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« Messaggio di automedicaz...AUTOMEDICAZIONE DEL BL... »

Messaggio di automedicazione Blog n. 2 di 5

 

Dopo avermi somministrata la razione personale di automedicazione e d’uopo auto-medicare anche questo blog, nella mia qualità, concessa da LIBERO, di gestore nonché autore per la parte di mia competenza.

Questo blog è stato, è e sarà, sempre, “moderatamente moderato”. In tal senso è affidato anche alla sensibilità, serietà e sobrietà dei benevoli commentatori (finquando resisteranno), nel pubblicare i loro commenti.

Anche per la definizione della presentazione del blog ho dovuto fare molte forzature a me stesso, una sorta di automedicazione preventiva, per inserire, nel dicembre 2008, i paletti costituiti dai messaggi inseriti nei boxs. Gli occhi del gatto, la piccola favola sulla morale kafkiana, smile (la vita è bella), l’ode al gatto di Neruda, il pensiero di Henri Clérel de Tocqueville, ecc., sono paletti che ho rubato qui e li, per costruire il mio recinto di riferimento. Entro questo recinto, diciamo, non poco retoricamente, posto in cima alla collina mi sono ficcato io. Sto bene qui, c’è panorama, c’è brezza, c’è speranza; tanto mi basta.

Come per il profilo anche per il blog poteva bastare una descrizione molto sintetica del tipo: “eccomi qui”. 

Ma tant’è; ho voluto esagerare …………e non è difficile che qualcuno rilevi e puntualizzi: ……………ipocritamente. Soprattutto se l’osservatore non ha la pazienza di leggere i messaggi. Ed è sua facoltà pensarlo, sempre però che lo faccia, cioè lo pensi.

Ho voluto assegnarmi, molto generosamente, oltre ad un profilo da “quasi brava persona virtuale”, tanto non mi è costato niente, anche un “blog diverso”. Non molto nella forma, ma abbastanza nelle modalità di gestione. Tal quale come indicato nel profilo ove è precisato che  ognuno può agire come ritiene opportuno e navigare liberamente con il solo vincolo di non offendere mai o ferire ladignità di un'altra persona che sta dietro ad un computer della quale non si conoscono le intime esigenze, le proprie emozioni, i reali problemi che la vita ad essa ha voluto riservare”.

Questa puntualizzazione, generalizzata per solidarietà umana, può inerire solo me e chi la condivide, se vi pare.

Quindi nessuno era stato, è o sarà mai autorizzato ad usare, in questo blog, comportamenti non consoni al comune BUON SENSO e conseguente RISPETTO della persona umana. Ciò a prescindere dalle qualità attribuibili a quest’ultima, anche se opportunamente censurabili in altri ambiti.  E ben sapete quanto lerciume c’è in giro e quante censure mi piacerebbe fare a destra ed a manca.

Ma qui non si può.

Infatti qui:

non si crea o si cerca CONSENSO a favore di alcuno.

non si crea o si cerca DISSENSO contro chicchessia.

Si desidera soltanto trattare aspetti critici e sensibili della nostra vita sociale, di tutti i giorni, con l’impiego del “BUON SENSO” fra  “persone comuni” casualmente incontratesi e perché no, sceltasi, in questa community. Cosa ciò significhi, per me o per ciascun’altra persona interessata, ognuno può desumerlo dai rapporti che egli ha nella vita reale. Quando c’è “ragionevolezza” quasi sempre c’è “buon senso”; tante volte, cioè il più delle volte, non è così, prevale l’intolleranza, l’egoismo, la testardaggine, la superficialità, l’arroganza e comunque non si tiene debito conto delle ragioni dell’altro.

Il buon senso, comunque lo si voglia intendere, va dritto dritto a farsi benedire (e se volete anche a farsi f…..).

Ed i tribunali sono sommersi da montagne di carte per cause di ogni sorta le cui sentenze, in molti casi, sono già scritte: vince il più forte, sempre lui: il più astuto.

