Creato da sassoc il 04/10/2006

IL TOTEM DEL DUBBIO

LAICO AGNOSTICO E RELATIVISTICO

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La maldicenza non risparmia nessun ricercatore della verita'.Piu sei in alto e piu sei preso di mira da chi vuol salire e non ha le capacita'.Piu sai e' piu diventi il bersaglio degli ignoranti.

 

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Le donne tibetane subiscono sterilizzazioni e aborti forzati

A migliaia sono imprigionati, torturati e condannati senza processo

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IL DECLINO DEL PATACCHINO

Post n°95 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da penombra77s


Spesso ho registrato come nel comprensorio bolognese manchi, quasi totalmente, la cultura manageriale o più in generale la cultura imprenditoriale.

Questa grossissima lacuna fa sì che personaggi dalle capacità professionali innegabilmente eccellenti e con l’istinto degli affari riescano, nel loro piccolo, ad impiantar aziende molto agili e profittevoli, veri gioielli del nostro territorio industriale.

Purtroppo queste realtà non hanno, quasi mai, un seguito che vada oltre la prima generazione ed esauriscono la loro spinta propulsiva; il padrone fondatore non è infatti, in grado di trasmettere ai propri eredi l’amore per l’azienda e le capacità manageriali in lui innate.

Ben difficilmente i rampolli di cotanti personaggi capiscono l’importanza di acculturarsi sia nel campo del core business aziendale sia nel management vero e proprio.

Si verifica così che aziende floridissime affondino, nel giro di pochi anni, nell’oblio fino alla loro totale scomparsa; sostituite magari da realtà analoghe nate dalle costole primarie dell’azienda stessa.

Il personale così in esubero si trova a doversi reinventare un mestiere per poter essere riciclato dal sistema produttivo locale, ma... ... Non sempre è così. Non sempre e non per tutti è periodo di vacche grasse.

Questo mio sfogo nasce dalla vicenda che, suo malgrado, vede protagonista una mia carissima amica.

La fattispecie della quale voglio parlarvi è l’epopea della PATACCOGRAPH e la dinasty dei loro proprietari, la famiglia GLUTEIRINO.

Per capire appieno la vicenda e per rendere evidente ciò che ho esposto nel mio cappello introduttivo, credo sia necessario descrivere un poco i personaggi protagonisti

Rag. Natalino Gluteirino

Patron e fondatore unico della Pataccocraph; persona indubbiamente di destra, profondamente tradizionalista sorretto da saldi principi morali.

Severo e spietato affarista ma al contempo persona leale ed aperta, stimato dai concorrenti, dai dipendenti e dalla clientela con la quale era capace di instaurare legami che andavano oltre al normale rapporto professionale.

Bobby Gluteirino.

Fratello minore del sopraccitato Rag., ex militare dell’Arma, (un Carabiniere resta tale tutta la vita), stampatore dalle innegabili capacità. Maestro nella miscellanea delle vernici e dei colori, intuitivo ed acuto nella scelta dei migliori dispositivi tecnici esistenti sul mercato.

Personaggio schivo, incapace di brillare di luce propria, frustrato dalla perenne smania di uscire dal cono d’ombra del fratello maggiore.

Questa frustrazione segna la sua esistenza fin dalla prima infanzia, quando cerca di mettersi in mostra con azioni da smargiasso e con grottesche uscite da supereroe.

Con l’adolescenza le cose non migliorano, sono difatti disastrose le prime esperienze sessuali che lo portano ad un cupo onanismo (è notorio che la masturbazione compulsiva provoca danni irreparabili alla vista) .

Quando nel 1969 il Rag Natalino fonda con successo la Pataccocraph egli è ancora impegnato ad inseguire la gloria in divisa riuscendo solamente a ricordare il Mortesciallo Rombonen Sparonen Pestafracassonen di rodariana memoria.

Su insistenza della buona anima della progenitrice che fa leva sulla pietà famigliare Bobby viene accolto in Pataccograph dove finalmente riesce a trovare un posticino al sole.

Inseguendo ancora una volta le luci della ribalta, luci che egli è sicurissimo di meritare in modo assoluto, si distingue per i modi rudi e triviali con i quali apostrofa i “colleghi” dipendenti ed i figli

Nonostante ciò la Pataccograph si guadagna un posto da protagonista nel sofisticato mondo della serigrafia, divenendo il miglior produttore mondiale di patacchini per macchinine e aeroplanini in scatola di montaggio.

