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Sliding Doors: 13 maggio 2012 si assegna lo scudetto in una Italia unificata dai Borbone

Post n°684 pubblicato il 18 Maggio 2013 da angang1978

 

E se fossero stati i Borbone ad unire l’Italia? L’ipotesi non è peregrina ed avrebbe potuto aver luogo.

Rosario dello Iacovo, giornalista e scrittore, immagina una giornata (non proprio qualunque) di una Italia unificata dai Borbone. Il racconto, contenuto in “Per dire addio ai miei anni migliori” che uscirà per Ad est dell’equatore nei prossimi mesi, è ambientato il 13 maggio 2012 a Napoli, Capitale d’Italia.

In quella data si gioca, in notturna, una partita decisiva per l’assegnazione dello scudetto: il derby Real Napoli – Dinamo Partenope.

Ecco il prologo al racconto che troverete poi in libreria.
Ma facciamo qualche passo indietro.

Ributtati in mare i garibaldini nel 1860, i Borbone si rendono conto dell’isolamento nel quale si sono cacciati. Perciò, Francesco d’Assisi Maria Leopoldo, diventato pochi mesi prima a soli 23 anni Re delle Due Sicilie, con il nome di Francesco II, avvia una politica di deciso avvicinamento alla Corona britannica. Il mutamento di rotta si articola su alcuni assi principali: piano di sviluppo industriale, riforme liberali, agricoltura intensiva sul modello delle enclosures inglesi, riorganizzazione e riarmo dell’esercito.

Sette anni dopo, nella primavera del 1867, truppe borboniche e reparti irregolari italiani entrano a Torino, dopo aver risalito la penisola senza incontrare grande resistenza. L’esercito sabaudo si dissolve come neve al sole, molti reparti passano con gli unionisti. I Savoia riparano in Francia, nella regione di provenienza della dinastia.

Nell’autunno dello stesso anno, un plebiscito ratifica l’avvenuta unità. Napoli diventa capitale d’Italia. Al momento dell’unificazione, è la più grande città del paese. Lo status di Capitale le consente di incrementare la posizione di supremazia sugli altri centri urbani.

Oggi conta otto milioni di abitanti, grazie ai flussi migratori, prima interni e adesso globali. Si estende da Mondragone a Massa Lubrense lungo la costa. Fino a Caserta, Baiano e Nocera Inferiore, nell’entroterra. E’ divisa in ventotto municipi metropolitani autonomi.

A Torino, dopo l’Unità, vengono imposte pesanti condizioni di pace. Qui si radica la resistenza antiborbonica. Qui avvengono i sanguinosi scontri in occasione del centesimo anniversario dell’Unità d’Italia nel 1967. Il centocinquantesimo, nel 2017, si annuncia ancora più rovente, dopo che il Movimento Indipendentista ha rialzato la testa, a partire dalla polverizzazione della ex Jugoslavia. Il recente successo editoriale di “Padani”, del giornalista Ambrogio Marzo, ha gettato ulteriore benzina sul fuoco.

Milano invece gode da sempre di un trattamento privilegiato, in quanto porta del paese sull’Europa continentale.

Nel 1883, grazie all’iniziativa di un gruppo di giovani, appartenenti alla folta comunità britannica stabilmente insediata nella Capitale, nasce il Napoli Football Club. I Borbone accolgono entusiasticamente l’operazione, intuendone la portata propagandistica. Chiedono e ottengono che al nome venga aggiunto il prefisso Real. Il 1 agosto dello stesso anno nasce ufficialmente il Real Napoli, la prima squadra della penisola. Il suo stadio, il “Francesco II”, si trova da sempre nel Bosco di Capodimonte. Più volte ristrutturato, ha una capienza di 125.000 spettatori. Con quarantadue scudetti, ventisei coppe nazionali e cinque Coppe dei Campioni, poi Champions League, tre coppe Intercontinentali e quattro Coppe delle Coppe, è il club più titolato. Uno dei più importanti del mondo.

Bisogna attendere dodici anni, il 5 settembre del 1895, per la nascita della seconda squadra della Capitale. Il Terzigliano FC prende il nome dall’omonimo quartiere della periferia industriale e, grazie all’ispirazione socialista dei suoi fondatori, raccoglie i consensi dell’area nord e di quella orientale della metropoli partenopea a prevalenza operaia. Nel 1924 il club, sul modello della Dinamo Mosca, assume la denominazione di Dinamo Partenope. Il suo palmarés annovera diciannove scudetti, tredici coppe Italia, due Coppe dei Campioni, tre Coppe delle Coppe e l’Europa League vinta due anni fa, dopo una rocambolesca eliminazione dal girone di Champions. La Dinamo gioca a Terzigliano e il suo stadio, lo “Spartaco Esposito”, ha una capienza di 85.000 spettatori. Prende il nome dal leader della rivolta operaia repressa nel sangue nel maggio del 1898 a colpi di cannone.

Esistono molte altre squadre in città. Le principali sono quelle che seguono.

Il Partenope United è quella del centro antico. E’ un piccolo club. Oscilla storicamente come un pendolo irregolare fra la prima e la terza divisione. Il suo stadio si trova a “Piazza dei Martiri del 1860″, lo slargo collocato nei pressi di Porta Capuana e Porta Nolana. La sua tifoseria ha una pessima reputazione. Tre scudetti negli anni Trenta, quando era presidente l’armatore Ulisse Alloro, e una Coppa Italia nel 1976, sono i suoi unici titoli.

Poi c’è l’Atletico Flegreo, la squadra dei municipi che vanno da Fuorigrotta a Mondragone e formano il distretto metropolitano di Napoli Ovest. Sei scudetti, di cui l’ultimo nel 1986, e due coppe nazionali sono sulla sua bacheca. L’Atletico gioca nei pressi della stazione dei Campi Flegrei.

Al Vomero, dal secondo dopoguerra, c’è la Polisportiva Italiana. La sua base di tifo è soprattutto fra i funzionari della burocrazia centrale e gli operai delle regioni depresse del nord emigrati nella capitale nel corso dei decenni. A partire dal nome, esprime l’identità nazionale più che quella cittadina, in varie forme invece appannaggio del resto dei club. Negli ultimi anni, grazie all’acquisizione da parte degli arabi e a un piano di sviluppo faraonico, ha vinto due titoli, contendendo al Real Napoli l’ultima Champions League, persa all’ultimo minuto al Wembley Stadium per un’autorete…

 

PS: per quanto mi riguarda, sempre,ovunque e comunque, Forza Atletico Flegreo!!

 
 
 
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