Creato da MarianneWerefkin il 26/10/2007

Il mignolo

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« Due dita nel fianco destro.. »

Parentesi.

Post n°195 pubblicato il 11 Aprile 2014 da MarianneWerefkin

Una panchina, una strada, due braccia conserte e le gambe incrociate.
La persona sta guardando le foglie degli alberi, dei cespugli che incorniciano la stagione tiepida appena iniziata e che ornano in prospettiva la linea dell'orizzonte, spezzata da cemento. Passa un'auto, ne passano due e una bicicletta e poi rivolge lo sguardo nuovamente al di là dell'ovvio che la circonda. Chiude gli occhi un istante. Li riapre e li socchiude, appoggia gli occhiali accanto a sè e si toglie la commozione rimasta incastrata fra le ciglia. Era troppo leggera per rigare le guance. Che scena tristemente deprimente, pensa. Non sono io. Sì, sono io.
La persona osserva il suo lavoro, le soddisfazioni che non sono tardate ad arrivare ed aggrotta la fronte, stringe le mani alla vita e le labbra rimangono impassibili. Passa qualcuno, lei guarda i ciottoli che compongono la camminata. Rialza lo sguardo. Scuote la testa e abbozza un sorriso impercettibile. Scioglie il suo nodo personale che l'abbraccia e si massaggia la fronte, appoggia una mano alla clavicola oramai evidente e riflette: Quadro. Non sono io. Sì, sono io.
La persona pone attenzione sulla sua auto parcheggiata dall'altra parte della strada, si dice - dovrei muovermi, potrei farlo- ma poi riflette sullo sbrago fatale che ha ammazzato la sua volontà. Quindi resta immobile ad osservare un momento che non vivrà. Le dita danzano e si passano le chiavi che non inserirà, con la mente percorre una via sulla quale non viaggerà. I pensieri disegnano un viso che non rivedrà. Abbozza un sorriso ed un respiro profondo buttando via la pesantezza della responsabilità, richiudendo la macchia scura nel passato, che è tale e non tornerà.
La persona guarda un orologio e decide che è il momento di andare, in direzione contraria, ma non lo può sopportare.
La persona si alza e caccia giù l'incredibile realtà: ciò che è stato è stato e mentendo a sè stessa sentenzia - mai più accadrà-.

(pure la rima finaleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee)

 
 
 
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