È in questi anni che entrano a far parte dell’azienda altri personaggi che si dimostreranno strategici per le vicende future dell’impresa.

La Sig. ra Cattivnove, moglie di Bobby ed i figli (sicuramente di lei) Matita e Golia.

La prima, attivissima nel ruolo di bella figheira ben si guarda di lavorare e preferisce passare il proprio tempo tra le cornici concentriche ed il Bartezzaghi per finire attuale esperta cazzeggiatrice di google.

Golia terminati gli studi arriva in azienda seguendo le orme del padre.

Per il fatto che sia miracolosamente riuscito a indovinare 4 nozioni ed a guadagnare una laurea in uncinetto e punto croce, discutendo la tesi in dialetto bolognese, egli si sente in diritto di sedersi, alla destra del padre, tra gli onnipotenti e onniscienti, abbandonando del tutto ogni sentore di modestia.

Matita, forse il più intelligente della covata, ben si rende conto della meschinità della sua situazione.

Vessato dai genitori i quali vedono in lui un pericoloso intellettuale, vive subissato dai maltrattamenti del padre e del fratello maggiore, finendo ben presto a ricrearsi un mondo fantastico migliore di quello reale.

Capite bene che quando in una azienda i dirigenti sono questi a ben poco servono gli sforzi di un imprenditore illuminato come poteva essere il Rag. Natalino.

Vani sono i suoi tentativi di istruire amorevolmente il nipote che dimostra ogni giorno che l’attestato di studi appeso alla parete da lui conseguito è frutto solo di favorevoli congiunzioni astrali.

Lo scorrere inesorabile del tempo pone inevitabilmente il Ragionier Gluteirino fuori dall’azienda per raggiunti limiti di età e la banda degli sciamannati ha finalmente campo libero:

la fila dei clienti mandati a fanculo da Golia detto “la volpe” si ingrossa di giorno in giorno, mentre il portafoglio ordini diventa sempre più scarno.

I dipendenti incitati a maleparole lavorano ogni giorno dando il meglio di loro stessi ed i lavori “scazzati” non mancano più quasi mai, contribuendo a imbufalire l’ormai scarna fila dei clienti.

Clienti convinti a restare fedeli al loro fornitore solo a fronte di sconti da dumping.

Matita intanto fuma……

La bella figheira si diletta su e-bay……

Bobby augura la morte ad un dipendente….

Golia si rimira allo specchio……..

In questa scenografia si innesta la crisi internazionale ed al compagno Bobby viene l’idea del secolo per rilanciare l’impresa:

LICENZIARE I DIPENDENTI..

È infatti tutta colpa loro se le cose non girano più come una volta, sono loro i veri responsabili della catastrofe che si sta abbattendo sulla Pataccograph.

E siccome l’idea che Bobby sia un fallito come imprenditore, come padre, come marito non viene in mente a nessuno la catastrofe si realizzerà, travolgendo la Pataccograph come una valanga.

Eppure spesso sono suonati cupi gli avvertimenti che qualche cosa in azienda non andava, spesso i dipendenti sono stati messi a tacere quando saggiamente consigliavano Bobby sul come modificare la strategia aziendale, tutto invano.

Bobby anzi si specializza in una nuova disciplina: LA NEGAZIONE DELLA REALTA’.

Egli smentisce categoricamente oggi ciò che ieri affermava spavaldamente con la miglior faccia “di bronzo” che la storia ricordi.

Quello che appare più grottesco in questo personaggio è il fatto che egli si sia davvero trasformato nell’intimo e trasferisce i suoi malevoli comportamenti di datore di lavoro anche nella vita privata finendo fanculizzato anche dagli amici di vecchia data..
La mia amica si ritrova così a passare attraverso queste vicende, ad essere tra le vittime dell’ignoranza imprenditoriale di Bobby & Filli.

Presto finirà ad ingrossare le fila dei disoccupati con un solo rammarico, non poter vedere di persona il capitolo conclusivo nel quale è gia scritta la parola fine nella disfatta della Pataccocraph.

Carlo


 

 
 
 

LUNEDì SERA

Post n°93 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da sassoc

La mia passione per i funghi
risale alla mia infanzia ma solo qualche anno addietro decisi di dare alle mie
conoscenze un maggior spessore, mi iscrissi così al primo corso di micologia
diventando socio de I FONZARU.



