Creato da IlCaffediLara il 08/12/2010

Il Caffè di Lughe

chiacchere tra amici

POLPOSTALE E..

BIANCO O NERO E' SOLO UN COLORE

Polpostale

"Un uso responsabile della rete" (manuale per i genitori)
Internet sicuro
Internet: Alcune regole da seguire

In rete i rischi ci sono: meglio conoscerli e segnalarli.

 

PERCHÈ LA MEMORIA NON VENGA MAI MENO..

Ritorno ad Auschwitz 

Il silenzio. Il silenzio di Birkenau. Il silenzio di Birkenau non assomiglia a nessun altro silenzio: ha in sé le grida di disperazione, le preghiere strangolate di migliaia e migliaia di comunità che il nemico condannò ad essere ingoiate dall'oscurità di una notte infinita, una notte senza nome. Il tacere degli uomini congelato nel cuore della disumanità. Silenzio eterno sotto un cielo azzurro.

Silenzio di morte nel cuore della morte...

Nel regno delle ombre che è Auschwitz nessuno cammina lentamente; la morte si getta contro la sua preda. Non ha tempo, la morte: dev'essere contemporaneamente dappertutto.
La vita, la morte: tutto si unisce in una folle velocità. Il futuro si limita qui all'attimo che precede la selezione; qui bisogna correre dietro al presente, perché non scompaia del tutto. Si corre a lavarsi. Si corre mentre ci si veste. Si corre alla distribuzione del pane, della margarina, della zuppa. Si corre all'appallo, si corre al lavoro, si corre da un blocco all'altro, alla ricerca di uno sguardo famigliare.Alla ricerca di una parola di consolazione.
L'abbaiare dei cani... le grida dei carnefici, il rumore dei randelli di gomma che si abbattono sulla nuca dei prigionieri. Il dolore rende muti gli uomini affamati e deboli; la loro umiliazione pesante come una maledizione.
*Elie Wiesel, Premio Nobel per la Pace 1986*

 

GENERALE

Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d'una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l'uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.
*Bertolt Brecht*

 


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8 Marzo

Post n°53 pubblicato il 08 Marzo 2012 da IlCaffediLara
 
Foto di IlCaffediLara

Non voglio fiori, non voglio auguri.
Non è una festa n'è lo è mai stata.

L'8 Marzo un giorno di lotta per incontrarci tra noi e rirare le somme di un anno di impegno.

Non voglio fiori. Non voglio auguri: voglio rispetto ogni giorno dell'anno.

Voglio pari dignità a parità di professionalità.
Voglio pari stipendio a parità di lavoro.
Voglio poter scegliere di fare un figlio senza rischiare lavoro, carriera.
Voglio stessi diritti a parità di doveri.

Voglio sentenze che rendano giustizia alle donne che hanno subito violenza di gruppo, violenza di genere, violenza psicologica.

Voglio..

Solo quando avremmo raggiunto la pari dignità sociale e solo allora, forse, festeggero in questo giorno, che festa non è.

NON voglio fiori, NON voglio auguri

VOGLIO pari dignità

Buona giornata di riflessione alle Donne.

Lughe's

 
 
 

due mani di bianco..

Post n°52 pubblicato il 05 Marzo 2012 da IlCaffediLara
Foto di IlCaffediLara

Da molto tempo non scrivo in questo luogo nato con l'intento di lasciar scivolar pensieri contrastanti ed anche provocatori.
In realtà scrivo poco ovunque nell'etere per mancanza di tempo e, forse, di poca voglia di condividere pensieri in questo momento di grande confusione generale.

C'è chi mi sprona e mi ricorda che mollare è sempre sbagliato, così ricomincio con una bella mano di bianco per dar luce a questo spazio e chissà, anche luce a me.

