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RINNOVAMENTO SOCIALE E QUADRO POLITICO
Post n°5 pubblicato il 25 Novembre 2012 da alessandro.splendore
ISOLAMENTO SOCIALE E CULTURALE DEL SUD ITALIA Fra i tanti mali che possono affliggere il Sud già scarsamente sviluppato economicamente,l’isolamento sociale e culturale certamente rappresenta quello peggiore, forse il più controproducente e dissonante. E’ questo infatti un fenomeno cancrenoso la cui esistenza giammai permette all’ambiente di uscire dal mortificante “impasse” in cui versa. Ma quando, come e dove nasce questo isolamento? E’ da tre quarti di secolo che ci sentiamo dire (e chi non lo ha sentito almeno una volta ? )che noi meridionali non abbiamo spirito cooperativistico, che siamo soliti isolar ci, che siamo introversi, pessimisti, che abbiamo paura della vita e del cambiamento. In buona parte è vero, dobbiamo riconoscere, infatti che la polverizzazione sociale dovuta alla sopravvivenza, nonché allo sforzo di alcuni ( e vediamo poi chi) di tenere in vita uno spirito feudale. E’ questa dunque la causa che rende noi poveri diavoli del Sud tanto diversi dai settentrionali? o forse dobbiamo dire che esistono cause ben più serie? E se si, donde dipende questa sopravvivenza? Forse perché Cristo si è veramente fermato ad Eboli? O forse perché tutti la pensano come quei dannati cianciatori che hanno voluto spiegare il ritardo economico sociale del Sud, adducendo quale motivo cause etnografiche ed atropo-geografiche, secondo le quali, per le prime, in quanto possono influire perché la razza meridionale sarebbe incapace di procurare certi vantaggi economici, morali e spirituali; per le seconde, poiché dal momento che la geografia fa la storia, quindi clima e temperatura influirebbero la storia delle genti,e di conseguenza la tesi erronea che i meridionali sarebbero meno intelligenti e fattivi. Riconosciamo, abbiamo detto, che in tutto il meridione, è in atto la polverizzazione sociale; affermiamo inoltre che l’unica solidarietà si è ridotta alla prima CELLULA FONDAMENTALE: la famiglia, che fuori di essa regna un individualismo caotico, un tanto dura quanto amara lotta di tutti contro tutti, una continua e strenua difesa del bene comune contro la massa dei nullatenenti. Tantissimi giovani che emigrano, tanti operai agricoli in cerca di lavoro, decine e decine di migliaia di maestri in affannosa ricerca di qualche raccomandazione per concorsi, tantissimi laureati ( un buon 75 % di lettere e giurisprudenza) a caccia di un posto statale. L’individualismo esacerbato che contribuisce innegabilmente al fallimento cooperativistico in ogni campo; la non facile comunicazione fra classi, strati e caste; la paura di perdere quello che si è accumulato dopo tanti anni di sofferenze; lo sforzo costante ed abbandonare i gradi più umili della società rurale, infine l’astio perenne verso chi ha fatto perdere qualche cosa.
Da: "RIFLETTERE" AUTORE: ALESSANDRO SPLENDORE Roma, Marzo 1982 N°5 PS: A distanza di 6 lustri la sistuazione meridionale non è cambiata. IL TEMPO SI E' FERMATO. |
Inviato da: alex splendore
il 17/07/2014 alle 16:47
Inviato da: lunagialla82
il 12/06/2014 alle 15:48
Inviato da: alessandrosplendore
il 15/12/2013 alle 10:06
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il 15/11/2013 alle 06:54
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il 08/10/2013 alle 08:59