Terminato il corso prima
saltuariamente poi con sempre più assiduità ho continuato a frequentare il
circolo, scoprendo la piacevolezza di ritrovarmi il lunedì sera a discorrere di
funghi e di tutto ciò che ad essi è correlato. Un modo intelligente istruttivo
per passare il lunedì sera, realmente alternativo alla televisione o all’oblio
del divano.



Oggi a distanza di qualche anno
la mia cultura micologica è sicuramente meno buona di quanto ci si sarebbe potuti aspettare
dagli sforzi degli esperti hanno fatto per insegnarmi qualche cosa.



Ho però imparato a diffidare
molto di più delle mie conoscenze ed a guardare con ancora maggiore prudenza il
contenuto del mio cestino al termine di una escursione nel bosco, a dire il
vero capace di qualche funghettino in più
rispetto ai tempi addietro.



Ho imparato che vi sono ragioni
per andare a funghi che vanno oltre al risotto, come ad esempio girare nel
bosco con la macchina fotografica o cercare di dare nome e cognome a qualunque
cosa che ad un fungo assomigli senza curarmi se sia o non sia commestibile.



Quello che però mi ha
appassionato maggiormente, ed è proprio per questo che ho sentito la voglia di
adoperarmi maggiormente all’interno del gruppo, è l’aver scoperto un gruppo di
persone simpatiche e amichevoli con le quali vale la pena condividere la mia passione.



Carlo

 
 
 

Post N° 92

Post n°92 pubblicato il 13 Dicembre 2008 da penombra77s

 
 
 

Morte di un cellulare

Post n°90 pubblicato il 11 Dicembre 2008 da sassoc


Se qualcuno sperava fossimo
defunti rimarrà fortemente deluso, siamo
ancora vivi, vegeti ed in ottima salute, nonostante le vicissitudini che
nell’ultimo anno ci hanno tenuti lontano dal blog.

 

La molla che mi ha spinto a
tornare a scrivere è la vicenda che fra poco mi accingo a narrarvi.

 

Il tutto ebbe inizio in piena
estate allorquando la mia sbadataggine fece finire il mio cellulare nel cesso.

 

Inizialmente pensavo di dover, senza troppo rimpianti,
dire addio al mio amato Nokia, ma su consiglio di un amico mi rivolsi all’
Eletroclinica.

 

In quel di Bologna, stando a ciò
che mi veniva detto, Elettroclinica era
sinonimo di precisione, serietà professionale e moderazione delle tariffe.

 

Fu così che portai il telefono a
riparare.

 

Con estrema sobrietà mi venne detto
che eseguita la diagnosi e quantificati i costi della riparazione sarei stata
contattata per dare il mio assenso alla riparazione stessa, che essendo causata
da un danno provocato, non comprendeva un intervento in garanzia.

 

La diagnosi venne puntualmente
eseguita ed io sottoscrissi la riparazione per l’ammontare di 42 euro 42.

 

Passa un mesetto ed eccomi felice
e speranzosa a ritirare il mio cellulare.

 

Giunta a casa mi accorgo che il cover presenta una
crepa, ma fatto ancora più grave, il cellulare continua a non funzionare
correttamente ( la suoneria non funzionava, ed il cellulare si spegneva
autonomamente senza ragione)

 

Naturalmente, forte della
garanzia della riparazione, riporto all’Elettroclinica il cellulare.

 

La graziosa quanto gentile
receptionista mi mette in contatto con il tecnico che ha eseguito la
riparazione, il quale esordisce dicendo che il cover era già rotto ante la
prima riparazione, cosa che nego con assoluta certezza, ribadendo al contempo
la non avvenuta riparazione.

 

Vengo rassicurata e mi dicono che
verrà effettuata una nuova diagnosi e che sarei stata contattata tramite sms
(per fortuna che un amico pietoso mi aveva prestato un cellulare di scorta
altrimenti non si capisce come cavolo avrei potuto ricevere sms se il mio
cellulare era in riparazione) per conoscere gli sviluppi.

 

Si arriva così alla seconda
quindicina di ottobre dove vengo contattata con una nuova richiesta di altri 18
euro per completare la riparazione che teoricamente doveva già essere stata
fatta.

 

A questo punto decido che la
spesa di 60 euro per riparare un cellulare di prezzo poco superiore non era più
adeguata e decido per riavere indietro il telefono guasto ed i soldi
inutilmente spesi.

 

A rafforzativo sottolineo ancora
una volta che l’unica differenza tra il telefono uscito dal cesso e il telefono
da loro “ riparato” stava nella rottura della cover.

 

A questo punto il tecnico mi dice
che non appena il cellulare sarebbe stato ritirabile un sms mi avrebbe
avvistata.