Si ricomincia o almeno ci proviamo

Lughe's

 
 
 

Auschwitz, perché andarci? Perché è giusto

Post n°51 pubblicato il 06 Febbraio 2012 da silentemc

Quando, solo qualche ora fa, ai miei compagni di viaggio ho confidato, come hanno fatto tutti, le proprie impressioni dopo aver visto i campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau, io ho detto loro che mi sentivo solo molto dispiaciuto.

Dispiaciuto per i morti e per tutti i significati che quell’angolo di mondo contiene? No.

Infastidito forse perché, da quando ero giunto di fronte al famoso cancello di Auscwitz “Arbeit Macht Frei”, che in italiano significa “Il lavoro rende liberi”, fino alla mia ultima occhiata alla cosiddetta “porta della morte” del campo di Birkenau dove giungevano, dopo un viaggio interminabile i deportati stipati come bestie su treni merci, mi ero reso conto che avevo conservato il mio distacco, come un encefalogramma piatto?

No, niente di tutto questo.

Nell’albergo dove ci trovavamo comodamente alloggiati a Cracovia, dopo aver fatto colare quel mio piccolo outing per tutti i miei compagni di viaggio i quali, in fondo, sentivo di doverlo fare, ho poi anche aggiunto che avevo compreso anche il fatto del motivo che mi aveva spinto a recarmi in quei luoghi: andarci era il mio unico modo per esprimere il giusto rispetto nei confronti di chi era perito per mano della follia nazista e, soprattutto, per cercare di trovarmi in un luogo dove era inutile mettersi qualsiasi maschera perché, anche se sono trascorsi oltre settant’anni, in quei posti tutti indossano una divisa a righe verticali bianche e blu. Anche noi.

Forse è stato così ma, dicendo tutto questo, io ero  forse preparato a tale spettacolo?

Evidentemente sì.

E poi, che cosa speravo accadesse dentro di me?

In fondo penso di non saperlo.

Tutte queste domande, e non sono le uniche, forse ora esistono dentro di me solo a causa del mio marcio interiore. Probabilmente sì!

Inoltre, e posso qui affermarlo con certezza e serenità, non mi vergogno anche del fatto, vero, che in fondo a me è “piaciuto” molto di più visitare il museo sulla fabbrica di Oskar Schindler a Cracovia che, invece, vedere con i miei occhi quei due campi di sterminio i quali, e lo erano stati per me come credo per tutti gli altri, il tanto atteso “piatto forte” del nostro viaggio.

Allora perché ora scrivere queste righe?

Perché redigere una sorta di piccolo reportage come l’avevo fatto, qualche anno prima, quando ero andato a visitare Medjugorje in Bosnia Erzegovina (anche quello un posto che riusciva ancora a mostrarsi duramente segnato dalla follia serba la quale, in fondo, non era poi tanto diversa da quella che si era re-spirata in quegli anni in Polonia e in larga fetta d’Europa)?

Semplice: perché, nonostante il mio marcio cinismo, sono convinto che sia giusto farlo.

Tornando a quando sono andato a vedere Medjugorje io, all’epoca ero un ateo insensibile quale mi scopro di esserlo ancor oggi ma, in quell’occasione, scrivendo su un giornale una sorta di reportage, avevo co-munque consigliato a chi mi leggeva di andare a vedere Medjugorje con i propri occhi.

Ora, allo stesso modo, nonostante il mio marcio interiore oggi lo avverto fortificato, invito a chi s’imbatterà in queste righe, ad andare in Polonia a guardare in faccia quella dura realtà con i propri occhi i quali, nel proprio silenzio, sappiamo che non ci mentono mai.

E poi ragazzi, in fondo ci vogliono solo due ore di aereo (alcuni deportati, quelli provenienti dal Pireo, ci hanno messo 17 giorni) per vedere quel palcoscenico il quale, ne sono certo, sarei anche in grado di descriverlo più che dignitosamente in ogni suo dettaglio, regalando anche emozioni ma, e potete credermi sulla parola, questo sarebbe solo una fatica inutile quanto stupida perché, scrivere di Auschwitz e Birkenau,  sarebbe diverso per ognuno di noi.

