I HATE SUPERMARKET

tutta la vita che può entrare in un carrello della spesa

Creato da ihatesupermarket il 05/02/2010

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QUANTO COSTA...O QUANTO VALE?

Post n°30 pubblicato il 05 Settembre 2012 da ihatesupermarket

A volte ho una certa difficoltà a non arrabbiarmi..spesso, nel mio girovagare fra le pagine dedicate allo stesso tema di questo blog, le stesse che poi ne ospitano i link, mi imbatto in strane identità che, sovente celate da nomi fasulli, lanciano parole o, piuttosto, provocazioni, in risposta alle (giuste) lamentele dei piccoli lavoratori di supermarketlandia.

Mi dico di non badarci, scopro che vengono chiamati "troll" e che il loro esistere è legato alla provocazione, al destare confusione al solo fine di agitare le acque per motivi futili in nome di un, a me incomprensibile,  tipo di divertimento..chi mi ricordano? I NOSTRI CLIENTI! Caspita: come non averci pensato prima???  Comprano, si lamentano, e, anche quando gli si offre una soluzione immediata e soddisfacente su di un piatto d'argento cosa fanno? sbuffano e sono perennemente scontenti.

Giusto ieri ne ho avuto l'ennesima prova; una signora si presenta con una confezione di cibo avariato, aperta e consumata a metà: sicuramente la busta, normalmente venduta sottovuoto, non poteva contenerne solo metà..perciò era evidente che la signora, dopo aver utilizzato parte del cibo, aveva lasciata aperta la confezione e il resto si era così deteriorato. Visto il valore esiguo e le sue proteste, la accontento e le sostituisco il prodotto senza fare una piega. Commento: "ah...tanto avete sempre ragione voi!"  Il nesso, scusate? Disperso, immagino, così come i neuroni della signora in questione, perchè non so darmi altre spiegazioni.

Quindi ai troll forse non vale la pena continuare a spiegare, così come ai clienti, perchè alla fine è un'inutile perdita di tempo. Capita però che, in effetti, alcune persone non comprendano le ragioni di tutto questo fermento, che si è andato progressivamente intensificando soprattutto con la liberizzazione delle aperture indiscriminate dei negozi. Dopotutto non siamo i soli che lavorano in giornate festive, i più, comunque, ci vedono lavorare in un ambiente riparato, sicuro, pulito...Forse vale la pena che vi soffermiate su questo: ci vedete L A V O R A R E. E quindi avreste ragione a sostenere che, in questo periodo di crisi (che palle sta frase non la reggo più) già avere un lavoro è un lusso. Ma LAVORARE, implica di certo un'azione che ha un orario di inizio, una durata ed una conclusione. Se questa azione inizia ad espandersi in maniera indefinita, deregolamentata e invadente, resta ancora un lusso? Tutta qui, in breve, la nostra recriminazione. 

Non siamo bambini di due anni ai quali hanno sottratto il giocattolo della domenica, siamo persone a cui viene sottratto il tempo. 

E il tempo quanto costa? Niente, è vero, però vale molto. E te ne accorgi proprio perchè inizi a non poterne disporre  liberamente.

 Se alle persone, che spesso non abitano nelle immediate vicinanze dei centri in cui lavorano, inizi ad imporre orari illogici, queste saranno inevitabilimente costrette a sostenere maggiori spese per la benzina o a doversi rassegnare a dover trascorrere le loro pause all'interno dello stesso esercizio commerciale; rimborsi per il pranzo? rari. E che effetti può avere su di una persona un periodo indeterminato passato consumando panini e simili, alle fredde luci dei neon delle vetrine? Dov'è la qualità della vita? Senza contare che per svolgere attività di ordinaria amministrazione, ti ritrovi con briciole di quarti d'ora che  bruci in fila in qualche ente perchè magari (E SOTTOLINEO MAGARI PERCHE' NON VOGLIO GENERALIZZARE) la persona che dovrebbe essere dietro allo sportello ha timbrato e poi è andata a fare le sue commissioni personali.

C'è poi chi ha famiglia: forse noi mamme abbiamo la tendenza a romanzare troppo i sentimenti che proviamo per i nostri pargoli. Obbiettivamente: i bambini capiscono se i genitori sanno spiegare loro il perchè delle cose, perciò non è detto che avere i genitori molto assenti per motivi di lavoro li traumatizzerà per tutta la vita. Però è altrettanto vero che il senso della famiglia si costruisce giorno per giorno e in Italia essere una famiglia ( e di qualsiasi tipo) non è più considerato un valore da proteggere. Sempre che non serva a farne leva nelle pubblicità. Come dire: la famiglia è importante se ti fa vendere e guadagnare, il resto non conta. Se a casa ho qualcuno che mi aspetta è improponibile che tu, dirigente, direttore o simile, mi chieda di fermarmi oltre il mio orario senza alcun preavviso e senza un limite. O ancora che io debba aspettare il sabato sera per sapere i turni che avrò la prossima settimana. Che per quindici giorni non possa spenderne a casa uno. Può accadere una volta, forse, ma comunque sarà una volta di troppo.

 

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