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La speranza nell’attesa del CAOS - Siamo anelli aperti o chiusi di catene mai costruite. IinA_M@

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Messaggi di Settembre 2016

Eccerto che ci avevo provato!

Post n°741 pubblicato il 28 Settembre 2016 da ITALIANOinATTESA
 

 


Eccerto che ci avevo provato!

Avevo formalizzato la richiesta circatre anni fa, vagando per tutto l’autunno. Quando ancora potevo essere  considerato almeno “quasi vivo”. Assegnandomi, forse arbitrariamente, una  benevola concessione com’è giusto che l’istinto di conservazione di ogni essere vivente richiede. E che a volte merita: lo speravo anch’io nei panni di “morto vivo”.

Reiteratamente avevo bussato al campanello del seriale e tenebroso portone; ma niente! 
Nessun segnale di attenzione verso il mio agognato internamento. 

Già all’epoca la “struttura” doveva essere tutta al completo. E ciò non solo per la prima residenza scelta, questa ubicata nella mia zona d’origine, nel castello dei fantasmi animati dal calore proveniente dal suolo danzante al ritmo del ballo vibrante del bradisismo. Per tutta la regione registrai la stessa situazione. Pertanto nessuna soluzione fu praticabile!  E nelle altre regioni la ricerca non fu più agevole. Niente, dunque, assolutamente non ci fu niente da fare. Perfino nelle strutture salentine non c’era una camera, che dico, uno sgabuzzino disponibile. Almeno per me, anche come suo amatore, nonostante i colleghi ben conoscevano le mie residue sembianze umane; già fantasma vagante incaricato di trascinare un corpo sgangherato fuori uso, sebbene ancora passabile alla vista disattenta.  

Intanto si avvicinava il Natale del 2013. La malinconia pervadeva la mia nostalgia per tempi meglio trascorsi e si rese pressante la scelta di una soluzione alternativa.

Che cosa fare? Un po’ di fantasia negli anni trascorsi da “vivo”, l’avevo pure posseduta; qualche volta anche mostrata e praticata. Ero sempre uno “squilibrato” del segno dei gemelli! Non bisognava dimenticarlo. Anche se credo che appartenessi, per nascita, al segno parallelo dei “tre gemelli". 
Il terzo gemello, il buonsenso, mi donò un’illuminazione improvvisa. Avevo visto tempo addietro un blog molto particolare nel quale avevo lasciato una prenotazione. Infatti mi piaceva questo blog perché mi faceva pensare ai fiori di De Andrè e a quelli raccolti nel mio piccolo paradiso degli anni giovanili. Doni conservati nei quaderni dei pensieri tatuati nell’animo e nella mente. A volte anche su sprazzi di fogli di carta.

Come si bussa in un blog? Ognuno si comporta a suo modo, se si desidera farlo giacché non è neppure necessario bussare. Infatti,non è richiesto. E’ solo questione di sensibilità personale presentarsi nel modo che si ritiene consono al proprio “vivere” o “resistere all’incipiente morte”; a volte, di fatto, già consumata. Come epilogo di una vita considerabile quasi degna.

Intanto questa creatura denominata“Minicaosinlibertà”, che mi son incaricato di curare, invece, è nata sotto il segno del sagittario; così il 30 novembre di ogni anno le ho regalato una piccola festicciola fra gli “amici di blog e profilo”. Per coloro che non riuscivano (o non volevano) passare per questo blog, spesso ho ritenuto opportuno lasciare un segno nei loro blogs.

Ed ecco che il due dicembre 2013 lasciai anche nello stesso "blog amico" il rituale saluto chiedendo anche se almeno in questa sede il posto dell’internamento fosse sicuro. 

 

Descrizione: ITALIANOinATTESA

 
           
 

ITALIANOinATTESA il 02/12/13 alle 16:10 via WEB

 

...ogni tanto vengo a vedere se il mio posto prenotato è ancora libero ...data la notevole concorrenza!
in occasione del compimento del 5° anno di blog passo per un ringraziamento per la condivisione dell'amicizia dei nostri blog; con stima, Mario.

 

Rispondi

 
 

 

 

 

 
 

Descrizione: LA_DIRETTRICE

 
           
 

LA_DIRETTRICE il 15/02/14 alle 23:47 via WEB

 

LA TUA FETIDA CELLA TI ASPETTA A SBARRE APERTE!..AH!..AH!..La Direttrice

 

Rispondi

 
 

Come si può vedere la risposta la ricevetti dopo oltre due mesi. Nel frattempo mi accorsi da solo che era stata invertita la porta del manicomio: tutti coloro che erano dentro ottennero la grazia di esseri liberi, mentre tutti gli altri, minicaos compreso, erano divenute per se stesse delle “FEDICHE CELLE” di cui ci pavoneggiamo. Tanto per confermare e dar lustro alla bella invenzione donataci dall’Artista facente funzione di “LA DIRETTRICE”.