E poi per chi non lo sa, il cambio Euro-Zloty è anche molto vantaggioso.

Auschwitz e Birkenau certo non sono solo le 4-5 tonnellate di capelli conditi di cuoio capelluto stipati dietro una fredda vetrata in un blocco di Auschwitz o forse anche peggio se in questi posti, se mai esista una sorta di classifica di “merito”, come i luoghi dove quel bastardo pazzo di Josef Mengele si dilettava a fare esperimenti macabri quanto strampalati su dei poveri bambini mentre, appena fuori dai suoi laboratori, venivano  fucilati innocenti al ritmo di una catena di montaggio nel piccolo cortile tra i blocchi 9 e 11.

Assolutamente no!

Questi luoghi, insieme a molti altri dettagli disseminati ad Auschwitz e Birkenau, probabilmente potrebbero anche essere le tessere del mosaico che ognuno di noi ha dentro di se e che si potrebbe scoprire se, alla fine, si trovasse il coraggio di andare a portare la propria presenza/testimonianza in quei posti.

Certo, se ci penso un attimo, la propria presenza in quel luogo è solo un segno infinitesimale come le particelle di fuliggine nerastra dei corpi bruciati nei vari forni crematori di Birkenau le quali sono riuscite a coprire di DNA umano quasi tutto il circostante.

Ma, essere andati là rimane un fatto importante, certo non per la storia, ma per se stessi.

Essere distaccati o piangere di fronte a scenari simili sono, secondo me, la medesima cosa perché penso che l'uomo, potenzialmente, sia solo un mammifero spregevole e bastardo il quale, dentro di se, nasconde  una sorta di angolo di Auschwitz e Birkenau sempre pronto a esplodere.

Che ci piaccia o no, penso che questa sia un afaccia della realtà di essere umani.

Allora mi chiedo: sono migliore dopo esserci andato?

Personalmente penso di no anche perché, probabilmente, dentro di me, so bene che in fondo essere anda-to là probabilmente è stato solo un atto di codardo egoismo il quale, inviando queste mie parole a tutti,  cerco almeno di mitigarlo un po’.

Dico questo anche perché, a ogni ora che passa da quel fine settimana trascorso in Polonia, mi rendo conto del fatto di essere sempre la stessa persona la quale, spesso, diceva a chi domandava il perché di quel viaggio in Polonia, che andare a visitare i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau era sempre stato un mio piccolo sogno e, nel mio caso personale, questo sogno non si è trasformato in un incubo come, forse, in fondo speravo.

Quindi mi sto dicendo che mi sono soltanto levato solo uno sfizio?

Non sono in grado di rispondere a questa domanda e probabilmente non lo sarò mai.

Io però conosco solo un fatto che mi riguarda direttamente: mi sono portato via da Birkenau un piccolo sasso annerito il quale, e di questo ne sono certo, lo conserverò gelosamente finché campo ma, ed è questa la mia unica verità, io sono rimasto lo stesso.

Quindi si tratta di una sconfitta?

No, non lo credo anche perché, dato che sono molti quelli che sono molto meno marci del sottoscritto, se avete tempo e coraggio di andare a vedere quei posti e scoprire anche il vostro mosaico interiore, beh andateci perché, ve lo posso assicurare, sarà un viaggio forse egoistico ma sicuramente importante perché, come il campo di Birkenau, è senza i nostri nascondigli quotidiani dove sappiamo celarci.

Quindi, se ce la fate, fate un buon viaggio dentro voi stessi.

 

 
 
 

SOLO PER RIFLETTERE UN PO'

Post n°50 pubblicato il 10 Ottobre 2011 da silentemc

Due cose.