 

Da quel momento il buio, il mio
cellulare finì nell’oblio.

 

Oggi, sperando che Gesù Bambino
mi potesse fare dono del mio vecchio Nokia rotto ho contattato
l’Elettroclinica.

 

Della gentile receptionista non è
rimasto nulla, solo una maleducata e arrogante impiegata mi ha apostrofato
dicendomi che da tempi immemore sarei stata gia contattata e quindi ero io ad
essere in difetto.

 

Peccato che io di sms ne abbia
ricevuti tantissimi, ma proprio del loro non ne serbo nessuna traccia.

 

Mi sono recata così di persona
presso il laboratorio per riavere indietro il cadavere del mio cellulare ed i
soldi malamente spesi.

 

L’addetta ha tirato fuori dal
fondo di uno scaffale un pietoso cartoccino nel quale era avvolto a mo di
sudario il mio fu cellulare.

 

Sorpresa!! La cover originale
rossa era sparita ed il mio Nokia era diventato nero.

 

Faccio presente che quello non
era il mio cellulare, ma la ragazza, dopo un controllo, ribadisce che proprio
quello era il mio telefono e che se avevo rimostranze le dovevo fare al tecnico
poiché lei non conosceva i particolari del caso.

 

Il tecnico, anch’esso appena
uscito a pieni voti a un corso di cafoneria, mi dice che secondo lui l’unico
problema del cellulare era la cover rotta e che essendo essa sostituita tutto
era a posto.

 

Strano che sul documento che
accompagnava il telefono fosse scritto a chiare lettere il vero problema.

 

Vedo così sparire la baldanza dal
fare del tecnico, sostituita da incredulità e imbarazzo.

 

Mi
viene proposta la restituzione del danaro immediata o una nuova attesa per
permettere loro di rimettere il cellulare nelle condizioni iniziali e la
contestuale restituzione di cellulare e danaro.

 

Ovviamente opto per la prima
soluzione in quanto al cadavere non sono sicuramente più interessata.

 

Questa mia decisione apre un
nuovo balletto che tra telefonate, interventi di altri clienti, attesa di
inspiegabili documenti e burocrazie varie mi fa perdere ancora oltre mezz’ora.

 

Solo dopo mie reiterate lamentele
riesco a venire in possesso dei miei famosi 42 euro.

 

Oggi a distanza di 4 mesi mi
rendo finalmente conto del perché l’esercizio si chiami Elettroclinica.

 

L’ispirazione del nome viene
sicuramente dal parallelismo con il mondo della sanità pubblica; così come chi
entra malauguratamente in una qualunque ASL sa come inizia la propria avventura
ma non ne immagina minimamente gli sviluppi, così io ho vissuto l’evolversi
della mia vicenda.

 

Posso quindi con assoluta certezza
raccomandare di stare il più alla larga possibile dall’Elettroclinica di
Bologna.

 

Penombra

 
 
 

Post n°89 pubblicato il 11 Dicembre 2008 da penombra77s


...a tutti coloro che hanno un sogno da realizzare...
 
 
 

ROSENROT

Sah ein Mädchen ein Röslein stehen
Blühte dort in lichten Höhen
So sprach sie ihren Liebsten an
Ob er es ihr steigen kann

Sie will es und so ist es fein
So war es und so wird es immer sein
Sie will und so ist es Brauch
Was sie will bekommt sie auch

Tiefe Brunnen muß man graben
Wenn man klares Wasser will
Rosenrot oh Rosenrot
Tiefe Wasser sind nicht still

Der Jüngling steigt den Berg mit Qual
Die Aussicht ist ihm sehr egal
Hat das Röslein nur im Sinn
Bringt es seiner Liebsten hin

Sie will es und so ist es fein
So war es und so wird es immer sein
Sie will und so ist es Brauch
Was sie will bekommt sie auch

Tiefe Brunnen muß man graben
Wenn man klares Wasser will
Rosenrot oh Rosenrot
Tiefe Wasser sind nicht still

An seinen Stiefeln bricht ein Stein
Will nicht mehr am Felsen sein
Und ein Schrei tut jedem kund
Beide fallen in den Grund

Sie will es und so ist es fein
So war es und so wird es immer sein
Sie will und so ist es Brauch
Was sie will bekommt sie auch

Tiefe Brunnen muß man graben
Wenn man klares Wasser will
Rosenrot oh Rosenrot
Tiefe Wasser sind nicht still

 
 
 

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