E così fu.

Gioia e Luce per chi sta fuori e chi sta dentro.
E per chi trae le sue ragioni nelle proprie "memorie del sottosuolo"

Entro il sé ed  entro gli altri.
Senza abusarne; senza rubare, senza uccidere. Senza se e pure senza ma. Ma con grazia!

Grazie Direttrice.

E lode a Te,  "Terzo Gemello".
Meriteresti una “Ode” dedicata!

In mancanza rubane una a piacere. Non è furto questo tipo di effrazione.
E' soltanto giusta forma di una equa ripartizione della Dignità altrimenti ed indegnamente rubata. 

    

 P.S. (solo come presupposto al post!)

 Io credo che siamo TUTTI UNICI. Ciascuno a suo modo; nel bene e nel male. 

Tutti insieme costituiamo un immenso "contenitore" di materia in trasformazione perenne. Tutti i circa 7 miliardi di esseri appartenenti alla razza umana: Tutti uguali e/o potenzialmente degni di esserlo. Un po' più difficile meritarlo ad essere riconosciuti! 

Ogni insieme costituito da due "Persone" costituisce a sua volta un "mondo esclusivo", conoscibile e comprensibile soltanto da ciascuno dei due soggetti coinvolti nei modi a loro individualmente consoni. 
Alcuna generalizzazione può essere fatta, per come ho compreso lungo la mia lunga esperienza di vita, che possa permettere a chicchessia di trarre conclusioni esogene al rapporto. 
 

 
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Il fantasma della Signura Leta

Post n°740 pubblicato il 24 Settembre 2016 da ITALIANOinATTESA
 

 

Il  mistero di “Signura” Leta
Una cupa leggenda aleggia intorno a un antico fabbricato che si leva nelle campagne di Mesagne

E’ poco noto che nel 2004 a Mesagne venne girato ‘Bianco Scarlatto’, un film scritto, diretto e prodotto dai fratelli Magrì (nel cast c’era anche Franco Nero).  Il film si ispira con molta libertà alla leggenda della ‘Signura Leta’. Tale leggenda racconta la tragedia di una ragazza di famiglia nobile che in epoca remota disonorò il suo sangue legandosi a un ciabattino. Il padre della ragazza, un ricco possidente contrario a quella relazione, incaricò i suoi figli maschi di fare ‘giustizia’. Questi si misero in cerca degli innamorati, che sorpresero una notte in una masseria di Mesagne. Il giovane ciabattino morì per primo, accoltellato. Lei, che indossava l’abito da sposa della madre, cercò scampo nel forno. Ma nella concitazione della fuga una scarpa le cadde proprio davanti all’imboccatura del forno. Quando i fratelli scorsero la calzatura compresero. Allora, invece di snidare la sorella e riservarla la stessa sorte dell’amato, diedero fuoco alle fascine che stavano nel forno. Da quel giorno il fantasma della Signura Leta si aggirerebbe per le campagne di Mesagne indossando un abito nuziale e tenendo in mano una scarpetta bianca. Ogni apparizione della Signura Leta ha dato origine a sotto-leggende. La più celebre si ambienta a Calana, una contrada dell’agro mesagnese, tanto che a tale proposito si parla di ‘Signura Leta ti la Calana’. A parlarne è Enzo Poci nel suo ‘Pregiudizi, superstizioni e fantasmi nel popolo mesagnese’. Poci riferisce quanto gli raccontò a suo tempo un tale M. : Molti anni fa a Mesagne un medico viveva in una villa o masseria in contrada Calana con una “bellissima artista napoletana” (forse una ‘sciantosa’). I due evidentemente non erano  sposati ; l’autore infatti parla di “convivenza” pesantemente ostacolata dalla famiglia di lui, il che non poteva che tornare a disdoro del medico (convivere! e con una donna ‘svergognata’...).  Dinanzi a questo atteggiamento ostile, i famigliari di lei vennero a prelevarla per riportarla a Napoli. Al momento di partire la donna, la quale pare avesse col suo gruzzolo contribuito alla costruzione di quella, rimproverando al compagno d’aver fatto ben poco per trattenerla, lanciò una maledizione : Il fuoco avrebbe colpito la casa e il dottore sarebbe morto di morte violenta. Ebbene, quindici giorni dopo, un fulmine si abbatté sulla casa uccidendo il medico. A distanza di anni, sopraggiunse anche la morte della sciantosa. Fu allora che per la prima volta si manifestò il fantasma della Signura Leta. Ciò avvenne proprio in quella villa, nella quale era andato ad abitare il signor M., (la fonte di Poci). Il racconto di M. parla di una prima apparizione, avvenuta di notte all’esterno della casa : una signora vestita di nero e dal viso scheletrico. La seconda apparizione ha luogo all’ingresso del viale che conduce alla villa : M., che lì era ‘atteso’, alla vista della Signura Leta si segna e pronuncia in latino scongiuri imparati da un prete in precedenza chiamato a benedire la casa. Ma il fantasma con voce ovviamente “tombale” lo rassicura : A lui non farà alcun male e da quel luogo non è intenzionata ad andare via. La terza e ultima apparizione, almeno per quanto riguarda  M., avviene alcuni giorni dopo :  Un amico viene a trovare M. portandosi dietro le due figlie. Le bambine riferiscono d’ avere visto una donna vestita da sposa che dall’alto di un balcone le osservava.... Si fermano qui le rivelazioni di M. che, evidentemente, dopo quell’ultima volta fece fagotto. Attualmente, quel fabbricato ospita un lussuoso ristorante chiamato Villa Leta. Concludiamo aggiungendo che a Mesagne altri ritengono che la tragedia della Signura Leta si sia consumata in contrade diverse  : Frisaca o Lu Mucchiu,  dove sono ancora in piedi i resti di palmenti e torri di campagna.


