DALAI LAMA
Ci sono molte discrepanze tra come le cose appaiono e come sono in realtà. Una cosa non permanente può sembrare permanente. Anche le fonti di dolore, come gli eccessi alimentari, la sigaretta, la vita di coppia, talvolta paiono fonti di piacere, ma a lungo andare non lo sono affatto. Ciò che in ultima analisi porta alla sofferenza non viene visto per quello che è davvero, ma viene scambiato per una via verso la felicità. Sebbene vogliamo la felicità, a causa dell'ignoranza non sappiamo come ottenerla; sebbene non vogliamo il dolore, a causa della comprensione erronea di ciò che lo causa ci adoperiamo per ottenere proprio le cause del dolore.
Leggi qui.Tenzin Giatso
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10 febbraio Ricordo delle foibeLe foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell’Istria che fra il 1943 e il 1947 sono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani. La prima ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano “nemici del popolo”. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini. Lo racconta Graziano Udovisi, l’unica vittima del terrore titino che riuscì ad uscire da una foiba. È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’Italia e la Jugoslavia. Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finisce. (fonte web)
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