La prima è che Fabrizio Rondolino, notoriamente non è un giornalista di destra anche se, ultimamente, scrive su "Il Giornale". Ora, o si è rincitrullito di colpo o, invece, come Luca Telese prima di lui, fa il giornalista nel quotidiano di proprietà della famiglia Belzebù/Berlusconi.

La seconda: io, che sono un cittadino italiano e incensurato, da tempo non mi fido più di una parte di Magistratura che, impunita, sta massacrando da oltre vent'anni il nostro Stato.

Ecco, quindi, dopo un silenzio dirato mesi e mesi, l'articolo che ho letto questa mattina e che v'inoltro per una serena riflessione.

"Nei contorti e complessi rapporti fra magistratura militante e politica vi sono alcuni punti fermi: il primo, naturalmente, è Berlusconi.

Per decollare, un'inchiesta deve per forza vederlo protagonista. Non importa come, quando, perché: l'essenziale è che il suo nome compaia negli atti, di norma accompagnato da un fiume di intercettazioni desolatamente prive di notizie di reato, ma sontuosamente farcite di chiacchiere intime, pettegolezzi e variegato sputtanamento personale.

Il secondo punto fermo è che ogni inchiesta uscita dalla fantasia galoppante di Henry John Woodcock è ine-sorabilmente destinata a naufragare nel ridicolo. Il che segna senz'altro un punto a favore di quell'altra parte della magistratura che preferisce fare il suo lavoro anziché esibirsi sui giornali; ma, allo stesso tempo, crea una serie di danni collaterali cui è impossibile porre rimedio. La vita privata delle vittime di Woodcock e dei suoi complici è distrutta per sempre; la loro immagine è gravemente lesa; l'opinione pubblica non sa a chi credere; la giustizia diventa un'appendice nauseabonda della lotta politica. Del resto, l'obiettivo dei magistrati militanti non è mai istruire un processo (dal quale uscirebbero a pezzi), ma conquistare le prime pagine e demolire la reputazione del presidente del Consiglio.

Sabato scorso il procuratore aggiunto di Bari Pasquale Drago ha depositato nell'ufficio del Gip le sue conclu-sioni sull'inchiesta - nata a Napoli, passata brevemente per Roma e approdata infine nel capoluogo pugliese - sui rapporti fra Berlusconi, Lavitola e Tarantini. E le conclusioni di Drago sono a dir poco clamorose: non c'è nessun motivo di arrestare Lavitola, Berlusconi non va iscritto nel registro degli indagati né tanto meno inquisito, e l'intera inchiesta potrebbe addirittura essere archiviata.

Insomma, non ci sono prove di sorta che confermino il teorema napoletano, secondo cui il premier avrebbe fatto pressioni su Tarantini (attraverso Lavitola) per indurlo a mentire nell'inchiesta sulle escort. Tutt'al più, come inizialmente ipotizzato proprio dai pm di Napoli, Berlusconi sarebbe vittima di un'estorsione.

Tutto risolto, dunque? Niente affatto.

Restano le mille intercettazioni, le frasi rubate al telefono e sparate in prima pagina, le illazioni e le allusioni. Resta la spazzatura. Restano le faide fra procure e pm. E resta il fatto, talmente macroscopico da apparire incredibile, che il presidente del Consiglio di un paese in piena crisi finanziaria e sotto attacco sui mercati internazionali è stato investito da un vero e proprio bombardamento mediatico-giudiziario che non ha giustificazione alcuna, che probabilmente non ha spostato un solo voto, ma che in compenso ha inflitto un colpo grave al Paese in una situazione di particolare delicatezza e difficoltà.