In effetti, spesso, non vince nessuna delle parti; vince l’azzeccagarbugli di turno. Egli è capace di escogitare un teorema che smonta la tesi della parte avversa argomentando sui cavilli più occulti; decuncia ....... citazione perchè una mosca si è posata sul naso ......... mancata o errata notifica…. lettimazione attiva inesistente …….. leggittimazione passiva liberamente argomentabile …….. decorso dei termini ……….. prescrizione ………… foro non competente ………… richiesta CTU ……… ricusazione incaricato per la CTU ………… e continui chi ne sa di più.

Ed allora per il N.U. una bella nomina ad onorevole o senatore è assicurata!

Credo sia chiaro il concetto.  

Ciascuno lo può verificare nella propria famiglia ……... nucleare o estesa ……….fra i parenti, affini, quasi parenti, quasi affini, assimilati e così via; soprattutto se sono in corso divisioni ereditarie, separazioni o divorzi.

Può verificarlo fra i colleghi di lavoro o di studio ………… ove la concorrenza non è sempre corretta ed il merito viene conciliato con altre più eclatanti virtù.

Può verificarlo con i propri vicini, sempre attenti a svolgere la funzione di cani da presa.

Può verificarlo nel proprio condominio ove condomini, abitanti da anni sullo stesso pianerottolo, sembra che non si siano mai incontrati e, se ci riesce, nelle deliziose e serene assemblee condominiali, nelle quali oltre a deliberare circa la ripartizione delle spese, c’è sempre da nominare un azzeccagarbugli per vedere come far spendere soldi ed esacerbare gli animi.

Può verificarlo fra le persone che molto probabilmente non conosce ma incontra ……… all'esterno ………… nei supermercati …….. al bar ………. in cantina ………. in discoteca……….. ed anche in autostrada ………. nelle stazioni di servizio, sulle strade urbane, extraurbane, interurbane, sulle strisce pedonali, se prima riesce a non essere investito.

Può, ciascuno, verificare l’applicazione del buon senso in ogni dove, financo in chiesa, se, per scelta o avventura, riesce ad ascoltare un omelia senza imprecare chi gli passa per la testa.

Può verificarlo su un barcone in mezzo al mediterraneo, sulle Alpi pensando ai suoi conticini in Svizzera o percorrendo il Po per andare a farsi benedire.

Ed ognuno può continuare come vuole ………..  e qualcuno può pensare che, proprio qui, in questo minuscolo blog, di buon senso non se ne vede neppure l’ombra.

Può apparire anche così, se vi piace. Non ci sarebbe nulla da meravigliare, non vi pare?

Atteso che con l’incalzare della calura di ferragosto si andava acuendo il contrasto fra alcuni commentatori, per motivi assolutamente estranei alla dinamica di questo blog, il 15 agosto ho reinserito la moderazione dei commenti, utilizzata in modo saltuario. Dei commenti ricevuti soltanto cinque non sono stati pubblicati in tempo reale, tre sono stati pubblicati il 24 agosto altri due restano da pubblicare.

I cinque commenti saranno presentati nei prossimi tre posts, pubblicati di seguito a questo messaggio.

Questa operazione di automedicazione si innesta solo occasionalmente in coda alla piccola diatriba di cui si è fatto cenno. Di conseguenza si è manifestato anche un rallentamento delle attività del blog. Credo che nessuno si rammaricherà per ciò.

Sinora ho dedicato molti messaggi alla figura dell’italiano medio in generale, cercando di far emergere, soprattutto, le caratteristiche negative che lo contraddistinguono.

Vittima e tiranno di se stesso e di chi gli sta vicino allo stesso momento: questo è l’italiano medio. Per chi si vuole distrarre può inoltrarsi nei posts ove c’è abbastanza documentazione illustrativa.

Intanto il dibattito nazionale, fra gli esponenti delle varie posizioni politiche, risulta spesso fuorviante; tanti bloggers ne restano coinvolti sino a costituirne essi stessi complici e vittime del sistema politico e comunicativo.  

Anche in questa sede qualcuno ha inteso difendere a spada tratta oltre la persona del PREMIER, anche tutto il suo operato; ciò indipendentemente dall’oggetto della discussione. Sempre tutto ok, continui omaggi al suo grande “STATISTA”, ed invettive, anche gratuite,  agli intervenuti non consenzienti.

