 

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POESIA DI CARLO TALAMO.


Non vivo per te.

Vivo con te.

Da tanto tempo,sono abituato ai tuoi difetti e ai tuoi capricci.

Da cent'anni sopporto gli scherzi e la malattie immaginarie che tanto inquietano chi

non ti conosce.

Sto qui.

Sto con te.

Me ne vado a spasso con te.

Traffico con tutti quei pezzi che hai.

E mi diverto.

E vibro.

E vivo.

 

IL VIAGGIO DEI PENSIERI....

Are You Going With me?

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PINK FLOYD - HIGH HOPES

Per Viaggiare... anche oltre la strada...

 

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PERCHÉ IO VIAGGIO SU UNA MOTO

 

Perché io viaggio su una moto

E assaporo il vento

Si è vero…è piena di bulloni…

Ma quando mi perdo nei miei pensieri

Lungo questo asfalto

Non c’è nessuno che

Mi può fermare!

 

PINK FLOYD - SHINE ON CRAZY DIAMOND LIVE

 

L'AMORE E LE PASSIONI NON DORMONO...

Niente è più brutto di una parola d'amore pronunciata freddamente da una bocca annoiata.

(Nagib Mahfuz)

 

VAGABONDO - I NOMADI

Dedicato a tutti coloro che ancora conservano un bimbo nel profondo...
 

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