L'aspetto più surreale - ma bisognerebbe dire più delinquenziale - dell'intera vicenda, almeno per chi ha a cuore le sorti e il senso stesso della giustizia in Italia, è che l'inchiesta di Woodcock e dei suoi complici non avrebbe mai dovuto neppure iniziare, perché la procura di Napoli non aveva alcuna competenza per occuparsi della vicenda. Gli avversari di Berlusconi - che hanno naturalmente tutti i diritti a contestare e a combattere politicamente il presidente del Consiglio, a chiederne le dimissioni o a denunciarne i limiti e gli errori - dovrebbero riflettere con attenzione su quest'ultima, tragicomica vicenda. Perché è ormai evidente a tutti che su questa strada - sulla strada cioè dell'uso illegale della legge - non si va da nessuna parte. Anziché´ colpire Berlusconi, in questo mo-do si colpisce la magistratura.

Che non è fatta soltanto di Woodcock e Lepore, grazie al cielo, e che tuttavia dal loro disinvolto operato, come da quello di altri pm, esce gravemente indebolita e minata nella sua credibilità generale. Se viene meno la certezza della legge, se ogni magistrato può inventarsi l'inchiesta che preferisce, indipendentemente dalla com-petenza territoriale e dalle prove raccolte, se i processi muoiono prima di nascere perch´ non possono legalmente essere celebrati, il danno è devastante, e colpisce tutti. Anche e forse soprattutto, coloro che legittimamente aspirano a sostituire Berlusconi alla guida del Paese, e che domani, se mai arrivassero al governo, sarebbero anch'essi (come già sono stati) vittime impotenti di una setta di magistrati fuori controllo".

Fabrizio Rondolino

Come detto: "Meditiamo gente, meditiamo"

 
 
 

LA SCONSIDERATA VOGLIA DI FARSI DEL MALE

Post n°49 pubblicato il 24 Maggio 2011 da silentemc

Dopo il primo turno alle votazioni amministrative, oltre all’indubbio forte segnale dell’elettorato tutto al centrodestra su cui i signori, dopo anni di "gozzovigliamento" dovrebbero, invece, iniziare a rifletterci un po’ su, l’altro segnale che emerge da quest’elezioni è la venatura masochistica che sembra aver attanagliato molti cittadini.

 

A mio avviso sono stati due segnali io segnali.

 

Il primo segnale è stato il risultato del primo turno e l'esito di Milano lo testimonia chiaramente e, lo affermo altrettanto chiaramente, il suo significato rimarrebbe intonso anche se, ma lo so che è molto difficile, il risultato del secondo turno dovesse ribaltare i pronostici riportando a palazzo Marino Letizia Moratti.

 

A ogni modo questo segnale rimane squisitamente politico e, ancora una volta, la “politica” di oggi giorno ha dimostrato, senza ombra di dubbio e a 360°, di non capirci una "beneamata mazza" dell’attuale situazione sociale e, volutamente, non entro nel tema.

 

Invece, il secondo segnale, riguarda tutti noi ed è, a mio avviso, il più importante.

 

Il secondo segnale è la violenza che, purtroppo, nella società odierna, impera incontrastata. Non solo violenza fisica, ma anche culturale e di convivneza. Una violenza che è già alta fin nelle piccole cose che, negli ultimi tempi, si è potuta abbeverare abbondantemente grazie a molti personaggi e politicanti da strapazzo (di entrambe le fazioni) che, oltre al fatto di saper solo urlare e di gettare benzina sul fuoco (sanno fare quello e pure male), facilitando, inevitabilmente, alla violenza di prendere sempre più piede tra la gente comune.

 

I segnali di questo “imbastardimento sociale” sono sempre più numerosi ed evidenti e, questo fatto, dovrebbe almeno portare un po’  tutti a fermarci un attimo solo per rifletterci un po’ su.

 

Io, personalmente, che sono un elettore di destra-centro, ovviamente il risultato di Pisapia non mi piace nemmeno un po’ ma, dato che questo sembra il volere della gente che vuole assecondare la sua voglia di farsi del male, io rispetto (e rispetterò) Giuliano Pisapia Sindaco di Milano. Punto e basta!

 
 
 
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