Dall’altra parte spesso si assiste a preconcetti giudizi negativi sull’operato dell’attuale governo senza entrare nel merito dei provvedimenti assunti. Senza chiedersi perché esso ha sostituito il precedente governo il quale, a parte la sua congenita debolezza, è stato continuamente tartassato dal fuoco amico fino ad essere da esso distrutto.

Un esempio forse fa comprendere meglio la posizione dell’autore di questo blog.

La spazzatura che ha invaso Napoli e la Campania nel primo trimestre 2008 era di dx o di sx?  era semplicemente “munnezza”, schifosa “munnezza”, che ha inferto un grave colpo all’immagine della città e dell’Italia intera.

La spazzatura ricopriva le strade soltanto perché non funzionavano le discariche; veti, scioperi, proteste “spontanee ”trasversali, simposi di scienziati …….. e le montagne di “munnezza” crescevano come funghi sempre di più. Perché il precario governo Prodi non attivò le necessarie discariche? Come si pensava di risolvere il problema?  Nessuno potrà, ormai, rispondere alle due ultime domande.

Ed allora arriva il genio o come dice lui “il superman” e che fa? Si mangia tutta la “munnezza” per gratificarla per avergli permesso di lucrare sostanziosi consensi?   No, semplicemente dispone la gestione militarizzata delle discariche. Grande scoperta, grande invenzione! Evviva!

Guardate questa foto, presa dal blog di munuela.crescenzi. Viene presentata una strada di Terzigno, oggi. Il comune è attualmente commissariato. Quindi non c’è dx, non c’è sx al governo della città. La “munnezza”, quindi, di chi è?

Foto di ITALIANOinATTESA

E’ così, ancora oggi in molte strade di Napoli e della Campania.

E che fa il nostro “italiano medio”? ……continua come se niente fosse avvenuto!

E’ contento che gli hanno tolto la sua monnezza dalla strada ma non fa niente per contribuire a rimediare.

A lui va bene così.

Anche al superman va bene così.

Più ammaestrato, ammansito e scostumato è il suddito, più potente diventa il potere tiranno.

Miaooooooooooooo alla povera vittima di turno per essere giunta fin qui.

 