Fonte: http://quotidianodibari.it/articoli/cultura-e-spettacoli/il-mistero-di-signura-leta/#.V-aI3CGLSUk


Approfondimento: http://www.mesagne.net/81-cultura/1393-leggende-popolari-salentine-la-signura-leta-di-marcello-ignone

 
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"Quando ti senti fregata dalla vita che fai?"

Post n°739 pubblicato il 23 Settembre 2016 da ITALIANOinATTESA
 

"Niente.
Perchè la vita non ti frega mai.
Ah, la vita, la vita, diceva una persona che in un'altra vita ho amato tanto "è la più degna avversaria a poker che ci sia".
Aveva ragione. Mi sto rendendo conto che troppe volte aveva ragione e questa cosa mi fa dispiacere ancora di più per l'unica volta che ha avuto torto.
La vita non ti frega.
Ti sfida."  continua su copia cache 
http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:5hW108ek1UsJ:blog.libero.it/SonoFattaCosi/commenti.php%3Fid%3D423201%26msgid%3D13145495+&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 13/03/15 alle 17:35 via WEB
“Per te. E te e te e te”, il tuo messaggio appare univocamente indirizzato ad una specifica persona, sembra una donna, ma, secondo me è potenzialmente indirizzabile a ciascun “umano” …escludendo ovviamente gli “Umani” ed ancor più gli “UMANI”. Quando questi esistono, riconosciuti ed omologati nel senso più positivo del termine. Sarebbe bello poter stare sempre nell’ultima categoria, ma credo che nessun umano ha questa possibilità. Di starci sempre …intendo. 

Una chance …l’ultima che, per me è sempre la penultima, credo la si debba sempre lasciare …come fosse “SOSPESA”.
Sempre. 
Sempre perché mai noi possiamo intravvedere oltre gli atti di fede che facciamo donando la nostra Amicizia ad un’altra persona. 
Anche se a me, per quanto mi riguarda, piace sguazzare proprio in questo “OLTRE” auto costruito da me medesimo, in modo artigianale.
Dare fiducia è un atto di Fede; senza quest’ultima non ci può essere fiducia e, quindi, possibilità di donare la nostra amicizia. E l’amicizia senza questo atto non può essere AMICIZIA
Personalmente credo che compiuto questo atto, che riguarda prima di tutto me, non accetto mai di farmi condizionare dalla scelta che la “controparte” di turno a sua volta compie in modo cosciente o, forse, no.
L’amicizia una volta donata, secondo me, non la si può ritirare indietro. Come se fossero i doni di fidanzamento che si facevano, qui, negli anni ’60. Doni che si restituivano ogni volta che avveniva un “appiccico” fra morosi, magari anche per semplice intrusione di elementi esterni. Questo perché nessuno, secondo me, può mai affermare di essere dalla parte del giusto“ASSOLUTO”. Lo si è, invece, spesso secondo la propria visione che in quel momento può essere semplicemente difforme da quella di cui è portatrice la controparte di turno che effettivamente può essere dalla parte del torto. Magari del torto vero. Torto colpevole. Ma potrebbe anche non essere così. Potrebbe, l’altra parte, anche essere costretta ad adottare un silenzio per noi inaccettabile secondo la nostra visione, ma esso potrebbe costituire un indispensabile esercizio magari, anche costoso, per tentare di recuperare qualcosa di pesante per se …forse anche il suo spirito …la sua anima, se meglio si crede. La sua Essenza vitale …pure.
Regalare una ennesima chance a chi apparentemente non la merita a ciascuno di noi non deve costare niente, anzi può anche essere considerato un premio che ognuno può fare a se stesso. E goderselo, come parte di se esternata, ma indelebilmente da se non staccabile.
L’altra parte, invece, potrebbe anche essere in assoluta mala fede o essere portatrice di comportamenti tipici dei paraculi. Come appare essere il tuo caso. Allora questo tipo di controparte certamente può ritirare l’amicizia che ci “aveva donato”. Tranquillamente lo può fare. Lei.
Semplicemente perché l’amicizia, in quel caso non c’è mai stata. Ed ecco che questa controparte ritira la sua aria fritta …il niente. Il NIENTE che aveva offerto. 
Ed allora quale peggiore condanna può essere “donata” a chi si è comportato in mala fede di vedere la nostra ennesima chance a sua disposizione e di non essere in grado, questa volta di rubarla? 
Chi pone in atto tali comportamenti non avrà così, di certo, neppure la possibilità di scatenare piagnistei di sorta. E, per sua dannazione non può che fottersi da sola. E questa è l’ultima “nostra” chance che la condanna. 
Anzi l’auto condanna. Ed è, di sicuro la condanna più dura.
Un abbraccio e buon fine settimana, M@.

