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Agricoltura Bio.

Post n°42 pubblicato il 28 Ottobre 2009 da biking
 

Ritorno sul tema G.A.S.
Qualche giorno fa il nostro-neo-nato-gruppo quasi al completo ha effettuato una allegra gita fuoriporta.
Erano presenti anche i nuovi germogli (passatemi il termine, visto il titolo del post), i pargoli nati in questo emozionante 2009: ben tre neonati o quasi, uno più bello dell'altra in un circolo senza fine che porta il livello al sublime tendente all'infinito (ne siamo proprio innamorati eh?).
Torno alla gita.
In realtà si è trattata di una visita all'azienda agricola di un personaggio molto interessante.
Tanto per incominciare, appena arrivati sotto casa del suddetto personaggio (Giuseppe), i pargoli, all'unanimità, hanno votato una mozione: giro di tetta collettivo!
Quindi tutte quante le mamme hanno trovato comodo asilo nel furgone del Ru, han tirato su le serrande della latteria e giù a poppare: glu-glu-glu cincin! glu-glu-glu evviva! glu-glu-glu alla-tua!...ecc.ecc...
Nel frattempo Giuseppe è sceso in strada e abbiamo iniziato a parlare.
Camicia e pantaloni di canapa, gilet di cotone, sandalo (rigorosamente senza calze... e faceva fresichino veh!), capello bianco-ex-biondo lungo, viso pulito e colorito, sorriso e occhi schietti.
Oggetto del nostro interessamento e ovviamente della visita è stata la sua azienda agricola.
Avviata oramai nel lontano 1991, produce ortaggi e frutti con metodi rigorosamente biologici.
Già fornitore di svariati gruppi di acquisto della zona, con buona probabilità diventerà anche il fornitore di riferimento del nostro gruppo per quel che riguarda frutta ma soprattutto verdura di stagione.
Giuseppe ora vive grazie al suo campo che dista poco più di un chilometro dalla sua casa in centro al paese.
Finita la poppata comunitaria, l'allegra compagnia del baccello si è rimessa in moto e ha raggiunto appunto il campo.
Dopo uno sterrato di circa mezzo chilometro abbiamo varcato una siepe che circonda il campo; vedremo poi che la siepe è molto importante.
Appesi qua e là lungo la siepe dei piccoli insoliti cartelli che leggendone il contenuto invitano gentilmente coloro i quali sono portatori di certi oggetti metallici con una o più canne, grilletto e pallottole a girare alla larga in quanto non sono i benvenuti.
Poi capiremo il perchè: oltre a ovvie ragioni etico-filosofiche ci sono anche ragioni pratico-utilitaristiche.
Qui ci attendevano il socio-prossimo-futuro-genero di Giuseppe, la figlia che da qualche anno lavora con lui e un lavorante-amico.
Ci ha presentato e illustrato quello che fa.
Un tempo nel campo vi era una numerosa piantagione di gelsi che fornivano il nutrimento ai famosi bachi che producevano la ormai mitica seta della pianura lombarda.
Oggi ne è rimasto solo uno e questo da il nome alla sua azienda.
Il campo in realtà è composto da 3 lotti di terreno.
Tutti sono circondati da una alta siepe. Questa è molto importante in quanto svolge più funzioni.
Oltre che linea di confine con i vicini rappresenta una naturale barriera nei confronti delle sostanze utilizzate nelle coltivazioni confinanti.
Inoltre offre cibo per insetti e uccelli che qui trovano habitat e rifugio, durante il giorno e la notte.
Insetti e uccelli collaborano con il contadino nel tenere il campo libero da indesiderati parassiti causa di malattie pericolose per le coltivazioni.
Sono quindi fattore che garantisce la biodiversità della coltivazione.
Quindi si spiega perchè i cacciatori sono invitati a tenersi a distanza, un pò perchè sinceramente sono un tantino antipatici per quel loro desiderio di uccidere per sport, un pò perchè a Giuseppe gli uccelli che nella siepe si rifugiano sono suoi diretti e stretti collaboratori riconoscenti.
Infatti in cambio dei servizi resi, questi trovano nutrimento nelle bacche che le diverse siepi forniscono in abbondanza.
Anch'esso circondato dalle siepi, altro importante elemento di biodiversità è rappresentato dallo stagno.
Qui rane e insetti proliferano e contribuiscono a rendere il campo fertile.
In questo periodo sono in maturazione cavoli, cavolo nero, cavolfiori, insalata rossa, broccoli, broccoletti, fagiolini, finocchi, erbacce ... ERBACCE?!?!?
Signorsì, erbacce, erba grama, gramigna.
Però Giuseppe ci fa notare una cosa: il nobile ortaggio di turno è ben più sviluppato e predominante rispetto alla mala-erba che gli stà attorno, come mai?
E' la natura che lo permette, se il nobile ortaggio ha le condizioni ideali per svilupparsi questo avrà la forza per sovrastare e ben sopportare la mala-erba.
La lotta contro le erbacce con diserbanti e quant'altro è una guerra persa in partenza.
Le energie, il tempo, i soldi spesi nel diserbo Giuseppe le investe nelle attività che garantiscono un naturale sviluppo della coltivazione principale.
Quindi grazie a questi presupposti la chimica nel campo di Giuseppe è bandita; per concimare qui si utilizza letame, cacca-santa e compost vegetale derivato dagli scarti delle produzioni anche quelle del campo stesso.
Il risultato di queste pratiche sono evidenti anche a noi profani topi di città e di ufficio.
Giuseppe ci invita a raccogliere della terra dal suo campo, lì dove in questo momento stanno crescendo dei cavolfiori.
Ci chiniamo e dobbiamo strappare un tenace strato di erba prima di arrivare alla nuda terra che, raccolta nella mano, risulta al tatto e appare alla vista una terra grassa, scura, morbida, profumata.
Giuseppe ci invita quindi a raccogliere della terra dal campo del vicino (coltivazione non bio), dove sono state appena raccolte le pannocchie del granoturco.
Il terreno è nudo, ricoperto solo (almeno quelle son rimaste) dagli scarti mezzi secchi del granoturco, la terra è più leggera, praticamente inodore, chiara, secca e polverosa, in una parola: povera.
Sinceramente l'unico fattore che mi ha fatto storcere non poco il naso è un gran bell'elettrodotto che passa proprio vicino-vicino al campo: quale sarà il grado di inquinamento elettromagnetico nel campo di Giuseppe?
A parte questo fattore, i prodotti che crescono nell'azienda di Giuseppe sembrano quindi più contenti, più vivi, più sani, più allegri, più consapevoli.
Mangiandone ci nutriremo di tutte queste qualità e non solo, ci nutriremo anche della grande passione del contadino che li ha curati.
Quello che ho visto e sentito da quest'uomo questo è: orgoglio, passione, gioia.
E ora posso sperare anche io in una svolta.
Sapete che lavoro faceva Giuseppe fino a venti anni fa? L'informatico.
Posso sperare anche io in una svolta.
Grazie Giuseppe.

Un saluto.

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