 
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Lillianaconda
Lillianaconda il 05/09/09 alle 10:50 via WEB
Il mio commento è costituito da un altro racconto di Kafka: "Il cavaliere del secchio": @@@@ Consumato tutto il carbone; vuoto il secchio; inutile la pala; la stufa che respira aria gelida; la stanza gonfia di gelo; davanti alla finestra, gli alberi rigidi nella brina; il cielo, uno scudo d’argento contro chi cerca da lui un aiuto. Devo procurarmi del carbone; non posso certo morire congelato; dietro di me la stufa impietosa, impietoso il cielo davanti a me; perciò devo andare al trotto in mezzo a loro, e nel frattempo, cercare aiuto dal carbonaio. Questi però è ormai indurito contro le mie solite preghiere; devo dimostrargli con chiarezza che non ho più neppure la più piccola particella di carbone, e che dunque lui rappresenta per me il sole nel firmamento. Devo arrivare come il mendicante intenzionato a morire sulla soglia rantolando di fame, e al quale perciò la cuoca si decide a lasciare i fondi dell’ultimo caffè; similmente il carbonaio, pur schiumante di rabbia, ma sotto il raggio del comandamento "Non uccidere!", dovrà scaraventarmi nel secchio un’intera badilata. Già il mio decollo sarà decisivo; e dunque mi metto a cavalcare sul secchio. Da cavaliere del secchio, la mano in alto sull’impugnatura, che è la briglia più semplice, scendo con difficoltà le curve della scala; quando però sono giù, il mio secchio allora sale splendido, splendido; i cammelli sdraiati bassi per terra, quando il bastone del padrone li incita, non si sollevano con maggiore eleganza. Trottando a velocità adeguata percorro le strade congelate; spesso mi sollevo fino all’altezza del primo piano; non scendo mai fino alle porte d’ingresso. E a straordinaria altezza mi libro sulle arcate della cantina del carbonaio, dove questi sta rannicchiato laggiù al suo tavolino scrivendo; per lasciar defluire l’eccessivo calore ha aperto la porta. "Carbonaio!" grido con voce arsa e arrochita dal freddo, avvolto dalle nuvole di vapore del mio respiro, "per favore carbonaio, dammi un po’ di carbone. Il mio secchio ormai è tanto vuoto che ci posso cavalcare sopra. Sii buono. Appena posso te lo pago." Il carbonaio mette la mano all’orecchio. "Ho sentito bene?" chiede da sopra la spalla a sua moglie, che lavora a maglia vicino alla stufa, "ho sentito bene? Ci sono clienti." "Io non sento proprio niente", dice la donna, respirando tranquilla sopra i ferri, piacevolmente riscaldata sulla schiena. "Oh sì", grido io, "sono un cliente, un vecchio cliente, un cliente fedele, solamente, per il momento impossibilitato a pagare." "Moglie", dice il carbonaio, "è così, c’è proprio qualcuno; non posso ingannarmi fino a questo punto; dev’essere un vecchio, un vecchissimo cliente se sa toccarmi così profondamente il cuore." "Che ti prende, marito?" chiede la donna, e riposandosi un attimo preme sul petto il suo lavoro a maglia, "non c’è proprio nessuno; il vicolo è vuoto; tutti i nostri clienti sono stati riforniti; potremmo anche chiudere il negozio per giorni interi e riposarci." "Ma io sono qui, seduto sul secchio" grido, e lacrime insensibili di freddo mi velano lo sguardo, "per favore, guardate in su; mi troverete subito; vi prego, datemi una palata di carbone; e se me ne darete due, mi farete felice oltre misura. In fondo, tutti gli altri clienti sono riforniti. Ah, se lo sentissi già risuonare nel secchio!" "Vengo", dice il carbonaio e con le sue gambe corte vorrebbe già salire le scale della cantina, ma la moglie gli è già vicina, lo ferma prendendogli il braccio e dice: "Resta qui. Se non la finisci con questa idea, salirò io stessa. Ricordati che tosse hai avuto stanotte. Per un affare, e per di più immaginario, dimentichi moglie e figli e metti in pericolo i tuoi polmoni. Vado io." "Allora però digli tutti i tipi di carbone che abbiamo in magazzino; io da sotto ti dirò i prezzi." "Va bene", dice la moglie, e sale nel vicolo. Naturalmente mi vede subito. "Signora carbonaia", grido, "i miei saluti più devoti; solo una palata di carbone; subito qui nel secchio; me la porto a casa da solo; una palata del peggiore. Naturalmente la pago a prezzo intero, non subito però, non subito." Che suono di campane, nelle due parole "non subito", e come disorienta il loro mescolarsi con le campane serali che proprio ora cominciano a suonare dal vicino campanile. "Allora, cosa vuole?" grida il carbonaio. "Niente", gli risponde la moglie, "non c’è nessuno; non vedo nessuno, non sento nessuno; solo hanno suonato le sei e noi chiudiamo il negozio. Il freddo è terribile; c’è da prevedere che domani avremo molto lavoro." Non vede niente e non sente niente; però scioglie il grembiule e agitandolo cerca di soffiarmi via. Purtroppo ci riesce. Il mio secchio ha tutti i vantaggi di qualsiasi buon animale da cavalcare; ma non ha capacità di resistenza; è troppo leggero; basta il grembiule di una donna per cacciarlo a gambe levate. "Cattiva!" le grido dietro, mentre lei, voltandosi verso il negozio, agita la mano in aria un po’ sprezzante, un po’ soddisfatta di se stessa, "cattiva! Ti ho chiesto una palata di carbone del peggiore e tu non me l’hai data." E dicendo così salgo nelle regioni delle montagne di ghiaccio e mi perdo per non tornare mai più. @@@ Critici e recensori individuano nel secchio una mente in trasformazione che, però, non solo rimane com'è ma, muore addirittura. @@@ Quanto è morta la mente di chi accetta supinamente? E si può quantificare una morte: morta poco-morta così così- morta abbastanza? @@@ Io credo che sia morta e basta! ... Meofff! In questo blog sento odore di "un niente" che si traveste da gatto per ottenere attenzione... ma, il mio olfatto, continua a sentire odore di niente. ^_____________^ ... @
 
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