I HATE SUPERMARKET

tutta la vita che può entrare in un carrello della spesa

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C'era una volta...

Post n°34 pubblicato il 26 Novembre 2012 da ihatesupermarket

Le giornate si accorciano, il tempo è grigio, perciò perchè non ascoltare un racconto, come nelle migliori tradizioni dei nostri nonni?

Questo parla di una strana creatura: il lavoro.

Un tempo si diceva che la sua presenza nobilitasse gli umani e così, molti, dopo qualche ricerca, festeggiavano con amici e parenti perchè erano riusciti a trovarlo.

Il primo impiego offriva spesso degli incarichi semplici ed una paga piuttosto bassa, ma sovente portava con sè la promessa di un futuro in cui crescere e migliorare. Nel frattempo ci si sentiva fieri per essere stati scelti, umili perchè si sapeva che c'erano ancora tante cose da imparare e (perchè no?) attenti perchè l'inesperienza avrebbe potuto far commettere degli errori.

Ci si addormentava stanchi ma felici, perchè ci cullava il sogno di un domani migliore; un domani in cui si era  fautori del proprio destino.

Pazienza se per il momento si dovevano lavare le vetrine, o spazzare a terra, l' impegno e la serietà sarebbero diventati ciò che il sole fa con i frutti: l'entusiasmo sarebbe maturato in dedizione, l'esperienza divenuta competenza.

Ognuno imparava a destreggiarsi nel suo piccolo mondo, ad amare il suo lavoro, e anche a crescere assieme a lui.

Venne poi un giorno un mercante affascinante e tutti ne rimasero ammaliati.

Attirava le persone come fossero falene, le accoglieva con porte scorrevoli che si aprivano sempre, a qualsiasi ora, e le incantava con risparmi vantaggiosi. Dicevano si chiamasse GDO e che fosse la manna perchè offriva sempre la soluzione giusta per tutti: che fosse per tutti la stessa non era cosa che si potesse ovviamente palesare, quindi la si agghindava con luci e cartelli affinchè nessuno lo potesse scoprire.

Purtroppo, come tutte le storie che si rispettino, il mago GDO aveva i suoi subdoli trucchi, ma la gente non lo sapeva, e si metteve in coda per lungo tempo pur di andarlo a consultare. Anche se poi non capiva perchè, dopo aver fatto con lui grandi affari, tornava a casa molto nervosa. Le signore non erano mai abbastanza magre per essere all'altezza dei suoi vestiti, la tecnologia per la quale ci si era indebitati diventava obsoleta molto prima di aver finito di saldare il proprio debito, e nonostante il frigo fosse stato riempito pochi giorni prima, il cibo sembrava durare sempre troppo poco. Si doveva assolutamente tornare dal mercante: subito! Perciò GDO, quando si accorse che ormai nei pensieri della gente era divenuto indispensabile, decise che era giunto il momento di stupire tutti con l'ennesima magia: stabilì che tutti dovevano poter essere liberi di aver bisogno di lui sempre. E che lui, magnanimo, avrebbe accolto quei "tutti" in qualsiasi momento.

Il mercante, dal canto suo, dietro le tende del suo bel circo, intanto si nutriva dei pensieri della gente. Chi comprava credeva sempre di aver acquistato ciò che voleva, ma in realtà prendeva solo e soltanto quello che GDO metteva a disposizione. Perciò non erano più le persone a scegliere, ma si adeguavano a ciò che trovavano. Anche i regali fra amici e parenti sembravano non accontentare più nessuno: erano sempre le solite cose. E i libri? E la musica? Tutti ascoltavano sempre gli stessi brani e leggevano le stesse cose, anche se poi, magari le definivano come le più banali e commerciali che avessero mai visto o sentito.

Ma che ne è stato del protagonista dell'inizio di questo racconto? Del lavoro?

Mister GDO, occupato a tener alti i profitti, aveva anche le sue belle spese per tener in piedi tutto quel baraccone illuminato! Se spegnevi tutte quelle lucine, se grattavi via i brillantini e gli effetti speciali degli articoli griffati, cosa rimaneva in fin dei conti? Libri accatastati e venduti quasi a peso, maglie impolverate e scarpe di plastica scadente.

Mantenere viva l'illusione di essere un posto fatato aveva un costo, perciò GDO iniziò a cibarsi anche della sua forza lavoro. Offriva alle persone uno stipendio ma in cambio di quasi tutto il loro tempo, in modo che non ne avessero troppo per pensare a dove andare a trascorrerlo, o per andare altrove ad acquistare ciò di cui avevano bisogno. GDO dava lo stipendio ai suoi servitori e questi poi lo rispendevano da lui, perchè non avevano altro posto dove andare. E quando uscivano erano così frastornati da tutto quel caos che dei loro sogni, le loro passioni ed i loro progetti non era rimasto  più nulla. Sapevano solo di dover ritornare. A spendervi soldi o a spendervi tempo. Non più a crescere, non più ad imparare. Solo a produrre: lavoro oppure spazzatura.

Gli animi delle persone cominciarono ad inaridirsi, tutti si sentivano derubati di qualcosa, ingannati. Ci si guardava con gli occhi sbiechi, come davanti al tavolo del gioco delle tre carte: la gente sapeva che c'era un trucco, ma si ostinava a cercare di smascherarlo nel modo sbagliato: continuando a giocare.

I clienti se la prendevano con chi lavorava per il mago, la mandopera del mago odiava dover essere, nella vita, nientaltro che una categoria comandata a bacchetta.

Si avvicinava il Natale...e quell'anno, quel terribile anno in cui i soldi finirono, la gente forse capì. Io non ve lo so dire, perchè è una storia antica, ed il finale è  andato perduto. Però qualcosa deve essere accaduto: perchè stamani ho chiesto in prestito un pò di zucchero al vicino. E perchè è domenica e siamo tutti a correre nei prati.

 

 

 

 
 
 
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