Creato da MarianneWerefkin il 26/10/2007

Il mignolo

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« Il paradiso in una stanza.. »

Della stima e del rimpianto.

Post n°222 pubblicato il 24 Novembre 2014 da MarianneWerefkin

N. mi trova intenta a leggere il verbale di una riunione avvenuta pochi giorni fa, alla quale sono mancata per causa di forza maggiore: un'altra riunione, assolutamente prioritaria su tutto, visto il periodo.
La sua sintesi è magistrale, come sempre, ma rivolgendole lo sguardo per il primo saluto aggiungo che ho bisogno di spiegazioni riguardo alcuni punti, che davvero sfiniscono il morale e lo gettano a terra seppellendolo già di primo mattino. (Sante le camminate domenicali! Mezz'ora piena solo di me e nessun altro). Sempre gentile e sempre brillante m'invita immediatamente a parlarne. Io e lei nell'ultimo periodo ci vediamo davvero poco, impegni dell'una e dell'altra il tempo ci sfugge e noi centelliniamo i nostri incontri.
Mi lascio spiegare, pialla con efficacia la  mia perplessità sino a quando non le scappa l'accenno ad un argomento completamente diverso.
- Sai già chi arriverà là?-... Alzo un sopracciglio e il cuore inizia a battermi forte, fortissimo, e mi sento viva, più viva che mai. Abbozzo pure un sorriso mentre sulla scrivania che ci divide adagio sussurrando un -no....- seguito da - ... tu lo sai, vero?-.
Le nostri voci si confondo con i rumori di fondo, lei sorride, il tono è basso, ed a quel punto mi lancio con i gomiti in avanti appoggiandoli su qualche scartoffia in quel momento inesistente. Ho luce negli occhi e lei la coglie ed appoggia la schiena alla sua sedia incrociando le mani sul suo ventre.
N. ha il collo scoperto, è strano, solitamente un foulard copre il suo orrore interno. Noto in quel frangente la maestria dei chirurghi che le tolsero la merda che d'improvviso pure a lei crebbe dentro. Il 2010 fu un inferno per entrambe. La sua cicatrice è  un filo di cotone bianco, la mia è di lana porpora.
Vorrebbe dire di più, vorrebbe farlo, ma la sua voce flebile mi riporta al rispetto di una tempistica professionale che se non conosci sei fuori. Ma in quel momento non ci sono regole, per una volta… andiamo siamo noi. Siamo noi. Allora insisto con un semplicissimo   – dimmelo…- lei si ritrae e cerca di sorridere. E’ quasi imbarazzata, ma so per professione che se si inizia un argomento potenzialmente interessante, molto interessante per l’interlocutore, accennandolo appena si vorrebbe dire di più, assolutamente di più. Allora proseguo a scavare e a cercare parole.
–Dimmelo…-. Il suo silenzio è carico di emozione. Alla fine cede, alla fine cedo anch’io e per la prima volta nella mia vita pronuncio le sacre parole – ti prometto…-
. – Lo so- dice lei –ma c’è dell’altro-. A quel punto sono sempre più protesa verso la sua figura. Inizio ad intravedere commozione, una pura commozione che lascia lei per prima senza verbo, allora respira profondamente, abbassa lo sguardo e mi sputa sul legno ciò che equivale alla tomba del suo futuro carrieristico dentro l’ambiente cooperativo:   -lo hanno proposto a me, ma ho rifiutato, non posso, non è periodo, ho due figli adolescenti che vanno a scuola, devo seguirli, sono separata, è vero ho un compagno meraviglioso ma non è il momento, non lo è, ho rifiutato. Mi avevano consigliato di parlarne con te, prima di prendere una decisione, tu conosci bene l’ambiente, ci sei dentro, ma non l’ho fatto, non l’ho fatto perché non volevo coinvolgerti in tutto questo.-
Becco ogni parola come fosse un proiettile, a quel punto non posso far altro che ritirarmi sulla mia sedia, percepire l’affondo e prendermi qualche secondo di pausa scuotendo la testa allibita.
- Sei una stronza.- Sussurro di pancia. E sorridendo desolatamente mi dice che lo sa. 
–Come hai potuto… - proseguo costernata – come cazzo hai potuto dire di no ad una simile offerta? Dovevi parlarmi, sei una stronza…- e mi massaggio la fronte per riprendermi dall’urto iniziale. –Cerca di capire le mie motivazioni, tu sei un treno in corsa io devo fermarmi al capolinea-. –Tu non dovevi fermarti, sacrosante le ragioni, ma dovevi aver fiducia in chi ti è accanto, ti avremmo dato tutti una mano, io per prima, lo avrei fatto, l’ho sempre fatto, perché, perché?- . – Non me la sono sentita, non è periodo.-.
- Ti avrei fatto cambiare idea, lo sai?- ed a quel punto mi si apre un orizzonte ed estraggo le parole chiave della conversazione in atto e le rendo immagini, fotogrammi cruciali di un film. Il mio.
Sono un treno in corsa. Dimmelo. Non volevo. Dimmelo. No. Dovevi. Parlarmi. Perché. Fiducia. Cambiare.
Penso e ripenso con rammarico ma anche con energia a quest’ultima conversazione, poi risoltasi con una pacca sulla spalla e un –ti rispetto- da parte mia.
Sulla via del ritorno l’eco di quelle parole spinge una mano a massaggiarmi la bocca mentre l’altra tiene il volante, è già passato un anno, i giorni si sono nuovamente accorciati, tutto è più blu, l’aria è sempre fresca ed i campi sono nuovamente arati.

 

 

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Commenti al Post:
to_revive
to_revive il 26/11/14 alle 18:40 via WEB
ed io sono viva e ti leggo rinnovata ed ho..stima di te!
 
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