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Fading of the day

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Crystal Spaces

Post n°48 pubblicato il 31 Maggio 2011 da fading_of_the_day
 



Luca era conscio che in certe situazioni della vita si hanno non più di pochi attimi per agire prima che l'irreparabile accada. Così, forse avvertendo ancora la sudditanza psicologica verso il biondo angioletto, forse colto da improvviso raptus analitico, virò per un diversivo verbale.


-Emma, ma stai bene? Ti trovo purosamente dimagrita

fece in tono più che paterno


-E' stato un brutto periodo


ribattè lei strusciandosi una mano sotto gli occhi, come a voler correggere i segni della brutta cera che si portava dietro.


-E ora come stai?
-Ora bene...



Dal lucore che le investi il voltò, lui capì che di quel "bene" aveva una grossa fetta di merito.


-Senti ascolta...
-No aspetta inizio io



irruppe lei mentre prendevano posto.


-Ho sbagliato e ti chiedo scusa mille volte...
-Non mi interessano le tue scuse
-ribattè- non me ne frega nulla di quello che è successo o non è successo. Voglio stare con te e basta. E questo lo vuoi anche tu.


Emma abbassò lo sguardo e sorrise di nuovo. Questa volta in modo accondiscendente.


-E non mettere in mezzo storie di altre persone, chilometri, viaggi e tour....
Io non rinuncio a tutto questo, non rinuncio a te per queste cose. Non ci penso minimamente. Stare insieme è una cosa che vogliamo entrambi. Si tratta solo di ragionare e spianarci la strada.



Luca si lasciò cadere sullo schienale e succhiò un ampio sorso di whisky scozzese che il solerte cameriere gli aveva allungato poco prima. Cadde rilassato, sereno, conscio delle potenzialità nascoste in quelle parole.  Una luce nuova prese possesso dei suoi occhi. Una luce che si dimenava con la frenesia di un rettile. La stessa con cui il ladro d'arte pianifica il colpo della vita.


-Sono con te, però dobbiamo sistemare prima le nostre vite.


aggiunse lei con la lucida sensualità di Eva Kant, beando il boccale di birra del contatto con le sue labbra.


Seguirono un paio di minuti in cui non si dissero nulla. Continuarono a guardarsi e sorridersi reciprocamente, come due complici di un crimine, increduli di vivere davvero quella situazione. Increduli del fatto che i loro quattro occhi, finalmente, stavano fissando la stessa linea di orizzonte.

Ma di lì a poco Luca avvertì che l'attesa si stava esaurendo, qualcosa affiorava lentamente da un cassetto della sua mente.

Ah la poesia. Già...

Sentiva che era il momento di darla ad Emma.
Improvvisamente la calma che lo aveva investito lasciò il posto ad una palpabile agitazione.  Iniziò a toccare con la mano la tasca posteriore dei jeans come per avere confronto della presenza del pezzo di carta accuratamente ripiegato. Nel suo petto, il cuore agitato di piccoli colibrì confondeva le mente nel formulare parole. Minuscoli scoiattoli impauriti si agitavano nello stomaco e rendevano i movimenti lenti e macchinosi. L'aria acquistò spessore e forma. Parallelepipedi di gas trasparente stazionavano sulla sua testa, galleggiando nel tentativo di farsi largo nel decrescente spazio disponibile.

Emma si accorse di quell'improvviso stato di ansia. Appoggiò la mano sulla sua.


-Qualcosa non va?


Lui ebbe un attimo di esitazione, durante il quale cercò di afferrare pezzetti di lucidità che galleggiavano nel lago di elio della sua mente


-Sai, in tutte queste settimane ho..... ho scritto per te alcune cose...



il volto di Emma si illuminò e gli occhi sgranati comunicarono stupore sincero.


-Un po' mi vergogno... Si tratta di una specie di poesie che buttavo giù verso sera, pensando a te...
Nulla di speciale, era un modo per sentirti vicina. Forse non dovrei neanche fartele leggere...



Luca abbassò lo sguardo sul tavolo come per cercare invisibili puntini neri da unire.
Emma colse l'imbarazzo da mascherato solutore enigmistico e gli regalò un sorriso caldo, materno.


-E cosa staresti aspettando per farmele leggere?



Luca si rianimò, aspirato in superficie dal suono di quella melodia d'arpa e con un movimento fluido piegò il busto leggermente a sinistra, nell'atto di far spazio alla mano che penetrava nella tasca posteriore. Estrasse una sorta di piccolo origami di carta che svolse sotto gli occhi di lei.
Emma si protese in avanti con il busto, in un gesto così ampio che sembrò accogliere nella terrazza dei suoi occhi anche lui oltre la poesia.

E lesse.

Scrivo,
e tra lo spazio di queste lettere rimane solo la mia voce,
quella voce che dorme,
immersa nel segreto pudore delle piume vive che riempiono il mio stomaco
.

Scrivo e mi abbandono all'estasi di te nel buio dei miei occhi,
per guadagnare forza
e scavalcare il filo di mille spine che mi fa sanguinare il petto.


E immagino.

Vorrei che
chicchi di neve,
vestissero col sapore d'argento
le tue labbra
e che il vento liberasse

la polvere di ametista del tuo respiro

Vorrei scivolare tra le linee di sabbia della tua pelle,
risalire fino alla curva del tuo naso
e rubare un bacio alle tue palpebre.

Vorrei osservarti allo specchio
mentre ti guardi
ed il caleidoscopio dei tuoi occhi
rifrange schegge di colori

Vorrei
indugiare negli angoli della tua bocca,
e in quelle iridi che squarciano l'alba come pugnali,

mentre il tuo respiro mi solletica la gola.

Vorrei che dai tuoi occhi
scendessero brillanti gocce di ambra
in cui imprigionare le cortine che ci dividono


Vorrei che i tuoi sussurri
avvolgessero al mio orecchio fili di seta ricamati di baci

e le tue dita tracciasero circoli di velluto sulla mia schiena

Vorrei che il tuo sguardo blu oceanico
spazzasse via il sudicio della mia strada plebea,
e la ruggine dei miei arti stanchi

Vorrei...
perchè la città senza te
è solo un altro reticolo di fumo e cemento


Vorrei...
perchè sono stanco
di guardare l'orizzonte come un cieco di fronte al mare
senza riuscire a dirti nulla.

Vorrei...
ma l'aria che ci divide è una scia di litio che brucia
e annerisce i cuori.


Un rivolo d'argento brillò sulla guancia di Emma.


-E' bellissima.


Due cristalli si rappresero, sospesi nell'aria che separava i loro sguardi.
Pronti a riempire i vuoti nelle sue poesie.

 
 
 
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