Per il resto c'è questo video che già link di questo video che ho anche sul mio profilo:
https://www.youtube.com/watch?v=mR45PUQ35RI
 

 
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Una parola è troppa e due sono poche

Cosa vuol significare il detto "Una parola è troppa e due sono poche"?



Vuol dire che "chi ha orecchie per intendere, intenda!!"

Lo si dice quando si vuole sottolineare l'importanza di una cosa che si dice!! per intendersi, basta poco, senza essere prolissi si riesce a spiegare tutto!

È un modo per dire 'ci siamo capiti!'

"Una parola è troppa e due son poche" è un'espressione che si usa riferendosi a quei casi in cui per descrivere un concetto o un fatto usare una parola sola è troppo lapidario e rischioso ma per approfondirlo due son poche , nel senso che due non basterebbero. 
E' un po' come un non voler toccare un argomento perché poi ce ne sarebbero troppe di cose da dire.... 
Spero di essermi spiegata

meglio parlare solo quando davvero necessario e in modo sintetico. 
molte volte si xde l' occasione x stare zitti. 
ciò che conta non è la quantità di parole che vengono dette ma il loro significato.

Significa che in ogni caso, quando ci tieni a farti capire, sbagli. Una parola non riesce a spiegare perchè è troppo concentrata e riassuntiva per esprimere bene il nostro concetto e in due aggiungi il superfluo.. con il rischio di un fraintendimento.

Ciao, è un argomento che segue un contesto ! Bisogna vedere quale...è un pò come dire che le buone società di fatto devono comprendere mai più di uno ! Ed allora come la mettiamo ?

parla poco e pensa prima di parlare, ma allo stesso tempo non stare in silenzio

La dizione corretta è: "Una parola è poca e due son troppe", nel senso che non c'è alcuna possibilità di pronunciare parole (tranne che dirne una e mezza, se vogliamo fare aritmetica ), perché è già tutto chiaro. La dizione inversa "Una parola è troppa ... " mi pare di averla ascoltata in un film di Banfi: non è giusta, ma l'effetto è lo stesso, cioè prospettare una impossibilità.

ti faccio notare perchè sicuramente ti sei distratto nello scrivere che il detto è " una parola è poca e 2 sono troppe" non centra niente quello che ha scritto il tipo qui sopra..infatti il significato cambia..cioè mi spiego...devi stare attento a quel che dici perchè una parola vuol dire che non ti sei spiegato ma se ne aggiungi un'altra potresti sbagliare ..e quindi viene usato come avvertimento....ciao

Ai presente che se fumi è perchè fumi , se non fumi è perchè non fumi, se vai in chiesa è perchè vai in chiesa , se non vai in chiesa è perchè non vai in chiesa.. Ecc.. Bhe significa che qualsiasi cosa tu farai in vita tua non andrà mai bene e ci sarà sempre qualcuno pronto a farti notare i tuoi sbagli e a giudicarti


Fontehttps://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20121228210606AAFd832


Definizione richiamata nel sito di un antico iscritto in Libero.  http://digilander.libero.it/urbani.ccu/?nocache=1474363699

Una  parola è poca e due sono troppe.


‘Na parola è poca e due so troppe.

E’un proverbio che invita a moderare le parole, esprimendo i concetti nella loro essenzialità. Per contro, con l’eccessiva loquacità si rischia di cadere in contraddizione, è per questo che vanno evitati troppi discorsi.

 
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Lasciamo cadere la cosa

Post n°737 pubblicato il 17 Settembre 2016 da ITALIANOinATTESA
 

Riunione di Condominio:

le diatribe dei social di tanti anni fa!

 

 

E si, facciamo così:

"lasciamo cadere la cosa"

 

 
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